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Conclusioni della Commissione: Considerazioni


L'esame della situazione edilizia di Agrigento, quale risulta dagli atti comunali e dal modo in cui è avvenuto il caotico sviluppo della città, induce ad alcune considerazioni da cui emergono giudizi pesanti sia nei confronti delle amministrazioni comunali che si sono succedute al governo della cosa pubblica e sia nei riguardi dei costruttori.

L'interesse pubblico è praticamente assente nell'azione comunale, la quale appare dominata soltanto dalla preoccupazione di favorire comunque ed a qualunque prezzo — le singole iniziative costruttive poco importa se tutto ciò avvenga in forma disordinata, in contrasto con le disposizioni vigenti, in spregio delle più elementari norme igieniche, in assenza delle attrezzature pubbliche indispensabili per la vita associata, ed infine con grave ed irreparabile pregiudizio per i valori paesistici ed archeologici della città, di cui l'autorità comunale avrebbe dovuto essere intransigente e vigile custode.
Viene tollerata e consentita la violazione continua, sistematica delle disposizioni di legge, del regolamento edilizio e del programma di fabbricazione. Non vi è norma della disciplina in vigore che sia rispettata o fatta rispettare dal Comune. Questa esplosione di abusivismo e di illegalità, in cui l'osservanza delle norme diventa quasi... un fatto patologico, pare di assistere ad una assurda gara tra costruttori ed autorità comunale. Più l'iniziativa dei costruttori diventa sfrontata nel violare la legge e più aumentano le concessioni comunali, le autorizzazioni in deroga, le sanatorie; e, per converso, nella misura in cui l'Amministrazione comunale consente e legittima le violazioni, cresce l'audacia dei costruttori. Cosicché si stabilisce una specie di sinergismo tra azione comunale e attività dei costruttori, le quali si potenziano ed esaltano a vicenda per convergere in una concorde azione di erosione delle norme e di distruzione della città. Le maggiori infrazioni sono commesse proprio in questa forma: i casi più gravi e rilevanti, infatti, d'illegalità possono verificarsi poiché dopo una prima licenza rilasciata, non sempre, peraltro, in conformità alle norme, il costruttore chiede la licenza per una maggiore altezza e la ottiene; in seguito supera i limiti autorizzati e il Comune accorda la sanatoria e cosi di seguito, in un circolo vizioso di corresponsabilità.
E invece… La scandalosa sentenza del febbraio 1974: tutti gli imputati sono prosciolti dall'accusa di frana colposa con formula piena, “per non avere commesso il fatto”!

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