Contrapposizione tra Eros e Agape nella filosofia morale
Eros si configura come mancanza, come qualcosa che supera se stesso per cercare in altro ciò di cui è privo. Eros va pensato in connessione con il concetto di desiderio (Amore=desiderio). Desiderio rimanda a dexiderare, rivolgersi agli astri nella speranza di avvicinarli, metterli alla nostra portata. Per questo il desiderio si configura come un’impresa titanica, uno sforzo che non potrà mai essere completamente appagato. Il desiderio è diverso dal bisogno: questo può essere appagato. Pensare l’amore come desiderio significa vederlo nella sua tensione infinita, nella sua inappagabilità. Questa tensione è chiamata horexis. L’amore è dinamico: il desiderio, in quanto tale è costantemente oltre sé, costitutivamente trascendente. Questa visione è condivisa da Platone fino a Levinas. Levinas, partendo da una riflessione sul desiderio, giunge a definire la filosofia non come “amore per la saggezza”, ma come “saggezza dell’amore”.
Agape al contrario, significa dono di sé e di ciò che si possiede ad altro. Nell’agape c’è un desiderio di dare più che di ricevere. Significa essere disposti a donare se stessi al prossimo. È in quest’ottica che viene pensato l’amore dalla tradizione cristiana. Njgren sostiene che ci sia un frattura tra la tradizione greca e quella ebraico-cristiana. Ma Njgren trascura una lunga serie di commistioni che influenzano la nostra cultura e che uniscono concezioni della tradizione greca e temi di quella cristiana. La nostra cultura è frutto dell’intreccio di queste due tradizioni, ha ereditato elementi dell’una e dell’altra e significherebbe mutilarla se escludessimo una tradizione a favore dell’altra. Njgren ha il merito di aver fatto chiarezza, ma ha commesso l’errore di scindere tradizioni che devono restare unite. Nel cristianesimo delle origini non c’era una distinzione tra eros e agape. Per Origene Dio è amore di se stesso. Il concetto antico di eros è rivisto, il termine risemantizzato. Amore è ora desiderio di dare più che di ricevere. Platone mette a fuoco la tematica dell’eros.
L’eros è desiderio di altro nella misura in cui nell’altro si cerca ciò che è in grado di appagarci. Platone affronta tale tema nel Simposio e nel Fedro. Simposio:
1.discorsi di Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane e Agatone sull’amore
2.discorso di Socrate
3.discorso di Alcibiade: elogio di Socrate.
Nella prima parte del Simposio, Eros viene identificato con un dio; nella seconda con un demone; nella terza con un uomo. Socrate vuole dire la verità su Eros, vuole fare un discorso filosofico su di esso. Ma il suo discorso è frutto di una rivelazione e non dell’invenzione di Socrate stesso. La verità gli è stata rivelata dalla sacerdotessa Diotima di Mantinea.
a.Narra la nascita di Eros che viene personificato. Eros è figlio di poros e di penia: parte quindi da una condizione di mancanza che lo spinge a cercare un espediente per uscire da tale condizione. In virtù di questa duplicità, egli si configura come intermedio e mediatore fra il mondo umano e quello divino: è un demone. Eros è ermeneutico: realizza pienamente la mediazione tra gli dei e gli uomini. È funzione di relazione tra ciò che è e resta separato.
b.Tale desiderio può rivolgersi a gradi diversi della realtà. L’uomo attraverso Eros viene attirato nel mondo ideale: Eros ha quindi una funzione pedagogica. Eros è come una scala: può permetterci di passare dal mondo reale al mondo ideale. E solo nell’iperuranio si può trovare la stabilità del desiderio e l’immortalità dell’anima.
Alcibiade abbassa il tono del discorso filosofico. Egli fa l’elogio di Socrate: non esalta la bellezza del suo corpo, ma quella della sua anima. E finisce col dare ragione a Socrate. Nel Simposio Eros si configura come demone, come trascendenza di sé per rivolgersi ad altro. L’altro tuttavia è un mezzo per raggiungere il mondo ideale. Eros però non è solo mediatore, ma anche malattia, forza distruttrice che porta alla pazzia. Questo aspetto è affrontato nel Fedro.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Valentina Ducceschi
[Visita la sua tesi: "Il Vangelo morto sulla croce - Lettura de L’Anticristo di Friedrich Nietzsche"]
- Università: Università degli Studi di Pisa
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Filosofia Morale - a.a. 2004/2005
- Docente: Adriano Fabris
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