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Gli intermediari finanziari, attori del completamento dei mercati finanziari


La funzione dell’intermediario finanziario rispetto alla situazione di asimmetria informativa può essere rappresentata nel fatto che esso raccoglie, seleziona, elabora e utilizza informazione (come input fondamentale delle proprie decisioni di investimento/disinvestimento e di quelle conferitegli con delega dalla clientela).
L’intermediario creditizio, interponendosi tra prenditori finali di fondi e datori primari, acquisisce in proprietà e gestisce attività finanziarie (in genere prestiti e valori mobiliari) assumendone in proprio i rischi e contemporaneamente produce passività (in genere depositi o altri titoli di debito) caratterizzate da un livello di rischio assai inferiore; in concreto l’intermediario creditizio colma il gap informativo esistente fra prenditori e datori e opera in modo da rendere irrilevante la condizione di svantaggio informativo del datore di fondi.
NB: L’informazione, destinata a compensare l’asimmetria informativa, costituisce una risorsa produttiva riservata dell’intermediario. (il quale la rende disponibile al cliente solo in termini generici). Nella letteratura teorica della materia, la descritta funzione di "compensazione" dell’asimmetria informativa viene definita delegated monitorino, cioè di controllo delegato.
Il problema della divergenza delle preferenze fra i soggetti della domanda e dell’offerta (per quanto riguarda la durata dello scambio), viene risolto dagli intermediari creditizi, che svolgono una funzione di trasformazione delle scadenze (negoziando contratti di credito e di debito con scadenze differenziate: la durata media ponderata dei primi è in genere superiore a quella dei secondi), soddisfacendo contemporaneamente bisogni di finanziamento a scadenza non breve e bisogni di investimento caratterizzati da una propensione per la liquidità. Il problema della divergenza fra il livello di rischio proposto dal prenditore e quello (mediamente inferiore) accettato dall’investitore trova soluzione nella capacità dell’intermediario di valutare, selezionare, comporre e controllare le opportunità di investimento.
Oltre allo sfruttamento di un consistente vantaggio infrormativo, l’intermediario è in grado di applicare modelli e tecniche di collettivizzazione del rischio (risk pooling) che gli consentono di realizzare "strutture di portafoglio", il cui profilo di rendimento/rischio è migliore della media ponderata dei profili di rendimento/rischio dei singoli investimenti che compongono il portafoglio stesso. In forza di questa capacità, egli è in grado di proporre agli investitori sia "partecipazioni" al portafoglio di attività (modello del fondo comune di investimento), sia proprie passività (modello dell’intermediario creditizio), caratterizzate da un profilo di rischio attenuato.
In ambedue i casi l’intermediario svolge quindi una funzione di trasformazione del rischio.
In particolare nel secondo caso, l’intermediario creditizio assume in proprio i rischi degli investimenti fatti ed è in grado di sostenerli poiché dispone di capitale proprio (il quale svolge una funzione fondamentale di garanzia e quindi aumenta il livello di protezione dal rischio a vantaggio del sottoscrittore delle passività.
In definitiva, l’intermediario, trasformando sia le scadenze sia i rischi, realizza l’obiettivo di produrre passività caratterizzate da rischio attenuato o nullo e a scadenza breve, o a vista, cioè molto liquide, o cmq mediamente più liquide dell’attivo posseduto.
In questo modo, quindi, gli intermediari svolgono la funzione di produzione di liquidità, contribuendo a migliorare il funzionamento del sistema e dei mercati finanziari. Inoltre la disponibilità di attività finanziarie non rischiose e liquide rende praticamente irrilevanti i problemi dello svantaggio informativo e della razionalità limitata dell’investitore.
Infine l’intermediario concorre pure a risolvere il problema dei costi di transazione. Esso organizza combinazioni produttive di tipo industriale, con criteri di professionalità elevata e di efficienza operativa e impiegando tecnologie avanzate. Inoltre egli opera in genere in condizione di mercato competitivo.
I costi operativi e il reddito dell’intermediario – misurati dalla differenza tra ricavi e costi finanziari di gestione – rappresentano il costo dell’intermediazione per il sistema economico, cioè il costo di transazione che l’insieme degli intermediari addossa agli utenti per lo svolgimento delle funzioni di intermediazione. Il livello unitario di questo costo (ottenuto rapportando questo al volume dell’intermediazione, è generalmente basso e tendenzialmente decrescente per effetto di diversi fattori, esogeni ed endogeni: progresso tecnologico, miglioramento organizzativo, economie di scala e di diversificazione, pressione concorrenziale

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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