x
Introduzione
William James è stato spesso considerato un filosofo ‘anomalo’; la sua istruzione medica e il fatto che la
sua prima opera di rilievo fu di carattere schiettamente psicologico ha portato molti a considerarlo un
filosofo ‘a metà’; in questa Tesi cercheremo di mostrare come la formazione di William James e la sua
passione per la psicologia debbano considerarsi piuttosto come le premesse fondamentali per la
comprensione dello sviluppo del suo pensiero più squisitamente filosofico. In questa prospettiva sarà
comunque sempre meno rilevante la divisione tra la psicologia e la filosofia di James. La dimensione
indeterministica del suo pensiero sarà al proposito indicativa proprio di quella continuità di intenti tra il
pensiero del James psicologo e del James filosofo che solo un’esigenza di semplificazione troppo sentita
può rischiare di far dileguare. Lo studio dei primi anni di vita e delle prime esperienze formative
rappresenta così, coerentemente con questa prospettiva, il tentativo di aggiungere a quell’unità
intellettuale che può essere recuperata dalla mera analisi testuale un’unità più intima che potremmo
anche definire morale. L’esigenza di formulare una psicologia della libertà e poi una filosofia della libertà
acquista maggiore omogeneità se considerata come il faticoso tentativo di rispondere a domande — di
libertà appunto — che affondano le loro radici nella prima educazione jamesiana, quando la figura e
l’opera di Henry James rappresentò un vero e proprio sprone e termine di paragone per il figlio. Col
passare degli anni altre figure sostituiranno quella paterna per importanza e per presenza: Charles
Renouvier, Chauncey Wright e Charles Sanders Peirce, primi fra tutti, saranno, oltre che degli amici,
quegli stimoli — non solo intellettuali — cui James affiderà lo sviluppo della propria maturazione
filosofica. L’importanza di questi filosofi fu poi accresciuta dal fatto che — soprattutto nel caso di
Wright e Peirce — essi si rivelarono attenti osservatori e profondi estimatori di uno scienziato che, pur
non rientrando mai nell’ampia cerchia di amici e conoscenti che circondarono William James dai suoi
esordi accademici sino alla morte, rappresenta forse la figura più importante per comprendere il suo
pensiero indeterministico: Charles Darwin. Quel proficuo connubio fra filosofia e scienza che tanto
positivamente caratterizzano il pensiero del nostro autore può essere considerata forse il frutto più
prezioso della relazione ch’egli intrattenne con lo scienziato inglese, un hard determinist che agli occhi di
William James sarà in grado di fornire gli strumenti per costruire una filosofia della libertà che avesse
delle solide basi nella psicologia e nella fisiologia nervosa, due scienze che egli, proprio nel tentativo di
rispondere ai suoi dubbi e ai suoi dilemmi, contribuì a costruire nella seconda metà del secolo scorso.
Capitolo 1.1
La pedagogia di Henry James Sr. — figlio e padre
Un pensiero senza tradizione sarebbe un pensiero che
determinerebbe la chiusura nella soggettività, dunque la follia.
— A. Del Noce
Dite che sono un filosofo, dite che amo il mio prossimo, dite che
sono un autore di libri, se vi piace; o, meglio ancora, dite che
sono uno Studente. — H. James Sr.
1.1.1 Formazione e personalità di Henry James Sr.
William James, come molti uomini del suo tempo, fu più figlio di suo padre che di sua madre; egli ebbe
con Henry James Sr. un rapporto molto stretto che durò fino alla sua morte
1
.
Henry James era un uomo molto colto, molto ricco e molto tormentato: nacque nel 1811, figlio di un
immigrato irlandese che aveva fatto fortuna
2
, ed ebbe un’infanzia fondamentalmente felice, fino a quando,
giocando a scuola (alla Alban Academy ) con delle palle incendiarie, non si ferì gravemente a una gamba;
dovette subire due amputazioni sopra il ginocchio e rimase costretto a letto per due anni.
Henry James fu dunque in qualche modo “obbligato” a diventare una persona particolare; l’incidente che
lo aveva mutilato nel corpo rafforzò il suo spirito forte ed esuberante, rendendolo allo stesso tempo più
sensibile e pensieroso
3
.
1
Quasi paradossalmente poi, William James si mostrerà più interessato al pensiero del padre dopo che questi morì.
Un’occasione ‘esterna’ per un certo approfondimento del pensiero di Henry James fu il compito di curare l’edizione della sua
opera postuma: H. James, The Literary Remains of the Late Henry James, a cura di W. James, Osgood, Boston 1884.
2
Una fortuna considerevole. William James Sr. infatti rappresenta più che degnamente il modello di Self Made Man
americano; giunto dall’Irlanda nel 1896, in poco tempo riuscì a costruire un impero commerciale paragonabile a quello dei
grandi miliardari della costa orientale degli Stati Uniti d’America. Molte biografie di James si soffermano a lungo sulla
personalità e sulla vita di quest’uomo e per differenti ragioni: la prima è che William James Sr. fu colui che rese possibile a
Henry James Sr. (e poi a William stesso) di condurre una vita più che agiata e di ottenere un’eccellente educazione, la seconda fu
che William James Sr., sebbene non dedito in maniera particolare all’educazione dei suoi figli, intrattenne con Henry Sr. un
rapporto molto stretto e sicuramente problematico, tanto che alcuni critici, tra cui il più noto e importante è, come vedremo nei
prossimi capitoli, Howard Feinstein, fanno risalire al rapporto con il padre i problemi che poi sorgeranno nell’educazione e nella
relazione di questo con i propri figli, in special modo William e Henry, il noto scrittore (1843 – 1916). Tutte le biografie
dedicate a William James si occupano della figura del nonno William; Paul Jerome Croce, autore di un libro molto interessante
sul rapporto fra scienza e religione nell’era di William James (Paul J. Croce, Science and Religion in the Era of William James; Eclipse of
Cetainty. 1820-1880, The University of North Carolina, Chapell Hill-London 1995.) ha studiato a fondo la vita e l’influsso di
William di Albany: P. J. Croce, Money and Morality; The Life and Legacy of the First William James , “New York History”, 68 (1987)
pp. 174-190.
3
Questa grave mutilazione fisica ebbe delle conseguenze anche sull’atteggiamento che Henry Sr. terrà, durante tutta la vita,
nei confronti della malattia fisica, sua e del suo prossimo. Gay Wilson Allen ipotizza che tutta la famiglia James venne
influenzata da questo atteggiamento paterno, e cita a questo proposito lo “stoicismo” mostrato dalla sorella di William, Alice, di
fronte alla propria malattia. Cfr. Gay Wilson Allen, William James; A Biography, Viking Press, New York 1967, p. 145.
2
L’esperienza non gli avvelenò l’animo, né diminuì la sua carica d’energia vitale, ma stimolò la sua
sensibilità e acuì la sua tendenza a rimuginare, contribuì al suo distacco dal mondo degli affari e lo
predestinò a una vita sedentaria.
4
Nel 1830 Henry James Sr. Si diplomò allo Union College
5
di Shenectady e nel 1835 si iscrisse al seminario
di Princeton. Già allora però era evidente quanto il suo carattere e il suo pensiero fossero distanti dalla
cultura ecclesiastica. Non sembrava affatto essere adatto alla vita religiosa e infatti dopo due anni decise di
abbandonare il seminario
6
. Nel 1840 si sposò con Mary Walsh, che gli starà vicino per quasi tutta la vita
7
.
Il padre di Henry — William “di Albany” — , morto nel 1832 in seguito a un attacco cardiaco, aveva
lasciato in eredità un patrimonio di oltre un milione di dollari, una cifra enorme per l’epoca. Purtroppo per
Henry però, questi aveva tenuto conto, nel redigere il testamento, dei suoi attriti
8
con il figlio, che non
aveva mai preso in seria considerazione l’ipotesi di dedicarsi agli affari e di continuare così la gestione
dell’impero paterno. Henry però non si arrese: conscio di non essere in grado di raggiungere un’autonomia
economica che gli permettesse di dedicarsi ai suoi interessi senza doversi guadagnare il pane per vivere,
4
TCWJ I, p. 8.
5
Henry James Sr. Non fu però un allievo modello del College: Egli aveva ben poco interesse per lo studio dei classici e della matematica
e si ribellava contro la decisione paterna di fargli studiare legge [...]. Appena poté egli si unì alla appena istituita Sigma Phi Fraternity, gettandosi a
capofitto nelle sue attività. La sua passione per la bella vita si dimostrò molto costosa; il suo amore per le osterie e i buoni sigari fece lievitare
enormemente i conti che il padre doveva pagare. Nel corso di un anno Henry James s’era guadagnato la reputazione di spendaccione e ubriacone. Linda
Simon, Genuine Reality; A Life of William James, Harcourt Brace and Co., New York 1998, p. 9.
6
Come studente di teologia di Princeton, James non poteva avere molto in comune con i suoi condiscepoli. Per essi infatti la religione era
un’istituzione, per lui invece era una rivelazione originale e personale. TCWJ I, p. 11.
7
Sono molti i critici che, soprattutto recentemente, hanno posto l’attenzione sulla freddezza che intercorreva nei rapporti
tra Mary Walsh e il secondogenito William: William rimase comunque in silenzio nel periodo immediatamente successivo al funerale della
madre. Ci sono infatti pochi indizi per ritenere che il figlio maggiore le fosse particolarmente attaccato. Daniel W. Bjork, William James, The Center
of His Vision, Columbia University Press, New York 1988, p. 131 Non è stato scritto molto sulla figura di Mary James Walsh; in
parte questo è certamente dovuto al fatto che lo stesso James parlò di lei molto raramente e in parte è dovuto alla sua
personalità: era una donna completamente dedita alla famiglia, cosa non certo rara all’epoca e, sebbene la sua presenza non
fosse “prepotente” come quella del marito, ebbe un ruolo importantissimo nel sostenerlo in ogni sua iniziativa e nell’infondere
un clima di serenità e di tranquillità in famiglia; suo nipote, Henry James — figlio primogenito di William James — , le attribuirà
un ruolo importante nella formazione della personalità dei due figli maggiori: Non sarebbe certo sbagliato vederla come la fonte della
straordinaria ricettività e della sensibilità estetica che caratterizzò i due figli maggiori. LWJ I, p. 9. Alcuni critici hanno recentemente messo in
luce il fatto che William non fosse particolarmente affezionato alla madre, e quindi, giusta questa prospettiva, il suo ‘silenzio’ nei
suoi confronti non sarebbe più interpretabile come segno di rispetto per la sua memoria (come invece suggerisce Henry James
nell’introduzione all’epistolario paterno) cfr. Ibidem. Il rapporto di William con la madre rimane comunque avvolto da un’ombra
di mistero: Sugli effetti della morte della madre [inizio 1882] su William si può soltanto congetturare, dal momento che egli non fa menzione del suo
stato d’animo nelle lettere o nel diario, come invece fece il fratello Henry. G. W. Allen, op. cit., p. 241.
8
Il padre di Henry Sr. tenne un comportamento coi propri figli molto tradizionale e ‘conservatore’; la sua attenzione
principale erano gli affari e perciò l’educazione dei figli assumeva quei tratti di formalità che possono essere facilmente confusi
con il distacco; questa attenzione per le apparenze, più che per i contenuti si rivelava anche nel suo rapporto con la religione
(calvinistica); Il padre di Henry James [Sr.] era troppo occupato coi propri affari per poter dedicare attenzione ai propri figli; si accontentava di
assicurarsi che essi seguissero le funzioni religiose e si attenessero formalmente all’ortodossia presbiteriana. Ivi, p. 5.
3
decise, insieme col fratello William — anch’egli ‘escluso’ dalla maggior parte dell’eredità — di
impugnare il testamento, riuscendo infine a ottenere quello che riteneva gli spettasse di diritto.
L’ottenuta eredità paterna diede a Henry James l’opportunità di essere un uomo “libero”; libero dalla
necessità di guadagnarsi da vivere
9
e libero però anche di non trovare un proprio ruolo nella società che
potesse soddisfarlo.
Ma il ruolo che Henry James non avrebbe trovato nella società fu presto ‘sostituito’ da il ruolo di marito,
ma soprattutto di padre, un ruolo al cui perfezionamento egli dedicò gran parte delle energie che non
potevano trovare sfogo in una professione vera e propria.
Per Henry la famiglia era una società in microcosmo, e il successo nella sfera familiare non era
meno importante del successo nel mondo degli affari o della politica
10
.
1.1.2 La crisi spirituale e le ‘conversioni’: Sandeman, Swedenborg e Fourier.
Henry James dunque, dopo avere ereditato parte della fortuna paterna e aver sposato una donna che
sembrava adatta al ruolo di moglie e di infermiera allo stesso tempo, poteva ora dedicarsi ai suoi studi e
alle sue riflessioni; il Leitmotiv di tutti i suoi scritti è la religione.
Come già si è accennato, Henry James era stato educato secondo la dottrina calvinistica, ma definire
calvinista la sua fede sarebbe certamente un errore: egli infatti era un calvinista non ortodosso — come
non fu ortodosso in nessuna sua attività intellettuale — ; un esempio di questa ‘eterodossia’ jamesiana è
ben raffigurato dal suo atteggiamento verso la dialettica della colpa e della salvezza: mentre la religione
calvinistica intende infatti la colpa dell’uomo come qualcosa di collettivo, qualcosa che appartiene all’uomo
in quanto uomo, all’umanità, per James è esattamente il contrario: l’uomo pecca singolarmente ed è come
singolo responsabile dei suoi peccati. E, come per il calvinista ortodosso la salvezza è un dono che viene
donato al singolo, al contrario per James solo all’interno di una dimensione collettiva il singolo può trovare
la sua salvezza
11
.
9
Se c’era qualcosa che poteva frustrare la libertà e la spontaneità di un uomo, pensava Henry Sr., questa era proprio la necessità di guadagnarsi
da vivere. L. Simon, op. cit., p. 38.
10
Ivi, p. 14.
11
Anche Allen pone in evidenza l’eterodossia del calvinismo di Henry James: [...] egli credeva che la salvezza del singolo dipendesse
da quella dell’intera società [...] gli uomini sarebbero stati salvati soltanto collettivamente. Questa convinzione influenzò profondamente l’atteggiamento
di Henry James verso la società, rendendolo un uomo decisamente democratico. E in seguito ne fece anche un genitore tenero e permissivo, ma allo stesso
tempo ossessionante nell’amore provato per i propri figli. G. W. Allen, op. cit., p. 9.
4
Henry James, sebbene avesse la certezza che l’uomo nasce separato da Dio e che il cammino per
ricongiungersi a lui sia lungo e faticoso, sentiva il bisogno di un Dio che fosse più vicino all’uomo e più
comprensibile, di un Dio che non agisse quasi in maniera capricciosa e ‘diabolica’.
12
Henry James cercò dei ‘sostegni’ al proprio pensiero religioso e uno dei primi e dei più importanti fu
senza dubbio Robert Sandeman:
Trovandosi in Inghilterra nel 1837, fu attratto da Robert Sandeman
13
; probabilmente vide in questo
scrittore, che sottolineava l’importanza della fede sulle opere, la possibilità di recuperare la solidarietà
fraterna della chiesa primitiva. Nei primi anni ’40 James stava lavorando a un’interpretazione simbolica e
allegorica delle Scritture, accumulando ‘pile di manoscritti’. Egli stava anche riflettendo intorno alla
questione della natura, cercando di mostrarne l’unità e il profondo significato, e cercando per questo una
riconciliazione tra scienza e religione
14
.
Se Sandeman rappresentò senza dubbio uno dei primi punti di riferimento intellettuali di Henry James,
non si può però dire che fu il più importante; Henry James è infatti ‘noto’ come swedenborghiano e fu
proprio insieme con le opere di Swedenborg che egli raggiunse la propria maturità intellettuale
15
.
12
Henry James definisce il Dio calivinistico ‘diabolico’ in un passo della sua opera più famosa — Substance and Shadow — ; il
passo è citato in TCWJ I p. 13 alla nota 20. Per quanto riguarda le altre opere di Henry James, che se oggi sconosciute
completamente, anche all’epoca della loro edizione non suscitarono grande interesse, è sufficiente scorrerne i titoli per farsi
un’idea degli argomenti trattati e di quanto rimase costante la sua passione per le tematiche religiose e morali: Moralism and
Christianity; or Man’s Experience and Destiny, 1850; Lectures and Miscellanies, 1852; The Church of Christ not an Ecclesiasticism, 1854; The
Nature of Evil, Considered in a letter to the Rev. Edward Beecher, D. D., Author of “The Conflict of Ages”. 1855; Christianity the Logic of
Creation, 1857; Substanceand Shadow; or Morality and Religion in Their Relation to Life, 1863; The Secret of Swedenborg, being an Elucidation
of His Doctrine of the Divine Natural Humanity, 1869; Society the Redeemed Form of Man, and the Earnest of God’s Onnipotence in Human
Nature, Affirmed in Letters to a Friend , 1879; per quanto riguarda il calvinismo di Henry James Sr. cfr. tutto il primo capitolo della
monumentale opera del Perry, appunto intitolato Calvinistic Inheritance; TCWJ I, pp. 3-20. Vale comunque la pena di dire qui che
il Perry riteneva che la religiosità di Henry James, per quanto ‘eterodossa’, fosse profondamente calvinistica: Sebbene [Henry]
James insisteva sull’infinita amabilità di Dio, e sulla solidarietà dell’umanità intera, la sua personale esperienza religiosa era profondamente
calvinistica.. Ivi, p. 12.
13
Gay Allen ipotizza che fu Michael Faraday, il grande scienziato, a far conoscere a Henry James l’opera di Robert
Sandeman, definito un mistico appartenente a un ‘cristianesimo primitivo’, che guardava a Cristo come a un amico dei peccatori piuttosto che dei
giusti.. G. W. Allen, op. cit., p. 9.
14
Cfr. TCWJ I, p. 15. A proposito del rapporto fra religione e fede si può dire che Henry James Sr. non riuscì mai a essere
veramente ‘attuale’ nel suo tentativo di ricongiungere istanze scientifiche e religiose; sebbene il tentativo di ricomporre le
fratture del pensiero scientifico e quello religioso fosse certamente ‘tipico’ della sua epoca, e ancor più di quella successiva, è
però da dire che i suoi concetti di religione e di scienza erano già superati al tempo in cui scriveva. La sua prospettiva — per
quanto possa essere valida questa distinzione — era infatti teologica piuttosto che filosofica e la sua era l’epoca in cui la scienza
aveva strappato alla teologia il ‘monopolio’ della verità, un’epoca in cui per poter riconciliare fede e sapere scientifico era
necessario aver compreso veramente quale rivoluzione stesse avvenendo nel sapere umano. William James descrive bene
l’anacronismo paterno nell’introduzione ai Literary Remains,: Ho sempre provato a immaginare che personaggio mio padre sarebbe potuto
essere se fosse nato in un’epoca genuinamente teologica, con le menti migliori occupate a ragionare sui misteri della divinità, quando si respirava un’aria
fatta di definizioni, teorie e contro.-teorie, di ferrei ragionamenti e dispute intorno alla relazione dell’uomo con Dio. LWJ I, p. 13. L’introduzione
di William James ai Literary Remains è, dal 1982, disponibile nella sua versione completa in ERM alle pp. 1-63.
15
La carriera letteraria di Henry James non cominciò veramente prima del 1850; nel frattempo egli aveva visto la luce. Questa luce veniva da due
fonti: Swedenborg e Fourier. Essi non lo convertirono, ma lo appoggiarono e lo sostennero, fornendogli un linguaggio, una struttura sistematica, e un
supporto per la fede ch’egli aveva nel cuore. TCWJ I, p. 20.
5
Swedenborg entrò nella vita di Henry James in maniera repentina, secondo le modalità che
appartengono alla mistica occidentale: nel 1844, trovandosi vicino a Windsor durante uno dei frequenti
viaggi in Europa, James attraversò una profonda crisi depressiva
16
, unita a un’enorme spossatezza fisica;
sebbene questa crisi durò pochi minuti, Henry James non poté continuare la vita di sempre: doveva
trovare la ragione, la ‘causa’ di quella crisi
17
; la sua ricerca terminò due anni dopo quando, trovandosi egli
ancora in Inghilterra, incontrò un’amica a una stazione termale: questa gli suggerì ch’egli aveva sofferto di
ciò che Swedenborg chiamava vastation, e gliene raccomandò le opere
18
.
Henry James trovò in Swedenborg una ‘soluzione’ alla drammaticità di alcuni aspetti del calvinismo; ciò
che egli non poteva sopportare di quella dottrina era l’ansia e l’angoscia del credente verso la propria
fortuna su questa terra, che non è nel controllo dell’uomo. Ora il “disperato interesse verso se stessi”
risultava essere non più un destino incomprensibile che un Dio straniero aveva dato all’uomo, ma solo una
fase che egli ci fa attraversare per poi accoglierci nelle sue braccia.
E’ bene sottolineare che Henry James lesse l’opera di Swedenborg attraverso una forte prospettiva
personale e questo può spiegare come la sua interpretazione, ancora una volta, non possa dirsi affatto
ortodossa. Come non era stato un calvinista ortodosso, così non sarebbe mai stato nemmeno uno
swedenborghiano ortodosso.
16
Come è noto anche Emanuel Swedenborg passò attraverso una profonda crisi, che egli interpretò come rivelazione
religiosa; nel 1745, mentre si trovava a Londra, si sentì investito da Dio del compito di fornire una nuova interpretazione delle
Sacre Scritture.
17
Se è vero che fu solo in seguito alla ‘vastation’ che James si interessò attivamente al pensiero swedenborghiano, è però
giusto ricordare che già un giovane medico inglese, che aveva conosciuto l’opera del mistico svedese nel 1835, aveva
contribuito, già nel 1841 con un articolo pubblicato nel Monthly Magazine, ad attirare l’attenzione di Henry Sr. verso quell’autore
che sarà tanto importante per tutta la sua vita. Cfr. TCWJ I, p. 20.
18
Ivi, p. 21. Linda Simon ci fa sapere che si trattava di un’amica e ce ne rivela il nome: [Henry James] divenne amico della signora
Chichester, che interpretò la crisi di James in chiave swedenborghiana, una sorta di catarsi, e gli disse che sebbene inizialmente questa condizione gli
avrebbe provocato disagio e sofferenza, poi lo avrebbe portato a riacquistare una salute rinnovata. L. Simon, op. cit., p. 29 Anche Allen cita il
nome dell’amica che lo avrebbe introdotto all’opera di Swedenborg e ricorda anche come, inizialmente, Henry James avesse
vagliato, nel tentativo di spiegare la crisi che aveva attraversato, anche le ipotesi più ‘materialistiche’: [in seguito alla crisi] Henry
James si recò a Londra e consultò i medici più autorevoli, ma essi diedero della sua situazione un’eziologia completamente materialistica egli dissero che
la causa di tutto ciò stava in un eccessivo sforzo intellettuale. [...] Fu una certa Mrs. Chichester a dirgli che egli aveva subito quella che
Swedenborghianamente si chiamava “vastation’. [...] egli si precipitò a Londra per acquistare i libri di Swedenborg e finalmente poté trovare la
soluzione ai propri problemi. G. W. Allen, op. cit., pp. 17-18. Vedremo bene in seguito come lo stesso William James cercò di trovare
una prima risposta alle cause della sua crisi depressiva nella medicina del tempo, che era ovviamente schiettamente
materialistica; le analogie con la crisi di Henry James sono molte, ma, come avremo modo di sottolineare, mentre il padre trovò
in Swedenborg — pur senza essere veramente uno swedenborghiano “ortodosso” — una guida sicura che lo accompagnerà
durante tutta la vita, per il figlio l’opera di Renouvier, considerato dallo stesso James il suo ‘salvatore’, sarà solo una scintilla, per
quanto importante, che accenderà un pensiero sempre più capace di una propria autonomia.
6
Era impossibile per James essere un buono swedenborghiano
19
come lo era stato essere un
buon presbiteriano. [...] “non è come chi vede fantasmi, ma come chi vede verità, che
Swedenborg gli interessa”. Per lui la religione era un fatto d’esperienza intima, e non di dogmi
o di rivelazioni
20
.
Ma Henry James non solo era ‘eterodosso’; egli era soprattutto un eclettico; quell’autore che sembrava
fornirgli la possibilità di giustificare meglio le proprie teorie o che sembrava potere aiutarlo a trovare una
propria strada nel suo cammino di calvinista ‘critico’ diventava per lui un punto di riferimento
imprescindibile
21
;
L’altra grande fonte di luce era Fourier
22
, che morì nel 1837e la cui fama si sparse tanto
rapidamente che, nel 1846 il numero dei suoi seguaci in America ammontava a 200.000
persone
23
.
Fourier rappresentò per Henry James una sorta di completamento alla propria interpretazione della
dottrina swedenborghiana; come ricorda il Perry
24
, Fourier e Swedenborg erano due personaggi
certamente molto differenti, negli interessi e nello stile, ma entrambi sembravano — almeno nelle esigenze
del padre di William — avere bisogno l’uno dell’altro:
19
Il figlio di William James, Henry James III, — nell’edizione dell’epistolario paterno — cerca di ‘levare’ il ricordo del padre
dalla schiera degli ‘swedenborghiani’: Mentre stava ancora combattendo il suo stato di melanconia, un’amica lo introdusse agli scritti di
Swedenborg. Grazie al loro aiuto, egli trovò il sollievo necessario e una fede che lo accompagnò anche dopo l’intensità della rivelazione. LWJ I, p. 12.
Ma, dopo due pagine, egli aggiunge: L’erronea opinione che è diventata oggi d’attualità, e che descrive Henry Senior come un ministro del culto
swedenborghiano appare come una completa assurdità per chi ne conosca gli scritti.: egli pensava infatti che le chiese in generale si fossero vendute l’anima
al diavolo e, in particolare, che i principali peccatori fossero a questo riguardo le congregazioni swedenborghiane [...]. Ivi, p. 14. A proposito del
legame fra la religiosità di Henry James Sr. e la sua fedeltà al pensiero di Swedenborg, il Perry scrive: Il padre di James [...] era
religioso a causa della profondità delle sue riflessioni e della sua esperienza personale. Come tutti i filosofi mistici, egli trovò Dio al di là del suo stesso
pensiero. Egli attribuì, è vero, la propria salvezza personale a Swedenborg; ma allo stesso tempo si dissociò nettamente dalla setta degli swedenborghiani
e nutrì la propria mente con la metafisica. La sua teologia era una sottile razionalizzazione del distacco e del successivo ritorno dell’uomo a Dio
attraverso la perfezione della società.. R. B. Perry, In the Spirit of William James, Greenwood Press, Westport 1979, p.16. Ciò nondimeno
Henry James, per tutta la vita, si distinse per la sua ‘fedeltà’ all’opera dello scrittore svedese: Henry James portava sempre con sé in
ogni viaggio i testi di Swedenborg, deponendoli con riverenza in qualunque nuova dimora della propria famiglia. L. Simon, op. cit., p. 50.
20
TCWJ I, p. 25. Le parole tra virgolette sono di Catarine Walsh, la zia di William James, nota appunto come “Aunt Kate”.
21
Il Perry ci ricorda anche come il pensiero di Henry James non fosse affatto limpido: E. L. Godkin [editore della Nation]
scriveva di HJS: “Quale fosse la precisa natura della sua filosofia, non mi fu mai dato di comprendere pienamente, ma egli dichiarava di essere uno
swedenborghiano [...]” Ivi, p. 105. E ancora: [Un editore newyorchese diceva di HJS] “Non ho mai potuto comprendere James. Mi sembra
che egli si sforzi continuamente di provare che non c’è differenza tra il bene e il male; senza dubbio, se egli ha una preferenza tra i due, è per il male”.
Ivi, p.17.
22
Anche la madre di William fu partecipe attivamente agli entusiasmi di Henry James per il fourierismo: Il padre e la madre di
William si convertirono alla dottrina di Fourier, ed essi tennero spesso nella propria casa conversazioni a questo proposito in compagnia di personaggi
come Albert Brisbane , in America uno dei seguaci più ferventi di Fourier, Parke Godwin, editore dell’Evening Post, e William Cullen Bryant,
l’editore della Post. G. W. Allen, op. cit., p. 13.
23
TCWJ, p. 28. Cfr. R. W. Gladish, Swedenborg, Fourieran the America of the 1840s, Swedenborg Scientific Association, Bryn
Athyn 1983 e C. J. Guarneri, The Utopian Alernative; Fourierism in Nineteenth-Century America, Cornell University Press, Ithaca 1993.
24
Cfr. TCWJ I, pp. 31-32.
7
Lo swedenborgianesimo aveva bisogno di un programma sociale e il fourierismo aveva
bisogno di una fondazione religiosa e metafisica
25
.
Henry James, come abbiamo già visto, non riusciva a concepire una visione individualistica dell’uomo e
della sua possibile salvezza; Fourier non solo sembrava offrire buone ricette per un radioso avvenire,
apparentemente scientifico, egli attirava l’interesse di Henry James per due motivi fondamentali:
l’attenzione per la solidarietà sociale e l’idea che l’uomo fosse innocente.
Henry James cominciava dunque ad avere un pensiero autonomo, per quanto abbastanza confusionario,
proprio nel periodo in cui le sue teorie potevano farsi immediatamente pratica, nell’educazione dei propri
figli.
1.1.3 Europa, ‘terra d’educazione’
Il padre di William cercò per tutta la vita di evitare gli errori commessi dal proprio padre.
naturalmente la sua conoscenza di Fourier e di Swedenborg, insieme con la sua esperienza
“mistica” provata in Inghilterra, ne influenzarono il pensiero. I capisaldi della sua pedagogia
erano: libertà, spontaneità e amore.
26
.
Possiamo certamente dire che il padre di William James fu un genitore premuroso e dedito
all’educazione dei propri figli in una misura decisamente inusuale
27
, soprattutto considerando la sua classe
d’appartenenza e l’epoca in cui visse. Come abbiamo visto, Henry James non si lasciò prostrare dalla sua
invalidità e, grazie alla sua tenacia e all’aiuto costante della moglie, passò una vita sempre in movimento, sia
all’interno degli Stati Uniti d’America che all’estero; proprio all’estero egli ‘affidò’ le sue più profonde
speranze: la riuscita come scrittore e l’educazione dei propri figli.
William James compì la sua prima attraversata atlantica alla tenera età di due anni circa; come vedremo,
questo sarà solo il primo di una lunga serie di viaggi nel Vecchio Continente: Henry James infatti, non solo
non voleva separarsi per nessun motivo dalla sua famiglia: egli riteneva che solo in Europa i propri figli
avrebbero ricevuto un’ottima educazione in un clima sociale e culturale equilibrato.
Sono molte le biografie che riportano minuziosamente gli spostamenti dei James dagli anni ’40 all’inizio
degli anni ’60 e ciò che salta subito agli occhi, leggendo queste pagine, è l’incredibile numero di traslochi e
di spostamenti che Henry James fu capace di imporre alla sua famiglia
i
.
25
Ivi, p. 32.
26
G. W. Allen, op. cit. p. 21
27
James decise di educare i propri figli in una maniera non convenzionale [...] L. Simon, op. cit., p. 44. , p. 21.
8
L’educazione di William James fu, se non eccezionale, per lo meno curiosa; scandita da continui e
repentini cambiamenti: da un precettore a una scuola privata, da una nazione all’altra, da un continente
all’altro!
Come detto sopra, Henry James aveva due motivi fondamentali che ciclicamente lo spingevano a cercare
il ‘paradiso perduto’
28
in Europa. Il primo era la ricerca di contatti intellettuali con personaggi eminenti e il
secondo era l’educazione dei propri figli; col passare degli anni, il primo motivo lasciò sempre più spazio al
secondo. La famiglia era infatti diventata per Henry James il vero ‘terreno’ dove cercare la propria
realizzazione. L’educazione dei propri figli, e soprattutto di William e del secondogenito Henry, non
rappresentava per lui solo il dovere di un padre scrupoloso, ma una sorta di professione, un progetto
pedagogico. All’interno di questo progetto, l’apprendimento delle lingue ricopriva un ruolo primario:
Il 6 Agosto [1855] William e i suoi fratelli vennero iscritti in una scuola diretta da un esule
tedesco: Achilles Heinrich Roediger. [...] Il padre di William aveva scelto la scuola di
Roediger perché ospitava pochi studenti americani rispetto alla più famosa scola Haccius e
quel che più il padre desiderava era che i propri figli “imparassero le lingue”
29
.
Ma se questo desiderio paterno, che del resto si rileverà di grande utilità alla carriera di William James,
certamente giustifica almeno in parte la decisione di ‘trasferire’ l’educazione dei propri figli nel Vecchio
Continente, non giustifica però il continuo cambiamento di scuole e di precettori.
Il fatto è che Henry James non era mai soddisfatto dei professori destinati ai propri figli, ma in una
maniera abbastanza singolare:
[...] come già era accaduto molte volte in passato, sembrava contrario a lasciare il figlio
maggiore nelle scuole dove mostrava di fare concreti progressi
30
.
Potrebbe sembrare paradossale, ma era proprio così; sicuramente questo comportamento non è
spiegabile attraverso un’unica chiave interpretativa.
28
Cfr. G. W. Allen, op. cit., p. 48.
29
Ivi, p. 34. È interessante notare come invece lo stesso Henry James non conoscesse che la lingua inglese: Nonostante
Henry James ambisse a che i propri fgli imparassero a parlare le lingue straniere, egli stesso non sapeva parlare che l’inglese. Ivi, p. 43. Come
vedremo questa non sarà l’unica incongruenza del comportamento del padre di William.
30
Ivi, p. 58. Qui si fa riferimento alla decisione di Henry James di lasciare Ginevra — William era allora iscritto
all’Academy — nel 1859, proprio quando William sembrava essersi integrato sia con i professori che con i compagni.
9
Di certo, Henry James era ‘geloso’ dell’educazione dei propri figli: non potendosene occupare da sé a
tempo pieno (ricordiamo infatti che, sebbene fosse libero dalla necessità di lavorare, egli era sempre
occupato nello studiare e nello scrivere), delegava questo compito ad altri, che in breve tempo perdevano
la sua fiducia. Un motivo meno ‘viscerale’, capace di chiarificare a questo punto quale fosse l’ideale
educativo di Henry James, è invece questo: egli riteneva che fosse scorretto limitare gli interessi di un
fanciullo e poi di un adolescente a un determinato campo o a una determinata materia
31
. Proprio per
questo egli vedeva nello spiccato interesse dei suo figli per una qualche disciplina un pericolo reale da
neutralizzare prontamente; la soluzione immediata — e la più superficiale — per realizzare questo
‘progetto pedagogico’ era quella di cambiare continuamente i professori cui erano affidati i suoi figli o,
meglio ancora, di trasferirsi in un altro paese:
[...] egli infatti metteva in guardia i suoi figli contro ogni professione ‘limitante’ spingendoli
soltanto a “essere”. Il suo primogenito, brillante, ambizioso e animato da spirito di
competizione, non poteva che trovare soffocante un avvenire di questo genere
32
.
Un’altra ipotesi, meno giustificabile da un punto di vista pedagogico e sicuramente più rivelatrice del
carattere fondamentalmente egoista di Henry James è suggerita ancora una volta da Gay Allen:
Quando Henry Sr. Si stancava di rimanere in un dato posto , allora decideva di dare una
svolta all’educazione dei propri figli, svolta che ovviamente richiedeva un nuovo viaggio
33
.
Probabilmente è più giusto considerare tutte queste spiegazioni come parzialmente valide, anche se
rimane vero un fatto fondamentale: all’interno dei progetti, e delle pulsioni, di Henry James trovavano
poco spazio le esigenze dei suoi figli; spesso infatti i viaggi improvvisi decretati dal padre provocavano in
William il dispiacere di lasciare, senza poi comprenderne il motivo, un ambiente che ormai era divenuto
familiare
34
.
31
Che William James, già fanciullo, comprendesse quali fossero le intenzioni paterne — riguardo alla propria
formazione intellettuale — è fuor di dubbio; egli, una volta adulto, riconoscerà ancora più chiaramente quanto il padre
avesse influito sul suo carattere: James si rendeva conto che intraprendere una professione avrebbe significato fare quello da cui il padre e la
sua stessa educazione avevano cercato di allontanarlo: lo specializzarsi. D. Bjork, op. cit., p. 70. Vedremo meglio in seguito quanto sarà
tavagliata la decisione di William James riguardo alla professione da intraprendere.
32
L. Simon, op. cit., p. XX. Anche Croce sottolinea, negativamente, questo aspetto della pedagogia di Henry James:
Ritenendo sacra la spontaneità dei fanciulli Henry James disapprovava qualsiasi specializzazione dei propri figli, o che comunque essi
sviluppassero un interesse ben determinato fin da piccoli. P. J. Croce, op. cit., p. 41. [...] Il padre toglieva i figli dalle scuole in cui stavano
compiendo reali progressi in qualche materia, affinché non potessero effettivamente piantare radici in una disciplina ben precisa. Ibidem.
33
G. W. Allen, op. cit., p. 42.
34
Le prime esperienze professionali ed educative di James furono un continuo cursus interruptus. R. J. Richards, Darwin and the Emergence
of Evolutionary Theories of Mind and Behavior, The University of Chicago Press, Chicago 1987, p. 412.
10
Sovente poi, i figli di James si trasferivano proprio durante periodi in cui non era più possibile
iscriversi alle scuole:
Henry James Sr. Non aveva mai sincronizzato i propri spostamenti [e della propria
famiglia] con il calendario scolastico
35
.
1.1.4 La passione di William per l’arte e la storia di una libertà ‘imposta’
Questa situazione non poteva non risultare strana, se non incomprensibile, a un ragazzo intelligente e
sensibile come William
36
. Il comportamento di Henry James, oltre a essere singolare, era contraddittorio;
un esempio chiarificatore è rappresentato dal suo atteggiamento nei confronti dell’arte: William James era
cresciuto con l’idea che l’arte fosse una delle più nobili espressioni dell’animo umano ma, giunto il
momento di far seguire alle parole i fatti, il padre aveva mostrato nei confronti delle sue ambizioni —
William nutrì fin da fanciullo una passione per la pittura
37
— un atteggiamento decisamente
contraddittorio.
All’età di undici anni William non capiva perché suo padre glorificasse tanto l’Artista e non
fosse però interessato ai suoi lavori
38
.
Questo è un chiaro esempio di come per Henry James la teoria e la pratica andassero spesso distinte; alla
sua passione a approvazione per l’arte si opponeva infatti il biasimo per la vita dell’artista, soprattutto se
questa sembrava affascinare ‘pericolosamente’ il figlio prediletto
39
.
35
Ivi, p. 65.
36
William James [...] riconosceva di aver spesso sprecato una gran quantità di tempo nell’indecisione e nel rimpianto; e anche durante i suoi
primi anni di vita, spostato spessissimo da sua padre da una scuola all’altra, da un precettore a un altro, sentiva che non riusciva così ad acquisire
le giuste abitudini e la corretta disciplina mentale [...] ma se è vero che non riuscì ad acquistare queste abitudini, di fatto egli ne acquisì
inconsapevolmente altre che gli sarebbero state di grande aiuto in seguito. Ivi, p. 322. Qui Allen fa riferimento a quello che verrà definito
l’eclettismo jamesiano.
37
Egli [William] sentiva la vocazione della pittura così fortemente che non pensava valesse la pena spendere tempo e denaro per la sua
educazione scientifica. TCBV, p. 58. Sembra inoltre che William avesse decisamente del talento artistico; la sua notevole
sensibilità era infatti accompagnata da quella che si dice una buona ‘mano’. Alcune biografie di William James contengono
copie di suoi disegni, che permettono di farsi un’idea del suo stile. Cfr. Allen, op. cit., passim. Anche gli insegnanti del giovane
William gli riconoscevano un certo talento: L’insegnante favorito di James era Mr. Coe, che insegnava pittura. [...] William aveva
impressionato il suo insegnante per la sua abilità nello schizzo. Ivi, p. 25. Come si ricorderà (cfr. supra, n. i), Coe era l’insegnante di
pittura dell’Institute Vergnès dove William ricevette, nella città di New York, la sua prima educazione.
38
L. Simon, op. cit., p. 42.
39
William era il figlio ‘prediletto’, ma, proprio per questo, quello che, più di tutti, doveva realizzare le aspettative
paterne. Il giovane William fu sempre consapevole del fatto che il padre si aspettasse il massimo da lui; il problema però era
che non era certo facile, soprattutto per un ragazzo, capire dove dare questo ‘massimo’, dato che il comportamento di
Henry James appariva spesso indecifrabile.
11
Henry James apprezzava l’arte come manifestazione di bellezza e di verità, ma allo stesso tempo
riteneva che essa fosse uno ‘strumento imperfetto’, in quanto aveva a che fare con la bellezza esterna e
non con quella interna, con la verità contingente, e non con quella eterna; a questo si aggiunga che agli
occhi di Henry James, uomo fortemente religioso
40
e improntato da un’etica molto rigida, la figura
dell’artista si accompagnava ad una fama di dubbia moralità
41
.
La passione di William era però fortissima, tanto che il padre — che era riuscito a ‘strappare’ il figlio al
fascino di John Lafarge nel 1859 — dovette dargli, un anno dopo, la possibilità di tentare la carriera
artistica; se a Henry James costò molto concedere questa chance al primogenito, altrettanto doveva essere
costato a William insistere in quella direzione, dato che sapeva bene quanto profondamente avrebbe
deluso le aspettative paterne se avesse intrapreso la carriera di pittore
42
:
L’opposizione dell’arte in generale [...] era ben nota a William ed egli sentiva la forte
necessità di controbattere direttamente questo atteggiamento, mentre allo stesso tempo
voleva profittare dell’indulgenza paterna
43
.
Prima di narrare l’epilogo dell’avventura artistica del giovane William, mette però conto di tornare alla
pedagogia paterna per cercare, ora in possesso di maggiori elementi, di definirla più compiutamente. Il
fatto che Henry James non concordasse con la decisione del figlio di diventare pittore — oltre che per la
sua succitata avversione per la figura dell’artista — può infatti essere ben compreso come parte di quel
progetto educativo teso a evitare premature ‘specializzazioni’; ma di fatto, sebbene Henry non lo
professasse apertamente, né cercasse di darne giustificazione, il suo desiderio era che il primogenito si
40
Fondamentalmente, la disapprovazione di [Henry] James per l’arte esprimeva il senso di importamza maggiore che deteneva la religione ai
suoi occhi.. TCWJ I, p. 134.
41
Di fatto Henry James glorificava l’arte (ritenuta comunque inferiore alla scienza e alla filosofia) piuttosto che
l’artista: l’artista era, per Henry James, particolarmente teso a commettere il peccato di dare importanza a se stesso. Ivi, p. 135. Henry James
considerava l’esperienza estetica come una parte fondamentale dell’educazione dei propri figli, ma non aveva grande considerazione della vita
spirituale degli artisti. G. W. Allen, op. cit., pp. 41-42.
42
Per [Henry] James la più naturale forma d’arte, se d’arte si può parlare, era la parola. [...] lo stile del parlatore naturalmente dotato è
enfatico e mobile — è fatto per essere ascoltato, mutando rapidamente e brevemente il fuoco della nostra attenzione, e non è fatto per essere
contemplato. Quando questo stile è trasferito dal mondo parlato a quello scritto, sembra essere esagerato, cosicché se il parlare di James era pieno e
vigoroso, i suoi scritti a volte paiono eccessivi. TCWJ, p. 125. Lo stesso William, nell’introduzione all’edizione dell’opera paterna,
ricorda come il padre fosse quasi ossessionato dalla difficoltà di esporre chiaramente il proprio pensiero: più volte lo aveva
sentito “pregare” di potere essere in grado dire compiutamente quello che pensava in maniera definitiva; le sue preghiere
non furono però mai ascoltate: [...] pochi scrittori furono più prolissi di lui. W. James, Introduction to Literary Remains, in ERM, p.
8.
43
TCWJ I, p. 194.
12
dedicasse agli studi scientifici, un desiderio che non era stato indebolito nemmeno nel momento in cui
William andò a bottega da William Hunt
44
.
Effettivamente, William James, insieme con la passione per l’arte, aveva sviluppato già nella prima
giovinezza un grande interesse per il sapere scientifico
45
; in tutte le biografie è citato l’episodio del Natale
del 1857, quando, quindicenne, si vide regalare dal padre un microscopio
46
professionale:
Il natale di quell’anno Willy fu infinitamente felice per il regalo che il padre aveva comprato
per lui: si trattava infatti di un microscopio
47
.
.
William James era attratto dal lato sperimentale della ricerca scientifica e la sua passione è dimostrata dal
fatto che, anche nei mesi trascorsi nell’atelier di Hunt
48
, non smise le ricerche scientifiche che lo avevano
occupato durante la sua fanciullezza. Il fratello Henry, ormai adulto, ricorderà distintamente gli
esperimenti chimici di William
49
.
Anche in questo caso però padre e figlio non potevano dirsi completamente concordi; è vero infatti
che Henry James auspicava per il giovane e promettente William una carriera scientifica, ma è anche
vero che la sua idea di scienza era notevolmente diversa da quella intesa dal figlio; scienza significava
sapere vero e inconfutabile, una sorta di ideale filosofico che poco aveva a che fare con la scienza
sperimentale:
44
“Io speravo”, disse Henry, “che avrebbe intrapreso una carriera scientifica e ancora oggi penso che le sue inclinazioni siano per uno studio
di questo tipo”. L. Simon, op. cit., pp. 67-68. Il padre era giunto alla conclusione che William avesse un’intelligenza di tipo scientifico. G. W.
Allen, op. cit., p. 47. La Simon ricorda inoltre come la disapprovazione di Henry verso la carriera artistica del figlio fosse stata
nutrita dalla rivalità che lo separava da William Hunt, un personaggio giovane e di successo che, se ne rendeva conto,
esercitava sul giovane William un fascino a lui vietato. Cfr. L. Simon, op. cit., pp. 67-68. Anche Bjork pone l’accento su
questa malcelata rivalità: Come artista di professione, Hunt presentava a William non solo l’opportunità di continuare a imparare l’arte della
pittura; egli rappresentava anche un modello di adulto alternativo, un colto pittore di successo il cui contegno contrastava vivamente con
l’eccentricità, le stranezze e la mancanza di praticità del padre. D. Bjork, op. cit., p. 24.
45
L’interesse di James per le scienze naturali, come quello per la pittura, risale alla sua fanciullezza, quando egli mostrò un’attitudine sia per
l’osservazione sia per l’utilizzo di strumenti. TCBV, p. 65. A proposito della passione giovanile di William James per la ricerca
scientifica, Cfr. ivi, p. 51.
46
[...] anche la biologia attraeva il giovane naturalista, [...] William vagabondava per boschi e campi per raccogliere campioni e acqua
stagnante da esaminare al microscopio. “William aveva un costante interesse”, ricorda [il fratello] Henry per gli effetti “bizzarri” o incalcolabili
delle cose”. L. Simon, op. cit., p. 85.
47
G. W. Allen, op. cit., p. 47.
48
Che Henry James avesse concesso al figlio di studiare pittura a malincuore è ulteriormente dimostrato dal fatto che,
quando decise di lasciare Newport per un nuovo viaggio in Europa, lo fece soprattutto per un motivo: In una lettera a
[Edmund] Tweedy, James aveva ammesso che la ragione principale che lo aveva spinto a lasciare Newport era stata la volontà di strappare
William dall’influenza di Mr. Hunt. Ivi, p. 62.
49
[...] che consistevano nel travasare liquidi da una provetta all’altra e a volte nel riscaldare questi liquidi con una fiammella tremolante. L.
Simon, op. cit., p. 85.
13
La filosofia era l’unica scienza accettabile per Henry Sr.; le scienze applicate erano invece
tenute in nessuna considerazione
50
.
William James si trovava dunque in una situazione decisamente imbarazzante: egli era un ragazzo molto
intelligente e altrettanto ambizioso e la sua più grande ambizione era quella di soddisfare le esigenze
paterne; allo stesso tempo egli sentiva una certa resistenza ad accettare supinamente le decisioni di Henry
intorno alla sua carriera; queste infatti, oltre a non tenere in considerazione i suoi desideri e le sue
inclinazioni, erano spesso contraddittorie e poco decifrabili. Ambiguo era inoltre l’atteggiamento generale
del padre
51
; quando infatti egli concesse al giovane William di intraprendere la carriera artistica, lo fece
quasi esclusivamente nella convinzione che tutto si sarebbe risolto in un fallimento e allora il figlio sarebbe
stato più pronto ad accettare ciò che egli avrebbe deciso in sua vece:
Il diciottenne coi corti baffetti e due occhi seri e pensierosi che era tornato a Newport con
la sua famiglia nell’autunno del 1860 era un ragazzo equilibrato e pieno di fiducia, ma
indubbiamente William James si domandava ora se aveva fatto bene a strappare la sua
famiglia dal continente europeo per andare a studiare dal maestro Hunt a Newport. Egli
sapeva bene che il padre, sebbene gli avesse dato il permesso di studiare la pittura, era poi
speranzoso che il figlio sarebbe tornato sulla “retta via” dello studio scientifico. [...] d’altro
canto Henry James Sr., forse inconsciamente, limitò i propri figli proprio per via della sua
indulgenza: infatti il fatto che mostrasse di concedere la massima libertà possibile frenava i
figli, che ben sapevano quali fossero i suoi desideri, più di un’aperta opposizione [in
sostanza favorendo lo sviluppo di un forte senso di colpa]. Era difficile ribellarsi a un padre
che sembrava essere estremamente liberale
52
.
Questo brano pone chiaramente in luce alcuni dei ‘meccanismi affettivi’ del comportamento di Henry
James; egli, come abbiamo visto, voleva che i propri figli fossero il più possibili liberi: liberi di cambiare
una scuola con un’altra, di trasferirsi da un paese all’altro, liberi di studiare materie differenti e con
differenti professori; egli inoltre voleva che non crescessero assillati dalla necessità di intraprendere al più
presto una carriera determinata che segnasse precocemente la loro strada.
Il padre di William poi, si sentiva giustificato in questo comportamento da una sorta di ‘pedagogia
fourieriana’:
50
Ivi, p. 102.
51
William James sarebbe diventato adulto con una dubbia eredità paterna; l’amore per la libertà e la relativa elasticità di pensiero e
l’interiorizzazione dei fini scientifici e religiosi del padre. P. J. Croce, op. cit., p. 40. James, lacerato tra la scienza spirituale del padre e il
naturalismo scientifico, lottava per trovare la propria strada. La sua prima educazione con suo padre gli avrebbe lasciato un interesse permanente
per gli argomenti religiosi, anche se con una differente prospettiva rispetto a quella paterna. Ivi, p. 109.
52
G. W. Allen, op. cit., p. 64.