La semplificazione geometrica di Michelangelo
La congiuntura michelangiolesca a Roma nel decennio 1540
Per Michelangelo, è il cubo, e non più il quadrato, che condiziona la costruzione della figura umana.
Juan de Arphe, nella sua opera Varia commensuración para la escultura y arquitectura, descrive un metodo di proporzionamento michelangiolesco. Per lo scrittore, il cubo non rappresenta il punto d’arrivo di un processo di selezione geometrica teso alla ricerca delle perfette proporzioni, ma è spesso in considerazione per se stesso, come forma pura, come l’archetipo in base a cui deve essere costruita la figura umana. L’autore pone come punto di partenza il quadrato e il cubo, e con l’aiuto di questi costruisce la forma. Il corpo umano è adattato alla misura dei quadrati e dei cubi entro cui deve essere inserito, e per tale ragione esso subisce una deformazione. Non è arbitrario dire che tale procedimento risalisse a Michelangelo stesso e darebbe ragione delle enormi teste cubiche, dei nasi sporgenti, delle membrane titaniche che caratterizzano le immagini di Daniele da Volterra, Tibaldi, Cambiaso e Beçerra, che non fecero altro che cristallizzare ed esasperare il linguaggio del maestro.
Il Comanini illustra anche in che cosa consista il nuovo metodo michelangiolesco: nella figura di Giona le dimensioni delle sole gambe corrispondono a quelle dell’altra metà del corpo; posto che lo scorcio non è condotto con linee, come aveva insegnato il Dürer, resta da prendere atto che, fuori di compasso, le due parti della figura possono risultare proporzionate solo in quanto si corrispondono e in quanto sembrano inserirsi ugualmente entro due grandi cubi. Ma la novità del metodo consiste nel fatto che entro il cubo sono realizzati lo scorcio e il movimento della figura; mentre il Dürer rappresentava le sue figure ritte come pali.
Per altro, il procedimento impiegato da Michelangelo non risulta solo dalla figura di Giona, ma è evidente negli schizzi conservati nel Museo di Oxford, dove appare chiara la tendenza alla semplificazione geometrica.
Tale tendenza si afferma ancor meglio nella Crocefissione del British Museum, dove le forme appaiono cubizzate, realizzando un effetto di continua e martellante sfaccettatura. Sarà questo il linguaggio che caratterizzerà anche i disegni di un artista michelangiolesco come Luca Cambiaso. Ma prima di esaminare le opere di questi, bisogna studiare gli artisti che furono legati a Michelangelo e che costituiscono il tramite diretto della diffusione del linguaggio del maestro: Sebastiano del Piombo e Daniele da Volterra. Essi dettero un’interpretazione particolare allo stile di Michelangelo, riproponendolo in forme semplificate.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
- Esame: Storia dell'arte moderna
- Docente: Maria Calì
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