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Protagora, l'uomo è misura di tutte le cose


PROTAGORA Nasce in una città della Tracia nel 480 a.C. Era un filosofo itinerante: nel 411 diede pubblica lettura ad Atene del suo scritto Sugli dei e come Anassagora fu accusato di empietà e cacciato dalla città. Egli fu autore di diversi scritti: Discorsi demolitori o la verità, Le antilogie, Sull’essere. Protagora è sostenitore di una tesi famosa, poi ripresa da Platone nel Teeteto: l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono. Una delle difficoltà maggiori è posta dal significato del termine uomo: quasi sicuramente si tratta dell’individuo nella sua singolarità; ciascuno è misura di ciò che percepisce con i sensi, quindi se un malato ritiene che un cibo sia amaro, quella è la sua verità, se un sano ritiene che sia dolce non dice il falso ma afferma quanto i sensi gli dettano, dunque nuovamente una sua verità. Ma il significato di misura non si riduce solo all’esperienza sensibile, ma all’esperienza umana in genere; questo lo porta ad affermare che esistono argomenti di cui non si può parlare, ad esempio gli dei: sia per l’oscurità dell’argomento sia per la brevità della vita, io non ho la possibilità di accertare nè che sono né che non sono.
Dato che l’esperienza personale si differenzia in maniera eclatante, egli interpreta la città come un complesso apparato educativo che ha l’obiettivo di custodire e tramandare i valori che ne stanno alla base.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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