Barbabietola da zucchero
Viene coltivata per avere saccarosio estratto dalle radici, da essa proviene il 90% del saccarosio usato in Europa. Ci sono anche altri tipi di barbabietola come quella rossa (radice) e quella da foglie. Le foglie del colletto sono usate per l’alimentazione del bestiame, così come altri residui di lavorazione: lo zucchero viene estratto per cristallizzazione, il residuo è costituito dalle polpe, la melma residua è definita borlande. Molti di questi sottoprodotti vengono bruciati per produrre il concime salino potassio, ricco di carbonato di potassio (molto utile in terreni acidi)
In Italia veniva molto coltivata, però dopo l’istituzione delle quote da parte dell’Unione Europea, l’Italia ha ceduto molte quote, per cui ora molti zuccherifici al sud hanno chiuso, quindi la sua coltivazione al incontra il problema del trasporto, che ha minore incidenza nel nord Italia.
La barbabietola (Beta vulgaris var. Saccarifera- da zucchero; var. Crassa- da foraggio; var. Cruenta- da orto) fa parte della famiglia delle Chenopodiaceae. Il fusto è costoluto, presenta dei rami da cui fuoriescono le infiorescenze; la radice presenta rizomi, il frutto è un glomerulo che contiene da 4 a 5 semi. È una pianta biennale come la carota, nel 1°anno forma la radice e una rosetta di foglie inserite sul colletto con gli internodi raccorciati, è il periodo di massimo accumulo di zuccheri nella radice; nel 2° anno il fusto si accresce a spese delle sostanze accumulate nella radice e fuoriesce lo scapo fiorale; a volte si può avere la pre-fioritura quando, cioè, lo scapo fiorale fuoriesce al 1° anno (dipende da durata del giorno e temperatura, al 2°caldo-> fioritura). Le foglie hanno una scarsa capacità di ritenzione idrica, hanno un picciolo lungo e costoluto.
La radice ha forma tronco-conica, viene suddivisa in tre parti: colletto, corpo e parte radicale. Il colletto e le foglie non hanno interesse industriale e vengono usati per l’alimentazione animale. Il corpo è più ricco di zucchero (il 15-25% contro il 8-12%). Le radici hanno un peso da 2 a 10 kg in base alla varietà, hanno diversi contenuti in zucchero (inversamente proporzionale al peso).
La semina viene fatta con i glomeruli, da ognuno fuoriescono 4-5 piante in base alla compattezza del terreno. Per evitare affollamenti dannosi, dopo l’emergenza si fa il diradamento per lasciarne solo una, quest’operazione è molto minuziosa e, quindi, costosa. Per non avere questo affollamento di piantine si può rompere il glomerulo per seminare i semi singolarmente, quest’operazione, a sua volta, non è semplice perché sono molto piccoli. I semi estratti in questo modo non sono semplici da distribuire, per cui si preferisce confettarli con argilla. Il miglioramento genetico ha fatto in modo da avere piante con semi monogermi. Per questa coltura non si utilizzano piantine già germinate perché darebbero piante con radici biforcate (rizomiosi). La densità di semina va da 7 (PP) a 13 (ZZ) piante/m2. Si preferisce la semina a quadrato con file non più ampie di 45-50 cm. La profondità di semina è sui 2-3 cm. Questa operazione viene fatta con la seminatrice di precisione.
La coltivazione al nord è primaverile-estiva, mentre al sud è autunno-vernina. Il ciclo produttivo dipende dal fotoperiodo e dalle temperature (l’alternarsi di giornate corte e lunghe e di temperature alte e basse danno l’input alla pianta della fine del primo anno, dopo del quale, essa forma lo scapo fiorale).
Il miglioramento genetico ha fatto in modo che ci siano dei soggetti resistenti alla fioritura e che vengono usati per la semina autunnale (marca A o AA), più pesanti (P o PP), più ricchi in zuccheri (Z o ZZ). AA: tipi primaverili o autunnali che tendono alla triennalità, altrimenti non protrebbero essere seminati in autunno. PP: tipi più precoci. ZZ: meno precoci. I tipi N, NP, NZ, hanno caratteristiche intermedie. Con alta fertilità si scelgono i P, altrimenti si usano i tipi Z.
L’accumulo di zuccheri è determinato dalla fotosintesi e, quindi, dalla capacità di traslocazione, fenomeno che avviene di notte a basse temperature (12-14°C). Quindi le condizioni ideali sono rappresentate da giornate lunghe e notti fresche, tipiche dell’Europa centrale. Le temperature minime vanno dagli 8 ai 15°C, in base alla fase di crescita, l’optimum è a 18- 22°C.
Ciclo vegetativo:
- Germinazione : 8°C. Semina primaverile (metà febbraio-inizio marzo, semina autunnale:ottobre, anche novembre)
- Emergenza, formazione di 5-6 foglie. È il periodo utile per fare il diradamento.
- Sviluppo delle foglie
- Sviluppo della radice e accumulo di zucchero (durante il primo anno lo zucchero va dalle foglie alle radici, il secondo anno fa il percorso inverso) . Dopo si procede alla raccolta.
Il succo delle radici viene fatto cristallizzare e precipitare in un’apposita vasca. La cristallizzazione viene ostacolata dalla presenza di ammine, date da eccessi di azoto (se presenti possono rovinare tonnellate di zucchero presenti nella vasca, per cui si procede prima della lavorazione, ad un’analisi delle radici). Quindi non si deve concimare dopo la formazione dell’apparato fogliare. Le letamazioni possono essere pericolose perché quando c’è molta S.O. una buona disponibilità idrica attiva le popolazioni microbiche nitrificanti. I terreni più adatti sono quelli profondi, fertili, anche argillosi (ma non con argille destrutturate), il pH può anche essere sub-alcalino e ci possono anche sopporta livelli più alti della media di salinità, bisogna che ci sia buon drenaggio, altrimenti ci possono essere problemi di marcescenza della radice.
Nella rotazione viene considerata una pianta da rinnovo perché richiede lavorazioni profonde perché la semina con seme confettato deve essere piuttosto precisa e letamazioni (massimo 300 q/ha), lascia il terreno pulito da malerbe. Quindi dopo va bene un prato o un cereale autunno-vernino
Le malerbe vanno controllate nella prima parte del ciclo vegetativo perché poi il terreno viene completamente coperto dalle foglie. Ci sono dei diserbanti selettivi per la bietola: pre-semina, pre-emergenza o post-emergenza. La sarchiatura non è permessa dalla distanza delle file.
Asportazioni per 1q di prodotto: 0,4-0,5 kg di N; 0,15-0,18 kg di P2O5; 0,35-0,65 kg di K2O. Con produzioni di circa 500-600 q di radici abbiamo: 250 kg di N, 75 kg di P2O5, 300 kg di K2O. Il fabbisogno di K è alto perché questo elemento si accumula nelle radici che non vengono lasciate nel terreno, viene integrato con cloruro di potassio. La P2O5 viene data in forma di perfosfato. La concimazione azotata può essere fatta sotto forma alla semina con letame e in copertura si può dare solfato ammonico, nitrato ammonico o urea, al nord si divide 1/2 alla semina e 1/2 in copertura, mentre al sud 1/3 semina e due interventi di 1/3 in copertura per il maggior dilavamento. Ci possono, eventualmente, essere carenze di microelementi come Bo e Mn, si possono quindi fare concimazione di microelementi però con pH acidi sono solubili, con quelli basici no e, in questo caso, si possono fare delle concimazioni fogliari
L’irrigazione, se non bastano le piogge, viene fatta a 30- 40% dell’acqua disponibile e a 30-40 mm di evaporato con 1 turno a settimana.
Avversità: Chenopodium album, virosi, afidi, Cercospora (viene evidenziata da macchie di cioccolato, si lotta con trattamenti sistemici), peronospora, oidio, sclerotinia e Rhizoctonia solani (buon drenaggio e rotazioni ampie), rizomania (ramificazione delle radici, può essere incrementata da stress idrici).
La raccolta si fa quando si ha il massimo sviluppo della radice e le foglie cominciano a seccarsi. Si può fare in modo meccanico con una macchina simile alla vangatrice, però al posto della vanga presenta un elemento simile ad un forcone.
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