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La redditività dell'innovazione


L'innovazione non è correlata positivamente alla redditività. La redditività di un'innovazione per il suo autore dipende dal valore creato e dalla percentuale in cui riesce ad appropriarsi di questo valore (vedere se vi sono alti o bassi effetti spillover). Si esamina tutto ciò poiché il valore che viene a crearsi dopo un'innovazione si distribuisce tra diverse categorie di soggetti: i clienti, i fornitori, gli imitatori e l'inventore.

Viene usata l'espressione “regime di appropriabilità” per esprimere le condizioni che influenzano la distribuzione della redditività che deriva dall'innovazione.

Se ci troviamo in un regime di appropriabilità forte, l'inventore di questa innovazione ha la capacità di appropriarsi di un'elevata quota del valore che si è venuto a creare; nel caso di regime opposto, se ne appropria di una piccola quota.

4 fattori fondamentali che si occupano di misurare quanto gli innovatori sono in grado di appropriarsi del valore creato:

1) i diritti di proprietà. Ci riferiamo ai brevetti, ai diritti di autore, ai marchi registrati e ai segreti industriali. L'efficacia di questi strumenti è da guardarsi in riguardo al tipo di innovazione che viene protetta. Ad esempio, se facciamo riferimento ad un brevetto che protegge un farmaco, è una protezione molto efficace; se, invece, facciamo riferimento alla brevettazione di componenti elettronici che si basano su delle tecnologie già esistenti, il brevetto non impedisce ai concorrenti di effettuare delle innovazioni basandosi su di un nostro componente, anche se protetto. Tra tutti i rimedi legali citati, il brevetto ed il diritto di autore, come lato negativo della medaglia hanno il fatto che rendono pubblica l'invenzione;

2) complessità della tecnologia. Facciamo riferimento alla codificabilità (dove si intende “descrizione”) e complessità della tecnologia; se essa risulta essere facile da comprendere e replicare, è molto facile che i concorrenti la imitino: questo dipende dalla misura in cui la conoscenza tecnologica risulti essere codificabile. La conoscenza codificabile è quella che può essere descritta facilmente e, di conseguenza, si diffonde con altrettante facilità.

La conoscenza di un'impresa può essere di due tipi:
-conoscenza tacita: la si possiede ed è molto difficile replicarla poiché ci vuole l'esperienza per poterla copiare, es. manualità in un lavoro;
-conoscenza esplicita: può essere descritta con facilità quindi è più replicabile.

Le imprese codificano poiché vogliono migliorarsi; vogliono evitare che la conoscenza sia legata ad un singolo soggetto. Es. Bottega Veneta fa borse a mano ed esse sono così ricercate per la loro bellezza che deriva dalla manualità delle sarte. Se da Bottega Veneta andassero via tutte le sarte, lei perderebbe tutta la conoscenza. La standardizzazione va bene, ma non deve essere facilmente replicabile dai concorrenti.

3) vantaggio temporale o “lead time”
. L'innovazione, al proprio autore, conferisce una finestra temporale che può essere sfruttata per riuscire a capitalizzare il vantaggio competitivo iniziale. Con lead time si intende il tempo necessario ai concorrenti dell'inventore per raggiungerlo; quando lo si sfrutta al meglio, questo differenziale di tempo, significa che l'inventore è stato in grado di utilizzare il vantaggio iniziale per costruire le proprie competenze e la posizione di mercato necessaria per consolidare la sua leadership nel settore.

4) risorse complementari
. Risorse e capacità necessarie per riuscire a finanziare, produrre e commercializzare l'invenzione. Se un'impresa non possiede direttamente queste risorse complementari, può accedervi mediante alleanze con altre imprese; di conseguenza, il grado di spartizione del valore creato mediante l'invenzione tra le due parti dipenderà dal potere contrattuale delle due parti. Un elemento molto importante inerente le risorse è la loro natura: specializzata oppure generica. Se le risorse complementari sono generiche l'inventore ha una capacità maggiore per appropriarsi del valore. In ultimo, se si possiedono delle risorse complementari co – specializzate, è più facile creare delle barriere all'imitazione.

Tratto da STRATEGIA D'IMPRESA di Adriana Capodicasa
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