Teorie neoclassiche della crescita
La riflessione neoclassica in fatto di crescita economica, cambiamento tecnologico e innovazione si rianima nel secondo dopoguerra.
Robert Solow (1956) è l’artefice di un modello che riscuote molto successo
Gli assunti di partenza sono:
• rendimenti marginali decrescenti del capitale
• Mercati concorrenziali, pieno utilizzo dei fattori (→ flusso circolare di Joseph Schumpeter)
• Tecnologia esogena
Volendo complicare il grafico gli si può aggiungere la popolazione come variabile → Pil pro capite non basta più a tenere conto del deprezzamento ma anche dell’andamento demografico in quanto riduce lo stock di capitale. Al punto di equilibrio si ha crescita stazionaria in quanto si ha crescita di popolazione ma non aumenta più il reddito pro capite.
Il modello di Solow ha altre caratteristiche interessanti:
• convergenza dei livelli di prodotto pro capite: a parità di tech, tassi di risparmio, deprezzamento e crescita demografica. Questo guardando tra paesi simili secondo alcune caratteristiche.
• Convergenza dei tassi di crescita, paesi che hanno uno stock di capitale simile avranno una crescita simile (maggiore o minore in base a se si trovino più lontani o vicini al punto di equilibrio).
In ambito storico il fenomeno ha delle caratteristiche interessanti in quanto si ha convergenza tra i livelli di prodotto pro capite a parità di tech. Comparando i paesi con tasso di risparmio, tecnologia aumento demografico prima o poi convergeranno come anche i tassi di crescita.
L’esperienza storica dimostra che vi sono stati processi di convergenza in determinati periodi, in particolare:
• 1870-1913: prima globalizzazione
• 1950-1973: secondo dopoguerra
Nel primo caso i Paesi dell’Europa Occidentale si avvicinano all’Inghilterra, mentre nel secondo i Paesi dell’Europa si avvicinano al reddito USA. Il problema del secondo modello (Solow) applicato ai dati Usa vede come il modello viene spiegato in meno del 50% dei casi.
Infatti, dedotti i contributi della produttività del lavoro e della produttività del capitale, resta un apporto molto consistente che non è spiegato dalle variabili del modello.
Questo residuo, noto come residuo di Solow, è la produttività congiunta dei fattori, o produttività totale dei fattori (PTF, produttività multifattoriale).
Definita “misura della nostra ignoranza” da Moses Abramovitz, esprime il contributo alla crescita derivante da:
• Innovazione tecnologica e di processo
• Maggiore efficienza allocativa
y = A * K(a) * L(1 − a)
0<a<1
I contributi successivi hanno consentito di ridurre il ruolo della PTF, individuando e isolando il contributo di:
• Vari tipi di capitale
• Capitale umano
Il passaggio successivo è consistito nel rendere endogena la variabile chiave della crescita di lungo periodo. Nel breve periodo è la cumulazione di capitale la variabile e nel lungo periodo è il progresso tecnologico.
Si è cercato di migliorare la funzione endogenizzando la variabile chiave della crescita → tecnologia
• La varietà è il risultato della R&S di imprenditori-innovatori animati dal profitto
• In questo caso non si ha distruzione creativa. Il modello si presta a indagare situazioni in cui concorrenza e turnover non sono importanti (differenziali di produttività tra Paesi).
Aghlon e Howitt (1992) sviluppano invece un modello in cui l’innovazione introduce prodotti qualitativamente migliori di quelli esistenti.
• Questo genera distruzione creativa
• Differenziazione qualitativa
• Gli innovatori godono di un periodo di profitti monopolistici, finché sono spinti fuori mercato da nuovi innovatori.
La presenza di spillover, ritorni pubblici su R&S maggiori dei ritorni appropriabili dalle singole imprese, genera potenziale situazione di sottoinvestimento in ricerca.
Di qui il suggerimento di politiche pubbliche intese a sussidiare gli investimenti privati in R&S. I modelli di crescita endogena si avvicinano a quelli di matrice schumpeteriana.
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Dettagli appunto:
- Autore: Mattia Fontana
- Università: Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro
- Facoltà: Economia
- Corso: Amministrazione Controllo e Professione
- Esame: Economia dell’innovazione
- Docente: Michele d'Alessandro
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