LINGUA ITALIANA
CON LABORATORIO
Appunti di Monica Zappaterra
Università degli Studi di Pavia
Facoltà: Studi Umanistici
Corso di Laurea in Lingue e Culture Moderne
Esame: Lingua italiana con laboratorio
Docente: Giovanni Battista Boccardo
A.A. 2021-2022
Tesi
online
A P P U N T I
TesionlineLINGUA IT ALIANA CON
LABORA T ORIO
«O gni individuo ha due lingue, la lingua m adre e la som m a di tutte le altre. In ognuno di noi
due m ondi, dobbiam o viverli entram bi. È questa la m odernità»
F rancesco Sabatini; Presidente em erito dell’Accadem ia della Crusca (intervista al «Corriere
della Sera», 16 aprile 2015)
Interlingua (interlanguage): etichetta coniata negli anni Settanta dal linguista am ericano
Larry Selinker , per indicare la lingua individuale (o idioletto) inconsciam ente sviluppata da
chiunque stia im parando una seconda lingua. È una sorta di «gram m atica m entale» che
preserva alcune caratteristiche della lingua m adre sovrapponendole a quelle della lingua
bersaglio, anche apportando delle innovazioni.
= individuale, si sviluppa inconsciam ente quando si apprendono nuove lingue
= si concatenano tratti, caratteristiche della lingua m adre e della lingua “bersaglio”; si creano
anche nuovi tratti che non fanno parte né dell’una né dell’altra lingua
= resta solo a livello teorico
La lingua m adre è dunque sem pre coinvolta quando si parla o si scrive in una lingua
straniera, alm eno finché non si giunge al bilinguism o. M igliore è la conoscenza delle regole
dell’italiano, m igliore sarà pure il processo di apprendim ento di quelle della lingua bersaglio.
M aggiore è la consapevolezza delle scelte che preludono agli atti com unicativi nella propria
lingua nativa, m aggiore sarà pure la padronanza di tali scelte nella lingua acquisita.
= m eglio si conosce la lingua m adre, m igliore sarà l’apprendim ento della lingua bersaglio
● CO NO SCENZ A DELLE REG O LE
● CO NSAPEVO LEZ Z A DELLE SCEL T E
Area delle regole
- Regole prescrittive: ci dicono com e parlare e scrivere
- Regole descrittive: raccolgono le regolarità del nostro m odo spontaneo e condiviso di
parlare e scrivere
a. I m iei genitori ha venduto le casa al m are
b. I m iei genitori hanno venduto la casa al m are
Area delle scelte
= scegliere i m ezzi di espressione più adatti a determ inate situazioni
a. I m iei genitori hanno venduto la casa al m are
b. La casa al m are è stata venduta [dai m iei genitori]
1c. La casa al m are, i m iei genitori l’hanno venduta
d. La casa al m are, l’hanno venduta i m iei genitori
e. I m iei genitori, hanno venduto la casa al m are
( =contenuto inform ativo leggerm ente diverso; ogni scelta dà info leggerm ente diversa)
M olto spesso nei nostri atti com unicativi alcune scelte vengono fatte inconsciam ente, in
m odo im m ediato e senza che ce ne rendiam o conto. E m olto spesso si tratta di scelte non
com pletam ente libere, m a condizionate: ad esem pio, dalla situazione
com unicativa, dal tipo di testo, dalla confidenza tra gli interlocutori (variabilità diafasica).
a. aver m ale al braccio
b. accusare un dolore all’arto superiore sinistro
= è sem pre una scelta, m a indotta dal contesto, dalle circostanze in cui ci si trova
M a m olte volte la scelta sta esclusivam ente a noi: possiam o scegliere in un dato spettro di
opzioni – che possiam o peraltro allargare approfondendo la nostra com petenza linguistica –
e farlo sulla base, da un lato, del nostro stile personale, e, dall’altro, della funzione propria
del nostro atto com unicativo.
a. Ho af fittato una casa al m are per passarci le vacanze
b. Ho af fittato una casa al m are perché volevo passarci le vacanze
c. Ho af fittato una casa al m are allo scopo di passarci le vacanze
d. V olevo passare le vacanze al m are. Con questa intenzione ho af fittato una casa
= info è esattam ente la stessa, cam bia solo il m odo in cui la voglio esprim ere
ARCHITETTURA LINGUISTICA
= spazio form ato da una pluralità di opzioni che si apre ogni volta che pronunciam o enunciati
o scriviam o testi; bisogna essere in grado di m uoversi all’interno di questo spazio
Non è uno spazio bidim ensionale, m a articolato, con m olte variabili (es. stanze di una casa),
in cui ci si può m uovere con larga libertà
IT ALIANI SCRIT T I = fa riferim ento alla m olteplicità della lingua italiana
«La lingua italiana è piuttosto un com plesso di lingue che una lingua sola, potendo tanto
variare secondo i vari soggetti, e stili, e caratteri degli scrittori ecc, che quei diversi stili
paiono quasi diverse lingue»
G iacom o Leopardi
Z ibaldone, (nota del 3 novem bre 1820)
«L ’italiano non è uno, m a tanti. È una lingua in m ovim ento che, oggi com e in passato,
galoppa, si arricchisce, si sporca, si rigenera. È una lingua plurale: dialetti, e italiani locali,
2stili e registri, lingue speciali e lingue settoriali, standard vecchi e nuovi. Riconoscere e
governare le varietà, m a anche saperle m escolare e contam inare, è uno dei m odi di
m aneggiare la lingua con precisione e fantasia»
M ariarosa Bricchi
La lingua è un’orchestra, (il Saggiatore, 2018)
Saper riconoscere e governare le varietà della lingua è richiesto a chiunque lavori nel cam po
della com unicazione e delle lingue straniere, com e studiosi, traduttori, interpreti, editor ,
social m edia m anager . E poiché bisogna avere un’ottim a padronanza di una lingua per
potersi m uovere agilm ente tra i suoi registri e le sue varietà, è bene esercitare queste abilità
di «governo» innanzitutto sulla propria lingua m adre, prim a di cim entarsi ad applicarle a
quelle acquisite o in via di acquisizione.
Inoltre, traduttori e interpreti dovranno essere in grado di cogliere tutte le com plessità e le
sfum ature di un testo italiano per poterlo tradurre bene in un’altra lingua; e, nello stesso
tem po, dovranno essere in grado di gestire le m olteplici varietà dell’italiano per rendere nel
m odo m igliore tutte le sfum ature e le variazioni di registro dei testi stranieri che si troveranno
a tradurre.
34Diafasia.
La situazione com unicativa è costituita e definita da due fattori:
● cam po: natura dell’attività nella quale si svolge la com unicazione, contesto della
com unicazione, argom ento del discorso (ciò di cui si parla o si scrive)
= Linguaggi settoriali
● tenore: rapporto tra i partecipanti all’interazione com unicativa, e i loro diversi ruoli
sociali
= Registri
Repertorio linguistico
«L ’insiem e delle risorse linguistiche possedute dai m em bri di una com unità linguistica, vale a
dire la som m a di varietà di una lingua o di più lingue im piegate presso una certa com unità
sociale» G . BERRUT O , F ondam enti di sociolinguistica, Rom a-Bari, Laterza, 1999, p. 72
Repertorio linguistico individuale (idioletto)
L ’insiem e delle risorse linguistiche possedute da una singola persona, vale a dire la som m a
di varietà della lingua (o delle lingue) che tale persona è in grado di usare
Au to b io g rafia lin g u istica
• Inform azioni anagrafiche su chi scrive e sulla sua fam iglia (età, luogo di nascita)
• Indicazioni sulle lingue conosciute (dialetti com presi), con precisazione del grado di
com petenza
• Inform azioni relative alla form azione linguistica
• I rapporti tra i codici del repertorio
«Le form e colloquiali, fam iliari e persino volgari, che vengono adoperate talvolta in m odo
consapevole al fine di rendere più spigliato e vivace il discorso, hanno un valore m olto
diverso dalle stesse form e adoperate senza discrim inazione nell’italiano scadente, per la
m ancanza di alternative superiori nella dotazione espressiva di chi parla o scrive»
Pietro T rifone, Storia linguistica dell’italia disunita (il M ulino, 2010)
Q uasi tutta la gente che m i parla delle cose che scrivo, sono quasi tutti convinti che sono
autobiografiche, le cose che scrivo. C’è una m ia am ica, si chiam a Cristina, quando le
racconto delle cose della m ia vita lei m i dice Lo so.
Paolo Nori, Si chiam a F rancesca, questo rom anzo (M arcos y M arcos, 201 1)
T em a sospeso
M a quelli che scrivono sopra ai giornali, non gli capita m ai che gli viene il dubbio che quello
che scrivono son delle cagate?
Paolo Nori, La banda del form aggio (M arcos y M arcos, 2013)
5Dislocazione a sinistra
M a a quelli che scrivono sopra ai giornali, non gli capita m ai che gli viene il dubbio che
quello che scrivono son delle cagate?
F ocalizzazione
M a a quelli che scrivono sopra ai giornali, non capita m ai che gli viene il dubbio che quello
che scrivono son delle cagate?
T ratti dell'italiano neostandard (o italiano
dell'uso medio)
➢ Regolarizzazioni e riduzioni pronom inali: lui, lei, loro im piegati com e pronom e
soggetto (per egli, ella, essi)
➢ G li unificato (per a lui, a lei, a loro)
➢ Sem plificazione del sistem a verbale, con uso esteso di alcuni m odi e tem pi:
- Indicativo al posto di congiuntivo e condizionale (im perfetto ipotetico,
im perfetto di cortesia)
- Indicativo al posto di congiuntivo, in subordinate oggettive dipendenti da verbi
di opinione, sapere e dire, e nelle interrogative indirette
- Presente al posto di futuro (con indicatori tem porali)
- F uturo epistem ico
➢ T endenza alla paratassi e alla sem plificazione dei periodi
➢ Concordanze a senso
➢ F requenza di costruzioni con ordine m arcato: dislocazioni, frasi scisse, frasi scisse
presentative
➢ F requenza del che polivalente
➢ F orm e ridondanti
- Congiunzioni avversative raf forzate (es: m a, però, m entre, invece)
- Uso ridondante del ci attualizzante e del ne
- Uso enfatico del doppio pronom e (a m e m i, a te ti)
- Raf forzam ento dei deittici (questo qui, quello lì)
➢ Uso di super-, iper , stra- com e prefissi con valore di superlativo
➢ Apertura a regionalism i, gergalism i, forestierism i, neoform azioni
«CHE» polivalente
Uso esteso del che con significato generico, non direttam ente e univocam ente riconducibile
a quello relativo, interrogativo, esclam ativo, com pletivo, causale, consecutivo, tem porale
es. Devo stringere i pantaloni che m i vanno larghi
6«una sof fitta che ci si saliva per la scala grande»
(Cesare Pavese, La luna e i falò)
«libri che lei non se ne fa niente»
(Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore)
USI DEL "CHE" POLIV ALENTE
❖ Co n secu tivo -esp licativo : vieni che ti do una cosa
❖ Co n secu tivo : è stanco che non sta in piedi
❖ Cau sale:
- m angia che devi crescere
- vai che sei in ritardo
- non dirgli niente che poi si preoccupa
❖ En fatizzan te-esclamativo : che sim patico che è
❖ Pseu d o relativo : l'ho visto che aspettava l'autobus
Modelli di relativizzazione non sintetici
❖ Ch e n o n flesso
la cosa che parlavi prim a è im portante
m aledetto il giorno che ti ho incontrato è tanto che non ti vedo
paese che vai, usanza che trovi
❖ Ch e scisso (ch e + rip resa clitica)
è un argom ento che non ne voglio più parlare
ho fatto una cosa che ripensandoci era m eglio se non la facevo
lo dico io ad Andrea, che dom ani ci gioco a tennis
non trovo il sacchetto che ci tengo le biglie
❖ Prep o sizio n e + p ro n o me + rip resa clitica
è una cosa di cui ne abbiam o già parlato diverse volte
è una cosa di cui -te lo dico onestam ente- non ne voglio più parlare
T ratti morfologici e sintattici caratteristici del
parlato
● sem plificazione del sistem a pronom inale
7● sem plificazione del sistem a verbale
● frequenza di concordanze a senso
● frequenza di relativi non sintetici
● tendenza alla paratassi
● prevalenza di nessi subordinanti ad alta frequenza: pronom e relativo; congiunzione
che
● che polivalente
● tendenza alla sintassi m arcata
● form e ridondanti
I d eittici, che nello scritto devono essere esplicitati con riferim enti puntuali, nel parlato
possono appoggiarsi alla gestualità, o essere im pliciti e inequivocabili grazie al contesto
Corred o p rag matico paraling uistico
Il parlato ha tratti paralinguistici –intonazioni, m im ica, gestualità – che nello scritto m ancano,
e a cui nello scritto si sopperisce con l’interpunzione, il grassetto, la sottolineatura, le
m aiuscole
Disflu en ze
Possono riguardare la catena fonica, con pause di silenzio o pause piene, riem pite da
allungam enti di vocali, altri suoni più o m eno chiari, segnali discorsivi; oppure il discorso, con
ripensam enti, cam bi di progetto, ripetizioni.
«Lei sa che noi altre m onache, ci piace di sentir le storie per m inuto»
«Non sapete che i soldati è il loro m estiere di prender le fortezze?»
«Q uelli che m oiono, bisogna pregare Iddio per loro»
«questa lettera, se lo volete sapere, l’ha scritta un religioso che vi può insegnar la
dottrina, quando si sia; un religioso che, senza farvi torto, val più un pelo della sua
barba che tutta la vostra»
Alessandro M anzoni, I Prom essi Sposi
Parlato-parlato
Parlato-recitato (es. parlato film ico)
Parlato-scritto (es. sceneggiatura)
Scritto-scritto
Parlato scritto
- fissazione su carta di un testo che nasce oralm ente (es. deposizione)
- sceneggiatura di un film
8Italiano trasmesso
Italiano trasm esso non si af fida strettam ente né al canale visivo né a quello uditivo, m a ad
altri m ezzi (radio, tv , telefono… ); testi trasm essi con questi m ezzi condividono alcune
caratteristiche sia della scrittura che del parlato.
T rasm esso-parlato: video-m essaggi, video-chiam ate, video Y ouT ube, m essaggi vocali
T rasm esso-scritto: em ail, SM S
CMC (Comunicazione Mediata dal Computer)
Netspeak / italiano digitato / e-taliano
- Scarsa pianificazione dei testi;
- Presenza di tratti inform ali prevalenti nei registri parlati;
- Brevità ottenuta attraverso le abbreviazioni: nn per non, cm q per com unque, xché
per perché, etc. (lim ite m olto stretto di caratteri da poter utilizzare)
- Uso scarso della punteggiatura
- T esti assom igliano più al parlato che allo scritto
Le tach ig rafie, che ricorrono con diversa intensità nei singoli sistem i, erano ispirate
inizialm ente a un principio di econom ia, m a poi sono divenute form e di identificazione fra
pari, e non prive di elem enti di ridondanza (es. duplicazione delle lettere); utilizzare questi
espedienti diventa una sorta di gergo, identificazione di un gruppo chiuso
Potenziato uso degli aspetti iconici: em oticon, acronim i, uso di num eri invece delle lettere;
Esp ed ien ti d i simu lazio n e d el p arlato : caratteri m aiuscoli che m im ano il grido, la
reduplicazione delle lettere che m im a l’ef fetto eco e l’intonazione.
Dal blog di Paolo Nori
Q uesta cosa qua la scrivo adesso che sono le 12 e 40 del 24 aprile m a la m etto su a
m ezzanotte e zero due del 25 aprile perché stanotte dorm o a Pisa in un bed and breakfast
dove non so se ci sarà il wifi allora la program m o adesso anche se adesso non è che abbia
niente da scrivere, la m etto su così, perché sono abituato a m ettere una cosa tutte le notti a
m ezzanotte e zero due se la scrivevo stanotte m agari veniva fuori più bella e più
interessante.
25 aprile 2015
- elem enti di istantaneità
- NO parlato-parlato e NO scritto-scritto: zona interm edia che condivide tratti specifici
sia di un polo sia dell’altro
Noi, m i ha detto il responsabile della cultura della G azzetta di Parm a, a noi ci interessa se
vuoi collaborare con la pagina della cultura della G azzetta di Parm a tre
pezzi al m ese puoi scrivere quello che vuoi, pertanto, m i ha detto.
9Paolo Nori
Si chiam a F rancesca, questo rom anzo (M arcos y M arcos, 201 1)
Ripetizioni (tipiche del parlato): prim a sem bra soggetto, poi ripreso com e
com plem ento indiretto e ripetuto ancora con “ci” per ribadirlo ancora una volta
Pezzi di frase ripetuti: per dare il senso dell’oralità alla sua scrittura
F rase fo d erata o stru ttu ra a co rn ice: dare eco ai personaggi che parlano
V oleva trargli fuori le budella dalla pancia, voleva trargli
(G iovanni V erga, “Cavalleria rusticana”, in V ita dei cam pi)
Storia dell’italiano
Bruno M igliorini, Storia della lingua italiana, 1960 (data sim bolica, che segna i prim i m ille
anni della lingua italiana)
= 960 d .C.: testo giuridico di Placito Capuano (scrive in una lingua che non più
latino)
Dante: padre della lingua italiana
1964, P .P . Pasolini, in una intervista su «Il G iorno» (2 dic. 1964), dice: «ho fatto una
scoperta, che è un po’ com e l’uovo di Colom bo: m i sono accorto che, in questi anni, è nato
l’italiano com e vera lingua nazionale»
F ino al prim o Novecento, l’asse diam esico non esisteva: italiano era solo scritto e il parlato
esisteva soltanto in dialetto
- Narratore: parlato-recitato (non è enunciazione parlata, m a lettura di un testo scritto;
appartiene più all’am bito dello scritto che dell’orale)
- Lettere: scritte in italiano, non in dialetto
Italiano si usa strettam ente nello scritto, m a anche viceversa: nello scritto si utilizza
solam ente l’italiano, non il dialetto (usato soltanto all’orale)
DIG L O SSIA = form a di bilinguism o in cui le due lingue disponibili stanno in un rapporto
gerarchico e com plem entare; non c’è libertà assoluta nell'uso delle due lingue.
Si sceglie una o l’altra lingua per una ragione; si usa una lingua in certi casi e l’altra in altri
casi autom aticam ente (es. alternanza tra italiano e dialetti: non c’è equivalenza assoluta tra
uso del dialetto e dell’italiano)
= divisione estrem am ente netta nell’Italia del prim o ‘900 (com e ci si è arrivati?)
10T ra fine ‘200e inizio ‘300: il volgare com incia a essere utilizzato anche nello scritto
Dante: af frontato ogni tipo di argom ento, reso utilizzabile il volgare in qualsiasi occasione (al
posto del latino); egli usa il volgare fiorentino (non ancora lingua italiana standard)
La prim issim a circolazione delle idee di Dante: nel Nord-Italia (V erona, V enezia, Ravenna,
Bologna), dove lui era in esilio; poi ebbero grande dif fusione anche nel resto d’Italia.
Com incia a dif fondersi la m oda di scrivere im itando autori fiorentini (Dante, Petrarca,
Boccaccio); sforzo di em ulazione di questi autori
Pietro Bemb o “Pro se d ella vo lg ar lin g u a” (1525) = grande utilità per autori non nativi
toscani che volevano scrivere in volgare fiorentino.
es. L u d o vico Ario sto , di origine em iliana; “O rlan d o fu rio so ” ebbe 3 edizioni, tra la
seconda e la terza fu pubblicata l’opera di Bem bo.
1612: prim a edizione del V ocabolario dell’Accadem ia della Crusca (regole italiano standard).
T uttavia non tutti i fiorentini accettano il fatto che il volgare fiorentino venga adottato com e
lingua standard; non seguono le regole di Bem bo, perché si basano su un fiorentino non
coevo al loro, m a su quello precedente (di Dante, Boccaccio, Petrarca).
es. M achiavelli non vuole adottare quella lingua aulica, m a una lingua viva, quella coeva a
lui (quella del ‘500, periodo in cui lui vive)
T utto ciò rim ane im m obile (in quanto usato solo per scrivere) fino a M anzoni: è il prim o che,
a inizio ‘800, si ribella a questa im m obilità. Altri autori scrivono in form a dialettale (chi scrive
in italiano è perché a loro va bene usare una lingua con regole precise, quelle di Bem bo)
M anzoni scrive testi per cui era perfettam ente funzionale la lingua che aveva im parato, m a
le cose cam biano quando decide di scrivere un rom anzo.
1820-21: com incia a scrivere i Prom essi Sposi; italiano non è funzionale a ciò che vuole fare
Dialo g h i: dim ensione di verosim iglianza, vero m odo in cui i personaggi interagiscono, non
funziona più quella lingua standard; utilizza la lingua di Bem bo, m a la ristruttura
com pletam ente.
1827: prim a edizione rom anzo
Italiano standard (di Bem bo, che si trova nei libri) e lingua viva di F irenze si som igliano.
= “sciacquare i panni in Arno” (M anzoni va a F irenze per verificare l’uso della lingua
viva; ascola, annota… )
Sq u illa (cap. VII, 1825-27) = cam pana (cap. VII, 1840)
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