territorio completamente calcareo, povero d' acqua e caratterizzato da formazioni carsiche che sono
anche elementi attrattivi quali doline, puli, lame, inghiottitoi e grotte.
Parallelamente all' aspetto naturalistico - paesaggistico, vi è un' altra realtà più economica e
industriale che caratterizza l' ambito di studio. Nell' area infatti sono presenti due macroambiti
industriali, uno localizzato nell' area metropolitana di Bari, in particolare nell' area industriale di
Modugno e nel Bitontinoe l' altro individuabile nell' area compresa tra i comuni di Altamura,
Santeramo e Matera, il così detto distretto del " Triangolo del salotto ". La SS 96 collega questi due
ambiti industriali tra loro e immette nell' area del distretto del salotto, realtà economica nata a
livello nazionale e internazionale con il gruppo leader Natuzzi ma anche con Colia salotti, Nicoletti
salotti, gruppo Flep e altre imprese autonome o relazionate ai primi.
Due contesti profondamente diversi caratterizzano quindi quest' area ed in questa si inserisce l' asse
viario della statale 96.
Oggetto di studio
La SS 96 è uno dei pochi assi di penetrazione dalla costa verso l' entroterra ed è di collegamento
intercomunale e interregionale con la vicina Basilicata. Essa rientra nell' elenco delle situazioni di
criticità evidenziate nel PRT ( Piano Regionale dei Trasporti della Regione Puglia ) del 1992 che
prevedeva l' ampliamento dell' intero asse adeguandolo agli standards CNR e a quelli richiesti
rispetto al traffico.
Il piano decennale ANAS 1987 - 96 programma l' ammodernamento dell’intera statale adeguandola
al tipo III delle norme CNR, inserendola negli interventi di 1° fascia ( prioritari ) e stanziando una
somma di 145mld di lire ( 1986 ). Nell' esecuzione dei lavori, finanziata coi piani di stralcio
attuativi, l' asse viene suddiviso in tronchi a causa dell' ingente investimento.
Attualmente esso presenta una sezione disomogenea essendo stati potenziati 2 dei 4 tronchi in cui la
strada statale è stata suddivisa.
La necessità del potenziamento complessivo deriva sia dalle funzioni suddette che essa svolge sia
dall' elevato tasso di incidentalità che caratterizza i tronchi non potenziati ( L' indice di gravità della
strada IG = 48.8 e il rischio di incidentalità RI = 2.58 ), inoltre la presenza di piccole aziende lungo
l' asse e le zone industriali ai suoi estremi determinano un volume di traffico per trasporto merci
abbastanza elevato.
Nonostante la capacità di traffico sia ampiamente supportata, la pericolosità determinata dal tipo di
traffico dai numerosi incroci a raso e la necessità di dare omogeneità alla sezione impongono un
adeguamento.
A tale proposito l' ente ANAS ha proposto due progetti, uno relativo al tronco 2 ( Modugno -
Toritto ) e l' altro relativo al tronco 4 ( Toritto - Altamura ).
Nel primo caso si propone un tracciato alternativo e in questo caso il progetto pur avendo i
finanziamenti ed essendo stato inserito nel bilancio del piano triennale 2002/04 non ha superato la
VIA ( Valutazione Impatto Ambientale ) poiché il nuovo tracciato taglia la lama Belvedere.
Nel secondo caso il progetto prevede un ampliamento del tracciato esistente con un passaggio della
sezione da 10.50 m circa a 18.50 m. Il progetto ha superato la VIA ma non è stato realizzato poiché
non rientra nel bilancio del piano triennale 2002/04.
Ambito di approfondimento
In merito al rapporto tra infrastruttura e paesaggio, l' approfondimento ha riguardato il tronco
Altamura - Toritto. Nell' esame del progetto ANAS ciò che traspare è una logica che considera l'
infrastruttura solo come mezzo di trasporto e accessibilità priva di relazione col paesaggio che
attraversa e che, come è stato esposto precedentemente, si carica di valori.
Un infrastruttura così concepita divide ulteriormente un' area che è un potenziale Parco e non è
occasione di valorizzazione della stessa. Il paesaggio è sottomesso alla logica dell' infrastruttura.
Nella struttura alternativa proposta si cerca di superare l' eimpasse proponendo l' ampliamento del
tracciato esistente, necessario per finalità di sviluppo produttivo, lasciando però il tratto che va dal
Km 86 + 700 al Km 89 + 700 privo di soste e corsie di servizio data la presenza di banchi di roccia
di interesse paesaggistico - ambientale. In questo tratto si propone un arteria di servizio, che
sfruttando le rotabili esistenti, si stacca dal tracciato principale e individua un' area che sarà
attrezzata in modo da valorizzare il territorio e integrarlo con l' infrastruttura.
L' intento è di rendere tale area fulcro ricettivo ed esplicativo dei valori e delle risorse che
caratterizzano il paesaggio murgiano in modo da invitare ad una visita e conoscenza dello stesso
indipendentemente dalla istituzione o meno del Parco dell' Alta Murgia.
In particolare l' area presenterà una prima zona, più vicina allo svincolo, di tipo turistico - ricettiva
con aree di sosta e di svago; una seconda zona, centrale, in cui si realizza un giardino tematico sull'
evoluzione storica del territorio murgiano. Qui un percorso guiderà la conoscenza delle modifiche e
delle caratteristiche principali del luogo. La terza zona comprende l' area ristorativa, in cui si
propone il riuso delle masserie preesistenti e l' area fiera che ospiterà esposizioni temporanee di
vario tipo comprese quelle del distretto del salotto.
Metodologia della ricerca S.I.U.
Lo studio introduttivo, come suddetto, è stato effettuato sulla base di una metodologia innovativa di
valutazione paesaggistica elaborata dal SIU su commissione del MBAC, in seguito ai grandi
interessi che si sono attivati successivamente alla Conferenza Nazionale sul paesaggio del '99. L'
adesione dell'Italia alla Convenzione Europea del Paesaggio e il conseguente accordo Stato -
Regioni stanno imprimendo una decisiva accelerazione all' annoso dibattito sui rapporti tra
pianificazione paesistica e pianificazione territoriale. Come noto, la Convenzione richiede agli Stati
membri di rilanciare con forza le politiche a favore del paesaggio, mirando anche ad integrare il
paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere
culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico. In questa prospettiva si dovrà tener conto dei
valori specifici dei paesaggi che sono attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni interessate
concertando con le società locali gli obiettivi di qualità da perseguire. Non troppo diversamente l'
accordo Stato - Regioni, ha ritenuto necessario attivare processi di collaborazione costruttiva tra le
pubbliche amministrazioni di ogni livello aventi competenza istituzionale in materia di tutela e
valorizzazione paesistica, ridefinisce i contenuti della pianificazione paesistica attribuendo a
ciascun territorio specifici obbiettivi di qualità del paesaggio in funzione dei livelli di valore
riconosciuti nella predisposizione del piano. Oltre alle necessarie misure di salvaguardia, l' accordo
prevede linee di sviluppo compatibili con i livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il
pregio paesistico del territorio, introducendo di fatto una propria definizione di sviluppo sostenibile.
Queste prospettive per l' azione in materia di paesaggio appaiono decisamente più avanzate rispetto
alle pratiche correnti, riflettendo anche il lungo processo di maturazione che è culminato nella
prima Conferenza Nazionale del Paesaggio tenutasi a Roma alla fine del 1999 in un clima di
positiva convergenza tra mondo della cultura e amministrazione della tutela.
Sbaglia in vero chi crede che oggi l' Italia, con la sua sofisticata tradizione di conservazione dei beni
culturali e ambientali, si trovi più avanti rispetto ai principi sottoscritti nella convenzione.
Disponiamo infatti di una rete fatta da molti bravi soprintendenti e di buone leggi di tutela. Ma
siamo ancora lontani dall' avere una vera politica per il paesaggio. Soprattutto siamo lontani da una
cultura tecnica ed amministrativa capace di coniugare positivamente le istanze della tutela con
quelle di governo del mutamento, nel segno di quello sviluppo sostenibile e troppo spesso esposto
ai fraintendimenti di chi sembra non voler cambiare nulla nel proprio modo di pensare e agire. Del
resto è proprio questo il punto su cui la convenzione apre nuovi scenari per il futuro. Non solo
perché impone di estendere l' attenzione a tutti i paesaggi, anche quelli fatti di qualità minime o
addirittura privi di qualità perché trasfigurati dalle pressioni dello sviluppo. Non solo perché invita a
considerare un valore il mutamento, evitando soluzioni di arbitrario congelamento delle forme
ereditate dalla storia. Ma anche e soprattutto perché pone l' accento sulle politiche, cioè sulle azioni,
sugli attori e sulle risorse necessarie per preservare, mantenere o riqualificare i paesaggi esistenti.
Non più solo vincoli ma forme di gestione attiva che coinvolgono i molteplici soggetti che a vario
titolo intervengono nella costruzione del paesaggio.
Come si è riconosciuto in occasione della Conferenza Nazionale, anche la conservazione non
diversamente dalla valorizzazione si esercita attraverso il progetto. Ben sapendo peraltro che
non c' è e non può esserci un progetto di paesaggio. Piuttosto si può dare un progetto per il
paesaggio, poiché agire sul paesaggio vuol dire intervenire all' interno dei molteplici processi di
progettazione del territorio che coinvolgono una grande quantità di soggetti, competenze ed
esperienze tutte altrettanto legittime e abilitate a modificare gli spazi esistenti. E' di questo tipo di
progetti che ha bisogno il paesaggio italiano, finalmente riscoperto come tema di importanza
capitale nel nostro paese quanto in sede comunitaria.
Ma cosa potrà succedere applicando metodologie e saperi così strutturati all' interno della
pianificazione paesaggistica?
Le risposte potrebbero essere tante. Da una parte si potrebbe avere un mantenimento della
situazione attuale dove i vincoli e le prescrizioni di tutela continuano ad avanzare e caratterizzare
una cattiva gestione del territorio. Insomma ancora solo vincoli e niente politiche di intervento,
disattivando sostanzialmente gli auspici della convenzione europea. C' è poi la possibilità di avere
un rafforzamento degli istituti di tutela dei valori paesaggistici, tramite magari forme di
cooperazione tra amministrazioni ispirate ai principi dell' accordo Stato - Regione. Si
aggiungerebbe così un sistema di tutela da paragonare a quelli già esistenti, quali : difesa delle
acque, dei suoli, dell' ambiente ecc...;determinando di fatto una ulteriore scomposizione di un
sistema globale ( ambiente, acqua, suolo, storia, ecc... ) che genera il paesaggio.
C' è infine un' ultima ed auspicata prospettiva di messa in pratica di innovative idee in cui la
cooperazione e la progettualità condivisa e cosciente delle presenze paesaggistiche va ad arricchire
e rendere funzionale ed esteticamente piacevole il nostro territorio. La ricerca SIU ha voluto mettere
a punto indirizzi operativi e criteri di riferimento per dare seguito ad alcuni impegni sottoscritti
nella convenzione :
- identificazione dei paesaggi;
- analisi dei caratteri di mutamento e conseguenti pressioni;
- valutazione dei paesaggi identificati in base ai criteri di qualità;
- definire gli obbiettivi di qualità paesaggistica.
Si doveva inoltre tener conto dell' accordo Stato - Regione che individua gli ambiti di tutela del
territorio in funzione del livello di integrità e rilevanza dei paesaggi accertati, articolando di
conseguenza le azioni di conservazione e sviluppo sostenibile. Allo stato attuale si è giunti a questi
risultati :
1-alla consapevolezza che tutto il territorio deve essere sottoposto alla disciplina del piano
paesaggistico, non soltanto le aree di maggiore rilevanza. Occorre capire ed agire valorizzando le
differenze non rivolgendo l' attenzione ai luoghi di eccellenza, ma anche verso i territori con valori
diffusi ed ordinari, con valori visibili o latenti.
2-Non occorre stabilire le scale di valore ed in base a queste graduare le azioni, ma applicare
progettualità diversificate, tramite le quali riconoscere gli elementi identitari del luogo. Non occorre
cioè fare lo stesso errore attuale e passato della zonizzazione del territorio, stabilita sui diversi livelli
di protezione richiesti.
La metodologia elaborata dal SIU è stata adottata da me secondo questo quadro proposto :
A1 RISORSE IDENTITARIE
1.0 ILPAESAGGIO DI RIFERIMENTO
1.1 RISORSE STORICO - CULTURALI
- MATRICI STORICO DEL TERRITORIO
- SISTEMI DI PERMANENZA
- RAPPRESENTAZIONI LETTERARIE E FIGURATIVE
1.2 RISORSE FISICO - NATURALISTICHE
- VEGETAZIONE
- HABITAT
- ECOLOGIE DEL PAESAGGIO
1.3 RISORSE SOCIALI SIMBOLICHE
- LUOGHI DI IDENTIFICAZIONE COLLETTIVA
- UNIVERSI DI SIGNIFICATO
- CARATTERI PERCETTIVI
A2 FUNZIONAMENTO DEL PAESAGGIO
- RAPPORTI TRA RISORSE PRIMARIE, USI DEL SUOLO ED ECOLOGIE
- RAPPORTI TRA SISTEMI INSEDIATIVI ED ASSETTI IDRIGEOMORFOLOGICI
- AMBITI FUNZIONALI INTEGRATI
A3 PATRIMONIO PAESAGGISTICO
- QUADRO D' INSIEME
- IDENTIFICAZIONE DEI CONTESTI PAESISTICI LOCALI
B1 VALORI RICONOSCIUTI
- INTEGRITA'
- RILEVANZA
C1 PROCESSI
- AZIONI IN CORSO E PREVISTE
- PRESSIONI SUL PAESAGGIO
- DINAMICHE INSEDIATIVE
C2 PIANI
- PIANI SOVRAORDINATI
- VINCOLI
- SINTESI DELLE TRASFORMABILITA'
C3 RISCHI
D1 OBIETTIVI DI QUALITA' PAESISTICA
- MISURE DI TUTELA
- PROGETTI DI RIQUALIFICAZIONE
La stessa è stata applicata sino alla fase delle valutazioni in modo da elaborare il progetto
rispettando i ricultati dei criteri di indagine seguiti.
A chiusura di questa breve descrizione del sistema e delle ideologie, che dovrebbero rimandare a
studi più approfonditi che permetterebbero una maggiore criticità, si vuole riportare la definizione
data al "paesaggio" nella Convenzione Europea che ci permette di capire alcune evidenti ideologie e
visioni che si sono avute di questo concetto nel tempo :
"Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall' azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni." ( art.1
Convenzione Europea )
Ricordiamo inoltre come il tutto derivi dall' evidente forza evocativa e romantica che questo
termine "paesaggio" ha sempre suscitato nell' uomo caratterizzando di fatto la sua azione sul
territorio.