Rielaborazione della ricostruzione dottrinale del prof. Sarzotti della teoria criminalista del francese Jean Domat, ricordato dagli storici del diritto solo per il suo apporto civilistico alla teoria giuridica.
La Teoria Criminalista di Jean Domat
di Luisa Agliassa
Rielaborazione della ricostruzione dottrinale del prof. Sarzotti della teoria
criminalista del francese Jean Domat, ricordato dagli storici del diritto solo per il
suo apporto civilistico alla teoria giuridica.
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Giurisprudenza
Corso: Giurisprudenza
Esame: Filosofia del Diritto
Docente: Sarzotti1. Jean Domat, criminalista dimenticato
Amico di Blaise Pascal e convinto praticante del Giansenismo, a partire dalla cultura giuridica francese
ottocentesca in poi, Jean Domat (Clermont-Ferrand 1625 †Parigi 1696) è unanimamente considerato il
maggiore civilista francese del XVII secolo e, per questo motivo, il più autorevole ispiratore del Code
Napoléon; tra il 1689 ed il 1694, infatti, ispirato dal contemporaneo programma leibniziano di riordino della
legislazione germanica e, più in generale, dall’exemplum del diritto romano classico, il giureconsulto
alvergnate ebbe il merito di elaborare “Les Loix Civiles dans leur ordre naturel”, un riassetto sistematico e
razionale del diritto nazionale, che ne superava la particolaristica disomogeneità di vigenza territoriale e di
obbligatorietà.
Lo stereototipo del Domat civilista, riferimento ideale nella storia della scienza giuridica civilista europea,
ha finito per mettere nell’ombra il suo pensiero criminalistico, tratteggiato nella sua opera postuma ed
incompleta “Le Droit Public”, seconda parte delle più celebri “Loix Civiles”; questa riduzione esegetica
dell’opera giuridica domatiana ha due principali motivazioni:
A. INTENTO CELEBRATIVO DEL CODE NAPOLÉON: Vasta letteratura agiografica prodotta dai pratici
del diritto giuspositivistico, che ha condizionato anche gli interpreti domatiani filosoficamente più avveduti;
B. LIMITATO SPAZIO RISERVATO DALL’ALVERGNATE AI TEMI DEL CRIMINE E DELLA
PENA: Prefazione e primo titolo del Libro III dell’opera “Le Droit Public” .
Di conseguenza, secondo gli storici del diritto più accreditati, tra cui lo stesso G. Tarello, per molti aspetti
fondamentale per la ricostruzione dell’opera dell’alvergnate, il pensiero criminalistico domatiano è
irrilevante ai fini dell’evoluzione del concetto di penalità nell’epoca moderna, riducendosi quindi a
riproporre schemi tipici della filosofia del diritto penale classico .
XVII SECOLO: PERIODO DI KUHNIANA SCIENZA RIVOLUZIONARIA AMBIVALENZA DELLA
PENALITÀ DOMATIANA [SECONDO IL PROF.RE SARZOTTI, IN DOMAT CONVIVONO
CONCEZIONI GIURIDICHE DEL PARADIGMA PRE-MODERNO (LA VILLEYANA “FILOSOFIA
PENALE DEL DIRITTO NATURALE CLASSICO”) E CONCEZIONI GIURIDICHE ANTICIPATRICI
DELL’INNOVATIVO PARADIGMA GIUSPOSITIVISTICO (LA FOUCAULTIANA “SOCIETÀ
DISCIPLINARE”)]
In particolare, secondo il prof.re Sarzotti, il giureconsulto di Clermont percepisce la necessità di superare la
tradizionale formazione giuridica anche a lui impartita, per cui l’attività politica d’ancien régime è
sottoposta al modello giurisdizionalista (Orientamento politico-giuridico volto alla soluzione ragionevole ed
equa di conflitti di interesse, attraverso una negoziazione di natura privatistica, che rappresenta l’attuazione
della concezione medioevale di Giustizia Natura Dio); quindi, pur non pervenendo pienamente
all’illuminismo penale settecentesco, percepisce, con straordinaria intuizione, il futuro e secolare avvento
della già citata “Società disciplinare” (Caratteristica del potere sovrano della prima modernità, che,
reagendo alla diffusa propensione al disordine che percorre la realtà sociale che succede al feudalesimo,
applica il monito unidirezionale «sorvegliare e punire», all’epoca specifico dell’attività delle carceri, a tutte
le nuove istituzioni, compresi gli ospedali, le scuole, le fabbriche).
Luisa Agliassa Sezione Appunti
La Teoria Criminalista di Jean Domat