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Filosofia del linguaggio:
Appunti di filosofia del linguaggio. A.A. 2001/2012
Argomenti affrontati:
• evoluzionismo delle scienze cognitive
• paradigma disincarnato
• dalla svolta linguistica alla svolta cognitiva
• dalle neuroscienze alla biologia della mente
• per una storia naturale della mente
• il negazionismo linguistico
• la coscienza afasica
• primitivismi antilinguistici
• credenze asimmetriche
• le cause del negazionismo
• la mente linguistica vs la mente animale
• la mente linguistica è una mente culturale
• fondamenti biologici e strutture evolutive del linguaggio
• l'osso ioide: il demarcatore funzionale
• le vie periferiche
• la tesi di Lieberman
• la tesi di Fitch
• il modularismo debole
• network del linguaggio
• l'area di Broca e i processi di unificazione cognitiva
• network diffusi e funzione linguistica estesa
• il metro ecologico della cognizione
• la prevedibilità delle estinzioni
• una lente zoologica sul genere homo
• l'evoluzione culturale dell'evoluzione naturale
• cervello, società e cultura nell'evoluzione dei primati
• neuroni specchio
• imitazione, socialità, aggressività
• l'anomalia ecologica del linguaggio umano
Dettagli appunto:
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Autore:
Marianna Tesoriero
[Visita la sua tesi: "Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media"]
- Università: Università degli Studi di Messina
- Facoltà: Scienze della Comunicazione
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Filosofia del linguaggio
- Docente: A. Pennisi
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Filosofia del linguaggio Appunti di Marianna Tesoriero Università degli Studi di Messina Facoltà di Scienze della Comunicazione Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione Esame di Filosofia del Linguaggio Docente: A. Pennisi Anno Accademico 2011/2012EVOLUZI ONI SMO E SCI ENZE COGNI TI VE I L PROGRAMMA DELLE SCI ENZE COGNI TI VE: Le scienze cognitive hanno com e oggetto di studio la natura e il fu n zio n a m e n to della ment e in un qualunque sistem a pensante, naturale o artificiale. Si tra tta di un progetto, di un programma di rice rca , che mi r a a spiegare i processi ment al i in mani er a tra sp a re n te , in modo da poterli rip ro d u rre in una macchi na, sim ulando le procedure delle nostre attivit à : in fe rire , dedurre, argomentare, ma anche essere consapevoli, credere, im m a g in a re e desiderare. Le scienze cognitive si rico n o sco n o in un met odo in te rd iscip lin a re adottato in tu tto il mondo, si tra tta di una vera e propria etica cooperativa della rice rca scientifica. La rifle ssio n e sulla natura della cognizione, nata in ambito cibernetico, si è ormai estesa a macchi a d' olio su tu tte le scienze umane e naturali. Da Tu r i n g a Chomsky . A tu tto il contributo decisivo che sta dando alla biologia evoluzionistica. L' idea che le abilit à cognitive possano essere in te ra m e n te sim ulate da procedure algoritmiche appartiene alla preistoria delle scienze cognitive; tu tta via la crisi del com putazionalism o classico non ha del tu tto cancellato la concezione secondo la quale esisterebbero pensieri tra s c e n d e n ti, percezioni, operazioni e procedure universali, stati ment al i di natura psicologica. Il com putazionalism o ( MENTE- COMPUTER) ha tra sm e sso alle neuroscienze l'id e a di un cervello-m onade che si articola in aree-monadi producendo fu n zio n i-m o n a d i, e alla filo s o fia della ment e l'id e a che l'in sie m e di tu tte le monadi di cui è com posto in nostro sistem a cognitivo sia a sua volta una met a- monade in co n sa p e vo le . La biologia evoluzionistica ( MENTE- ORGANI SMO) ha spostato l'o b ie ttivo fin a le collocando il cervello dentro l'o rg a n is m o vivente; la le zio n e pi ù grande dell' evoluzionismo contem poraneo è che sono gli organismi viventi che si adattano, gli in d ivid u i, non le lo ro strutture prese iso la ta m e n te , quasi fo s s e ro autosufficienti; studiare il cervello di una specie significa studiarne anche i ra p p o rti con i piedi e le mani , con l'a p p a ra to muscol o- schel et r i co, con la struttura dell' impianto circolatorio, re sp ira to rio , digerente, nervoso: tu tto l'in sie m e delle strutture che hanno fis s a to nel corso della storia evolutiva la tip o lo g ia fisio lo g ica della specie. Lo stesso vale sul piano delle fu n z io n i. Le scienze cognitive hanno una storia in te rn a caratterizzata da passaggi tra va g lia ti, dalla ment e- comput er alla ment e- or gani smo attraverso la ment e- cer vel l o, fin o a giungere all' idea che la ment e non è altro che l'e s ito com plesso di una lu n g a storia evolutiva delle strutture e delle fu n zio n i cerebrali. Ve d i a m o il percorso nel dettaglio. IL PA R A D I G M A DI SI NCARNA T O: Nel 1936 Tu r i n g propone al mondo scientifico una macchi na fo rm a le le cui re g o le di fu n zio n a m e n to appaiono sem plici ma che sarebbe in grado di sim ulare qualsiasi fu n zio n e calcolabile. La sua af fidabilit à è altissima poich é opera attraverso procedure deterministiche e i suoi principi di fu n z io n a m e n to sono la rico rsivit à e la fin ite zza del numero degli stati lo g ici in cui pu ò tro v a rs i e del nastro su cui scrive e le g g e i risu lta ti delle elaborazioni. Per fu n zio n a re è essenziale che i problemi a essa sottoposti siano riso lu b ili, ovvero che i calcoli necessari per tro v a re le soluzioni siano com posti da un numero fin ito di passi. Tu t t a v i a sussiste il problema dell' arresto di una macchi na di Tu r i n g che non è prevedibile a priori ( halting problem). Ci ò ci suggerisce che non tu tta la conoscenza umana pu ò essere sottoposta a processi di fo rm a liz z a zio n e , ma di quella parte che possiamo fo rm a lizza re dobbiamo fid a rc i. Qual che anno dopo Tu r i n g ci rip ro va e sfida il mondo a dimostrare la capacità di distinguere dalle sole mani f est azi oni esterne se un ra g io n a m e n to proviene da una macchi na o da un umano. Il te s t di Tu r i n g diventa cos ì il sim bolo della prima fa se delle scienze cognitive: quella in cui trio n fa l'id e a secondo cui tu tto ci ò che possiamo predicare dell' intelligenza umana possiamo anche sim ularlo attraverso i com puter; nasce l'In te llig e n za Ar t i f i ci al e. Tu r i n g era consapevole degli elementi im p re d ica b ili della cognitivit à umana e dell' importanza che pu ò avere per l'e sse re umano porsi tu tti quei problemi che oltrepassano la soglia della conoscenza scientifica, pertanto decise di re n d e rli espliciti bersagli fa lsifica b ili per la sua te o ria . È il caso dell' autocoscienza. Accant o alla consapevolezza che problemi giocano nella fo rm a z io n e del pensiero umano senza poter essere affrontati nel contesto di una esplicita te o ria moni st i ca della ment e Tu r i n g , ha ben chiara anche la problematicit à della dimensione biologica della cognitivit à umana. Nel 1952 te n ta di applicare i suoi model l i fo rm a li allo sviluppo degli embrioni; in questi problemi si ra f fo rza l'id e a direttiva del ru o lo della sem plificazione, della id e a liz z a z io n e e della potenziale fa lsifica zio n e rid u zio n ista della re a lt à biologica. Lo sviluppoi degli embrioni cos ì com e l'e vo lu zio n e degli in d ivid u i sem bra a Tu r i n g un evento sim ulabile da macchi ne che “ apprendono ” : parlo dell' idea di un' assimilazione tra la macchi na- bambi no e il bambino biologico. Ta l e assimilazione diventa il lim ite in va lica b ile nella prima fa s e delle scienze cognitive. Tu r i n g utilizza il caso di Hel l en Kel l er per sostenere la te si della sostanziale in d if fe re n z a del problema della corporificazione delle fu n zio n i cerebrali; la piccola cieco-sorda dimostrebbe la possibilit à di apprendimento anche a dispetto dell' assenza delle fu n z io n i percettive elementari. Come l'u d ire i suoni e il vedere gli oggetti. Poco dopo sfocia nel progetto dell' I(n te llig e n za )A (a rtificia le ) fo rte la prima sterzata epistemologica delle scienze cognitive fo n d a ta sulla te si della rid u cib ilit à della cognizione umana alla mani pol azi one di sim boli arbitrari: qualsiasi cosa che il cervello fa , lo fa in virt ù della sua struttura in quanto sistem a lo g ico , e non perch é è nella te sta di una persona o perch è è costituito da un te s s u to spugnoso costituito a sua volta da un tip o particolare di fo rm a zio n e biologica cellulare. Secondo Haugel and: poich é i calcolatori possono mani pol ar e elementi arbitrari com unque definibili, dobbiamo solo fa r si che questi elementi siano sim boli e che le mani pol azi oni da noi definite siano ra zio n a li per ottenere una macchi na che pensa. Secondo questa te o ria non abbiamo bisogno di distinguere tra un organismo fisio lo g ico o elettronico per giudicare delle is tru z io n i attraverso le quali il suo operato si re n d e mani f est o. Gl i sforzi te o ric i delle ancora neonate scienze cognitive sono cos ì orientati tu tti a esplicitare sistem i, re la zio n i e processi operatori della ment e, re le g a n d o le lo ro im p le m e n ta zio n i in un qualunque genere di hardware, artificiale o biologico che sia. DALLA SVOL T A LINGUISTICA ALLA SVOL T A COGNI TI V A: L' espressione svolta lin g u is tic a è di Ri char d Ror t y che negli anni ' 70 avanza l'id e a secondo la quale l'a n a lis i del lin g u a g g io costituisce il met odo per la riso lu zio n e di tu tti i problemi filo so fici. Si tra tta della fo rm a liz z a z io n e dell' idea centrale della sem antica di Wi t t gei ns t ei n secondo cui l'u n ic a re a lt à cui i filo s o fi possono accedere è la grammatica di una lin g u a ossia l'in sie m e di re g o le che re g g o n o e spiegano gli usi di una lin g u a . Il panorama filo so fico del ' 900 vede la tra d iz io n e analitica, lo strutturalism o saussuriano e quello postsaussuriano, che si ritro va n o a condividere la centralit à della lin g u a com e strum ento di conoscenza: la d d o ve la filo so fia analitica si polarizza sul valore universale di verit à in sito nell' analisi lo g ica del lin g u a g g io ; nella tra d iz io n e strutturalista è amplificata la natura sociale e l'a u to n o m ia della lin g u a dai singoli concreti parlanti. A partire dalla seconda met à del ' 900 va affermandosi una te rza accezione della svolta lin g u istica : quella della grammatica generativa di Chomsky che per la prima volta pone al centro dell' universo lin g u is tic o il ment al i smo, l'in n a tism o , la rico rsivit à delle sue procedure sintattiche e la specie-specificit à della fo rm a di in te llig e n za e conoscenza del mondo. Un elemento accomuna le tre versioni della svolta lin g u istica ossia l'a sse n za di qualsiasi in te re sse per la corporeit à dei processi lin g u istici. In re a lt à , la te si dell' intelligenza com e mani pol azi one arbitraria di sim boli non è affatto in co m p a tib ile con l'a n im a sem iologica dello strutturalism o, ne con l'a to m is m o del calcolo proposizionale che sta alla base delle lo g ich e analitiche e neppure con il model l o di conversione tra strutture superficiali e strutture profonde del generativismo. Lo schem a di id e e fo rn ito da Jackonson a Chomsky sono im m a g in i del tu tto defisicizzate dei processi di codificazione, elaborazione, produzione e com prensione del lin g u a g g io . Non si parla di correlati mor f ol ogi ci periferici e centrali del lin g u a g g io ; per in iz ia re a capire dove ta li procedure fisica m e n te si svolgano, quali organi coinvolgono, in che modo in te ra g is c o n o tra lo ro , com e si in te rfa ccin o con la re a lt à esterna, etc, occorrer à aspettare l'a s c e s a delle neuroscienze. DALLE NEUROSCI ENZE ALLA BI OLOGI A DELLA MENTE: Nel corso degli ultimi 20 anni, le neuroscienze hanno ra g g iu n to un' indiscussa egemonia scientifica. Si tra tta di un processo tu tto ra in corso e di cui non si rie sco n o a scorgere con precisione i confini. L' idea di fo n d o che ha accompagnato la conversione delle origini com putazionali delle scienze cognitive verso i lid i neuroscientifici è quella della naturalizzazione della ment e. La ment e com putazionale è una ment e artificiale: nasce all' interno della prospettiva sim ulazionista. In un certo senso nessuno studioso ha mai davvero creduto che la met af or a del com puter potesse essere altro che un met odo, una filo so fia . Al contrario nel paradigma neuroscientifico, in lin e a di principio, ment e e cervello coincidono; il cervello non è pi ù una met af or a della ment e, è la ment e stessa. L' ipotesi neuroscientifica è ra d ica lm e n te moni st i ca, si tra tta di associare sedi neuronali a com portam enti, com pletare la mat r i ce causalistica delle fu n zio n i con le strutture, rico stru ire la mappat ur a com pleta del ra p p o rto tra fa tti ment al i e fa tti cerebrali. Su questa ip o te si si ra d ica la te n d e n z a a naturalizzare tu tti i saperi connessi alle scienze cognitive. Il programma di naturalizzazione delle conoscenze ai suoi in izi era tu tt'a ltro che privo di problemi, le diverse com ponenti in te rn e alle scienze cognitive sem bravano in te n d e re con questo te rm in e approcci mol t o diversi tra lo ro . L' intenzione è in sostanza quella di tra tta re i fe n o m e n i ment al i com e fe n o m e n i naturali. Man mano che ci si allontana dalla vocazione originaria di centrare sulla natura mat er i al e il proprio oggetto di studio, il naturalismo e la sua applicazione si com plica. Per un filo s o fo che ha a che fa re ora con id e e e concetti, che cosa vuol dire considerare i com portam enti ment al i com e com portam enti naturali? Per Qui ne, Gol dmean e Dr et ske significava praticare l'e u ta n a sia filo so fia ossia la filo so fia deve dissolversi nella conoscenza scientifica adottando i met odi delle stesse scienze naturali. Un' al t r a fo rm u la z io n e pi ù moder at a in ve ce , il naturalismo lib e ra le , sostiene una divaricazione tra i problemi filo s o fic i che possono essere tra tta ti attraverso i met odi delle scienze naturali e quelli che non appaiono rid u cib ili a essi. In pratica, ta le fo rm u la zio n e te n d e ad aprire una dimensione del pensiero in a c c e s s ib ile ai met odi naturalistici, e ci ò vuol dire ammettere che per questo genere di problemi potrebbero essere im m a g in a te soluzioni di tip o dualistico. Un' i pot esi del genere pu ò consistere nel programma delle scienze cognitive, dalla sua seconda fa s e in poi. Ma ci ò che la maggi or parte dei filo so fi fe ce ro al te m p o fu evitare e mascher ar e i dualismi im p lic iti sostituendo versioni mol t o pi ù sem plificate dei problemi ai problemi stessi. Cos ì si ebbero Pessi mi Ri sul t at i , di cui la svolta lin g u istica non è sicuram ente esente da re sp o n sa b ilit à filo so fich e : la prima è che non tu tti i problemi filo so fici sono problemi lin g u is tic i, ne il sapere lin g u istico è l'u n ica fo rm a di certezza. Il grande mer i t o delle scienze cognitive è stato proprio quello di dimostrare com e alla fo rm a zio n e delle cognizioni concorrono una serie di abilit à parziali dotati di una lo ro autonomia: è la cosiddetta “ architettura modul ar e della ment e ” ; nell' insieme continuo di queste abilit à e delle entit à conoscitive che da esse derivano, c' è un punto in cui il contatto diretto tra l'a b ilit à ( la capacità , la fu n zio n e , etc.) e il suo prodotto viene in te rro tto . L' unico modo per ria cco rd a rli è la medi azi one di una fu n z io n e ra p p re se n ta zio n a le che, nella specie umana, è il lin g u a g g io . Al t r a causa dei fa llim e n ti, la cui re sp o n sa b ilit à è ancora della svolta lin g u istica è la grande assenza del corpo del soggetto parlante nel secolo del lin g u a g g io . L' attuale te n d e n z a delle scienze cognitive banalizza il rico rso alla naturalizzazione della conoscenza in te rp re ta n d o la com e una sua rid u zio n e alle fu n zio n i prelinguistiche dei sistem i cognitivi. Non è af fatto in fo n d a ta l'ip o te si che la core know ledge ( * ) possa preesistere risp e tto alle capacit à lin g u is tic h e umane ma l'in sie m e di queste capacità , proprio perch è si sono evolute a partire da fo rm e strutturali precedenti, ha subito certam ente all' interno dell' organismo adattato, una tra s fo rm a zio n e . Lo stesso vale per la fu n zio n e cognitiva non lin g u istica la quale pu ò certam ente essere risco n tra ta in altre specie animali o nei bambini prelinguistici ma quando viene a mat ur azi one cognitiva in te g ra le il dispositivo bio-linguistico nell' uomo ( a 4 anni circa) la le ttu ra della ment e diventa un sofisticato sistem a di precisione di eventi astratti, la categorizzazione sensoriale si decontestualizza dalla presenza degli stim oli divenendo le s s ic o , il potenziale in fe re n zia le si mol t i pl i ca articolandosi entro lu n g h e catene di calcoli. L' evoluzione non rig u a rd a le singole strutture o i singoli modul i ma gli in te ri organismi viventi e le singole specie ognuna delle quali ha debiti con il passato ma anche crediti per il fu tu ro : un nuovo posto in c o n fo n d ib ile nella biodiversit à . Qui ndi l'o b ie ttiv o naturalistico è esattamente l'o p p o sto di quello perseguito dall' attuale filo so fia della ment e. Non si tra tta di capire in che modo certe fu n zio n i cognitive prelinguistiche medi ano l'e s e rc iz io della fu n zio n e lin g u istica , ma in che modo la specie- specificit à della fu n z io n e lin g u is tic a rico n ve rte in un nuovo organismo ment al e l'in sie m e delle fu n zio n i cognitive che non hanno una natura prevalentemente lin g u istica . Tu t t o ci ò non ha pi ù nulla a che fa re con la svolta lin g u istica ne con il paradigma com putazionale. La fu n zio n e lin g u istica naturalizzata è il FOCUS della variabilit à evolutiva in tro d o tta non in modul i astratti ma in com plessi organismi biologici. È il programma di Edel man per la te rza fa se del nuovo paradigma: bisogna riu scire a in c lu d e re la biologia nelle te o ria della conoscenza e del lin g u a g g io , sviluppare un' epistemologia dai fo n d a m e n ti biologici, una descrizione che spieghi alla lu ce dei fa tti dell' evoluzione e della biologia dello sviluppo com e conosciam o e com e abbiamo consapevolezza. PER UNA ST ORI A NA TURALE DELLA MENTE: Ci ò che Edel man rim p ro ve ra alle attuali scienze cognitive è l'a d o zio n e da parte degli psicologi, lin g u is ti ed in fo rm a tic i di una prospettiva ment al i st a ip e rfo rm a lizza ta , ma anche la te n d e n za ad attribuire le caratteristiche delle costruzioni ment al i umane ( com e la lo g ica e la mat emat i ca) al ra g io n a m e n to umano e al mondo macr oscopi co in cui viviam o. In re a lt à i sistem i cognitivi naturali non sono fa tti della stessa natura della lo ro piccola sottoparte “ calcolistica ” : la percezione non fu n z io n e con le re g o le della categorizzazione, delle lo g ich e booleane o dell' IA. Il pensiero, la memor i a e il lin g u a g g io scaturiscono dal corpo e dal cervello e non operano tra m ite significati tra sce n d e n ta li ma attraverso contrattazioni sem antiche prodotte dall' interazione con i conspecifici e con i processi di in co rp o ra m e n to delle conoscenze. Poco chiare sono le prospettive costruttiviste. Al l ' abbandono dell' intelligenza artificiale sem bra non aver fa tto risco n tro un' adeguata re visio n e dei fo n d a m e n ti biologici delle neuroscienze. Sembr a, per certi versi, in a rre sta b ile la te n d e n za della rice rca “ normale ” a riso lve re i problemi della cognitivit à umana nella pura ra p p re se n ta zio n e neurotopografica o negli schem ini ip e re s e m p lific a tiv i della psicologia cognitiva. L' appagamento per le mappe cerebrali e per i lo ro procedimenti di accensione e spegnim ento, ha al moment o, anestetizzato i dolori della critica edelmaniana. Eppur e si sa, ormai, che tu tte le te cn o lo g ie di neuroimmagine ci in d ic a n o solo la lo ca lizza zio n e di determinati gruppi di cellule nervose nel moment o in cui si svolge una certa attivit à ment al e. Libet ci rico rd a che, non sappiam o in ve ce ne quali generi di attivit à stiano svolgendo le cellule nervose, ne i te m p i di sincronizzazione tra eventi cellulari, eventi ment al i e com portam enti visibili. Quest e carenze mal si sposano con le certezze esibite dalle neuroscienze. E ci ò significa che nel moment o in cui guardiamo le mappe delle attivit à neurocerebrali stiam o osservando solo le conseguenze in n e sca te da meccani smi e lu o g h i generativi probabilmente diversi da quelli che si “ accendono ” dinnanzi ai nostri occhi, ed è persino possibile che le aree che most r ano un aumento dell' attivit à non siano siti di im p o rta n za primario per l'in izio o l'o rg a n izza zio n e delle fu n zio n i che si stanno controllando. I siti primari potrebbero essere pi ù piccoli e most r ar e cam biam enti mol t o pi ù deboli nelle im m a g in i di mi sur azi one. Scambi ar e la lo ca lizza zio n e con la rico stru zio n e fu n z io n a le degli eventi cognitivi è un prezzo che le neuroscienze pagano ai re sid u i del modul ar i smo com putazionale, ma non solo questo: la concezione atomistica delle strutture neuronali, il disinteresse per i meccani smi di apprendimento sociale tra conspecifici e per la natura dei processi di selezione evolutiva delle fu n zio n i specie-specifiche, sono tu tti elementi che rie n tra n o per diritto in quella concezione, ERRONEA, della natura del pensiero, che la 3 ° fa s e delle scienze cognitive deve solo evitare. L' idea di fo n d o della concezione atomistica è che tu tti i neuroni siano entit à sem plici poste su un eguale piano gerarchico e che le prestazioni cui danno lu o g o dipendano dalla quantit à delle entit à im p ie g a te e dalla tip o lo g ia delle re ti che disegnano: la qualit à sarebbe una fu n zio n e della quantit à organizzata. L' alternativa biologica a quest' idea è oggi tra ccia ta dalle nuove fro n tie re della genetica mol ecol ar e: un programma di rice rca fo n d a to sull' idea che le differenze di prestazione nei processi cognitivi siano gi à in s c ritte al live llo in vo lo n ta rio e in n a to delle cellule e dei com plessi macr ocel l ul ar i . Non si tra tte re b b e pi ù quindi di studiare solo i diversi modi in cui si com biano le configurazioni di “ paria ” cellulari, ma di rifle tte re attorno ai modi in cui gerarchie diverse di mol ecol e specializzate si cercano per aggregarsi in domini altrettanto specifici di fu n zio n i cognitive. Al t r et t ant o im p o rta n te è la considerazione che dovrebbe assumere la modal i t à con cui avviene l'a p p re n d im e n to in te ra ttiv o con i conspecifici. Secondo Edel man dobbiamo al model l o dell' autoelevazione sem antica la categorizzazione concettuale specifica umana. Essa fu n zio n e re b b e da modal i t à di rico m p e n sa e apprendimento, sotto condizioni d categorizzazione, degli sforzi per rico n o sce re sotto una com une fo rm a fo n o lo g ica l'o g g e tto com unem ente percepito sia dal bambino che dalla madr e. Nei model l i d Br une e di To m a s e l l o , l'a tte n z io n e condivisa sarebbe un processo di fo ca lizza zio n e del senso che coinvolge in uno specifico e contestualizzato atto di cooperazione com unicativa 2 o pi ù conspecifici appartenenti a una medesi ma fo rm a di vita. Ci ò che si sostiene è l'e s ig e n z a dell' applicazione di un programma di biologizzazione delle neuroscienze. Per definire una te o ria biologica generale della fu n zio n e cerebrale occorre entrare nel cuore della prospettiva evoluzionistica attuale. La te o ria dell' evoluzione nasce nel 1859 con Char l es Dar wi n e la sua opera L' origine delle specie per selezione naturale, che si contrapponeva alla Phi l osophi e Zool ogi que di Lamarck; quest' ultimo sosteneva gli organismi sono il risu lta to di un processo graduale di modi f i cazi one che avviene sotto la pressione delle condizioni ambientali. Oggi sappiam o che la selezione naturale opera sulla base della maggi or e adattativit à all' ambiente che la struttura genetica delle diverse specie determina, Lamarck sosteneva anche la te si della tra sm issio n e dei caratteri acquisiti: tu tto ci ò che durante la vita di un in d ivid u o si modi f i ca viene la scia to in eredit à ai propri discendenti. Ip o te si rive la ta si senza alcun risco n tro . La te o ria darwiniana ha capito che la nascita di nuove specie, la differenziazione e tu tti gli altri meccani smi che determinano la biodiversivit à dipendono dalla selezione naturale di variazioni casuali congenite, e che l'u o m o discende in continuit à dagli altri primati. Il neodarwinismo è giunto a precisare tu tte le lim ita zio n i in trin se ch e alla te o ria della selezione naturale: è sostanzialm ente accettato oggi che la selezione naturale opera nel quadro delle re strizio n i im p o s te dalla fis ic a e dalla chim ica, concordem ente con le le g g i dello sviluppo della fo rm a , con il determinismo eco-etologico e, per quanto rig u a rd a l'e vo lu zio n e delle fu n zio n i, con i fe n o m e n i di e x aptation e con quelli dell' evoluzione culturale. Cost i t ui t i va di questo contesto, della 3 ° fa s e delle scienze cognitive, è l'a sim m e tria del ra p p o rto tra l'e vo lu zio n e delle strutture e quella delle fu n zio n i: nessuno pu ò met t er e in discussione che una qualunque mut azi one casuale pu ò in n e sta rsi attraverso la selezione naturale solo su uno stadio fis io lo g ic o precedente. Ci ò in ve ce non vale sem pre per le fu n zio n i. Sol o il primo passo di una tra s fo rm a z io n e fu n z io n a le + contenuto nella storia della struttura anatomica che la esercita ovvero è una adattamento vero e proprio, quando rie sce . Ma i successivi passi fu n zio n a li possono seguire strade im p re ve d ib ili e lo n ta n e dalle fu n zio n i originarie per cui una data struttura si è evoluta, in questo caso non si potr à parlare di adattamento ma di exaptation ovvero di una nuova fu n z io n e che si in n e sta in una com ponente dell' organismo per la quale non era stata precedentemente selezionata. Nat ur al ment e anche i cam biam enti esattativi sono poi soggetti alla selezione naturale. Per certi aspetti la biologia evoluzionista e le scienze cognitive potrebbero entrare in ro tta collisione epistemologica, la rico stru zio n e evolutiva è in fa tti per sua natura in trin se ca m e n te diacronica, la d d o v e le operazione ment al i che devono essere spiegate dalle scienze cognitive sono per definizione processi paralleli e sincronici. Quel l o che nelle altre discipline è spesso volutam ente la scia to nell' ombra nelle scienze cognitive deve essere re so per fo rz a di cose un presupposto esplicito: per descrivere gli apparati e le procedure cognitive è essenziale che li si possa paragonare per evidenziare quanto siano sim ili e quanto siano diversi tra lo ro . Che scienza cognitiva sarebbe quella che descrive il fu n zio n a m e n to delle ment i senza precisarne le caratteristiche strutturali e fu n zio n a li che la storia evolutiva ha re so specie- specifiche? Sol o all'interno di questo quadro generale delle similarit à e delle differenze, dei percorsi graduali e delle ro ttu re im p ro vvise che la storia evolutiva orientata dal caso e dalla necessit à ha generato senza alcuna possibilit à di prevederne gli sviluppi fu tu ri, è possibile avviare la 3 ° fa s e delle scienze cognitive. Un quadro generale che è appunto quello della biologia evoluzionistica. Una scienza che deve essere in grado di parlare delle specificit à della ment e umana ma fu o ri da ogni prospettiva antropocentrica. Il fa tto che la ment e umana sia fo rte m e n te specie-specifica non significa affatto che essa viva al di fu o ri delle le g g i naturali che re g o la n o l'e c o lo g ia dei sistem i viventi, anzi, una prospettiva ra d ica lm e n te naturalistica non pu ò esimersi dal collegare le propriet à in trin se ch e dei sistem i cognitivi ( le sue capacità specifiche) con i profili adattativi che ne hanno determinato le capacità espansive o il confinam ento in nicchie ecologiche dedicate. Si mi l ar i tà e specificit à strutturali e fu n zio n a li ed ecologiche tu tte filtra te da un rig o ro so met odo sperim entale: ecco delinearsi il paradigma biologico della scienza cognitiva del nuovo secolo. Per t ant o la domanda è : è possibile naturalizzare attraverso il paradigma biologico sin qui tra tte g g ia to la dimensione soggettiva della cognizione? La te s i di fo n d o di questo te sto sostiene che esiste solo una dimensione della rice rca che permette di te n e re tu tto assieme, senza rid u zio n i sem plificatrici degli oggetti di studio e senza allentamento dei vincoli scientifico-argom entativi, e questa dimensione di rice rca è la dimensione lin g u istica . IL NEGAZI ONI SMO LINGUISTICO Consi der ar e una scienza cognitiva che non si fo n d i sulla centralit à del lin g u a g g io per descrivere il fu n z io n a m e n to specie-specifico del sistem a cognitivo umano sem brerebbe all' apparenza del tu tto in s o s te n ib ile oltrech è assolutamente in u tile , almeno, cos ì pensavamo. Quest a verit à , che credevam o scontata è sorprendentem ente ig n o ra ta dalla maggi or parte degli psicologi e dei neuropsicologi e dei neuroscienziati e dei filo so fi. Nessuno ovviamente ig n o ra che lo strum ento lin g u a g g io potenzi l'in te llig e n za umana re n d e n d o la efficiente; ci ò che non viene rico n o sciu to al lin g u a g g io è il suo statuto cognitivo fo n d a zio n a le della conoscenza e della stessa natura umana: se il secolo scorso è stato caratterizzato dalla svolta cognitiva allora in un certo senso le scienze cognitive del lin g u a g g io sono una disciplina antilinguistica. In questa direzione va in te rp re ta ta la sostituzione del primato del pensiero a quello del lin g u a g g io , dei contenuti proposizionali ( credenze, desideri, emozioni,. passioni, etc.) ai significati, della filo s o fia della ment e alla filo so fia del lin g u a g g io . L' argomentazione principale è che il lin g u a g g io serve a tra s m e tte re sentim enti, pensieri, stati ment al i , in so m m a contenuti, che gi à gli uomini provano in d ip e n d e n te m e n te dalla sua esistenza. Le parole sarebbero solo una nomenclatura, un in s ie m e di etichette che appiccichiamo ai concetti che preesistono a esse. Illu stri filo so fi della ment e sostengono che non pu ò stare a fo n d a m e n to del sistem a cognitivo umano una fu n z io n e -s p e c c h io che mal rifle tte il vero significato delle cose, le stravaganze della tra d u z io n e verbale. Damasi o sostiene che fa lsifich e re b b e ro l'o rig in a ria autenticit à dei pensieri pi ù genuini. Ment r e vengono amplificati gli scopi com unicativi del lin g u a g g io , non viene poi to lle ra to da mol t i cognitivisti attuali l'id e a che attraverso l'in te ra zio n e lin g u istica sociale la ment e crei proprie versioni, soggettive e collettive, della re a lt à . Si arriva cos ì a conclusioni sconcertanti. Quest i oni cruciali nella vita umana, com e decidere se vivere o mor i r e, se uccidere o salvare, se amare o odiare una persona, se credere a un dio o no, vengono in pratica privati della lo ro ra g io n e lin g u is tic a , sino a sostenere che altro non sono che re sid u i evolutivi di bisogni di fa si precedenti. Si corre in s o m m a il risch io che il paradigma delle scienze cognitive diventi un vero e proprio paradigma negazionista del lin g u a g g io . Cer chi amo dic apire com e fu n zio n a n o in generale gli schem i argomentativi del negazionismo. IL NEGAZI ONI SMO: È sorto negli anni ' 50 com e un movi ment o id e o lo g ico te so a mi ni mi zzar e le re sp o n sa b ilit à mor al i della Ger mani a nazista, il negazionismo rifle tte oggi un in sie m e di posizioni che esprimono dubbi circa la storia dell' olocausto, secondo ta li ip o te si la portata del genocidio degli ebrei sarebbe stata mol t o in fe rio re risp e tto a quanto la storiografia ufficiale ci dice. Chi sostiene queste posizioni esige un maggi or numero di prove rite n e n d o le evidenze tro va te nei cam pi di sterm inio, in s u f fic ie n ti e probabilmente fa lse o costruite ad hoc. La te n d e n z a a rico rre re alle pi ù arzigogolate ed eterogenee argomentazioni e l'a d o zio n e di uno stile argomentativo fo n d a to su cum uli di osservazioni pseudotecniche per negare anche le evidenze pi ù macr oscopi che, hanno tro va to nell' ultimo decennio sem pre pi ù spazio nell' alimentare le passioni id e o lo g ich e della pi ù svariata natura e dalla pi ù o meno pericolosit à . Nel l ' ar goment ar e negazionista si ritie n e che l'a ccu m u la rsi di una quantit à di dettagli pi ù o meno mi nut i , l'a f fa s te lla m e n to di possibili ta sse lli te cn ici, possa aumentare di per se la credibilit à della negazione, e per converso l'a vva lo ra m e n to di te si concorrenti. Frut t o, fo rse , del passaggio al te rz o mi l l enni o, questo clim a di rim o zio n e delle certezze ha coinvolto anche il dibattito accademico-scientifico persino su questioni fo n d a tive . Nei tra n q u illi te rrito ri della filo s o fia della ment e com incia a fa rsi strada l'id e a che il lin g u a g g io non costituisca af fatto il baricentro storico-naturale della cognitivit à e dell' evoluzione umana e che fa co lt à antropocentricamente essenziali com e la soggettivit à , la creativit à , le credenze, il lib e ro arbitrio, la coscienza e l'a u to c o scie n za , possano tra n q u illa m e n te fa rn e a meno anche nella lo ro pi ù piena re a lizza zio n e . IL NEGAZI ONI SMO LINGUISTICO DELLE SC. COGNI TI VE: Le ra g io n i per cui dall' evoluzione dei primati si è speciato l'h o m o sapiens è che in una data configurazione crono-eto-zoologica ha avutoi lu o g o l'in sta n zia zio n e del lin g u a g g io . Esso è il risu lta to di un potenzialit à filo g e n e tica fo n d a ta su una mut azi one casuale di correlati mor f ol ogi ci periferici e centrali specifici; si è affermato secondo le le g g i della selezione naturale, producendo vantaggi selettive dapprima fu n zio n a lizza ti a fa tto ri rip ro d u ttivi e poi, in te m p i evolutivi mol t o ra p id i, rifu n zio n a lizza ti a un in sie m e di processi naturali e culturali sem pre pi ù com plessi e adattativi. Quest a è la pietra dello scandalo del negazionismo lin g u istico della filo s o fia della ment e. per negare questo evento originario alcuni tra i pi ù dotati cognitivisti contem poranei sono rico rsi a nozioni te cn ich e di natura neuroscientifica, fisio lo g ica e psicologica, tro p p o spesso sganciate dal contesto com plessivo della prospettiva biologico-evolutiva entro cui otterrebbero un re a le valore le argomentazioni pi ù dif fuse del negazionismo lin g u istico possono essere articolate in 3 grandi gruppi te m a tic i: argomenti filo s o fici, naturalistici e antropologico-evolutivi: Tr a gli argomenti filo s o fic i spiccano i grandi dibattiti classici della tra d izio n e occidentale: il ra p p o rto fra pensiero e lin g u a g g io , tra lin g u a g g io e re a lt à , r ì tra mondo percettivo e mondo lin g u istico . Al l ' i nt er no di questo tip o di argomentazione l'id e a prevalente della filo so fia della ment e è che il lin g u a g g io sia una struttura derivata e secondaria risp e tto a percezioni, pensieri e concetti. Tr a gli argomenti naturalistici emergono le osservazioni di tip o neurofisiologico e neuroscientifico. L' opzione filo s o fic a ment al i st a te n d e a dimostrare in queste argomentazioni che in tu tti i fe n o m e n i fu n z io n a li di ordine superiore il lin g u a g g io arriva sem pre alla fin e di procedure neurobiologiche primarie aggiungendosi ad esse ma mai determinandole o causandole. Tr a gli argomenti di natura antropologico-evolutiva risu lta n o poi im p o rta n ti il ra p p o rto tra com portam enti umani e com portam enti animali e la distinzione tra natura e cultura. Le prospettive neonaturalistiche stigm atizzerebbero la te n d e n za a ig n o ra re i percorsi e le continuit à evolutiva che porterebbe alla cattiva id e a di una specialit à del lin g u a g g io umano. Ta l e specialit à , poi, sarebbe attribuibile all' origine culturale del lin g u a g g io che di fa tto si contrapporrebbe e non sarebbe rid u cib ile a una primalit à naturale. L' ipotesi del negazionismo filo s o fic o del lin g u a g g io è fo n d a ta sull' assunto che le spiegazioni lin g u istich e dei fe n o m e n i cognitivi sarebbero in fa lsifica b ili poich é non soggette a protocolli sperim entali precisamente in d iv id u a b ili e rip e tib ili. In altre parole l'e u ristica lin g u istica non sarebbe altro che una prospettiva ermeneutica applicata ai fe n o m e n i cerebrali. La rico stru zio n e della ment e lin g u is tic a viene considerata te cn ica m e n te im p o ssib ile e in a d a tta a fu n g e re da re a le model l o per le scienze cognitive. A questo rig e tto delle spiegazioni lin g u istico -s e m a n tic h e viene contrapposto un sostanzialism o concettuale che sem bra diventato l'o b ie ttiv o principale del programma neonaturalistico della filo so fia della ment e. L' istanza naturalistica verrebbe a concretizzarsi nell' idea di sostituire le fo rm e ra p p re se n ta zio n a li con i contenuti degli stati ment al i , in d ip e n d e n te m e n te dalla lo ro esistenza sem antica ovvero dal lo ro significato. È com e se fo ssim o costretti ad ammettere che deve per fo rza esistere qualcosa prima del lin g u a g g io affinch è il lin g u a g g io possa poi nominarlo. Gl i stati xcettivi, le im m a g in i ment al i , le com ponenti in n a te della core know ledge, il ment al ese fo d o ria n o , i processi cognitivi im p lic a ti nei contesti pragmatici ed i contenuti in co n sci, sono stati i candidati primi per questo ru o lo . Il capostipite moder no di tu tte queste posizioni è Pi aget il quale ha sostenuto la te si secondi cui le abilit à lin g u is tic h e non avrebbero alcuna specificit à cognitiva, alcuna struttura mor f ol ogi ca in n a ta , alcun meccani smo fu n zio n a le dominio-specifico. Si nt assi e sem antica sarebbero solo un risu lta to dell' organizzazione globale dell' intelligenza sensom otoria. Per Evans gli stati percettivi non hanno una natura lin g u istica e nemmeno concettuale, per esempio i deittici sarebbero nomi vuoti senza un' azione ostensiva che in d ich i percettivamente a cosa si rife risco n o ; la stessa pensabilit à di una parola sarebbe im p o ssib ile senza presumere l'e s is te n z a re a le dell' oggetto a cui si rife risce . Jackendof f argomenta a fa v o re di una sostanziale dicotomia tra pensiero e lin g u a g g io sostenendo il principio della tra d u c ib ilit à delle lin g u e : quindi l'im p licita esistenza di un nucleo non lin g u is tic o nelle nostre asserzioni. Il lin g u a g g io potrebbe poi fo rm u la re concetti im p o ssib ili e questo pu ò avvenire solo se lin g u a g g io e pensiero sono separati ; per Jackendof f l'a rg o m e n ta z io n e decisiva sarebbe la dimensione in co n scia del pensiero, risp e tto a quella conscia del lin g u a g g io : il lin g u a g g io che sentiam o nello nostre te ste quando pensiamo è una mani f est azi one conscia del pensiero e non il pensiero stesso che non è presente alla coscienza. Pi nker valorizza la dimensione com unicativo-strum entale del lin g u a g g io lim ita n d o in ve ce la sua fu n zio n e creativa e costruttiva e utilizzando una te si pseudoevoluzionista secondo cui se la ment e lin g u is tic a fo s s e fo n d a tiv a della cognitivit à allora i bambini prelinguistici, i soggetti afasici, sordi e gli scim panz è sarebbero privi di in te llig e n za . L' idea è quindi che il lin g u a g g io non sia il baricentro della ment e in te llig e n te . Quest i sono solo alcuni dei principi generali di questo strano fe n o m e n o culturale chiam ato negazionismo lin g u istico . Ve d i a m o ora alcune delle posizioni pi ù estreme e le lo ro cause im m e d ia te e re m o te , di natura te o rica e storica. LA COSCI ENZA AF ASI CA: Ant oni o Damasi o sostiene la te s i secondo cui ne la coscienza nucleare ( di natura neurofisiologica) ne quella estesa ( da cui dipendono le deliberazioni etiche, estetiche, re lig io se etc.) dipenderebbero dal lin g u a g g io . Secondo Damasi o l'o g g e tto di una te ro ia della coscienza dovrebbe essere non il modo in cui la memor i a, la ra g io n e e il lin g u a g g io contribuiscono a costruiore un' interpretazione di quanto accade nel cervello e nella ment e, ma il modo in cui fe n o m e n i di live llo mol t o pi ù basso, precedano le in fe re n ze e le in te rp re ta zio n i collocandosi prima della ra p p re se n ta zio n e sem antica. Poi ch é la coscienza estesa dipende dalla memor i a convenzionale e dalla memor i a operativa, anche il fu n ziu o n a m e n to della memor i a è nell' uomo separabile dal lin g u a g g io . E com unque solo quando la coscienza estesa to c c a il suo massi mo live llo negli esseri umani è anche arricchita dal lin g u a g g io . La negazione del lin g u a g g io si sposa con una concezione obsoleta della sem antica lo n ta n issim a dalle concezioni contem poranee della lin g u istica e della filo so fia del lin g u a g g io : le parole e le fra s i tra d u c o n o concetti, e i concetti consistono nell' ida non lin g u istica di che cosa sono cose, azioni, eventi e re la zio n i. I concetti precedono le parole e le fra si sia nell' evoluzione della specie sia nell' esperienza quotidiana di ognuno di noi; le parole e le fra si non nascono dal nulla, non possono essere la tra d u zio n e di qualcosa che non le precede. Domi na in Damasi o un' idea strum entale e nomenclatoria del lin g u a g g io im p ro p o n ib ile dopo Sassur e e Wi t t gei ns t ei n. P er Sassur e non c' è nulla di distinto nel pensiero prima del segno lin g u istico . Il pensiero non lin g u is tic o è una massa amorfa e nebulosa. Lo specifico ru o lo del lin g u a g g io è di in te rfa c c ia re pensieri e suoni: il ru o lo caratteristico della lin g u a di fro n te al pensiero è fu n g e re da in te rm e d ia rio tra pensiero e suono, in condizioni ta li che la lo ro unione sbocchi in delimitazioni re cip ro ch e di unit à . Non vi è dunque ne mat er i al i zzazi one dei pensieri ne spiritualizzazione dei suoni, ma si tra tta del fa tto per cui il pensiero “ suono ” im p lica divisioni e per cui la lin g u a elabora le sue unit à costituendosi tra 2 masse amorfe. Anche per Wi t t gei ns t ei n non esistono pensieri, id e e , concetti a prescindere dal lo ro atto di costituzione nella dialogicit à re cip ro ca del lo ro uso. Ta l e uso non tro va fo n d a m e n to nell' isomorfismo lo g ic o tra nome e oggetto, tra proposizione e fa tto : la definizione di una parola non è l'a n a lis i di ci ò che accade nella mi a ment e quando io la proferisco. Non possiamo rico rre re a re g o le esterne dall' impiego delle parole nell' atto di mani f est ar si di una fo rm a di vita per definire stati ment al i o sensazioni. Le due accezzioni hanno in com une il rig e tto di quello che Popper chiam ava il dogma positivistico del significato consistente nell' identificare il criterio di demarcazione tra scienza empirica e met af i si ca in una dif ferenza che esiste nella nature delle cose. Ta l e dogma com porta l'a d o z io n e di un met odo in cui i fa tti non solo servono a controllare la predittivit à delle te o rie ma assumono lo statuto di asserzioni singolari note per esperienza, operando sulle quali con il principio dell' inferenza in d u ttiva si giunge poi ad asserzioni universali. Quest o met odo porta al fe n o m e n o del re g re sso in fin ito delle met at eor i e poich é ogni principio di in fe re n za in d u ttiv a deve essere a sua volta un' asserzione universale. Sul l a base di questo fe n o m e n o la cultura filo so fica 900tesca ha rig e tta to definitivamente qualsiasi presupposto sostanzialistico. I grandi risu lta ti della lo g ica ta rskia n a o dei te o re m i di Godel possono considerarsi le espressioni pi ù estreme e coerenti del rig e tto del dogma positivstico del significato. La nascita e l'a f fe rm a zio n e di una sem antica svincolata dal re fe re n zia lism o in g e n u o e dal concettualism o id e a listico credevam o fo sse ro considerate un vero e proprio dente di arresto per la cultura moder na scientifica e non. Per Damasi o evidentemente non è cos ì e continua a sostenere te si per le quali il lin g u a g g io non scaturisce dal nulla, ci da il nome delle cose. Se il se e la coscienza nascessero de novo dal lin g u a g g io sarebbero le uniche parole a non avere un siggetti soggiacente. Pr opr i o dal cuore delle scienze del lin g u a g g io giunge a Damasi o una risp o sta che sm entisce la sua osservazione: il lin g u ista sa bene in fa tti che il cosidetto “ io autobiografico ” nasce nel lin g u a g g io com e coppia antinomica del tu u , non è cio è un costrutto solipsistico ma sorge dall' oggettivizzazione dell' alterit à . In lin e a con il decalogo negazionista: la coscienza non solo è in d ip e n d e n te dal lin g u a g g io ma è anche da esso disattesa. La coscienza non sbaglia, il lin g u a g g io si, la coscienza non pu ò ment i t e, il lin g u a g g io si. La coscienza opera direttamente sui dati preverbali della ra p p re se n ta zio n e . Ma di cosa è fa tto i dato prelinguistico? Qual i sono queste fa co lt à cognitive in d ip e n d e n ti dal fo rm a to proposizionale con cui crediam o di assistere agli spettacoli della coscienza? PRI MI TI VI SMI ANTI LI NGUI STI CI : Secondo una buona parte di neuropsicologi cognitivisti, la struttura im m e d ia ta della coscienza consisterebbe in una successione continua di fo to g ra m m i visivi, cio è in una specie di pellicola di im m a g in i ment al i che scorre in permanenza nella nostra ment e. Nat ur al ment e non tu tti sono d' accordo con l'id e a di una “ ra p p re se n ta zio n e della coscienza ” . Per consentire a questa id e a in fa tti occorre superare una serie di osservazioni te o rich e ed empiriche; la pi ù im p o rta n te è che i processi neurocerebrali che permetterebbero al nostro io di sedersi a guardare il film dei sensi non convergono da nessuna parte. Dennet sostiene che l'a ttiv ità cerebrale è un sistem a di processi paralleli privi di un quartier generale; i sensi sono fd o ta ti di vie specifiche di elaborazione e gli stim oli neurocerebrali entrano nell' intricato circuito delle re ti neurali senza una direzione unitaria: nel cervello umano niente è centralizzato, aree differenti dialogano con vista, udito, parola, im m a g in e corporea, controllo mot or i o ed altri in n u m e re vo li com piti; questi sistem i sono collegati tra lo ro non da un elaboratore centrale ma dall' intreccio di mi l i oni di connessioni diffuse in ogni sua parte. È in n e g a b ile che il nostro universo percettivo ma anche il nostro flu sso concettuale ci appare com e un film , consequenziale e dotato di senso. Quest a evidenza è suggerita dall' esistenza di un io , di un soggetto. Il negazionismo sostiene che è sin tro p p o fa cile rin tra ccia re nel lin g u a g g io la struttura specie-specifica che nell' uomo pu ò riso lve re il problema di com e unificare la mol t epl i ci t à parallelismi neurosensoriali in unit à lo g ico -co n ce ttu a li sussunte in un fo rm a to , com e quello proposizionale, che ben si presta l'o rg a n izza zio n e sincronica delle scene del “ film ” . Ovver o a un dispositivo cognitivo specie-specifico che xm etta di generare e mont ar e i concetti com e espliciti contenuti della coscienza. L' ostacolo a questa soluzione è un equivoco di fo n d o determinato dal quella specie di horror vacui che sfiora mol t i filo so fi della ment e quando rite n g o n o che adottare soluzioni lin g u istich e per spiegare problemi cognitivi significhi avallare elementi antinaturalistici perch è di tip o culturale. Il che costituisce il doppio errore epistemologico: considerare il lin g u a g g io un fa tto principalmente culturale e considerare la cultura un fa tto non naturale. In ve ce la visualit à , il pensare per im m a g in i, contrariam ente al pensiero verbale, è percepico, da Damasi o, com e genuinamente naturale. Il lin g u a g g io o , secondo lo stessom si sovrappone al pensiero e alle percezioni, re stitu e n d o ci una fa lsa re a lt à : il lin g u a g g io è una pallida ri-p re se n ta zio n e di ci ò che si presenta direttamente a noi.l' uso delle lin g u e ci distanzia dal ra p p o rto diretto con le im m a g in e della re a lt à , la lin g u a subordina l'in te ra natura al suo sistem a fo rm a le e ogni lin g u a è un com plotto contro l'e sp e rie n z a . Ri emer ge cos ì nel negazionismo la nostalgia per un passato re m o to cognitivo in cui mo eravamo ancora animali lin g u is tic i e risp e cch ia va m o un' autentica coscienza presimbolica. CREDENZE ASI MMETRI CHE: Un esempio di negazionismo lin g u istico è la declinazione evoluzionista e cognitivista dell' idea di credenze: credere nell' anima di dio, nella passione etica, in valori politici, secondo alcune in te rp re ta z io n i evoluzioniste non sarebbe dovuta all' elaborazione lo g ica e argomentativa di stati ment al i epistemici, non scaturirebbe da elaborazioni astratte su conoscenze empiriche o esperenziali ma, le credenze, deriverebbero da bisogni conoscitivi selezionati positivamente per accrescere la nostra autovalorizzazione met af i si ca. Anche le propensioni psicologiche rie n tra n o in questa sorta di protezione evolutiva del se garante della natuiralit à moni st a della cognizione umana. Che la capacit à di produrre credenze abbia un fo n d a m e n te nella necessit à biologica che caratterizza la cognitivit à di ogni specie animale sem bra un' assunzione condivisibile che allarga il parametro dell' attribuzione di ta le capacità