Miglioramento genetico in alcune razze equine - SELLA ITALIANO
Al Cavallo da Sella Italiano (ANACSI) fanno parte le razze:
- Cavallo Orientale (comprende Purosangue Orientale e PSOxPSA, comunque cavalli con >95% sangue Arabo Cavalli Orientali, con >75% sangue Arabo (tipo Shagja))
- Cavallo Anglo Arabo (comprende i cavalli riconosciuti come Anglo Arabo (AA) o incroci PSAxPSI, incroci AAxPSI, AAxPSA. In sezione a parte del L.G. sono ammessi anche incroci PSOxPSI, PSOxPSA e AAxPSO)
- Cavallo da Sella Italiano (comprende cavalli SI o incroci SI con PSI, oppure con Maremmano, Salernitano, Persano, e Anglo Arabo (per questi ultimi è previsto superamento Performance Test se sono usati come stalloni)).
La selezione prevede una prova preliminare, a 2 anni, di trotto scosso, valutazione morfo-funzionale del soggetto e misurazioni; una prova di salto scosso a 3 anni per ammissione al performance test ; e una prova di Performance Test per ammissione degli stalloni ad operare il L.G. (contemporanea a quella svolta per il Maremmano).
Il Purosangue Orientale è una razza sviluppatasi nel Regno d’Italia ed eminentemente nella regione Sicilia a partire dal 1875 (decreto istitutivo Stud Book). In passato la Sicilia (dall’827 d.c.) è stata oggetto di invasione da parte degli Arabi. Invasioni che hanno diffuso l’allevamento del cavallo del deserto, cavallo Arabo delle tribù beduine del deserto dell’area Siriana e Iracheno-Iraniana (antica Mesopotamia). Dal 1875, il cavallo arabo di ceppo asiatico sopravvissuto in Sicilia è stato oggetto di ulteriore approvvigionamento di sangue orientale con Stalloni Arabi importati direttamente da tribù beduine presso i “regi depositi” di Catania, Ozieri e Persano, costituendo così la razza Purosangue Orientale Siciliana. Si tratta di un Cavallo che assomiglia molto oggigiorno al cavallo Arabo e che ha una storia simile al Shagja, cavallo di origini arabe allevato in Ungheria. La consistenza attuale è di 170 animali, 150 dei quali allevati in Sicilia.
La produzione di cavalli purosangue o “Classici” per le gare di galoppo varia da paese a paese a seconda del tipo di corse e del sistema di gestione delle corse da cui si ottengono i rilievi sulle prestazioni individuali dei cavalli.
Ciononostante, si distinguono 4 grandi tipi di animale da competizione sportiva di galoppo e quindi altrettante strutture di corsa: SPRINTER per (gare di1000-1200mt), MILIER (1600mt), CLASSICI (2000-2400mt) e STAYER (oltre I 2400mt).
Attitudine alla corsa
Ideale sarebbero le misure ripetute in allenamento della velocità su varie distanze a differenti età in condizioni omogenee; le misure dei tempi sono però fatte in corsa e come tali soggette a fonti di variazione:
età, ippodromo, distanza, condizioni del terreno, stagione, peso portato, sviluppo della corsa.
In sostanza oltre alla performance “tempo” subentrano altre valutazioni legate alla volontà di vincere da parte dell’animale ma anche all’attitudine all’accelerazione e ai cambi di ritmo della gara che rivelano più un potenziale psicologico e fisiologico dell’animale che una attitudine alla velocità intesa in relazione all’estensione e al ritmo delle falcate. Non conta quindi essere veloci ma conta vincere o piazzarsi.
Il problema della valutazione attitudinale alla gara di corsa al galoppo è inoltre condizionata dai “Pesi handicap”, che possono variare di corsa in corsa complicando la possibilità di stabilire una precisa relazione tra velocità e attitudine alla corsa al galoppo. Per queste ragioni la valutazione attitudinale alle corse di galoppo ed il miglioramento del cavallo possono essere fatti in vario modo:
1. Cronometraggi; Complessivamente le analisi condotte sembrano indicare una modesta componente “genetica” sui dati dei cronometraggi (anche se lavori sono “datati”); L’elemento che più di ogni altro rende difficile la determinazione della componente “genetica” sembra essere lo sviluppo della corsa. Infatti le correzioni dei tempi per tutti altri possibili fonti di variazione, compresi il peso portato, la distanza percorsa o le condizioni del terreno, si possono praticare in modo preciso. Anche il tentativo di analisi dei cronometraggi per sezioni del percorso totale non ha però evidenziato variazioni di variabilità, e quindi di
ereditabilità, dei cronometraggi parziali. Infatti sia su brevi che su medie e lunghe distanze, pur variando lo
sviluppo di questi tipi di corse e quindi il ritmo con cui gli animali affrontano la corsa, non cambia la variabilità dei empi tra cavalli. Infine, a conferma delle poche connessioni tra velocità e vittorie, sono state evidenziate correlazioni molto modeste tra tempo medio corretto e handicap.
2. Pesi handicap, se fatti in modo sistematico;I valori di ereditabilità messi in luce in alcune analisi condotte sui pesi handicap evidenziano una componente “genetica” di questa variabile sicuramente migliore di quella ottenuta studiando i dati dei cronometraggi. Anche se alcuni lavori hanno indicato la presenza di possibili elementi di distorsione nella stima di h2 (Ambiente comune di allevamento tra genitori e figli o Accoppiamenti preferenziali in More O’Ferral e Cunningham e in Field e Cunningham), i pesi handicap sembrano fornire una visione più fedele del valore dei cavalli, e quindi meglio utilizzabile, rispetto ai cronometraggi, per la selezione degli animali. In effetti, quando definiti sistematicamente di gara in gara da commissioni di giudici, i pesi handicap tendono ad essere direttamente proporzionali con la capacità di vincita di un animale e quindi con l’attitudine alla corsa.
3. Peformance rates; Anche i performance rates, di origine americana e calcolati in base alle lunghezze di distacco di ogni partecipante dal vincitore, hanno messo in luce una discreta componente “genetica”, anche se alcune stime (Keiffer), lasciano intravedere la presenza di importanti fonti di distorsione. Similmente ai pesi handicap sono in relazione proporzionale con le capacità di vittoria di un soggetto ma, rispetto a questi ultimi, meno sottoposti a giudizi soggettivi sull’entità dell’handicap e più attinenti alla reale capacità di prestazione di un cavallo.
4. Vincite; La valutazione delle vincite fornisce informazioni comparabili con quelle degli handicap circa l’attitudine alle corse dei cavalli purosangue. Sotto l’aspetto pratico questo sistema di valutazione non richiede nessuna informazione supplementare alla corsa stessa, dato che le vincite sono oggetto di quantificazione contabile e sono documentabili in modo più preciso rispetto ai dati sugli handicap (soprattutto quelli in peso).
Progressi nel miglioramento genetico
Complessivamente l’h2 dell’attitudine alla corsa al galoppo si colloca tra 30 e 40%, cioè su valore medio;
con un simile valore di h2, pur considerando il lungo intervallo di generazione che caratterizza i cavalli (10 e più anni), per effetto della selezione dovrebbero osservarsi dei miglioramenti significativi;
Ciononostante, i progressi nei tempi di gara sono sempre stati molto lenti, e questo probabilmente a causa del fatto che, raggiunto un plateau per la velocità, la selezione conduca più verso l’attitudine alla vittoria che alla velocità stessa, fattore questo collegato ad elementi temperamentali (emotività, volontà di vincere), dalla capacità fisiologica di realizzare in pieno sforzo dei cambiamenti di ritmo e, in generale, da una salute fisica e morale che possa far affrontare al cavallo un’intera carriera sportive. È probabile che per il cavallo purosangue questa seconda fase sia già stato raggiunta e che quindi i progressi in termini di velocità siano meno determinanti di altri fattori che condizionano il successo in gara.
Sicuramente il criterio delle VINCITE sembra essere il più concreto per definire la capacità o attitudine alla corsa. È opinione generale oggi che il criterio migliore sia la somma vinta per partenza fino a 3 anni;
questo perché a 2 anni possono esserci fattori di disturbo nella valutazione genetica (precocità degli animali), mentre a 4-5 anni molti cavalli hanno già abbandonato le competizioni e quasi nessun animale inizia la carriera a questa età. L’utilizzo delle vincite medie per partenza piuttosto che le somme totali appare essere il miglior criterio possibile se si considera che: alcuni animali hanno carriera più breve di altri causa infortuni; alcuni animali che corrono in molte gare possono vincere anche somme molto elevate (soprattutto correndo gli handicap) pur avendo poco “merito”; i classici corrono poche gare ma solo i gran premi molto remunerati come vincite.
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Dettagli appunto:
- Autore: Denis Squizzato
- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Agraria
- Corso: Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali
- Esame: Genetica e allevamento degli equini
- Docente: Mantovani Roberto
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