APPROFONDIMENTI
L'uso della canzone in glottodidattica: potenzialità e aspetti critici
Nelle classi di lingua straniera la canzone viene talvolta relegata a semplice momento di stacco, a piacevole diversivo, eventualmente accompagnato da attività come il cloze, in cui allo studente viene chiesto di cogliere alcune parole o strutture che l'insegnante ha appositamente mutilato dal testo (spesso si tratta delle porzioni di testo più difficili da comprendere, in quanto sovrastate dalla musica o pronunciate molto rapidamente).
Tuttavia, operare in quest'ottica significa trascurare le grandi potenzialità offerte dalla canzone in quanto strumento didattico, che proviamo a riassumere brevemente di seguito.
a) La canzone è espressione della sfera emozionale dell'individuo e costituisce un “genere comunicativo”
La musica, nella sua forma più diffusa che è la canzone, rappresenta un elemento costante nell'esperienza di vita di ciascuno di noi, plasma i nostri sentimenti e dà loro una voce, accompagna la nostra crescita interiore, ci aiuta a entrare in relazione con gli altri e contribuisce alla formazione del nostro sistema di valori (Maragliano, 1998). Inoltre, la canzone si configura come un “genere comunicativo”, affine per certi versi alla conversazione di ogni giorno, in virtù del rapporto di mutuo scambio di significati che si instaura tra cantante e ascoltatore nel momento dell'esecuzione (Murphey, 1990).
Sulla base di tali prospettive, possiamo affermare che l'utilizzo della canzone in classe da un lato chiama in causa l'esperienza personale degli studenti, che vedranno così valorizzati anche a livello didattico i sentimenti e le emozioni che la musica suscita in loro; dall'altro concentra l'attenzione su un genere comunicativo conosciuto e generalmente gradito dagli studenti, che ne fanno spesso uno dei loro principali interessi. La canzone può quindi costituire uno strumento didattico altamente motivante, sia dal punto di vista emotivo che personale.
b) La canzone è un materiale autentico e permette di lavorare su contenuti culturali
La canzone costituisce un materiale autentico, ossia non redatto appositamente a fini didattici ma tratto dalla realtà quotidiana del paese in cui è stato prodotto. La canzone può quindi considerarsi come una “strada”, una via che collega l'interno della classe con la realtà culturale del paese di cui si studia la lingua (Mihara, 2008). In tal senso, la canzone può anche aiutare l'insegnante a legare le attività scolastiche al mondo extrascolastico dello studente, fornendo così un'immediata applicazione alla realtà delle conoscenze acquisite in classe (Murphey, 1990).
In quanto materiale autentico, la canzone costituisce un frammento della cultura/civiltà che l'ha prodotta e permette quindi di lavorare non solo su contenuti linguistici, ma anche culturali. Inoltre, vale la pena ricordare che la musica è un linguaggio universale, condiviso da tutte le culture, anche se in forme e con realizzazioni diverse (Maragliano, 1998). Anche i temi trattati nelle canzoni sono universali (l'amore, l'amicizia, il senso della vita, ecc...) e risultano quindi già familiari agli studenti, che potranno così effettuare dei raffronti interculturali sui diversi atteggiamenti che le singole culture assumono nei confronti di certi valori (Caon, consultato il 15 giugno 2010).
c) La canzone favorisce la memorizzazione
La caratteristica saliente dell'ascolto musicale è che si basa sulla reiterazione frequente del medesimo brano, in cui si ripetono gli stessi suoni, lessico e strutture, favorendo così una memorizzazione profonda del testo.
La memorizzazione non dipende solo dalla ripetizione, ma è facilitata anche dalla componente musicale. Infatti, capita spesso di ricordare frammenti di canzoni in lingua straniera, che continuiamo a canticchiare inconsapevolmente anche senza conoscerne il significato. Questo fenomeno, conosciuto come song stuck in my head, viene definito da Terauchi (1996) come “lo straordinario potere della canzone”, ossia la capacità di fissarsi nella mente lasciando in memoria una traccia profonda dei suoni, delle parole e delle forme linguistiche che vi sono associate.
Murphey (1990) mette in relazione questo fenomeno con il din in the head studiato da Krashen (1983), ossia la ripetizione involontaria di suoni, parole e forme della lingua oggetto d'apprendimento. Secondo Krashen, il din in the head è frutto di una stimolazione del lad (Language Acquisition Device) quando è sottoposto a input comprensibile contenente una quantità significativa di strutture non ancora acquisite (i+1). Murphey (ibidem) ipotizza che la canzone possa agire come attivatore “involontario” del lad, portando in alcuni casi all'acquisizione di input non del tutto compreso, che potrà poi essere ripreso in classe attraverso attività di sistematizzazione e di reimpiego.
A nostro avviso, la canzone può fungere anche da attivatore 'volontario' del lad in contesti di apprendimento formale come quello scolastico, purché venga proposta attraverso attività che rendano comprensibili (e quindi acquisibili) i contenuti e che non facciano insorgere il filtro affettivo. Inoltre, la canzone costituisce un materiale autentico, è un prodotto culturale e un medium vicino all'esperienza quotidiana degli studenti, che la percepiscono quindi come qualcosa di slegato dalla routine delle attività scolastiche. In questo senso, la canzone è uno strumento capace di realizzare la cosiddetta rule of forgetting di Krashen (1982), secondo la quale si acquisisce una lingua nel momento in cui ci si dimentica che la si sta acquisendo, ossia quando l'attenzione si sposta dalla “forma” linguistica ai “contenuti” che essa veicola. La canzone, in particolare, veicola contenuti rilevanti per gli studenti (come l'amore, l'amicizia, ecc.), intimamente connessi alla loro esperienza di vita, di crescita e di socializzazione. Facendo leva su tali argomenti si possono quindi incentivare gli studenti a focalizzare l'attenzione sul contenuto dell'input, indipendentemente dalla sua forma linguistica.
d) La canzone rappresenta uno stimolo mono/multisensoriale e polisemico
La canzone può essere uno stimolo monosensoriale, se ci si limita ad esempio a farla ascoltare senza esplorare il testo o, al contrario, se si legge solamente il testo senza accompagnamento musicale. Queste due modalità, visiva e uditiva, prese singolarmente non risultano efficaci ai fini dell'acquisizione linguistica, in quanto, per creare nella mente una traccia mnestica duratura delle nuove informazioni linguistiche, sono necessarie tecniche capaci di coinvolgere e integrare entrambe le modalità (Cardona, 2001).
La canzone, in particolare, può rappresentare uno stimolo multisensoriale, se all'ascolto si associa ad esempio il video-clip musicale per facilitare la comprensione attraverso la ridondanza di informazioni (qualora il video non presentasse affinità con il contenuto del testo, si può sempre crearne uno ad hoc usando immagini che richiamino le parole della canzone e ne rendano esplicito il significato). Murphey (1990) sottolinea inoltre che la canzone può attivare anche la memoria cinestetica, in quanto la musica stimola nell'ascoltatore sia movimenti fisici (ad es. battere le mani o i piedi, ballare, ecc.) sia mutamenti fisiologici (ad es. aumento del battito cardiaco, aumento del livello di adrenalina, ecc.).
Per quanto concerne l'aspetto polisemico, Caon (consultato il 15 giugno 2010) osserva che la canzone, come tutti i messaggi in cui gli aspetti formali rivestono un ruolo fondamentale, può essere studiata sia dal punto di vista contenutistico, sia come fenomeno culturale, sia come “oggetto letterario”. In tal senso, l'analisi delle canzoni può essere utile sia per far riflettere gli studenti sulle varietà linguistiche regionali e giovanili, sia per introdurre alla comprensione della “letterarietà”, cioè di quei tratti linguistici formali che differenziano un testo con finalità estetiche, come le canzoni, da un testo quotidiano (per approfondimenti, cfr. Balboni, 2008).
e) La canzone può essere utilizzata in auto-apprendimento
La canzone può essere utilizzata come strumento didattico sia a livello scolastico sia in auto-apprendimento, senza il controllo diretto dell'insegnante. Ascoltando canzoni in lingua straniera al di fuori del contesto scolastico, ogni studente può, in un certo senso, “personalizzare” il proprio percorso educativo (Porcelli, Dolci, 1999), integrando i nuovi contenuti con quelli presentati dal docente a lezione. In questo modo, lo studente si configura come un soggetto attivo, autonomo e responsabile del proprio apprendimento, capace di creare percorsi educativi personalizzati sulla base dei propri interessi, bisogni e motivazioni.
Oltre alle innumerevoli potenzialità finora descritte, la canzone presenta anche due aspetti che possono costituire delle criticità:
- gli aspetti culturali impliciti, che possono ostacolare la comprensione dei contenuti o di quei tratti caratterizzanti che determinano il valore letterario della canzone;
- l'isoritmia, cioè il rapporto di identità o differenza tra il ritmo del 'parlato' e quello del 'cantato' (ad esempio, a livello di accentuazione e lunghezza delle parole).
Tali aspetti vanno tenuti in grande considerazione dall'insegnante, il quale ha il compito di selezionare un input adeguato rispetto alle competenze degli studenti e agli obiettivi linguistico-grammaticali che si pone. In particolare, il docente deve privilegiare canzoni che abbiano una pronuncia chiara e ben scandita, un'accentuazione e una durata delle parole molto simili a quelle del parlato, una musica che non predomini sul cantato e un contenuto accessibile agli studenti (qualora non lo fosse, è fondamentale che il lavoro sulla canzone sia introdotto da attività di spiegazione e accompagnato da un ricco paratesto – titoli, foto, didascalie, ecc. – che faciliti lo studente nella comprensione dei contenuti).
Tenendo in considerazione tali aspetti si possono quindi trasformare i possibili aspetti critici in nuove potenzialità, come ad esempio lo straordinario vantaggio connesso all'esecuzione corale della canzone, che consente di migliorare aspetti fonologici e di pronuncia, in quanto obbliga gli studenti a rispettare il ritmo e a pronunciare le parole a una data velocità e con una precisa intonazione, avvicinandosi così alla prosodia del registro colloquiale (Cardona, 2003).
Pertanto, è essenziale ricondurre la vera efficacia didattica della canzone alla mediazione consapevole e attenta dell'insegnante, il quale dovrà adottare opportuni accorgimenti per far sì che le potenzialità connesse all'uso didattico della canzone riescano a promuovere un'acquisizione linguistica piacevole, motivante ed efficace in termini di sviluppo delle competenze.
************
Bibliografia
BALBONI P. E., 2008, Fare educazione linguistica – Attività didattiche per italiano L1 e L2, lingue straniere e lingue classiche, Novara, Utet.
CAON F., 2006, Pleasure in Language Learning – A Methodological Challenge, Perugia, Guerra Edizioni.
CARDONA M., 2001, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue – Una prospettiva glottodidattica, Torino, Utet.
KRASHEN S. D., 1982, Principles and Practice in Second Language Acquisition, Oxford, Pergamon Press Inc.
KRASHEN S. D., 1983, “The Din in the Head, Input and the Language Acquisition Device”, in Foreign Language Annals, 16:1, pp. 41-44.
MARAGLIANO R., 1998, Nuovo manuale di didattica multimediale, Roma-Bari, Editori Laterza.
MURPHEY T., 1990, Song and Music in Language Learning – An Analysis of Pop Song Lyrics and the Use of Song and Music in Teaching English to Speakers of Other Languages, Bern – Frankfurt am Main – New York – Paris, Peter Lang.
PORCELLI G., DOLCI R., 1999, Multimedialità e insegnamenti linguistici, Torino, Utet.
Documenti e materiali tratti dalla rete
CAON F., “Canzone pop e canzone d'autore per la didattica della lingua, della cultura italiana e per l'approccio alla letteratura”, Laboratorio itals – moduli filim, consultato il 15 giugno 2010, https://venus.unive.it/filim/materiali/accesso_gratuito/Filim_caon_teoria.pdf.
CARDONA M., “Accrescere la competenza lessicale attraverso l'uso della canzone”, Laboratorio itals – Bollettino itals, settembre 2003, consultato il 16 novembre 2010,
https://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=100&page_id=109 .
MIHARA R. 三原龍志, “Rearia – Nama kyōzai” レアリア・生教材 (Realia – Materiali autentici), The Japan Foundation, settembre 2008, consultato il 18 settembre 2010,
https://www.jpf.go.jp/j/japanese/survey/tsushin/iroha/pdf/nkt62_P4_5.pdf.
PASQUI R., “L'utilizzo della canzone in glottodidattica”, Laboratorio itals – Bollettino itals, settembre 2003, consultato il 16 novembre 2010, https://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=100&page_id=116.
TERAUCHI H. 寺内弘子, “Uta o kyōzai toshita nihongo kyōiku to ibunka komyunikeishon” 歌を教材とした日本語教育と異文化コミュニケ-ション (Didattica del giapponese con materiali sulla canzone e comunicazione interculturale), Hosei University Repository, 1996, consultato il 22 febbraio 2010, https://rose.lib.hosei.ac.jp/dspace/handle/10114/3690.