Commento di Alessandro Silvestrini all’art. 2394: responsabilità penale degli amministratori

Se il fatto addebitabile agli amministratori sia qualificabile come reato (con perfetta identità tra il fatto che costituisce responsabilità civile e quello che costituisce reato), il termine di prescrizione diventa quello più lungo dell’illecito penale.
L’azione di responsabilità dei creditori sociali e quella della società coincidono, anche solo parzialmente, sia per la condotta illecita (quella sociale sanziona tutte le violazioni degli amministratori, quindi anche quelle del 2394) che il danno (quello sofferto dai creditori altro non è se non il riflesso di quello arrecato al patrimonio sociale e sofferto dalla società, in cui è quindi ricompreso (quello sociale si estende alle perdite che non hanno prodotto insufficienza patrimoniale e anche al mancato guadagno)). Da ciò deriva che se l’azione risarcitoria sia stata già esperita dalla società e il patrimonio sia stato reintegrato, i creditori non potranno più esercitare l’azione loro spettante, essendo già soddisfatto il loro interesse all’integrità del patrimonio sociale. Questa sovrapposizione spiega infatti l’ultimo comma: la rinuncia della società non impedisce l’azione dei creditori, proprio perché il patrimonio sociale non è stato reintegrato; poi, la transazione preclude l’azione dei creditori perché il patrimonio dovrebbe esser stato già, così, reintegrato; tuttavia, se la transazione risulti in concreto pregiudizievole, i creditori potranno impugnarla con l’azione revocatoria. Con riguardo, poi, al 2393-bis, l’abbandono del giudizio da parte dei soci non dovrebbe impedire l’esercizio dell’azione da parte dei creditori, mentre la transazione stipulata dai soci a vantaggio della società dovrebbe precluderla, ferma restando la possibilità, per i creditori, di impugnarla con l’azione revocatoria.