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Un uso corretto del legno può essere di notevole vantaggio per l’ambiente; ogni le-
gno ha caratteristiche proprie ed ogni applicazione ha specifiche esigenze e quando si
riesce a farle coincidere si evita uno spreco inutile. Le caratteristiche di elevata durabili-
tà naturale del legno di robinia, permettono di impiegarlo all’esterno senza doverlo im-
pregnare con sostanze chimiche che spesso contengono dei metalli pesanti (rame, cro-
mo, arsenico) il che è particolarmente interessante in tutti quei settori in cui il legno vie-
ne impiegato all’aperto e dove è sottoposto alle intemperie. Questa destinazione naturale
del legno di robinia consente di creare manufatti più ecocompatibili e ciò, oltre a ridurre
l’inquinamento ambientale e valorizzare una risorsa forestale locale è in accordo con le
recenti normative nazionali ed europee che richiedono sempre più prodotti a basso im-
patto ambientale. A tale proposito appaiono interessanti le possibilità d’impiego nel set-
tore dei serramenti esterni e dell’arredo urbano. Le strutture di legno nei giardini sono
esposte agli agenti atmosferici perciò è opportuno utilizzare un legno avente un ottima
durabilità naturale. Attualmente, fra le industrie del settore, è molto diffuso l’impiego
del legno di conifere (soprattutto Pinus sylvestris L.), importato dall’estero (Paesi Scan-
dinavi e Russia) ed impregnato con sostanze preservanti. La robinia presenta caratteri-
stiche nettamente superiori di durabilità naturale che consentono di evitare
l’impregnazione in autoclave, di ridurre l’impatto ambientale sulle foreste Tropicali o
comunque di paesi extraeuropei e di limitare i costi economici ed ecologici del trasporto
mediante l’utilizzazione di questa risorsa locale.
Tra le varie possibilità di impiego c’è la possibilità di trasformare industrialmente il
legname di piccole dimensioni e/o difettoso (come è spesso quello di robinia) ottenen-
done prodotti sostitutivi del legno massello sfruttando la ben nota tecnologia di produ-
zione del legno lamellare, realizzato partendo da singoli elementi di legno massiccio in-
collati assieme. Ciò rappresenta una via concreta per aumentare il valore di questa risor-
sa. Notevoli sono i vantaggi ottenibili sia dal punto di vista economico (ottimizzazione
dello sfruttamento del materiale legnoso) sia tecnologico (esaltazione delle proprietà
meccaniche del legno massiccio, maggiore stabilità dimensionale, assenza o quasi di li-
mitazioni dimensionali, minore variabilità, riduzione della tendenza alla fessurazione)
sia estetico (aspetto di legno massiccio e possibilità di ottenere qualsiasi forma).
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Ciò presuppone lo sviluppo di metodi e processi d’incollaggio per il quale sono no-
te da tempo delle difficoltà. Infatti, allo stato attuale, risultati soddisfacenti per
l’incollaggio di legno massiccio sono stati ottenuti principalmente sul legno delle coni-
fere (abete e pino) mentre sul legno delle latifoglie sono state rilevate maggiori difficol-
tà. In particolare il legno di robinia è risultato assai difficile da incollare (Bargelli et al.,
1997) e ciò è imputato da alcuni (Kickken e Van Etten, [2000]), all’alto contenuto di e-
strattivi del durame, sospettati di interferire sull’adesione, da altri (Richter, 2000) alle
elevate tensioni interne e all’irrigidimento del materiale, sviluppate durante
l’essiccazione. E’possibile comunque ottenere buoni risultati, come è testimoniato dalle
esperienze condotte su legni tradizionalmente ritenuti di difficile incollaggio quali ad es.
il Cerro (Quercus cerris L.), sia attraverso una idonea preparazione delle superfici sia
mediante una specifica formulazione degli adesivi (Lavisci et al., 1991).
Scopi della presente ricerca sono quelli di verificare l’idoneità della suddetta specie
per la fabbricazione di elementi in legno lamellare e definire formulazioni e processi di
incollaggio su legno di robinia in modo da rendere possibile la produzione e l’impiego
di tali semilavorati all’esterno. Questo potrebbe permettere, oltre alla migliore valoriz-
zazione del legno di questa specie, notevoli vantaggi sia economici (costo inferiore ri-
spetto ad altri legni durabili naturalmente, omissione dell’impregnazione) che ecologici
(manufatti legnosi a minor impatto ambientale).
La ricerca è stata articolata nelle seguenti fasi:
1) esecuzione di prove di incollaggio con un adesivo a base poliuretanica monocom-
ponente di recente introduzione nel settore del legno lamellare e controllo di qualità
applicando la normativa europea sul lamellare portante (UNI EN 391 e UNI EN
392);
2) esecuzione di prove comparative d’incollaggio con altre tipologie di adesivi idonei
allo scopo (adesivi strutturali adatti all’impiego in ambiente esterno) in modo da
testarne le differenti prestazioni;
3) analisi critica delle prestazioni ottenute e verifica delle possibilità di impiego.
4
1. L’INCOLLAGGIO DEL LEGNO
1.1 Generalità
La necessità di unire due pezzi di legno ha delle origini antiche, in quanto, il legno,
a differenza di altri materiali come metalli, vetro, ceramica e plastica, non fonde, pertan-
to non è plasmabile a piacimento, se non in modo limitato (Giordano, 1988). Secondo
Bandel (1994), materiali fangosi ed escrementi, sono da ritenersi i primi adesivi utilizza-
ti dall’uomo per assemblare in modo rudimentale due pezzi di legno. Una colla naturale
ricavata dalle pelli animali sembra fosse conosciuta già nell’antico Egitto (Tsoumis,
1991). Nei secoli le colle per legno si sono molto evolute: dalle sostanze di origine
animale e vegetale si è giunti, a seguito dell’eccezionale sviluppo della chimica macro-
molecolare, a miscele collanti sintetiche che permettono di realizzare elementi di legno
lamellare aventi funzioni strutturali in grado di sopportare ingenti carichi.
In particolare, l’incollaggio del legno, è oggi una delle operazioni più importanti
per passare dalla materia prima legno a prodotti finiti dall’alto valore aggiunto. Infatti
molteplici sono le attività che gravitano nell’industria del legno e praticamente non
esiste o quasi prodotto nel quale non vengano impiegate delle colle. Dalle prestazioni
del giunto incollato e dalle caratteristiche del legno, dipende la possibilità di ottenere
manufatti destinati ai vari scopi. L’evoluzione della tecnologia dell’incollaggio ha
consentito, negli ultimi trenta anni, l’impiego di risorse spesso sotto-utilizzate: dalla
possibilità di sfruttare gli scarti di lavorazione del legno come nell’industria dei pannelli
di particelle e di fibre, fino all’esempio eclatante delle travi lamellari che, realizzate a
partire da tronchi di dimensioni limitate, permettono di ottenere coperture dalle grandi
luci utilizzando in maniera più efficiente le caratteristiche meccaniche del legno.
L’incollaggio, secondo Marra (1992), ha lo scopo di trasferire delle tensioni da una
parte all’altra del giunto in maniera simile al comportamento della lignina sulla parete
cellulare che assicura resistenza ma anche una certa elasticità. Si arriva così a stabilire
una continuità tra gli aderendi come se la discontinuità non fosse mai esistita.
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1.2 Fenomeni alla base dell’incollaggio
1.2.1 Meccanismi di adesione
Per colla od adesivo, si intende una sostanza la cui funzione è quella di unire tra lo-
ro delle superfici solide. Nell’assemblaggio di due materiali legnosi, la resistenza finale
dipende da quella del substrato (gli aderendi), da quella dell’adesivo e dell’interfaccia
legno-colla (strato di legno impregnato di colla). L’elemento più debole costituisce il
fattore limitante dell’intero complesso. Quando il giunto è sottoposto a sollecitazione
meccanica fino a rottura, questa si potrà verificare a livello del substrato, dello strato di
adesivo (rottura per coesione) o all’interno della porzione di legno impregnato di colla
(rottura per adesione). Le forze in gioco, quelle che determinano aderenza tra i due
materiali, possono essere di due tipi:
ξ Forze di coesione: Agiscono all’interno del substrato e dell’adesivo, in quanto
consistono di legami tra molecole della stessa sostanza.
ξ Forze di adesione: Intervengono tra materiali diversi e, nella fattispecie, a livello
della superficie di contatto tra legno ed adesivo.
Secondo Giordano (1974), nell’incollaggio è opportuno distinguere l’adesione cioè
l’affinità esistente tra la colla in fase liquida e la superficie di un solido, dall’aderenza
che è il risultato dell’adesione dopo che l’adesivo è passato allo stato solido.
I meccanismi di adesione tra legno e colla sono diversi e non tutti sono coinvolti
nell’incollaggio del legno. Nel corso degli anni sono state formulate numerose teorie
con lo scopo di dare una spiegazione ai fenomeni che sono alla base dell’adesione.
Riassumendo, si può dire che, l’adesione può avvenire secondo tre meccanismi e preci-
samente:
ξ Adesione di tipo meccanico: Dal momento in cui la colla è applicata al substrato
legnoso, ha modo di penetrare entro le macro e micro irregolarità della superficie
del legno (lumi cellulari di vasi, fibre, tessuti parenchimatici ecc.), favorita anche
da processi di capillarità e, solidificando, di formare un struttura tridimensionale
6
che unisce gli aderendi (Figura 1.1). Tuttavia, sebbene alcuni adesivi forniscono
adesione basandosi esclusivamente su questo meccanismo (colle termofusibili), ciò
non giustifica l’ottima qualità dell’incollaggio che si ottiene in certi casi con super-
fici perfettamente lisce come nel caso di accoppiamenti legno-alluminio o legno-
ceramica.
ξ Adesione specifica: E’dovuta alle forze intermolecolari (forze secondarie) come i
legami a ponte idrogeno, le forze di Van der Waals ed i legami polari che, presi
singolarmente sono deboli, ma, se presenti in gran numero, sono in grado di svilup-
pare forze rilevanti (ureiche, fenoliche). E’ il fenomeno da cui, probabilmente, di-
pendono gran parte dei fenomeni di adesione, infatti è questa la teoria più accettata.
Il legno è un materiale polare (la proprietà è dovuta ai gruppi ossidrilici liberi della
cellulosa) per cui, è ritenuto che, le sostanze adesive, per sviluppare forte aderenza,
dovrebbero essere polari (Tsoumis, 1991).
ξ Adesione chimica: Avviene grazie all’interazione dell’adesivo con il materiale da
incollare e consiste nella formazione di legami di tipo covalente. Solo per alcuni ti-
pi di adesivi tale meccanismo è ritenuto essenziale. Ad esempio, Bandel (1994) ri-
ferisce che alcuni ricercatori hanno dimostrato che le resine urea formaldeide for-
mano legami chimici con gli ossidrili della cellulosa. Il recente interesse verso l’uso
delle colle poliuretaniche nella produzione di pannelli di legno è anche giustificato
dal fatto che i gruppi isocianici formano, almeno in parte, legami covalenti con gli
ossidrili della cellulosa (Pizzi, 1994).
In ogni caso, si può ragionevolmente ritenere che, un po’ tutti i meccanismi visti in
precedenza, in percentuale variabile a seconda del tipo di collante, contribuiscono
all’adesione.
7
1.2.2 Meccanismi di indurimento
Dopo che l’adesione è stata raggiunta, inizia il fenomeno dell’indurimento.
Nell’impiego di adesivi per legno questi i principali meccanismi di indurimento:
ξ Per raffreddamento: E’ basato sulle proprietà di quei solidi che, con il calore, fon-
dono e diventano liquidi. Questi sono normalmente resine termoplastiche che a
temperatura ambiente sono dure e resistenti mentre, se riscaldate oltre una certa
temperatura fondono diventando liquide. Vengono applicate a caldo, il principale
vantaggio è che solidificano molto velocemente quando sono messe a contatto con
il legno, rendendo l’assemblaggio un’operazione molto veloce. Per questa tipologia,
nessun cambiamento molecolare di dimensione o di struttura interviene durante la
fusione o la solidificazione.
ξ Per evaporazione: Sono rappresentati da collanti in dispersione o soluzione liquida.
Una distinzione è dovuta tra quelli in cui l’adesivo è disciolto nel solvente e quelli
in cui è sospeso. Inoltre, se il liquido è l’acqua, si parla di adesivi a base acquosa, se
è qualcos’altro a base di solventi (Marra, 1992). Anche in questo caso, come per
quelli ad indurimento per raffreddamento, non si verifica cambiamento nella strut-
tura molecolare dell’adesivo. Principale svantaggio è la loro persistente solubilità:
lo stato solido è completamente reversibile. Tutti gli adesivi di questo tipo sono
sensibili al calore, pertanto perdono di resistenza quando sono sottoposti ad elevate
temperature. Inoltre, come normalmente accade per gli adesivi termoplastici, sono
sensibili anche alle sollecitazioni continuate nel tempo che originano fenomeni di
creep (Marra, 1992).
ξ Per reazione chimica: Questi induriscono in seguito ad una reazione chimica di
polimerizzazione che può consistere in una condensazione o in una reazione di ad-
dizione. Molti di questi adesivi si caratterizzano per essere costituiti, all’inizio, da
molecole piccole, solubili e fusibili che polimerizzando diventano grandi ed insolu-
bili. Molti sono i vantaggi che questi adesivi riuniscono in sé mentre pochi sono gli
svantaggi. In particolare, essendo costituiti all’inizio da molecole piccole, hanno
una grande mobilità e per questo, grazie all’aiuto dei solventi in cui sono disciolti,
8
possono meglio penetrare dentro i pori del legno e, una volta induriti, conferire re-
sistenza e durabilità (Marra, 1992). Addirittura, alcuni, come ad esempio gli epos-
sidici, non hanno solventi che facilitano la bagnabilità del substrato e la penetrazio-
ne nel legno, per cui la mobilità dell’adesivo è affidata alle stesse molecole.
Esistono anche combinazioni di questi tre sistemi di indurimento; per esempio, le
colle alla caseina o alle proteine della soia, prima induriscono per perdita del solvente
poi per reazione chimica (Marra, 1992).
Importante il fatto che, molti adesivi, con l’indurimento, sono soggetti a ritiro. Que-
sto fatto, siccome raramente avviene accompagnando i movimenti che intervengono nel
legno in seguito a perdita d’acqua, determina l’insorgenza di tensioni. Perciò, in seguito
a questo fatto, è possibile che, oltre alle sollecitazioni esterne di tipo statico, il giunto di
colla sia sottoposto a considerevoli tensioni aggiuntive.
9
1.2.3 Movimenti dell’adesivo
L’adesivo o meglio, la linea di colla, quando sottoposta a pressione, subisce una se-
rie di movimenti (Figura 1.2) che possiamo suddividere convenientemente nelle se-
guenti fasi (Marra, 1992):
ξ Scorrimento superficiale: Dopo che la colla è cosparsa sulla superficie da incollare
e gli aderendi sono messi a contatto tramite l’applicazione di una pressione, inizia
la distribuzione dell’adesivo sul piano del giunto. Si tratta di un movimento di mas-
sa in cui l’adesivo fluisce, riempie le macroirregolarità della superficie aumentando
l’area di contatto dell’adesivo e formando una pellicola continua. Condizioni neces-
sarie e sufficienti sono:
- la presenza di una sufficiente quantità di adesivo;
- una sufficiente fluidità dell’adesivo;
- l’applicazione di una pressione al contatto tra le due superfici opposte.
Questo movimento, oltre a determinare la dispersione dell’adesivo sulla superficie
incollata, determina il trasferimento alla superficie opposta di parte dello stesso
(superficie non incollata).
ξ Penetrazione: Sempre sotto l’azione della pressione, l’adesivo ha modo di penetrare
nei pori e nelle microfessure del legno sia della superficie incollata che di quella
opposta. Anche questo è un movimento di massa che, a causa delle piccole cavità e
fessure in cui l’adesivo deve introdursi, richiede una maggiore fluidità.
ξ Bagnamento: In questa fase si ha lo sviluppo di forze intermolecolari tra l’adesivo
ed il legno. Non si tratta più di movimento di massa come nel caso dello scorrimen-
to e della penetrazione, ma bensì della distribuzione dell’adesivo ancora liquido sul-
la superficie ed all’interno del legno ad opera delle forze di adesione. Trattandosi di
forze secondarie, non si produce se la distanza tra le molecole dell’adesivo e quelle
del legno supera il raggio d’azione delle forze intermolecolari. Questa manifesta-
zione dell’affinità esistente tra liquido e solido, è normalmente espressa in funzione
dell’angolo formato da una goccia di liquido poggiata su di una superficie solida.
10
Nel caso degli adesivi per legno ciò è funzione della tensione superficiale della re-
sina collante, condizionata dalle caratteristiche chimiche e fisiche della stessa e dal-
la tensione superficiale del legno; la risultante è la tensione interfacciale (Pizzo e
Santoni, 2004). Maggiori sono le forze di adesione tra i due mezzi, minore è la ten-
sione interfacciale e maggiore la bagnabilità dell’adesivo. E’ chiaro che una bagna-
bilità elevata provoca un’eccessiva penetrazione della resina nel legno determinan-
do un giunto di colla troppo magro, mentre una bagnabilità troppo bassa determina
una scarsa penetrazione.
ξ Solidificazione: L’ultimo movimento che l’adesivo subisce è la solidificazione che
arresta tutti gli altri movimenti tipici della fase liquida e spesso è accompagnata da
ritiro.
11
Applicazione
della colla
Scorrimento e
trasferimento
Penetrazione
e bagnamento
Solidificazione
Figura 1.1: Rappresentazione
schematica dell’adesione mec-
canica (da Tsoumis, 1991).
L’adesivo entra dentro le cavità
cellulari esposte alla superficie
di incollaggio.
n° 1: strato di colla
n° 2: livello di penetrazione
n° 3: bolla d’aria
n° 4: cavità cellulari
n° 5: cellula parenchimatica
n° 6: fibre
Figura 1.2: Movimenti
dell’adesivo nell’incollaggio
del legno (da Marra, 1992).
Un requisito molto importante
per un adesivo è la sua mobi-
lità, ovvero la capacità di
scorrere nel piano di incol-
laggio, trasferire parte del
prodotto nella superficie sulla
quale non è direttamente
applicato, penetrare nella
porosità del legno in maniera
controllata, “bagnare” in
senso termodinamico la su-
perficie del legno stabilendo
l’adesione fisica ed infine
solidificare per resistere alle
tensioni applicate.
12
1.3 Normativa tecnica
Ad oggi non esiste una normativa univoca internazionale riguardante l’incollaggio
del legno. In questi ultimi anni, data la crescente importanza degli adesivi, è considere-
volmente aumentato il numero delle norme e dei metodi di prova relativi sia agli adesivi
che ai prodotti incollati. Oltre alle norme specificatamente riferite agli adesivi (classifi-
cazione, collaudo, prove meccaniche), per ogni tipologia merceologica nella quale è
previsto l’incollaggio, sono presenti delle specifiche tecniche di prodotto in cui è previ-
sto il controllo di qualità dello stesso. Ad esempio, nel caso del legno lamellare incolla-
to, per impieghi strutturali (la cui specifica di prodotto è la UNI EN 386), sono applica-
bili le seguenti norme:
ξ UNI EN 391:1997 - Legno lamellare incollato. Prova di delaminazione delle super-
fici di incollaggio.
ξ UNI EN 392:1997 - Legno lamellare incollato. Prova di resistenza a taglio delle
superfici di incollaggio.
1.3.1 Normative Europee
In Europa, il Comitato europeo di normazione (CEN), attraverso il comitato tecnico
103, ha definito le norme che riguardano gli adesivi per legno.
1.3.1.1 Adesivi non strutturali
Per quelli non strutturali (possono essere impiegati per la costruzione di mobili, fa-
legnameria, serramenti ecc.) valgono le norme EN 204 ed EN 205. La prima suddivide
le colle in quattro categorie (D1, D2, D3, D4) specificando delle classi di durabilità in
base alla resistenza dell’adesivo. A seconda della classe di durabilità dell’adesivo ven-
gono indicate le condizioni climatiche ed i campi di impiego, così come riportato in
Tabella 1.1. Per la classificazione di un adesivo in una delle suddette classi di durabilità
13
è necessario che i valori minimi, indicati in Tabella 1.2, corrispondano ai valori medi
del potere adesivo valutato secondo i metodi di prova previsti dalla EN 205.
La norma EN 205 precisa le condizioni della prova. Come legno deve essere utiliz-
zato quello di faggio (Fagus sylvatica L.) non vaporizzato avente densità di 700 ± 100
kg/m³ e ad un contenuto di umidità del 12 %. I provini, in n° 20 per ogni prova, vengo-
no ricavati incollando due tavolette di legno aventi una larghezza di 130 mm, uno spes-
sore di 5 mm ed una lunghezza pari ad un multiplo di 300 mm. Dagli elementi incollati,
mediante dei tagli, si ricavano dei provini con una superficie di prova della dimensione
di 200 mm². Una volta preparati, sono sottoposti a condizionamento secondo la sequen-
za indicata nella Tabella 1.2 (prospetto II della EN 204). Quindi, a condizionamento
avvenuto, sono sottoposti a prova di trazione bloccando le estremità dei provini alle
ganasce di un dinamometro.
Prescrizioni particolari da rispettare sono l’effettuazione dell’incollaggio subito
dopo il taglio del materiale legnoso (necessità di evitare fenomeni di ossidazione della
superficie), l’esecuzione della prova non prima di (continua)
Classi di
durabilità
Esempi delle condizioni di esposizione e dei campi di applicazione
D1
Interni in cui la temperatura è solo occasionalmente e per un periodo di tempo
limitato, maggiore di 50 °C ed in cui l’umidità del legno non sia maggiore del
15%.
D2
Interni soggetti a esposizioni brevi e occasionali di acqua corrente o condensata
e/o soggetti occasionalmente ad un elevata umidità dell’aria, a condizione che
l’umidità del legno non sia maggiore del 18 %.
D3
Interni soggetti a esposizioni brevi e frequenti di acqua corrente o condensata e/o
soggetti occasionalmente ad un elevata umidità dell’aria per periodi di tempo
prolungati. Esterni protetti dalle intemperie.
D4
Interni soggetti ad esposizioni lunghe e frequenti ad acqua corrente o condensa-
ta. Esterni esposti alle intemperie a condizione che il materiale abbia un rivesti-
mento superficiale adeguato.
Tabella 1.1: Descrizione delle classi di durabilità secondo la norma EN 204.
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Resistenza al taglio per trazione (N/mm²) – Classi di durabilità
Sequenza Condizionamento D1 D2 D3 D4
1
7 giorni in condizioni normali
10 10 10 10
2
7 giorni in condizioni normali
3 ore in acqua fredda
7 giorni in condizioni normali
/ 8 / /
3
7 giorni in condizioni normali
4 giorni in acqua fredda
/ / 2 4
4
7 giorni in condizioni normali
4 giorni in acqua fredda
7 giorni in condizioni normali
/ / 8 /
5
7 giorni in condizioni normali
6 ore in acqua bollente
2 ore in acqua fredda
/ / / 4
6
7 giorni in condizioni normali
6 ore in acqua bollente
2 ore in acqua fredda
7 giorni in condizioni normali
/ / / 8
Tabella 1.2: Classificazione degli adesivi per impieghi non strutturali in classi di dura-
bilità secondo la norma EN 204. Requisiti minimi richiesti.
una settimana dall’incollaggio ed il rispetto dei parametri di incollaggio indicati dal
produttore l’adesivo. Nel caso di collanti con funzione di riempimento, si dovrà realiz-
zare una linea collante spessa riempiendo delle scanalature praticate in modo simmetri-
co rispetto al centro della sovrapposizione, profonde 0,5-1 mm e larghe circa 14 mm.
Le colle viniliche ricadono nella classificazione D1 e D2; le colle poliuretaniche,
melamminiche e fenol-resorciniche ricadono essenzialmente in D4, ovvero sono compa-
tibili ad esposizioni prolungate all’acqua anche bollente (Romiti e Trosa, 2002).
15
1.3.1.2 Adesivi strutturali
Il CEN ha anche pubblicato le norme EN 301 ed EN 302 che riguardano gli adesivi
per l’incollaggio di tipo strutturale. Per questo tipo di applicazione, le norme ammettono
solo adesivi di tipo fenolico (resina sintetica derivata da una reazione di condensazione
tra un composto fenolico ed una aldeide), amminoplastico (resina sintetica derivata da
una reazione tra un composto contenente gruppi amminici e formaldeide) e recentemen-
te sono stati ammessi anche quelli a base poliuretanica, il cui impiego si è ormai diffu-
so nel settore del legno lamellare.
La norma EN 301, destinata principalmente ai produttori di adesivi al fine di con-
sentire loro il controllo di qualità, definisce una classificazione degli adesivi strutturali
in funzione della loro utilizzabilità per strutture portanti in legno in diverse condizioni
climatiche e specifica i requisiti prestazionali.
Questa, innanzitutto considera due classi di adesivi, I e II, in funzione della loro u-
tilizzabilità in presenza delle condizioni climatiche specificate nella Tabella 1.3. Il
criterio di classificazione è basato sul rispetto di requisiti prestazionali da verificare
sottoponendo un certo numero di provini, così come specificato dalla EN 302, alle
seguenti prove:
a) Prova di taglio per trazione: Il test viene effettuato utilizzando sia legno di fag-
gio (Fagus sylvatica L. ) sia provini di ogni altra specie per la quale l’adesivo è ritenuto
idoneo, su linee collanti sia sottili (0,1 mm) sia spesse (0,5-1,0 mm). Prima di sottoporre
i provini (Figura 1.3) alla prova vengono condizionati utilizzando il trattamento appro-
priato così come indicato in Tabella 1.4. I carichi di rottura dei provini devono essere
pari ad almeno l’80 % del valore indicato in Tabella 1.5.