Le espressioni artistiche
Quello che colpisce di più in una società sono le espressioni artistiche, che possono tradursi in oggetti materiali come sculture e dipinti, o in esibizioni corporee come la danza e il teatro, o in forme intangibili come la poesia, la narrazione e il canto.
L’arte è un gioco con la forma, che produce una trasformazione-rappresentazione esteticamente felice: questa è la definizione proposta da Alexander Alland. A un primo sguardo si potrebbe dire che l’idea di arte è universale, dal momento che non c’è popolo che non esprima idee, sentimenti, emozioni, attraverso qualche forma artistica, ma non tutti i popoli hanno l’idea di arte. Hanno in comune la capacità di creare piacere, esprimendo dei sentimenti.
Nella maggior parte delle lingue parlate non esiste un termine equivalente: in molti casi è inglobata nella religione, nella struttura sociale, nel lavoro. Da alcuni anni l’Unesco ha inserito nella lista del patrimonio universale dell’umanità la nuova categoria dei "beni immateriali", tra i quali figurano il Canto dell’Ahellil dall’Algeria, i tessuti di corteccia dell’Uganda, le maschere del Buthan, il canto polifonico georgiano, la musica e la danza del Nicaragua, i disegni su sabbia delle Vanuato, il teatro siciliano dei pupi siciliani e il canto a tenores sardo. Inserendo forme diverse di espressione artistica, in gran parte provenienti da Paesi non occidentali, da un lato si conferisce pari dignità alla tradizione orale del Golfo di Guinea e alla città di Venezia e dall’altro si propone un’idea universale di arte, che si presuppone condivisa da tutte le società del pianeta.
Gli uomini definiti artisti creano all’interno di coordinate culturali, perché il loro fine è dialogare con un certo pubblico, esprimendo idee ed emozioni. Allo stesso modo il pubblico fruisce degli stimoli dell’artista, interpretandoli in un contesto culturale definito: non significa che un’opera debba rimanere confinata all’interno del proprio recinto di produzione, ma non sempre è traducibile nei suoi termini originali. È difficile per un europeo comprendere il complesso simbolismo dei dipinti degli aborigeni australiani, che in alcuni casi vanno osservati in movimento o danzando: i complessi intrecci di linee a punti contengono informazioni di carattere rituale, geografico e anatomico, e se non si hanno le dovute conoscenze culturali, si può al massimo gustare il valore estetico, senza comprenderne il vero significato. Alcune melodie indiane possono apparire noiose e monotone a un orecchio occidentale, poiché, a differenza del nostro su scale di 7 note con 12 intervalli di un semitono, il loro modello armonico si fonda su 3 gamme analoghe, con una suddivisione di 22° con un intervallo superiore al nostro a un quarto di tono.
Esiste un’educazione al gusto che ha il graduale effetto di mascherare, inculcando nozioni arbitrarie, l’arbitrarietà delle nozioni inculcate: porta a un gusto non universale, ma culturalmente connotato; ogni forma espressiva si fonda su un certo grado di ripetizione di modelli precedenti, ed è questo che determina i differenti stili, che però attribuiamo noi.
L’arte è quindi impregnata di cultura, appartiene alla sua cultura; l’originalità non è un dato universale ma culturale. In alcune società si tende a riprodurre schemi estetici tradizionali piuttosto che inventarne di nuovi, mentre in altre, nonostante la spinta all’innovazione, si deve comunque viaggiare in una gamma accettabile, per evitare l’incomprensione. Parecchi studiosi hanno messo in luce come l’arte di un gruppo riproduce o evoca la sua struttura sociale: nelle produzioni artistiche di società egualitarie di villaggio si nota una ripetizione di un singolo elemento e una forte tendenza alla simmetria (che richiama l’eguaglianza), mentre in quelle che nascono da contesti sociali più stratificati e articolati ci sono numerosi elementi diversi tra di loro, spesso asimmetrici.
Le religioni hanno svolto un ruolo importante, dando ispirazione a espressioni materiali e immateriali. In alcuni casi le istituzioni religiose sono state i primi committenti di opere d’arte (templi, sculture, dipinti..); musiche, danze e altri tipi di espressione sono legati a culti e a rituali religiosi in ogni angolo del mondo, in altri hanno però un filtro (come nell’islam, dove vige il divieto di raffigurare la figura umana). Il ricco corpus delle maschere gelede, caratteristiche della cultura yoruba-nago (Togo, Benin, Nigeria), si divide in due gruppi: uno a carattere rituale-religioso (le maschere raffigurano simboli tradizionali, legati ai culti locali), l’altro a carattere profano (con un grado più marcato di innovatività nelle forme), dove gli artisti sono più liberi di sperimentare e di seguire i mutamenti della società.
Modi di produzione, utilizzo e finalità dei prodotti della creatività possono essere diversi in diverse culture, come sono diversi i livelli di fruizione. Anche a causa della maggiore specializzazione, nel mondo occidentale l’arte è diventata un’attività elitaria e si tende sempre più a distinguere cosa è arte e cosa no. La tradizione classica occidentale escludeva dall’ambito artistico gli oggetti di uso quotidiano e pratico; si è giunti ad adottare una concezione condivisa già da altre società, presso le quali la creatività estetica viene applicata a oggetti di uso comune.
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Autore:
Elisabetta Pintus
[Visita la sua tesi: "L'individuazione di nuovi segmenti turistici: ''il turismo danzante''"]
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Economia
- Esame: Demoetnoantropologia - A.A. 2010/2011
- Docente: Felice Tiragallo e Tatiana Cossu
- Titolo del libro: Il primo libro di antropologia
- Autore del libro: Marco Aime
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2008
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