La logica Trascendentale in Kant
La Logica Trascendentale in Kant
La Logica Trascendentale ha come oggetto d’indagine la validità oggettiva delle conoscenze a priori proprie dell’intelletto e della ragione. Nell’Analitica, Kant sostiene che i concetti sono delle funzioni, delle operazioni attive che consistono nell’unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune.
I concetti possono essere empirici, cioè costruiti con materiali ricavati dall’esperienza, o puri, cioè contenuti a priori nell’intelletto. I concetti puri si identificano con le categorie, cioè i concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto. Essi coincidono con i predicati primi, cioè con quelle grandi caselle in cui rientrano tutti i predicati possibili.
Formulata la tavola delle categorie, Kant si domanda perché le categorie, pur essendo forme soggettive della nostra mente, pretendono di valere anche per gli oggetti, ossia per una natura che non è l’intelletto a creare. Tale problema sarà denominato deduzione trascendentale. La soluzione kantiana è la seguente. Poiché gli oggetti dell’esperienza devono sottostare all’io penso, centro mentale unificatore e principio supremo della conoscenza, essi devono sottostare pure alle categorie attraverso cui l’io penso opera nella sua attività di sintesi.
L’io di Kant, a differenza di quello Fiche, non è un io creatore, ma formale e finito, che si limita a ordinare una realtà che gli preesiste e senza di cui la stessa conoscenza non avrebbe senso.
Se con la deduzione trascendentale Kant ha mostrato, in generale, come l’intelletto condizioni la realtà fenomenica tramite le categorie, con la teoria dello schematismo mostra come ciò possa avvenire in concreto. Occorre in altri termini chiedersi quale sarà l’elemento mediatore tra sensibilità e intelletto che sono due facoltà eterogenee.
Kant afferma che l’intelletto, non potendo agire direttamente sugli oggetti della sensibilità, agisce indirettamente su di essi tramite il tempo, che è il medium universale attraverso cui gli oggetti sono percepiti. Ciò avviene perché l’intelletto, attraverso l’immaginazione produttiva, determina la rete del tempo secondo degli schemi che corrispondono ognuno ad una delle categorie.
Tali schemi trascendentali sono la prefigurazione intuitiva delle categorie o, in altri termini, le categorie calate nel tempo, ovvero le categorie tradotte in linguaggio temporale.
Per Kant i principi dell’intelletto puro sono le regole tramite cui avviene l’applicazione delle categorie agli oggetti. Kant identifica quattro gruppi di categorie. Gli assiomi dell’intuizione (corrispondenti alle categorie della quantità) affermano a priori che tutti i fenomeni intuiti costituiscono delle quantità estensive. Le anticipazioni della percezione (corrispondenti alle categorie della qualità) affermano a priori che ogni fenomeno percepito ha una quantità intensiva.
Le analogie dell’esperienza (corrispondenti alle categorie di relazione) affermano a priori che l’esperienza costituisce una trama necessaria di rapporti basata sulle categorie di sostanza, causa e azione reciproca. Infine, i postulati del pensiero empirico in generale (corrispondenti alle categorie di modalità) definiscono come possibile, reale e necessario ciò che si accorda con le condizioni formali, materiali e universali dell’esperienza.
Questa dottrina dei principi coincide con la teoria dell’io come legislatore della natura. L’io penso è il legislatore della natura, poiché il carattere legale di quest’ultima non è dato dall’oggetto, ma da un proiezione del soggetto sull’oggetto. Costituendo l’oggetto, il soggetto costituisce la natura.
Il conoscere per Kant non può estendersi al di là dell’esperienza. La delimitazione della conoscenza al fenomeno comporta un rimando alla nozione di cosa in sé. Kant non ha mai pensato di ridurre anche la realtà al fenomeno, in quanto egli afferma se c’è un per-noi, deve per forza esserci un-insè, ossia una x meta-fenomenica.
Nello stesso tempo, Kant ha sempre ribadito che l’ambito della conoscenza umana è limitato al fenomeno, poiché la cosa in sè non può divenire oggetto di un’esperienza possibile. La cosa in sé, più che essere una realtà, è per noi un un concetto-limite che argina le nostre pretese conoscitive.
In Kant il concetto di esperienza è usato in due accezioni distinte. In un prima, indica l’intuizione sensibile. In una seconda, più caratteristicamente kantiana, indica la totalità della conoscenza fenomenica, includendo anche le forme a priori che la rendono possibile.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Storia della Filosofia - a.a. 2007/08
- Titolo del libro: Protagonisti e testi della filosofia
- Autore del libro: N. Abbagnano, G. Fornero
- Editore: Paravia - Torino
- Anno pubblicazione: 2000
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