Estetica:
L'obiettivo del corso è di familiarizzare con il ragionamento e l'intelligenza estetici, allo scopo di fornire strumenti di orientamento e di analisi critica ai futuri operatori nel campo della gestione dell'arte e della cultura. A un momento introduttivo - dedicato al chiarimento dell'indole filosofica dell'estetica - segue la parte principale dell'insegnamento, che prevede la lettura e l'interpretazione di alcuni testi di filosofi e di artisti, con particolare riguardo, per quest'anno accademico, all'opera e al pensiero di Paul Cézanne e di Vincent Van Gogh. Lo spirito delle lezioni è infatti quello di dare la parola direttamente ai creatori delle opere d'arte, piuttosto che di impegnarsi in una spiegazione solo teoretica o meramente storica del fenomeno artistico.
I parte: L'estetica come filosofia dell'arte
• Il contegno adeguato all'arte
• Filosofia, arte e conoscenza d'impatto
• Chiarimento della trattazione storica del fenomeno artistico
II parte: Arte e senso comune
• La comprensione comune dell'arte
• I concetti del senso comune in quanto concetti operativi o format
• L'arte come valore: significato e provenienza
• Il pensare per valori e l'essenza dell'arte
III parte: Il pensiero artistico di Cézanne e di Van Gogh
• Paul Cézanne
L'indole della luce, il colore e la forma. La verità in pittura. Arte e natura. L'arte futura
• Vincent Van Gogh
• Colore e forma. Bellezza, verità e armonia. L'arte moderna
IV parte: Conclusioni
• La lezione dei grandi artisti e l'arte contemporanea
• L'arte nell'epoca della tecnica e il senso della gestione del fenomeno artistico
Dettagli appunto:
- Autore: Beatrice Longaretti
- Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
- Facoltà: Economia
- Corso: Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione
- Esame: Estetica
- Docente: Gino Zaccaria
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Estetica - Filosofia dell'Arte Appunti di Beatrice Maria Longaretti Università Bocconi Facoltà: Economia Corso di Laurea: Economia e Management per Arte, Cultura e Comunicazione Esame: Estetica Docente: Gino Zaccaria A.A. 2021/2022E ST E T ICA: Gino Secondo Zaccaria = > Filosofia/ pensiero/ meditazione dell’arte. C orso di introduzione al filosofare. Prima di tutto dobbiamo affermare che la complicazione serve per ottenere una semplicità (qualcosa di attendibile) anche detto complicare a favore della semplicità . “ Simplex sigillum veri ”- Epicuro: ciò che è vero deve saper essere proposto come semplice. C iò che è semplice richiama quello che è la fatica del concetto e quindi dovremo fare questa fatica per capire cosa intendiamo per “dell’arte”. A isthesis : indica quella che è la sfera della sensibilità/ sensazione o per i greci, la conoscenza che attende di essere portata su un piano di intesa compiuta (attende di essere compresa). “ Ogni detto ha un non detto ”: quando dico qualcosa presuppongo un insieme di riferimenti di significato. Arrivo in una specie di nascondimento o incontro un'ascosità se seguo la via del non detto, che non è penetrabile. Vi sono delle parole che preludono all’ascosità che sono i concetti fondamentali della tradizione filosofica (non interrogabili), coniati in modo diverso dalle parole tecniche e quotidiane la cui attendibilità dipende da una certa filosofia. Format? Intelligenza artificiale: il termine diffuso nasconde un riferimento all’arte e all’intelligenza. L’ intelligenza (nus/ psychí ) è ciò che l’aisthesis attende. In greco indica la facoltà umana di accogliere in modo sensato le sensazioni . Il soma ovvero il corpo ha bisogno della sua psiche. I due termini si sposano. L’uomo per i greci è un ente costretto ad essere intelligente. Ogni mera/ pura sensazione è già essa stessa un significato. Per non arrivare al significato dovremmo avere un contegno ebete/ non intelligente ma saremmo forzati. Dal filosofare non si può uscire ed esso richiede una scholae (tempo adeguato affinché si arrivi a qualcosa di sensato) particolare. C icerone è colui che ha istituito il linguaggio latino che traduce i concetti fondamentali della grecità. Per esempio physis (lingua greca) significa natura (lingua latina). - far si che qualcosa venga in luce e in luce si fermi - venire alla luce C lito, uno dei primi pensatori greci diceva “ physis ha l’inclinazione all’ascosità ”. Lo stupore per i greci è l’istante in cui l’uomo si ferma e si ritrova a fronteggiare il senso dell’ascosità. Quando il pensiero umano si arresta e quindi si pone di fronte all’ascosità li nasce la filosofia e quindi si ha l’inizio del filosofare. Introduzione alla domanda filosofica “che cos’è l’arte?” La filosofia non è come la matematica o la geometria in cui si può raccogliere la materia in un manuale, per la filosofia non è possibile. I filosofi non hanno opinioni. Il termine “ Arte ”: indica un concetto a sé stante Mentre in “ E conomia dell’arte ” appare un rapporto: oltre all’economia è nominato anche ciò a cui l’economia stessa si applica, ovvero l’arte. Esso ritorna in altre espressioni, analoghe a quella menzionata: - storia dell’arte - sociologia dell’arte - chimica dell’arte - neurologia dell’arte/neuroestetica: tentativo di comprendere cosa c’è dentro il cervello umano dinanzi un’opera d’arte - filosofia dell’arte Dobbiamo fare una distinzione tra l’ occhio della genesi /del generarsi, che non può considerare l’esistenza in termini di dati delle materie ma cerca qualcosa di nascosto, e l’ occhio storico . Il dialogo tra i due sarebbe impossibile. SAPE RE DI SAPE RE = ( sapere che si occupa di un altro sapere) C iascuno dei saperi elencati sopra può, con i propri metodi, occuparsi di determinati oggetti di ricerca , che esso stesso costituisce come tali . Anche un altro sapere può, in tal modo, divenire oggetto di un sapere. Vi è, infatti, una storia della sociologia, una storia della chimica, cosi come per altro verso, una filosofia della sociologia, della chimica, ecc. L’incontro di un sapere con un altro sapere è in sé problematico. I filosofi greci (Aristotele) chiamano stato aporetico (aporia= mancanza di passaggio) l’apparente mancanza di vie. UN DE CISIVO SCORGIME NT O (il termine scorgimento rinvia sia al vedere che all’udire qualcosa di inatteso/sorprendente. Se si scorge qualcosa permetto all’oggetto o al suono di essere ciò che è. Lo scorgimento è legato a quella che è l’ascosità) La “storia di x” non è qualcosa di storico, ma riduce ogni x ad alcunché di storico; analogamente l’economia di x non è qualcosa di economico, ma riduce ogni x ad alcunché di economico; e cosi via per gli altri saperi scientifici—> FENOMENO DI R IDUZIONE. Le discipline scientifiche devono quindi operare una oggettivazione che uniforma e rende trattabile ciò che, soltanto grazie all’oggettivazione, diviene un attendibile oggetto di ricerca, ad esempio, alcunché di storico (di riconoscibile e trattabile dalla scienza storica). L ’E CONOMIA E L ’ART E Nella storia dell’arte, l’arte è un oggetto della storia, un oggetto storico, e non più un che di artistico; nell’economia dell’arte, l’arte è un oggetto dell’economia, un oggetto economico, e non più un che di artistico… L’economia incontra l’arte non in quanto arte ma come valore—> l’economia non incontra mai l’arte. Tale cecità riguardo all’arte in quanto arte è invero una condizione perché l’economia possa occuparsi dell’arte stessa, cioè trattarla come un sto oggetto d’indagine. É costretta ad incrociare il carattere artistico con quello economico. C ercherà di spiegare la bellezza o l’importanza di un’opera alla luce del suo valore economico. C osa determina ciò che significano storico e storia o economico ed economia? Non la storia in quanto storia/nella misura in cui si è costituita come storia, non l’economia in quanto economia. Per poter spiegare il costituirsi della scienza economica come un fatto economico abbiamo bisogno di un’altra economia. L ’OGGE T T IVAZ IONE (L ’OGGE T T UAZ IONE ) Qualcosa che mi sta qui dinanzi e quindi si offre di essere indagato. Le scienze non hanno la capacità di fondarsi come tali e dunque non hanno la capacità di determinare cosa sia il loro sapere. Sebbene l’economia oggettivizzi ogni cosa in modo da costituirla come “oggetto economico”, il senso di questa oggettivazione, e dunque il costituirsi dell’economia in quanto economia, non è oggetto della scienza economica. Ma semmai può diventare oggetto di un’altra scienza economica che si contrappone. In Van Gogh c’è un pensiero economico profondissimo. L A FONDAZ IONE FIL OSOFICA Quale sapere può fondare il sapere scientifico/economia come tale/e quindi il senso di un oggetto economico? L a filosofia anche detta il filosofare. Marx tenta di fondare una scienza economica alla luce delle cognizioni filosofiche. Ogni sapere scientifico deve avere nel suo fondo una decisione filosofica. FIL OSOFIA E SE NSO La preposizione semplice “di” indica un rapporto fondativo. Nella “filosofia di x”, la filosofia non riduce un dato x a qualcosa di filosofico, bensì ne istituisce (di quell’x) il senso! - “storia della filosofia”: la filosofia non è nulla di filosofico ma un oggetto storico - “filosofia della storia”: la storia non è un oggetto filosofico bensì è istituita nel suo senso originario. Se diciamo che i fatti del mondo si generano indipendentemente dall’esistenza dell’uomo, allora possiamo dire che la storia è 1 e si tratta di raccontarla. Ma se con l’occhio della genesi ci chiediamo: “può accadere un fatto senza il senso?”, diremmo che ciò non sarebbe sostenibile. La storia può essere raccontata soltanto quando l’uomo raggiunge il senso dell’interpretazione del senso. C osì può generarsi il senso della filosofia della storia. DIFFE RE NZ E NE L MODO IN CUI “FIL OSOFIA” E D “E CONOMIA” SI RAPPORT ANO AL L ’ART E L’economia dell’arte: 1. non incontra mai l’arte come arte, ma la oggettua secondo uno schema che essa applica uniformemente a ogni ente; essa è dunque cieca rispetto all’arte come tale 2. non può fondare ne chiarire, ne interrogare, tale schema; essa è dunque cieca anche rispetto a se stessa, ossia al senso proprio de sapere, e dunque bisognevole di un altro sapere per essere ben fondata, ovvero capace, nonostante tale cecità, di preservare l ’indole di ciò a cui si applica. L A FIL OSOFIA INCONT RA L ’ART E ? La filosofia dell’arte fonda forse l’arte, le conferisce il suo senso? Notiamo che la filosofia (≠ sapere scientifico), è un sapere che fonda se stesso in quanto tale ovvero si auto-fonda filosoficamente . Aristotele ha esplicitato la capacità del sapere di auto- fondarsi. La filosofia in quanto tale è dono del fondo . Offre quindi il fondamento ma non si costituisce come esso. DA CHE PART E ST A L ’ART E ? Dobbiamo caratterizzare il sapere in cui consiste l’arte, ovvero se essa si collochi dalla parte del sapere scientifico (con la sua doppia cecità) oppure dalla parte della filosofia (con la sua doppia visione). L ’ART E É AUT O-FONDAT A L’arte è un sapere “ auto-fondato”, nel senso di autonomo , libero . Essa ottiene da sé il proprio fondamento, consiste in tale fondarsi artisticamente. SIGNIFICAT O DE L T IT OL O “FIL OSOFIA DE L L ’ART E ” L’espressione “ filosofia dell’arte ” non vuol dire che la filosofia riduce l’arte a qualcosa di filosofico (la filosofia non è mai oggettuante), né che essa preserva l’arte nel modo in cui è attendibile che essa sia preservata da un’economia dell’arte, né che essa doni senso e fondamento all’arte, la quale si auto- fonda artisticamente, e mai filosoficamente o in altro modo. L A FIL OSOFIA L IB E RA L ’ART E NE L SUO E L E ME NT O (ART IST ICO) Piuttosto, tra filosofia ed arte, entrambi saperi autofondati e autonomi, vige una relazione, un gioco in sé unico e una particolarissima vicinanza, sebbene essenzialmente scisse perché la filosofia non potrà mai ridursi all’arte. Possono prendersi il lusso di lasciarsi essere ciò che sono. La relazione può essere caratterizzata nel seguente modo: 1. La filosofia dell ’arte non fonda o spiega l ’arte, ma, nel dialogo con essa, e mettendosi al suo ascolto, tenta di chiarirne l ’indole. Lascia quindi l’arte al suo libero e autonomo generarsi. L ’arte, nel suo non essere bisognevole di essere fondata da altro da sé, ha tuttavia bisogno di tale esplicitazione (che, ripetiamolo, non è dell ’ordine della spiegazione, ovvero della “storia”). Se l ’arte (Klee) rende visibile, ossia lascia apparire l ’inapparente dimensione che concede l ’apparire , l ’esplicazione filosofica raccoglie nell ’invisibile, dicendoli, i tratti costitutivi di tale concessione. L A FIL OSOFIA IMPARA DAL L ’ART E 2. Nel tentativo di raccogliere nell ’invisibile, e così chiarire, i tratti costitutivi dell ’arte, la filosofia trova, a sua volta, la propria indole, ossia trova il modo originario del suo fondante fondarsi – il modo che le si addice è che le è inizialmente addetto / La filosofia dell’arte, tal per cui permette di esplicitare il modo in cui l’arte si costituisce in quanto tale, impara dall’arte e si accorge grazie ad essa di qualcosa che senza l’arte mai avrebbe potuto accorgersi. Nell’esplicitare l’indole costitutiva del creare artistico, questa indole impara qualcosa e quindi la filosofia mentre esplicita si trasforma e mentre si trasforma si esplicita. VICINANZ A T RA FIL OSOFIA E ART E La filosofia permette che arte ed economia possano dialogare in modo fruttuoso. La filosofia è chiamata in causa per il chiarimento del rapporto tra economia ed arte. Una economia che intenda incontrar l’arte in quanto tale ha bisogno di un chiarimento filosofico. RIASSUNT O Il termine “ Arte ” indica un concetto a sé stante. Mentre in “ E conomia dell’arte ” appare un rapporto in quanto oltre all’economia è nominato anche ciò a cui l’economia stessa si applica, ovvero l’arte. Esso ritorna in altre espressioni, analoghe a quella menzionata: storia dell’arte, sociologia dell’arte, chimica dell’arte, neurologia dell’arte/neuroestetica (tentativo di comprendere cosa c’è dentro il cervello umano dinanzi un’opera d’arte), filosofia dell’arte. Dobbiamo fare una distinzione tra l’ occhio storico e l’ occhio della genesi , che cerca qualcosa di nascosto, e si rende conto che c’è una differenza tra storia dell’arte, filosofia dell’arte, economia dell’arte. B isogna quindi capire in cosa consiste questa differenza. Dobbiamo capire in che modo ogni scienza si applica all’arte e quindi se anche la filosofia è considerabile scienza ovvero se si adegua al modo di agire che universalmente si può riconoscere alle scienze. 1. Il modo in cui le scienze studiano l’arte è attraverso l’ oggettivazione . Prendono l’arte, e attraverso dei canoni prestabiliti, la incasellano e la “contaminano”. Non studiano l’arte in sé ma come oggetto della scienza stessa e quindi quando studiano un oggetto lo rendono oggetto di quella materia facendogli perderete la sua essenza primitiva. 2. Le scienze non sono in grado di auto comprendersi ovvero non sanno spiegare la propria formazione e il loro senso di esistere. C apiamo se c’è una differenza tra la filosofia e queste scienze in quanto notiamo che la filosofia ottiene da sé il proprio fondamento e quindi si auto fonda. Essa è ad un livello più alto in quanto è la unica in grado di spiegare la genesi delle altre scienze. Per l’economia per esempio, Marx ha utilizzato la filosofia per spiegare quella che è la genesi dell’economia. La filosofia quindi non oggettivizza/oggettualizza in quanto spiega con un discorso filosofico l’oggetto ma quest’ultimo rimane tale e non perde la sua essenza. Ma l’arte è come la filosofia o è come una della altre scienze? L’arte si auto fonda e di fatto è vicina alla filosofia, ma allo stesso tempo è anche molto lontana in quanto la filosofia non riuscirà mai a oggettivizzare l’arte né a fondarla. Il filosofo quando si mette a pensare allo stato aporeutico cioè uno stato in cui sembra non ci sia passaggio, crede di non poter andare oltre, invece poi attraverso degli scorgimenti si può giungere a ciò che è nascosto. Il termine scorgimento rinvia sia al vedere che all’a KL E E : “ Se l ’ arte rende visibile, ossia lascia apparire l ’ inapparente dimensione che concede l ’ apparire, l ’ esplicazione filosofica raccoglie nell ’ invisibile, dicendoli, i tratti costitutivi di tale concessione” = Giacché l’arte, consiste nel lasciar apparire in una figura la dimensione che non è apparente ma che concede l’apparire = idea per Platone. La figura fa quindi apparire l’inapparente dimensione. Superamento dell’ascosità. Se l’arte è questo allora l’ esplicazione filosofica cerca di chiarire i tratti di questo concedere l’inapparente dimensione . Facendo ciò, la filosofia trova la propria indole , quindi impara qualcosa. La filosofia permette che arte ed economia possano dialogare in modo fruttuoso. Di fatto essa è chiamata in causa per il chiarimento del loro rapporto. Una economia che intenda incontrar l’arte in quanto tale ha bisogno di un chiarimento filosofico. Filosofia (meditazione) e arte (creare artistico) sono doti native dell’essere umano (= ogni uomo è già in rapporto con l’arte e con la filosofia). “ THE FIRST MAN WAS AN ARTIST ”-B arnett Newman (e resterà tale fino a prova contraria). C iò vuol dire che l’uomo fu già dotato di meditare e creare, pero non significa che ogni uomo è un artista e un filosofo. Dote nativa o indole (si riferisce a dei tratti che stanno su piano dell’attendibilità e non della contingenza/ possibilità, ciò che porta sul piano della credibilità, ex. la creanza ovvero il creare) ≠ capacità innata (tutto ciò che l’uomo acquisisce per il mero fatto di nascere, ex. creatività). La capacità innata fa un salto a diventa quella che è una dote nativa. AT T E NDIB IL IT Á/CONCE PIB IL IT Á/VE RIDICO/GIUST IFICAB IL IT Á/ACCE T T AB IL IT Á C on il termine attendibile si esprime “ciò che da qualcosa ci si attende” o “ciò che attende qualcosa”, resta in attesa di essa. “ C iò che si attende” e “C iò che resta in attesa” sono due modi di indicare il medesimo. L’essere umano abita già nell’attendibilità. Essere studenti significa imparare ad imparare . Una volta che ha imparato ad imparare diventa uno studente attendibile. C on il termine attendere indentiamo “tendere la mente a” ovvero avere cura. “Attendere a qualcosa” significa quindi donargli l’essere —> L’essente si costituisce nell’attendibilità e secondo attendibilità . Per entrare in consonanza con il pensiero dell’attendibilità dobbiamo ipotizzare che essa sia il nome della nostra casa. Per suscitare lo scorgimento del fenomeno che consiste nel fatto che noi già abitiamo nell’attendibilità, faremo degli esempi: 1. se devo andare in un certo luogo non posso decidere di andare in senso inverso, in quanto vado per una ragione. Andrei di fronte ad una contraddizione. Abito la rotta che ho intrapreso e quindi abitiamo nell’attendibilità. Parentesi: “ Abitare ” significa avere proprietà del luogo, disporre dell’aver luogo. Se gli esseri umani possono stare nel luogo è perché dispongono dell’aver luogo. Se diciamo che l’uomo già abita nell’attendibilità intendiamo il fatto di “ disporre dell’attendibilità dell’attendibilità ”. Definizione di uomo: colui che è convocato dall’attendibile. Può anche dire di no in quanto sennò sarebbe obbligato. Ogni artista è diversamente attendibile ma ciò non è spiegabile. Siamo tutti diversamente attendibilmente attendibili. L’attendibilità non è toccata dalla CONT INGE NZ A e resta sempre intatta/non contingentabile. La contingenza quindi sembra essere la modalità di esistere in cui l’attendibilità non sussiste. Si crede di essere liberi ma non sappiamo se è una vera libertà. La contingenza, sebbene non lo sappia, si fonda nell’attendibilità. La contingenza è l’effetto finale di un’azione contingentante . Al contingentare non c’è fine. Un albero ci appare come un esemplare vivente e si mostra ai nostri occhi in base a determinati parametri previamente stabiliti . Si tratta di una immediatezza. La contingenza è contingentamento (termine diagnostico) ovvero parametrizzazione informata al volere che strappa l’essente al suo essere e lo assegna all’impatto . Le modalità della contingenza: 1. l’effettività, se succede 2. la possibilità, se non succede 3. la necessità, se succede per forza L’attendibilità non è mai: 1. ne la possibilità 2. ne l’effettività-fattualità 3. né la necessità L’attendibile è ab origine scisso dal possibile, dal fattuale, dal necessario. Esso ha un carattere originariamente scismatico. Scisma significa tenere insieme per far si che ciò che è tenuto insieme non sia confuso ma mantenuto nella propria differenza. La X (chiasmo) per esempio può rappresentare uno scisma che unisce mantenendo le differenze. Soltanto nello scisma si può avere una autentica parità, da non confondere con l’uguaglianza, in quanto due elementi uguali possono confondersi. L ’attendibilità è scisma verso la contingenza in quanto non intendiamo lo scisma come separazione assoluta. “Verso", in quanto ogni contingentamento si rifà all’attendibilità sebbene non lo sappia. Ogni contingentamento ha bisogno dell’attendibilità per essere ciò che è. Mentre l’attendibilità è ciò che è grazie alla sua sola indole. Nessuna attendibilità potrà distruggere la contingenza. Quest’ultima potrà essere lasciata a sé stessa e non avendo potere non può agire contro. Assegnamo al pensiero che si addice al cointngentamento, il titolo di pensiero contingente che ha l’impatto vissuto come sua provenienza e origine ma consiste nella continua fabbricazione di tutte le condizioni e prospettive che pongano in atto il contingentamento di ogni cosa e del mondo stesso. Sta qui l’origine della globalizzazione: ciò che diventa globale è la brutalità del contingentamento. Arte e filosofia sono due attendibilità dell’essere dell’uomo quindi esse attendono l’uomo. Filosofia dell’arte significa interrogazione dell’indole arte e non indagine dell’arte. L ’atleta attendibile C he l’atleta sia attendibile come vincitore significa che l’atleta ha le capacità sufficienti per giungere al traguardo in prima posizione. Non deve dar prova della propria attendibilità, di fatto resta attendibile: - quando è un possibile vincitore - quando si trova nell’impossibilità di vincere - quando, essendosi ritirati tutti gli altri atleti, abbia la certezza della vittoria - quando abbia trasformato la sua condizione di possibile vincitore effettivo - quando non sia giunto al traguardo per primo—> la sua attendibilità è ancora più palese Il contingentamento effettua messa in produzione dell’atleta. In contingenza due atleti attendibili sono equivalenti mentre in attendibilità essi non sono mai confrontabili. C ustodisce le differenze e le unicità. C ome si diventa attendibili? Improvvisamente per ragioni inspiegabili. Il contingente ha la scansione temporale come successione di attimi mentre l’ attendibile non conta il tempo come scadenza di fatto ha sempre tempo , anche perché in un certo senso è esso stesso, tempo, temporalità originaria. L’attendibilità non si perde e non si acquista . Possiamo smarrirci (entrare in uno stato aporetico) ma non perderla. Ognuno di noi si trova in un rapporto unico e irripetibile con l’attendibilità e nessuno può modificarlo. R apporto attendibilità e ascosità: Attendibilità e ascosità sono due sorelle. Tanto più l’attendibilità si costituisce come tale e tanto più ci sarà un riconoscimento del fenomeno originario dell’ascosità. L’attendibilità crea uno sconcerto, che è sintomo di qualcosa. Pensiamo secondo contingenza e non pensiamo secondo attendibilità. In quanto esseri umani non possiamo non conoscere il tempo originario. L’emergere della contabilità cronometrica ci sconcerta. La nostra esistenza quotidiana è caratterizzata da una inversione: l’inattendibile si mostra come attendibile e l’attendibile come l’inattendibile . Regime dell’inattendibile : l’abitare nell’attendibilità in modo non consono all’attendibilità stessa. La contingenza e l’ IMPAT T O VISSUT O (impatto tra apparire e apparso, vissuto in quanto rinvia alla vita, cancellazione al riferimento esplicito alla morte e conoscere immediato) abitano nel regime. Indicando l’una indichiamo l’altro e viceversa. La volontà di performatività indica una dimensione di senso in cui ci troviamo ad esistere a dispetto di ogni volontà personale. Essa esclude e rifiuta ogni diagnosi di se stessa. I caratteri dell’impatto vissuto: 1. è immediatamente veridico 2. fa si che l’uomo possa incontrare qualunque cosa senza alcuna mediazione 3. assale il senso e la verità poiché non ha alcuna misura che lo guidi 4. annienta la lingua madre di ogni mediazione 5. alimenta nell’uomo l’inclinazione all’indeterminata animalità. Noi umani siamo costretti a coniare delle espressioni e il conio performativo che facciamo risponde ad una necessità diagnostica. T E NT ARE L ’E SSE NZ A DE L L 'ART E Filosofare—> interrogare: “ che è? ”, interrogare≠filosofare. 1. interrogare filosofico (originario e autonomo) : implica la trasformazione dell’interrogante. Non mira ad ottenere una risposta che chiuda l’interrogare ma al contrario ad aprirlo. Ogni interrogare implica che il carattere interrogativo sia conservato fin dentro la risposta. Questo domandare è caratterizzato da una libertà illimitata in quanto è libera da assunti di fondo (= assunti che costituiscono la necessaria base d’appoggio del domandare operativo). 2. ≠ domandare operativo: non implica alcuna trasformazione di colui che interroga. Le domande operative godono di una libertà limitata in quanto non possono spingersi fino a mettere in discussione gli assunti di fondo stessi. Dove tutto è informazione, l’interrogare filosofico non ha cittadinanza. L’interrogare e il domandare operativo non sono due modalità di interrogazione e nemmeno due ambiti separati ma sono due contegni fondamentali dell’essere umano che continuano a confondersi. Ogni domandare operativo ha sempre l’attendibilità di saltare nella dimensione dell’interrogare filosofico. Dialogo ( Dia-logos ) significa parlare attraverso, e ogni volta che si attraversa una cosa dobbiamo imparare a rinunciare a ciò che già sappiamo. Soltanto così la cosa sotto indagine può essere colta per ciò che è. Il concetto essenziale di E SSE NZ A indica che ciò che fa si che un certo essente sia singolare, irripetibile, unico e raro . Il concetto inessenziale di E SSE NZ A indica che ogni cosa può essere colta come un caso particolare di un concetto generale e astratto . Ogni cosa ha quindi un’essenza. (montagna= essenza—> Monte Olimpo, Monte Stella). L’ opera d’arte non coglie il concetto generale di una cosa ma mette sotto i nostri occhi qualcosa di inaudito , ovvero che senza l’opera d’arte non potrebbe sussistere. Dove possiamo trovare un concetto generale di arte? Se dovessimo pensare di poter ottenere un concetto generale di arte a partire dalle singole arti dovremmo avere già un concetto di arte. L’arte in generale è una palese inattendibilità. Solo il concetto essenziale di essenza è adeguato all’indole ‘arte’. “ N on ci si bagna mai due volte nello stesso fiume (come nell’indole arte) ”- Eraclito—> SFUGGEVOLEZZA. Il fiume scorrendo cambia ma resta anche fermo (letto del fiume). Ogni volta che immergo nel fiume è come se lo facessi per la prima volta, il tuffo è nuovo. C hi pone una domanda operativa sta fuori dal fiume senza toccare l’indole. Quanto detto fin qui sull’essenza vale anche per il concetto di E SSE RE . Ogni cosa è, cioè ogni cosa, prima di avere determinazioni particolari, è provvista di essere. “discontingentamento”: liberazione dell’essere dalla parametrizzazione. L’essere però non è ovvio ( NON-OVVIETÁ DELL’ESSER E ) e non è una proprietà dell’ente. C he una cosa sia , che qualcosa abbia essere, non è ovvio. Non dipende dal fatto che si presenta dinanzi. Infatti, potrebbe anche non essere ma ciò non vuol dire che non sussista. Scisma dell’essere verso l’ente. La filosofia dell’arte è un’interrogazione filosofica dell’essenza dell’arte. Tenta quindi la domanda “ che è l’arte ?” che interroga innanzitutto noi che interroghiamo. Tentare l’essenza dell’arte significa dunque riuscire a porre le condizioni affinché sia l’arte stessa a parlare attraverso l’opera d’arte dell’artista —> assecondare la parola dell’arte. Solo l’artista conosce l’essenza essenziale dell’arte e può indicarcela— > sa la sua costitutiva sfuggevolezza , che è proprio ciò in cui l’essenza dell’arte consiste ed è la sorgente del creare artistico che Leopardi chiama vaghezza . Arte e pittura sono il medesimo e la loro essenza è sfuggevole. La sfuggevolezza genera nell’uomo varie reazioni per esempio il fatto che essa si offre come inarrivabile e quindi che l’arte sia qualcosa di indefinibile. Ma l ’indefinibilità dell’arte è il risultato di un mal compreso senso della sfuggevolezza, perché si è incapaci di resistere all’enigma. Il nostro consueto modo di ragionare è quello di tutto fare tranne che resistere nell’enigma. La sfuggevolezza è dunque ciò che fa dell’arte un enigma (ciò che è nascosto in quanto capace di promettere una chiarezza). R esistere alla sfuggevolezza dell’essenza dell’arte è il contegno della filosofia dell’arte. Per l’artista abitare nella sfuggevolezza è qualcosa che lo accompagna ma noi stessi lo consideriamo qualcosa di scontato. Mostriamo quello che è un circolo, anche detto triade , costituito da ‘ arte ’, ‘artista ’ e ‘opera ’ in quanto nessuno dei tre è senza gli altri due . Esso è il campo di gioco dell’arte. 0 (niente, l’arte è libera dall’ente, non è un essere cosa)- 1/2 (medio, concede l’apparire dell’inapparente dimensione) -1(unicità) . L’artista è un particolare contegno che l’essere umano può assumere a dispetto dell’essere individuo ed è il medio duale che dall’arte va verso l’opera. Di fatto l’artista non è né individuo né soggetto né persona. Ogni artista è unico e senza di lui l’opera non potrebbe esistere. Questa unicità non persiste nelle scienze. L’opera sarà quindi il compimento dell’intermediazione. Un’opera d’arte, d’impatto, appare come una cosa, ma essa in realtà non lo è. L’opera sarà il compimento dell’intermediazione. Arte (libertà /essenza) designa niente, ovvero è libero dalla prepotenza dell’ente (in ogni apparire dell’ente vi è sempre la minaccia di ogni contingentamento). Secondo R ené C har un poema è un desiderio che resta tale ovvero in cui non si esaurisce nella soddisfazione. La triade consiste nell’invaghimento della vaghezza di sé invaghita, ovvero che rimane tale. Cézanne si è posto la domanda: “ C he significa dipingere ?”—> l’ interrogazione dell’arte diventa l’opera stessa di C ézanne , che fa apparire l’essenza della pittura attraverso la pittura stessa e che rappresenta una forma del dire/mostrare . Egli è il pittore della verità della pittura come pittura della verità. La verità viene detta dagli artisti in modo ogni volta unico e come la prima volta. Gli artisti non producono opere ma tentano un’opera. Offrirsi al tentativo in cui l’opera d’arte consiste significa rinunciare ad ogni sicurezza. La mancanza di assicurazione è l’elemento sorgivo del creare artistico. R esistere alla sfuggevolezza dell’arte o alla vaghezza in cui consiste l’essenza dell’arte significa, per l’interrogare filosofico, imparare a resistere alle tentazioni della rapida fruibilità e del rapido ottenimento di un risultato, che riguardano quello che viene chiamata CONOSCE NZ A D’IMPAT T O . Essa si fonda unicamente sul rapporto diretto e immediato con l’oggetto ed è la conoscenza sulla quale si basano le scienz e: esse condividono con il senso comune l’idea che la conoscenza si fondi sulla contingenza= contingentamento. L’uso del verbo vivere corrisponde al senso di questo sapere. Il senso rimane nascosto quando si chiede qual è stato l’impatto (immediatezza) di un’azione. L’uomo cerca di sfuggire alla sfuggevolezza dell’arte in quanto non è in grado di comprendere cos’è l’arte. Utilizza quindi altri mezzi per definirla. L’obiettivo della conoscenza d’impatto è quello di parametrizzare. Distinguiamo tra un sapere che ha come oggetto unicamente la contingenza—> conoscenza d’impatto e un sapere che ha come oggetto unicamente l’attendibilità—> filosofia. Primo scorgimento del filosofare : fin dall’inizio della sua genitura (filosofia e arte hanno un generarsi di volta in volta e non una storia), il pensiero filosofico si è accorto del fatto che una conoscenza, che sia fondata unicamente sull’impatto vissuto, è una conoscenza insufficiente e fallace . Platone si accorge che la conoscenza d’impatto non è sufficiente a determinare l’attendibilità dell’esperienza. Esempio: Pensiamo di aver imparato cos’è un albero perché ne abbiamo visti tanti ma se stiamo attenti a ciò che proviamo nell’incontro con l’albero, ci accorgiamo che siamo aperti all’attendibilità dell’intesa dell’albero. Le condizioni di attendibilità dell’esperienza, le idee , costituiscono il tema di un sapere che è internamente distinto dal sapere d’impatto delle scienze e del senso comune, e che Platone chiama filosofia. Ogni epoca ha la sua filosofia in quanto ogni comunità umana è minacciata dalla conoscenza d’impatto, che varia nel corso del tempo ed è problematica, e così sbuca ogni volta un filosofo. La filosofia è sempre in ogni epoca, un sapere inattuale, dal momento che nasce già libera dalla contingenza ( in cui ogni comunità umana è abitualmente dislocata). Se la filosofia è inattuale in quanto essa è in ogni momento, e potremmo dire che essa è futura in quanto è il passaggio successivo della conoscenza d’impatto. Si potrebbe fare a meno del filosofare se la conoscenza d’impatto fosse stata conosciuta dall’uomo in modo adeguato. —> Inattualità per futurità . Quando ci chiediamo: perché proprio C ézanne? ce lo domandiamo da un punto di vista esterno ovvero attiviamo quello che è l’ occhio storico /postazione storica, che è quel guardare che si auto- fonda come la prospettiva ultima sull’essere di ogni cosa, dunque come l’unica prospettiva attendibile. Esso presuppone che su ogni cosa sia possibile affacciarsi come da un balcone (balcone storico) da cui chiunque può diventare spettatore di qualunque cosa. L’ occhio storico quindi storicizza ogni cosa, niente può sfuggirgli , ma si mantiene a distanza di sicurezza. Esso non è di ogni epoca ma bisogna arrivare ad un’epoca in cui l’occhio storico si configura. Attribuisce all’artista l’occhio storico. C oscienza d’acquisto/ di consumo: capacità di scegliere. La filosofia si riduce ad uno ‘stock’ di concetti utilizzabili che divengono il campo dell’occhio storico e che poi diventano operativi.