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Interventi nell'economia del fascismo

La battaglia del grano


Fu varata il 20 giugno 1925.
Vengono varate una serie di iniziative per la meccanizzazione della produzione agricola, in particolare la produzione di cereali. Viene costituito un comitato permanente che dispone di un piano per migliorare:
- La rendita dei terreni: l’Italia doveva avere il primato della produzione cerealitica. L’Italia importava i cereali, se fosse stata lei stessa a produrli, questo avrebbe inciso sulla bilancia commerciale in modo positivo. La produzione di cereali era l’unico modo per poter intervenire sulla bilancia commerciale.
- Si assorbiva tutta la manodopera che non poteva più emigrare, era manodopera del sud.
- Garantiva uno sviluppo dell’industria meccanica e chimica per i fertilizzanti. In questo modo si ha anche il consenso del mondo imprenditoriale, che con De Stefani era andato in crisi.
- Il fascismo riesce a recuperare il consenso del regime delle campagne.
NOTA:
La Fiat produceva le macchine agricole.


La bonifica integrale


L’obbiettivo di Mussolini non era solo meccanizzare l’agricoltura, ma anche aumentare la produzione agricola attraverso l’estensione agricola.
Questo portò ad una grossa spesa pubblica, perché lo Stato si fece carico di risanare le zone paludose.
Le iniziative furono avviate dal 1923, ma i lavori si avviarono solo con la “legge Mussolini” del 1924.
La bonifica integrale funzionava dal momento in cui lo Stato rendeva coltivabili i terreni e i proprietari terrieri investivano su queste terre. Ma quest’azione venne a mancare, perché i proprietari terrieri non investirono in queste terre, anche a causa dell’insufficienza del credito, che invece era rivolto al settore industriale.
Il mondo contadino, inoltre, era molto restio al cambiamento, con l’idea che non si doveva diffondere la piccola proprietà agraria, ma doveva permanere il latifondo con tanti braccianti.
La bonifica integrale era un’occasione per ridurre il deficit della bilancia commerciale, ma il mondo agrario e il credito non ci credono, perché le banche continuavano a prestare crediti alle imprese e i contadini erano restii alle trasformazioni.
Tutto ciò porta al fallimento della bonifica integrale.


La quota novanta


Un’altra questione che pesava sul sistema era ridurre la svalutazione della moneta, e il governo interviene per risolvere questo problema attraverso la QUOTA NOVANTA:
Con questa sigla si vuole intendere la stabilizzazione della lira. Mussolini con un discorso sostenuto a Pesaro affermò che il governo italiano, congiunto con la Banca Italiana, sarebbe intervenuto sul mercato finanziario per difendere la lira e fissare il valore di cambio della lira a quota novanta.
Questo incise sulle aspettative degli operatori economici.
Il termine Quota novanta deriva dal fatto che Quota novanta era il valore di cambio della lira con la sterlina il giorno della Marcia su Roma, quindi non ha una motivazione economica, ma e più legato alla politica.
RAGIONI DI QUOTA NOVANTA
- Desiderio simbolico del processo politico economico del regime.
- Mussolini voleva assicurarsi il sostegno delle classi medie, duramente colpite dall’inflazione.
- Ci furono delle pressioni da parte degli Stati Uniti veruna stabilizzazione della lira, perché gli americani avevano deciso di prestare soldi all’Italia, ma era pericoloso prestare soldi ad un paese con un processo di svalutazione della moneta in corso.


La bilancia commerciale negativa dell'Italia


L’Italia degli anni ’20 e ’30 presentava una BILANCIA COMMERCIALE NEGATIVA, perché
IMP > ESP
Le importazioni erano maggiori delle esportazioni perché l’Italia aveva una carenza di:
- Materie prime e Tecnologie
- Il PIL cresceva poco, questo richiedeva l’importazione di beni e materiali esteri.
La BILANCIA DEI PAGAMENTI, che riguarda i flussi finanziari e che va sempre correlata con la bilancia commerciale, presentava
USCITE > ENTRATE
Il rapporto tra IMP > ESP e tra USCITE > ENTRATE, genera una debolezza della moneta e una perdita di ricchezza per il paese. Tutto ciò porta a delle speculazioni su questa moneta, perché si acquista e si vende moneta per lucrarne un profitto.
La conseguenza è che il paese decide di chiudere il mercato adottando una politica protezionistica.


La regolazione dell'inflazione


TUS – TASSO UFFICIALE DI SCONTO : costo, tasso d’interesse con cui la Banca Centrale presta soldi alle altre banche. Per regolare l’inflazione bisogna agire sul TUS.
È un meccanismo a cascata: la Banca Mista chiede soldi alla Banca Centrale per poi prestarli agli Imprenditori. Se si interviene sul TUS, questo inciderà sui soldi che la Banca Mista chiede alla Banca Centrale, di conseguenza la Banca Mista chiederà meno soldi alla Banca Centrale e presterà meno soldi agli Imprenditori.
Quindi matura l’idea che la Banca Centrale:
- Regola il credito, intervenendo sul TUS
- Regola la massa monetaria
Questo è il modello anglosassone.
Con la crisi del ’29 questa struttura ha portato grossi danni.
INDICI NUOVI:
W / P = SALARI / PREZZI : permette di verificare i SALARI REALI, quindi la possibilità che una persona ha di comprare
: / P = PROFITTI / PREZZI : permette di verificare i PROFITTI REALI, capacità di guadagnare di un’impresa.
Quindi è importante considerare la crescita dei salari e la crescita dei prezzi. Il mercato funziona sul rapporto tra salari e crescita dei prezzi. Se si agisce sui prezzi, si riduce la circolazione monetaria o il credito, ma se si riduce il credito gli imprenditori hanno meno soldi da investire.
QUOTA NOVANTA
Quota Novanta puntava a stabilizzare la moneta, alzandone il valore e contrastando gli attacchi speculativi sulla lira.

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