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Politiche sanitarie nella prima guerra mondiale


Caratteristiche e impatto: è una guerra di trincea e di posizione, ai confini con l'Austria.
La popolazione non subisce direttamente i danni della guerra: non ci sono combattimenti nelle città, non ci sono morti civili, i danni sono più all'esercito.
Nel 1918 si affianca alla guerra “la spagnola”, influenza che uccide più persone della guerra, decimando anziani e bambini. E già erano morti molti giovani in guerra.

Ci sono molti morti, feriti e mutilati per le bombe. Le malattie sono da stretto contatto, umidità, sporco, scarsa alimentazione, scarsi indumenti.
Tubercolosi, polmonite, malattie da deperimento e gastrointestinali.
I malati di tubercolosi vanno isolati. Inoltre già i territori dovevano far fronte a malati e feriti. La Croce Rossa Italiana costruisce ospedali anche il fronte.
Si sperimentano protesi. Vi sono malattie psichiatriche (logoramento per guerra di posizione).
Tutti i soldati di tutte le parti d'Italia si riuniscono. Presa di coscienza dell'essere italiani e poveri cristi per una battaglia in condizioni pietose, ma guidata da gerarchi sabaudi (prime distinzioni di classe). Non hanno previsto la disfatta di Caporetto. Fu l'unità degli uomini che tenne.
Il fermento sociale seguente la guerra si spiega anche con queste vicende.
I malati di tubercolosi, i mutilati tornando a casa si resero conto che era la guerra a ridurli così.
Si crea un forte associazionismo fra i mutilati, i malati. Scendo in piazza protestano e chiedono ai loro diritti, è una novità assoluta.
Lo Stato era diventato necessariamente interventista a partire dall'industria bellica.
Segna la fine del laissez-faire e del liberismo. Lo Stato fa anche produzione alimentare, vestiario, armamenti, medicinali, tutto per il fronte.
C'è la riconversione delle poste anche per ampliare le funzioni per la guerra. Aumentano gli organici ed anche le donne.
Il nuovo interventismo e l'attività sociale si potrebbero incontrare ad esempio in un ordinamento sociale con assicurazioni sociali obbligatorie.
Nel 1919 il presidente del consiglio è Nitti, che nell'arco liberale del Parlamento è all'estrema sinistra (progressista).
È l'ultima chance che i liberali si danno per le politiche sociali. Ad esempio un disegno di legge per l'assicurazione sanitaria obbligatoria e per l'assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro.
Cerca legittimità, il consenso.
La crisi c'era, ritorna per la riconversione dal bellico.
Il disegno di legge resterà tale, la legge non viene varata a causa di grandi ostacoli: in Parlamento ci sono gli imprenditori per cui la legge costa troppo, poi c'è la Chiesa che contrasta gli interventi pubblici di tipo assicurativo.
In questi anni e fino al 1924 si fanno convegni sulla necessità dell'assicurazione.
Sono favorevoli anche le associazioni ed il mutuo aiuto perdeva forza e cambiava forma.

Passerà l'assicurazione sugli infortuni ma non quella sanitaria obbligatoria anche perché i medici non volevano diventare dipendenti delle assicurazioni.

Ci sono le prime specialità: radiologia, malaria, cardiologia. I medici si identificheranno nelle specialità (ad esempio “i cardiologi”).

Mentre si inaspriscono le lotte di classe anche i medici si spaccano per partiti. Alcune città sono più progressiste come Milano altre meno avanzate sono più tradizionaliste.
La elite modernizzante si modifica.

La medicina del lavoro con il fascismo cambierà faccia.
Prima si rivolgeva al miglioramento delle fabbriche, alla prevenzione, ai metodi di lavoro, con funzione progressista e di denuncia sociale.



Tratto da STORIA DELLE AZIENDE PUBBLICHE E SANITARIE di Barbara Pavoni
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