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Woodward



La Woodward studia le industrie inglesi ed è la prima a fornire un contributo a riguardo del rapporto tra la tecnologia adottato e l’organizzazione dell’industria.
Cerca di creare una categorizzazione in base a quanto è complessa l’attività produttiva dell’impresa.

Parte da una prima categoria definita come produzione unitaria e a piccoli lotti dove ogni prodotto è un prodotto a sé. Ciascun cliente commissiona qualcosa che è diverso rispetto all’altro cliente (es. sartoria). Tutto è costruito individualmente.

La seconda categoria è quella della produzione su larga scala. Qui entra in gioco anche la macchina che rende il prodotto standardizzato, tipico del periodo Taylor-Fordista.

Si arriva al livello di complessità massimo, che è quello a ciclo continuo. Le fasi di produzione non sono più distinte e le macchine fanno tutto. Il compito degli addetti è gestire le macchine ma non lavorare direttamente sul prodotto finito. Bisogna solo controllare il ciclo produttivo condotto dalle macchine.

Il passaggio successivo che la Woodward fa è collegare il tipo di tecnologia alla struttura sociale adottata dall’impresa. Nella sua attività di ricerca ha cercato di capire, guardando il tipo di tecnologia di ogni azienda, quale fosse il rapporto esistente tra il livello tecnologico e le performance delle varie produzioni. Ha cercato di capire quale fosse la struttura sociale migliore da adottare in base alla tecnologia aziendale.

Per la produzione a piccoli lotti, dove le macchine sono quasi assenti e la complessità tecnica e bassa, la struttura sociale migliore da adottare è di tipo organico. Questa tipologia implica notevole autonomia per i dipendenti.
Similmente nelle aziende a ciclo continuo, dove i dipendenti sono molto competenti, si adotta un sistema organico. Devo dare autonomia perché i dipendenti devono intervenire in maniera anche diretta.

La differenza tra queste due categorie sopracitate sono i livelli gerarchici. Nella prima categoria i livelli sono pochi, nelle aziende a ciclo continuo invece i livelli gerarchici sono molti anche se caratterizzati da un forte decentramento.

Per quanto riguarda invece la catena di montaggio, il sistema che dà migliori risultati è il sistema meccanico con un forte accentramento del potere ed una ripetitività delle mansioni.

ESEMPIO RISTORANTE: produzione a piccoli lotti. Secondo la Woodward bisognerebbe concedere molta autonomia ai vari dipendenti, come al cuoco del ristorante.

20 ANNI DOPO LE TEORIE DELLA WOODWARD…

Iniziano ad entrare nei processi produttivi aziendali i computers. Questi rendono molto più flessibile la gestione del processo produttivo soprattutto da un punto di vista dei macchinari. Con i computers c’è solo un punto di osservazione su tutto quello che avviene nella produzione.

L’avvento dei computers cambia radicalmente le tecnologie di produzione. Cambia il modo di produrre nelle aziende.
La tecnologia permette alle grandi aziende di staccarsi dal modello organizzativo Taylor-Fordista. Non sono più estremamente standardizzate ma possono inserire nella produzione un certo grado di flessibilità. Le aziende producono grandi quantità di beni ma molto più personalizzati rispetto al passato (modello Taylor-Fordista). Quando nessuno aveva un’automobile andavano bene macchine di un solo colore. Con l’espandersi del bene, le persone vollero differenziarsi dagli altri e dunque le esigenze sono estremamente cambiate.
Un altro importante cambiamento, oltre quello tecnologico, è quello a livello organizzativo. Ci si rende conto infatti che le trasformazioni tecnologiche in atto sono tanto più efficienti se accompagnate da una revisione burocratica. Cambiando i macchinari c’è più flessibilità e dunque anche la struttura meccanica non va più bene e non è più efficiente come in precedenza. Tutto ciò porta alla produzione snella.

In occidente arriva la produzione snella, ossia, il modello occidentale del modello promosso dalla Toyota (modello detto anche “modello giapponese”).

Tratto da ORGANIZZAZIONE AZIENDALE di Kevin Carne
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