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necessità di fornire un servizio pubblico e tutelare le aree svantaggiate,.... Saranno
analizzate le basi normative del settore e la loro evoluzione a partire dal 1928 fino al
2001 e all’attuazione del federalismo, che ha affidato un notevole potere legislativo alle
Regioni. Essendo quest’ultimo un provvedimento recente, si vedrà se e in che modo le
Regioni si stanno adeguando e quali saranno le verosimili conseguenze delle loro
decisioni in materia di razionalizzazione degli impianti, di fornitura alle aree
svantaggiate, di promozione all’utilizzo di nuovi carburanti,…
E’ un mercato molto interessante dal punto di vista dei rapporti verticali di filiera, in
particolare tra le diverse compagnie petrolifere (in riferimento alla posizione preminente
di Agip nel settore della raffinazione e del mercato primario, segnalata ripetutamente
dall’Antitrust, ed alla pratica delle permute di prodotto) e tra queste e i gestori delle
stazioni di servizio. In special modo, si analizzeranno il sistema degli
approvvigionamenti, delle licenze, la contrattualistica, e si cercherà di capire come sono
cambiati nel corso degli anni i rapporti tra i vari attori del mercato, qual è la situazione
attuale, se si tratta di rapporti conflittuali o collaborativi e quali sono le prospettive
evolutive, anche alla luce di una sempre maggiore forza delle rispettive associazioni di
categoria.
Un tema importante è dato dalla possibilità, per i gestori, di ottenere ulteriori fonti di
guadagno dalla vendita dei prodotti non-fuel. Si tratta di prodotti appartenenti a
categorie merceologiche che esulano dall’attività tipica di un distributore di carburante e
la cui vendita è volta a diversificare i guadagni del gestore ed aumentare l’erogato
medio delle stazioni di servizio. Poiché ora, con la razionalizzazione, si tende a
privilegiare l’apertura di impianti che abbiano una notevole redditività totale e un
elevato volume di erogato, le attività collaterali stanno assumendo una valenza
strategica sempre più forte.
Altro punto di notevole interesse è dato da un fenomeno presente in Francia da circa
trent'anni e che solo ora si sta presentando in Italia: l’affermazione, nel mercato della
distribuzione di carburanti, degli Ipermercati e dei Gruppi d’Acquisto della Grande
Distribuzione Organizzata con i propri marchi. Verrà fatto il confronto con l’esperienza
europea e americana, saranno analizzate le preferenze dei consumatori, il punto di vista
degli altri attori presenti sul mercato e delle Istituzioni, e si tratterà un caso particolare:
la recente apertura (settembre 2003) di una stazione di servizio a marchio Auchan a
Bussolengo (VR).
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Da ultimo, ma non per importanza, si accennerà al discorso sui nuovi carburanti,
sulle nuove normative europee che ne incoraggiano l’utilizzo e su cosa potrebbe
cambiare nel mercato "tradizionale", anche alla luce di quanto hanno fatto già alcune
società in termini di innovazione di prodotto.
Quest’insieme di elementi, ricavati da un lavoro di analisi bibliografica e di ricerca
diretta, permetterà di tracciare le conclusioni e di capire come si sta muovendo il
mercato, quale sarà lo spazio per i gestori indipendenti e, soprattutto, come cambierà la
concorrenza in seguito all’ingresso di nuovi attori (per esempio la GDO), il tutto
all’interno di un contesto normativo in pieno cambiamento e alla luce del costante
confronto con i modelli europei ed internazionali (in particolare Gran Bretagna,
Germania, Francia, Spagna e USA).
Per raggiungere tale obiettivo, si cercherà di analizzare ciascun aspetto, di quelli
elencati in precedenza, nella maniera più oggettiva possibile, ma sarà dato spazio anche
ai punti di vista, alle attese, alle “previsioni” dei vari attori coinvolti nel mercato: le
compagnie petrolifere, i gestori degli impianti, le loro rispettive associazioni di
categoria, i consumatori,… per avere un quadro più completo della situazione, con il
contributo di chi vi opera “dal di dentro”.
L’attenzione dell’analisi sarà focalizzata sulla rete distributiva stradale, che è la più
estesa ed è quella che presenta i maggiori problemi, soprattutto a causa dell’eccessivo
numero di punti vendita rispetto al fabbisogno nazionale. Sarà comunque fatto qualche
accenno alle problematiche, spesso di diverso tipo, che riguardano la rete autostradale e
la distribuzione extra-rete, cioè al di fuori della rete “tradizionale”.
Chiaramente, dato l’elevato numero di variabili in gioco, si può definire, questa,
un’indagine “esplorativa”, poiché è possibile analizzare qual è stata l’evoluzione del
settore e del mercato dei carburanti nel passato, quali sono stati i fenomeni e i processi
che hanno determinato la situazione attuale ma, per quanto riguarda l’evoluzione futura,
è possibile solo fare delle congetture, ipotizzare degli scenari, formulare delle
previsioni. Infatti, se è vero che alcune tendenze sono già in atto o sono comunque
percepibili, è anche vero che altri fenomeni richiederanno molti anni perché ci sia
l’eventualità di una loro manifestazione.
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Nota metodologica: per le parti I e VI, si è fatto ricorso a materiale proveniente dalla
letteratura sull’argomento, peraltro non particolarmente nutrita, e da numerosi siti
internet, principalmente quelli delle compagnie petrolifere, delle associazioni di
categoria e soprattutto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Per la
seconda e terza parte, oltre ad aver esaminato alcuni studi di carattere generale, sono
state analizzate principalmente le normative regionali in materia di distribuzione di
carburanti e razionalizzazione della rete, notandone le differenze e le similitudini, anche
grazie all’aiuto di alcune analisi, seppur non molto recenti perché risalenti al 1998,
effettuate dall’Antitrust. Per i capitoli IV e V si è proceduto, invece, ad effettuare
interviste e ricerche dirette, sia ad esponenti delle compagnie petrolifere, sia a
rappresentanti delle associazioni di categoria dei gestori, sia ai consumatori. Per la
trattazione del caso del distributore Auchan a Bussolengo (Vr) sono state effettuate delle
interviste ai clienti del centro commerciale a cui è annesso il distributore, per verificare
il loro grado di conoscenza, di apprezzamento e di effettivo utilizzo della stazione a
marchio d’insegna.
Per le interviste dirette si ringraziano, in particolare, il dott.Datini (Dir. Rete ERG),
la dott.ssa Loreto (ENI R&M, Divisione Agip, settore rete), Pietro Rosa Gastaldo (Segr.
Naz. FAIB/Confesercenti), Valerio Stanisci (FOX PETROLI, Resp. Stabilimento di
Vasto –Ch-).
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PARTE I: ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE
1.1 LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE
Il mercato dei carburanti per autotrazione rientra nel più vasto mercato dei
prodotti petroliferi. Esso si estende a livello internazionale e coinvolge una
molteplicità di paesi in diversi continenti, alcuni dei quali sono interessati
principalmente dall’estrazione di prodotto greggio, altri soprattutto dalla sua
raffinazione e dal consumo dei prodotti finiti o semilavorati. Il petrolio è considerato
una materia prima molto preziosa perché è destinato a molteplici usi e soprattutto
perché è attualmente la più importante fonte d’energia, per di più non rinnovabile,
che sia utilizzata principalmente dai paesi industrializzati. Sono stati proprio questi
paesi, che già dagli inizi del secolo scorso, con la scoperta dei primi giacimenti,
iniziarono a nutrire grandi interessi nei confronti del petrolio, ad organizzarsi in
colossali compagnie multinazionali che presero il nome di “Sette sorelle”: la
Standard Oil of New Jersey (Exxon), la Socony Mobil Oil e la Standard Oil Of
California (nate dallo smembramento della Standard Oil Di Rockfeller), la Gulf Oil
(Chevron) e la Texas Oil (Texaco) americane; l’inglese BP (British Petroleum) e
l’anglo-olandese Royal Dutch Shell. Queste compagnie, attraverso propri ingenti
investimenti, si occupavano di estrarre, trasportare (con oleodotti e petroliere),
raffinare e vendere, a prezzi concordati, il petrolio greggio. Se i giacimenti si
trovavano al di fuori dei rispettivi confini nazionali, esse pagavano, per il loro
sfruttamento, una percentuale minima ai paesi produttori (principalmente Iran, Iraq,
Arabia Saudita, Libia, Algeria, Egitto, Oman, Siria, Qatar).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si affermarono società più piccole o
compagnie nazionali ( come l’italiana Eni o la francese Elf-Erap), che arrivarono a
minacciare il monopolio delle Sette Sorelle. In questa situazione, a poco a poco i
paesi produttori iniziarono a rendersi conto che non era più possibile sottostare
alle condizioni delle grandi compagnie e per questo decisero di unirsi per
aumentare il proprio potere contrattuale: nacque nel 1960 l’OPEC. I fondatori
furono: Arabia Saudita, Venezuela, Kuwait, Iran, Iraq; a loro si aggiunsero in un
secondo tempo Nigeria, Gabon, Libia, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Qatar,
Indonesia. Dal ’70 Algeria, Iraq e Libia nazionalizzarono le proprie industrie
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petrolifere. Altri paesi, come Arabia Saudita ed Emirati del Golfo Persico,
acquistarono quote di alcune compagnie petrolifere sino ad assumerne il controllo.
Questi progressivi cambiamenti gettarono le basi per gli shock petroliferi del
‘73, del ‘79-81 e del 1990. Dopo la crisi del ‘79-81, ed in particolare dopo il
crollo dei prezzi dell’86, non fu più possibile, per divergenze tra i membri,
stabilire prezzi concertati e quote minime e massime di produzione all’interno
dell’OPEC, per questo il greggio ha iniziato a sottostare alle pressioni del
mercato. Il prezzo è ora influenzato dalla richiesta internazionale e dal volume
dell’offerta, ma ci sono altri fattori ad incidere, come l’accordo tra paesi OPEC e
non-OPEC e le pressioni dei paesi industrializzati per aumentare la produzione.
Soprattutto in questi anni più recenti i paesi non-OPEC hanno cercato di ridurre
la dipendenza dal Medio Oriente aumentando la produzione interna del petrolio,
intensificando la ricerca di nuovi giacimenti e di fonti di energia alternative.
A tutt’oggi, comunque, le quotazioni del prezzo del petrolio risentono
notevolmente della situazione politica internazionale e delle tensioni soprattutto
nei paesi del Golfo Persico (basti pensare alla situazione attuale dell’Iraq). Le
continue fluttuazioni del prezzo del greggio si riflettono a valle sui prezzi e quindi
sui consumi dei suoi prodotti derivati, in particolare benzine, gasolio, GPL, oli
lubrificanti,… che interessano direttamente la maggior parte della popolazione dei
paesi industrializzati.
Andamento del mercato nel 2003
“Le prime indicazioni sul trend di produzione mondiale di greggio nei primi nove
mesi 2003 evidenziano un aumento oramai consolidato su un +3% rispetto al
corrispondente periodo del 2002. Si tratta di un incremento più marcato nei Paesi
OPEC (nonostante il forte calo produttivo di Iraq e Venezuela) grazie ai forti aumenti
in particolare di tutta l’area mediorientale (v. tab. 1).
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Tab. 1: La produzione di greggio nei paesi Opec 2003
dati Unione Petrolifera, gennaio 2004
Nei restanti Paesi il lieve aumento è da imputare al continuo incremento produttivo
dell’area ex-URSS e, in misura minore, anche di Canada e Messico che hanno più che
rimpiazzato il calo di produzione del Mare del Nord che appare sempre più strutturale”
2
(v. tab. 2).
2
Da: Unione Petrolifera, NOTIZIE PETROLIFERE – STATISTICHE, 12 Dicembre 2003.
MIGLIAIA DI
BARILI/GIORNO
VARIAZIONE % STIMA
PAESI OPEC Gennaio - ottobre 2003 VS. 2002 Novembre 2003
Arabia Saudita 8.495 17,9 8.000
Emirati Arabi Uniti 2.265 14,7 2.145
Iran 3.730 9,9 3.800
Iraq 1.200 – 37,3 1.965
Kuwait 1.840 16,5 1.800
Venezuela 2.205 – 18,5 2.620
Indonesia 1.030 – 9,5 990
Libia 1.430 8,9 1.480
Nigeria 2.145 8,9 2.300
Altri 2.485 20 2.570
TOTALE GREGGIO 26.825 6,2 27.670
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Tab. 2: La produzione di greggio nei paesi non-Opec 2003
MIGLIAIA DI
BARILI/GIORNO
VARIAZIONE % STIMA
PAESI NON OPEC Gennaio - ottobre. 2003 VS. 2002 Novembre 2003
Stati Uniti 6.115 – 0,3 6.230
Canada 2.330 6,9 2.460
Regno Unito 2.150 – 8,4 2.245
Norvegia 2.915 – 6,3 3.045
Messico 3.360 5 3.435
Russia 8.140 11,4 8.500
Altri ex Urss 1.580 4,8 1.655
Cina 3.415 0,6 3.420
Altri non Opec 12.480 – 0,5 12.765
Totale greggio 42.485 1,8 43.755
Liquidi da gas
naturale
4.455 – 1,4 4.680
TOTALE NON OPEC 46.940 1,5 48.435
TOTALE MONDIALE 76.965 3,2 79.570
Dati Unione Petrolifera, gennaio 2004
Secondo le stime dell’Unione Petrolifera
3
, nel 2003 la domanda mondiale di petrolio
è stata di circa 78,4 milioni di barili/giorno, con un aumento dell’1,8 % rispetto ai 77,0
dell’anno scorso (v. tab. 3).Circa la metà dell’incremento della domanda di greggio è da
attribuirsi alla Cina e al suo periodo di espansione economica, senza dimenticare
comunque l’importante ruolo degli Stati Uniti. L’ offerta invece dovrebbe superare la
domanda di 0,9 milioni di b/g, attestandosi intorno ai 79,3 milioni di b/g. Questo
eccesso produttivo servirà alla ricostituzione delle scorte che, negli scorsi anni, erano
scese al di sotto dei livelli giudicati normali.
3
Da: Unione Petrolifera, NOTIZIE PETROLIFERE – STATISTICHE, 12 Dicembre 2003.
.
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Tab. 3: OFFERTA E DOMANDA PETROLIFERA MONDIALE (milioni di
barili/giorno)
1999 2000 2001 2002
2003
stima
Domanda 75,4 76,2 76,8 77 78,4
Offerta 74,2 76,7 76,8 76,7 79,3
Offerta vs. domanda – 1,2 0,5 = – 0,3 0,9
Prezzo (dollari/barile) 17,3 28 23,6 24,2 28,4
Dati Unione Petrolifera, gennaio 2004
Le quotazioni del greggio, durante tutto il 2003, hanno mostrato un andamento
caratterizzato da notevoli sbalzi: dai 35 dollari/barile nei mesi prima del conflitto
iracheno, si è passati subito ad una serie di ribassi che hanno portato, nel secondo
trimestre dell’anno, le quotazioni a livelli minimi di 22 d/b, ed infine un rialzo nel
secondo semestre, seppur con continue oscillazioni, tra 25 e 31 d/b. La quotazione
media dell’anno dovrebbe essere pari a circa 28,4 d/b per il paniere di greggi più trattati
a livello internazionale, con un rialzo del 17% rispetto al 2002. Questo rialzo del costo
del greggio è stato in parte compensato dall’apprezzamento dell’Euro e di altre monete
rispetto al dollaro e quindi non è stato avvertito in maniera forte, in particolare dai paesi
dell’area dell’Euro.
L’aumento delle quotazioni petrolifere, comunque, è sicuramente da attribuire alla
politica dell’Opec di regolazione delle quantità immesse sul mercato. Una politica che,
nonostante gli aumenti estrattivi di alcuni Paesi non-Opec (soprattutto della Russia, che
è divenuto il primo produttore al mondo), è stata assecondata da forti ritardi nella
adeguata ripresa della produzione irachena e dalla ricostituzione di scorte.
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Tab. 4: Le prime dieci compagnie petrolifere mondiali
2002 2001 SOCIETÀ PAESI
1 1 Saudi Aramco Arabia Saudita
2 2 Exxon Mobil USA
3 3 PDV Venezuela
4 4 NIOC
Iran
5 5 Royal Dutch/Shell Regno Unito & Olanda
6 6 BP Regno Unito
7 8 Chevron -Texaco USA
8 7 Pemex Messico
9 9 Total Francia
10 10 PetroChina Cina
Dati: Unione Petrolifera, gennaio 2004
Prospettive per il futuro
Secondo l’Unione petrolifera non dovrebbe esserci, almeno per i prossimi anni, la
riduzione della produzione di greggio annunciata da più parti. Anzi, numerosi Paesi
Opec hanno reso noto di avere in corso, o in via di ultimazione, ampliamenti produttivi.
Sono entrati in attività nuovi giacimenti in diversi Paesi africani. La Russia intende
aumentare la propria attività estrattiva. L’Iraq, nonostante alcune difficoltà, dovrebbe
ritornare, già ad inizio 2004, ai normali flussi produttivi, destinati poi ad essere
notevolmente aumentati. Per quanto riguarda le quotazioni, esse sono destinate a
rimanere elevate, sia per effetto delle politiche restrittive dell’Opec, sia a causa
dell’inflazione americana e del deprezzamento del dollaro rispetto a numerose monete,
sia, infine, a causa dei notevoli costi che le attività legate all’estrazione, trasporto e
raffinazione del petrolio, comportano.
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1.2 LA SITUAZIONE AMERICANA
La struttura e il funzionamento del mercato
Gli Usa sono considerati, dopo l’Arabia Saudita, il secondo paese al mondo
produttore di petrolio, anche se si contendono questa posizione con la Norvegia.
Tuttavia, mentre la Norvegia riesce a soddisfare interamente il proprio fabbisogno
interno ed esporta il prodotto greggio, gli Usa, pur producendo circa 7,7 milioni di barili
al giorno, pari all’11% dell’intera produzione mondiale giornaliera, consumano circa il
25% della produzione mondiale e sono quindi costretti ad importare ingenti quantità di
materia prima.
Le più grandi compagnie presenti negli Usa sono: Exxon-Mobil, BP, Shell, Conoco-
Philips, Chevron-Texaco, Valero Energy Corporation e Tesoro. Esse hanno sede
prevalentemente nel Texas e sono verticalmente integrate, sia a livello di raffinazione,
sia a livello di distribuzione primaria, sia a valle, cioè a livello di distribuzione al
dettaglio.
Data l’estensione e la diversità del paese, non è sorprendente vedere grandi
differenze nel modo in cui l’industria della distribuzione di carburante opera nei
differenti Stati. In alcune aree sono presenti numerose raffinerie e terminali che
esportano grandi quantità di prodotto verso gli altri Stati. Dove tali strutture mancano,
supplisce l’importazione presso diverse fonti esterne. A causa di questa situazione
variegata, un sistema di tassazione unico non sarebbe corretto, perciò, grazie al sistema
federale presente, è stato permesso ad ogni Stato di sviluppare un sistema di tassazione
e di controllo adeguato per tutte le attività che riguardano la fornitura, l’importazione,
l’esportazione, il trasporto, la miscelazione, la distribuzione e la vendita di carburante.
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Anche la presenza delle maggiori compagnie petrolifere, in termini di quota di
mercato, è diversa a seconda delle regioni: si va dal 97% della California a poco più del
50% del Texas, con inevitabili conseguenze sulla situazione competitiva dei diversi
Stati e quindi anche sul livello e l’andamento dei prezzi.
I prezzi
La formazione del prezzo al dettaglio dipende da diversi fattori. Esistono infatti
prezzi differenti a seconda che il prodotto sia fornito direttamente da una Compagnia
Petrolifera al distributore convenzionato, o venga acquistato da un dettagliante
indipendente.
Nel primo caso si parla di “DTW Price”
4
, nel secondo caso si parla di “rack price”.
Quest’ultimo, poi, si distingue in “branded” e “unbranded”, cioè “ colorato” e “ non-
colorato” . È “ colorato” quando il grossista, detto “jobber”, venderà al dettagliante il
carburante con il marchio della Compagnia Petrolifera fornitrice; è “ non-colorato”
quando il carburante avrà il marchio del distributore, che in questo caso si definisce
“indipendente”. Infine, esiste il prezzo “ spot” , usato dai rivenditori per acquistare il
prodotto non coperto da contratti o accordi di scambio, soprattutto in caso di immediata
necessità.
La distribuzione
Solitamente, il “rack price” è inferiore al “DTW Price” per diverse ragioni, ma la più
importante è perché il grossista utilizza propri mezzi di trasporto, e quindi fa risparmiare
al raffinatore i costi di distribuzione.
I distributori di carburante al dettaglio hanno estensione nazionale, regionale, locale,
oppure possono essere situati solo lungo determinati tratti stradali. Ad ogni stazione di
servizio sono sempre associate attività non-oil e convenience stores, che fanno di questi
spazi veri e propri “travel centres”. I distributori si distinguono tra “branded” e
“unbranded”
5
, vale a dire tra stazioni di servizio legate da un contratto con una delle
compagnie petrolifere e stazioni indipendenti. I problemi per i gestori di queste ultime
sono notevoli, sia dal punto di vista del prezzo, sia dal punto di vista dell’”
approvvigionamento. “I fornitori, infatti, preferiscono trattare con i “branded jobbers”
4
Dealer Tank Wagon, che sta ad indicare che il carburante viene trasportato dal raffinatore presso i
distributori convenzionati, attraverso una autocisterna.
5
Le informazioni sono tratte da un’intervista fatta ad alcuni gestori statunitensi “non colorati” da Chris
Traczek, contenuta in. http://www.petroretail.net/npn/2001/0601/0601ms.asp.
Di Fonzo Sara Evoluzione della distribuzione di carburanti
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perché riescono ad ottenere da loro prezzi migliori (cioè più alti, N.d.T.)”, dice
Brakefield, un gestore indipendente. Infatti, i rivenditori indipendenti si recano presso
varie raffinerie quasi quotidianamente, e contrattano l’acquisto del prodotto cercando di
spuntare il prezzo più basso. Ad aggiungere ulteriore preoccupazione all’attività dei
distributori indipendenti è la consapevolezza che potrebbe esserci in ogni momento
un’interruzione dei già scarsi rifornimenti di prodotto, perché la domanda è elevata e la
capacità produttiva è bassa; allo stesso tempo, le norme sulla sicurezza ambientale
richiedono che siano prodotti più tipi di gasolio in diversi periodi dell’anno, e ciò mette
ulteriormente in crisi il sistema di raffinazione statunitense. Ecco perché, credendo di
essere maggiormente protetti, molti gestori tendono ad associarsi con le Compagnie più
grandi.
1.3 IL MERCATO EUROPEO:
1.3.1 Situazione generale
6
In tutta l’Europa Occidentale è stimata, fino al 2003, una diminuzione costante (circa
l’8% annuo) del numero dei punti vendita di carburante, ad eccezione di Spagna e
Portogallo (a causa della relativa immaturità di questi due mercati). Tale riduzione era,
in realtà, già iniziata negli anni passati: dal 1992 al 1997 gli impianti erano, infatti,
diminuiti del 7,6%. Secondo un’indagine effettuata dalla Market Line-Datamonitor, la
causa principale di questa diminuzione degli impianti è costituita dalla penetrazione
degli ipermercati, che già nel 1997 hanno aumentato notevolmente la propria quota di
mercato (+1,42% in un solo anno), raggiungendo il 16,6%. Questo risultato è dovuto
sicuramente al loro punto di forza, che è la notevole convenienza.
Il mercato europeo è stabile, anzi, in alcuni paesi come Norvegia e Paesi Bassi, la
domanda è in diminuzione; per questo, i gestori degli impianti competono soprattutto
sul prezzo, andando però incontro a margini minimi. Una delle evoluzioni possibili del
mercato è rappresentata dalla maggiore importanza data alle attività non-fuel presenti
nelle stazioni di servizio. Secondo Market Line, entro il 2003 la proporzione di fatturato
6
I dati sono tratti da una ricerca effettuata nel 1998 da Market Line International, una divisione
specializzata della società Datamonitor, avente per oggetto la situazione del mercato della distribuzione al
dettaglio di combustibile nell’Europa dell’Ovest. La ricerca è stata riportata da: Maura Alberetto,1999
“Non solo carburanti”, in Largo Consumo, n. 12.
Di Fonzo Sara Evoluzione della distribuzione di carburanti
20
generata dalle vendite non-fuel sarebbe aumentata del 10%. Questo tipo di attività,
come si vedrà in seguito, ha una notevole rilevanza in Francia, dove nel 1997 i ricavi
non-fuel erano il 30-35% del totale nelle stazioni di servizio. Tali attività hanno grande
importanza anche in Germania e Regno Unito (15-20%), Paesi Bassi (40-50%),
Danimarca e Portogallo (10%). Gli incrementi previsti per Francia e Germania in
particolare, dell’ordine del 10-20%, sono attribuibili alla continua differenziazione
dell’offerta proposta dalle Compagnie Petrolifere. In Grecia e Italia, invece, non è
prevista nel medio termine una crescita dei ricavi non-fuel, che erano inferiori al 10%
nel ’97, a causa della mancanza di familiarità dei consumatori con questo tipo di punti
vendita, che non spinge le compagnie e i vari marchi ad effettuare investimenti. Nel
centro-nord Europa, invece, da molti anni ormai i consumatori considerano i
convenience stores presenti nelle stazioni di servizio come punti vendita molto
convenienti.
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Tab. 5: LE QUOTE DI MERCATO NELLA VENDITA DI COMBUSTIBILE
NELL’EUROPA DELL’OVEST (IN % SUL VOLUME), 1997
Quota
Variazione
‘96/97
Agip 7,1 2,29
Ipermercati 16,6 1,42
Aral 4,2 0,71
Fina 2,3 0,40
Elf 4,1 0,32
Dea 2,2 0,26
Hydro texaco 0,8 0,24
Neste 0,5 0,20
Omv 0,6 0,15
Petrogal 1,2 0,05
Statoil 1,6 0,03
Esso 10,1 -0,05
Texaco 1,8 -0,08
Cepsa 2,1 -0,18
Repsol 4,3 -0,19
Q8 2,7 -0,22
Shell 11,4 -0,61
Total 3,3 -0,64
Jet 1,7 -0,06
BP/Mobil 7,9 -0,78
Altre 13,6 -3,28
TOTALE 100,0 0,00
Fonte: Market Line, Largo Consumo