II
Tabella 1: Testi contenenti materiale arturiano
Tabella 2: Aree di provenienza dei testi "arturiani"
Sec.
Testi anglosassoni ed
anglonormanni
Testi gallesi
VI - -
VII - -
VIII - -
IX - 1
X - 1
XI - 2
- Historia Brittonum (IX sec.)
- Annales Cambriae (X sec.)
- Vita s.Cadoci (XI sec.)
- Vita s.Paterni (XI sec.)
- De gestis regum Anglorum (XII sec.)
- De antiquitate Glastoniensis ecclesiae (XII sec.)
- Historia Anglorum (XII sec.)
- Vita s.Cadoci (XII sec.)
- Vita s.Carantoci (XII sec.)
- Vita Gildae (XI - XII sec.)
- Vita s.Iltuti (XII sec.)
- Historia regum Britanniae (XII sec.)
XII 4 4
Tabella 3: Epoche di produzione dei testi e loro area di provenienza
Secolo n. testi Testi anglosassoni ed anglo-normanni Testi gallesi
VI 2 1 1
VII 1 1 -
VIII 11 11 -
IX 2 1 1
X 7 6 1
XI 4 3 1
XII 34 28 6
Tabella 4: Aree di produzione dei testi contenenti notizie sui Britanni e su Artù, loro provenienza e contenuto
Secolo Testi contenenti notizie sui
Britanni
Testi contenenti notizie su
Artù
Testi anglosassoni ed
anglo-normanni
Testi gallesi
VI 1 - - 1
VII - - - -
VIII 3 - 3 -
IX 2 1 1 1
X 3 1 2 1
XI 3 1 3 1
XII 17
**
9** 11 6
**
In questa statistica non è stato preso in considerazione il proemio alla Historia rerum Anglicarum composta da Guglielmo di Newburgh: pur assumendo in questa sede una notevole
importanza in quanto contiene una violenta critica a Goffredo di Monmouth ed alla sua Historia regum Britanniae, non fornisce notizie “storiche” sulla figura di Artù.
III
Non è chiaro, ad esempio, il motivo della scarsità per secoli di materiale arturiano
proveniente dal Galles, un'area culturale in cui Artù non solo era ben noto, ma si
presentava anche carico di forti valenze politiche, né, d'altra parte, si comprende
l'improvvisa comparsa del personaggio nel XII secolo, nei testi dell'area anglo-
normanna, da cui sino ad allora questa figura era stata totalmente assente. Questi ed altri
elementi rendono necessario osservare il "problema Artù" in una prospettiva più ampia,
quale può essere quella delle relazioni tra Britanni ed Anglosassoni e poi tra Britanni,
Anglosassoni e Normanni, poichè la cronologia delle fonti arturiane mostra come il
nucleo più consistente delle opere pre-goffrediane sia stato prodotto proprio nei decenni
successivi alla Conquista del 1066.
L’elemento discriminante diviene, dunque, non tanto la presenza di Artù quanto
quella dei Britanni e degli Anglosassoni ed i loro reciproci rapporti. Un'analisi
sommaria dei testi, rintracciati attraverso una ricerca svolta secondo questa direttrice,
evidenzia elementi di contatto con la situazione dei testi arturiani (Cfr. Tabelle 3, 4)
*
Nei
testi anteriori al XII secolo è la stessa presenza sulla scena inglese dei Britanni che
sembra essere messa in ombra. Ed anche in questo caso, intorno al XII secolo, questa
"congiura del silenzio" sembra finire. Perchè? Quali motivi stanno dietro a questa
"riscoperta"?
Quando nel 1136 l’opera di Goffredo di Monmouth fece la sua comparsa,
l'Inghilterra era sotto il dominio normanno da circa settant'anni e la storiografia del suo
tempo osservava le vicende della conquista sassone in una prospettiva diversa rispetto a
quanto accadeva nei testi di età anglosassone.
È possibile congetturare che il recupero "arturiano" fosse voluto dalla nuova
classe dirigente per colpire sul piano propagandistico i vecchi dominatori, rivalutando
ed esaltando la resistenza dei Britanni verso gli antichi invasori: in questo ambito
sarebbe facile spiegare anche il rilievo dato alla figura di Artù, che di quella lotta fu il
campione. Ma fu veramente questa la ragione di tale riscoperta? Si trattò di una
consapevole scelta da parte della nuova classe dirigente? Per rispondere a queste
domande dovremo cercare di comprendere quale valore le nostre fonti attribuiscano ad
Artù e, più in generale, ai rapporti tra Britanni ed Anglosassoni prima, ed in seguito con
i Normanni.
Non ci interessa, perciò, determinare la storicità di Artù: se egli sia stato un
Britanno o un Romano, e perfino se sia esistito oppure no si caratterizzano in questo
ambito come dei falsi problemi.
Il fatto stesso che egli compaia (o non compaia) all'interno di queste opere
costituisce un elemento sufficiente. Ed anche la ricostruzione delle vicende storiche
dell'Inghilterra non è per noi che una sorta di "cornice" all'interno della quale collocare
le nostre fonti e, nello stesso tempo, un supporto che ci consenta di tentare di cogliere
quali elementi concreti abbiano potuto condizionare nel tempo sia la nascita e la
formazione di questa leggenda che l'evoluzione letteraria della figura di Artù.
*
Il testo che va sotto il nome di Cronaca Anglosassone è, come è noto, un'opera prodotta durante un arco di tempo che
va dal IX al XII secolo e pervenutaci in sette manoscritti, corrispondenti a redazioni diverse. In questo schema sono
state prese in considerazione cinque di queste componenti, datandole separatamente. Nel corso della successiva
discussione (condotta analizzando le opere secondo un ordine cronologico), l'opera è stata, invece, trattata come un
insieme, inserendola nell'epoca a cui appartiene il suo nucleo più antico.
IV
Ciò che interessa è comprendere se e come questi testi siano leggibili quali
riflesso di una situazione sociale e politica che in essi si rispecchia nel modo in cui certi
temi vengono comunicati o taciuti, proprio perchè è attraverso essi che si cercherà di
capire il senso ultimo di quell'evoluzione (al di là, cioè, di chi fu e cosa fu veramente
Artù, e della ricostruzione della genesi della sua leggenda), e quali elementi stiano
dietro al lungo percorso che porterà alla Historia regum Britanniae e ad "Artù,
l'imperatore di Britannia".
V
ABBREVIAZIONI.
(Le indicazioni bibliografiche complete relative alle opere qui indicate saranno fornite nella bibliografia finale)
AC = Annales Cambriae.
ASCh = Anglo-Saxon Chronicle.
ChA = Æthelweardi Chronicon de rebus Anglicis.
ChC = Florentii Wigornensis (Florence di Worcester) Chronicon ex chronicis, ad adventu Hengesti et Horsi in Britanniam usque
ad annum MCXVII.
EB = Gildae De excidio et conquestu Britanniae ac flebili castigatione in reges, principes et sacerdotes.
HB = Nennii Historia Brittonum.
HE = Bedae Venerabilis Historia ecclesiastica Gentis Anglorum.
HrB = Gaufridi Monemutensis (Goffredo di Monmouth) Historia regum Britanniae.
HA = Enrici Huntindonensis (Henry di Huntingdon) Historia Anglorum.
GrA = Guillelmi Malmesburensis (Guglielmo di Malmesbury) De gestis regis Anglorum.
HrA = Guillelmi Parvi (Guglilemo di Newburgh) Historia rerum Anglicarum, (proemio).
Vita Cadoci (I) = Lifrici Vita sancti Cadoci.
Vita Cadoci (II) = Caradoci Lancarfanensis (Caradoc di Llancarvan) Vita sancti Cadoci.
Vita Carantoci = Vita sancti Carantoci.
Vita Gildae = Caradoci Lancarfanensis Vita Gildae.
Vita Guthlaci = Felicis Croyladensis (Felix di Croyland) Vita sancti Guthlaci
Vita Iltuti = Vita sancti Iltuti.
Vita Paterni = Vita sancti Paterni.
1
CAPITOLO 1
e si osservano le vicende storiche della Britannia nel periodo di poco più
di un secolo che precede l'invasione delle popolazioni germaniche, si vede
come esse rispecchino, in parte, la situazione politica più generale
dell'Impero Romano d'Occidente.
Dopo la morte di Costantino (337) l'isola era stata assegnata, insieme alle Gallie, a
suo figlio Costantino II; questi nel 340 attaccò il fratello Costante, ma le legioni
britanniche subirono una delle più pesanti sconfitte della loro storia: Costantino II
venne ucciso e l'isola passò sotto il dominio del vincitore. Già a quest'epoca la
situazione alle frontiere era turbolenta e lo stesso Costante nel 343 dovette intervenire
contro i pirati - Sassoni, ma soprattutto Pitti e Scoti - che compivano incursioni dal
mare. Quello delle scorrerie lungo le coste non era un problema nuovo, ma negli ultimi
decenni del secolo si era aggravato e le incursioni e, addirittura, le invasioni divennero
sempre più numerose. La più grave fu quella del 367: i barbari penetrarono in Britannia
trovando scarsa resistenza e vi dilagarono fino a quando non vennero fermati dal
generale Teodosio (padre del futuro imperatore Teodosio I) inviato sull'isola
dall'imperatore Valentiniano (368).
In quest'epoca anche in Britannia l'esercito romano arruolava sempre più spesso
nelle sue file gruppi di guerrieri barbari e parte della costa occidentale dell'isola era nota
come Litus Saxonicum, il che farebbe pensare che già allora vi fossero sull'isola
insediamenti germanici: gli invasori che giungeranno in Inghilterra nel V secolo, per
usare un'espressione del Blair, «forse raggiunsero cugini giunti due o tre generazioni
prima»
1
, ma non sappiamo se questi mercenari germanici stanziati sul territorio
fornirono un effettivo appoggio alla conquista anglosassone, e se sì, in quale misura.
Allo stillicidio delle incursioni si aggiungeva l'instabilità politica prodotta dalla
frequente comparsa di tyranni, potenti locali, ricchi proprietari terrieri, militari, che si
venivano a sostituire all'autorità legittima. Il primo di cui abbiamo notizia è un certo
Carausio, di cui scrive Beda
2
, ma ben maggiore spessore ebbe la figura di Magnus
Maximus (il Maxen Wledig delle leggende gallesi), un generale di origine spagnola il
quale, sconfiggendo i Pitti nel 382, conquistò tale fama presso le legioni britanniche che
queste lo proclamarono imperatore. Passato in Gallia egli sconfisse ed uccise Graziano
assumendo il governo della Prefettura Gallica e nel 387 scese in Italia, costringendo
Valentiniano III (figlio di Graziano) a fuggire. Nel 388, sconfitto da Teodosio prima a
Laybach poi presso Aquileia, venne ucciso dai suoi stessi soldati. Non si può, però,
affermare con sicurezza, come invece sembrano fare alcuni autori antichi (ad esempio
Gilda), che le campagne di Magnus Maximus furono la causa prima dell'indebolimento
dell'esercito della Britannia e della sua conseguente incapacità di respingere le
successive invasioni dei barbari.
Nel V secolo l'Impero non era più in grado di attuare un controllo efficace sulla
regione: tra il 406 ed il 411 l'esercito della Britannia proclamò ben tre imperatori -
1 J.Blair, "Il periodo anglosassone", in Storia dell'Inghilterra, a cura di K.O.Morgan, Milano, Bompiani, 1993, p.56.
2 HE I,6.
S
2
Marco, Graziano e Costantino - ed il Prefetto delle Gallie, impegnato a fronteggiare le
popolazioni germaniche che alla fine del 406 avevano attraversato il Reno, non ebbe la
possibilità di occuparsi di questi usurpatori. Nel 408, però, Pitti e Scoti attaccarono
pesantemente l'isola che, priva del grosso dell'esercito, non potè respingere gli attacchi.
La Britannia si ribellò, cacciò il governo dell'usurpatore Costantino (in quel momento
impegnato in una campagna in Gallia ed in Spagna) ed affrontò i nemici sconfiggendoli,
probabilmente con l'aiuto di mercenari barbari assoldati per l'occasione, poiché è
probabile che con l'allontanamento dei funzionari di Costantino nemmeno l'esercito
fosse più efficiente. Fu in questo periodo (siamo circa nel 410) che avvenne la partenza
dei Romani
3
.
Gli anni successivi costituirono per gli abitanti dell'isola un'epoca di lotte per la
sopravvivenza. Purtroppo le fonti, in particolare quelle composte negli anni più
prossimi a questi avvenimenti, si rivelano piuttosto reticenti; concordano, però, sul fatto
che la Britannia, priva di una difesa valida, si trovasse esposta agli attacchi dei nemici
di sempre: gli Scoti ad occidente ed i Pitti a settentrione. Presto la situazione dovette
divenire insostenibile per i Britanni, i quali furono costretti a ricorrere all'aiuto di
mercenari germanici.
Accolti sull'isola più o meno allo stesso modo con cui l'Impero accettava dentro i
propri confini popolazioni barbare in qualità di foederati, essi vennero stanziati sulla
costa sud-occidentale. Non sapremo mai quanti fossero i mercenari Iuti che sotto la
guida dei fratelli Hengist ed Hors giunsero sull'isola, ma le informazioni che ci
forniscono le fonti fanno pensare ad un numero piuttosto limitato. In breve tempo al
primo sbarco ne seguirono altri da varie regioni della Germania e della Danimarca, ed il
loro numero dovette aumentare a tal punto che essi divennero presto alleati piuttosto
scomodi. Nel giro di pochi anni gli ex-mercenari iniziarono la conquista del territorio,
che nella sua prima fase sembra sia stata caratterizzata da una situazione, per così dire,
intermedia tra il puro saccheggio e la conquista vera e propria: gli invasori forse
iniziarono fin da subito un reale stanziamento sul territorio, ma è probabile che «le terre
saccheggiate dagli invasori fossero molto più vaste di quelle realmente occupate in un
primo tempo»
4
.
Inizialmente i Britanni riuscirono ad organizzare una difesa efficace: ottenero
un’importante vittoria
5
che segnò l'inizio di un periodo di lotte caratterizzato da un
sostanziale equilibrio di forze e, verso il 500, riuscirono a sbaragliare i nemici nella
battaglia del Monte Badon, garantendosi così un periodo di pace. Negli anni sucessivi,
però, numerosi sbarchi di Sassoni ed Angli ebbero luogo sull'isola, e la penetrazione
degli invasori verso ovest continuò, mentre i Britanni, divisi da lotte interne, opposero
alla loro avanzata una resistenza sempre meno valida. Durante tutto il V secolo i regni
anglosassoni andarono lentamente prendendo forma, ed alla fine del VI secolo troviamo
testimoniati in Inghilterra dieci regni.
I sette regni maggiori (che componevano la cosidetta Eptarchia) erano il Wessex,
il Sussex e l'Essex, sassoni; la Mercia, l'East-Anglia ed i regni di Deira e Bernicia (che
saranno unificati dal re Æthelfrith (593-616) nel regno di Northumbria), angli ed infine
3 Si veda in proposito quanto scrive F.J. Haverfield, Roman Britain, in “Cambridge Medieval History”, Cambridge,
University Press, 1967, vol.I, XIII, p.379 (trad. it. Cambridge, Storia del mondo medioevale, Milano, Garzanti, 1978.
L'edizione inglese è stata utilizzata limitatamente ai capitoli omessi nella traduzione italiana).
4
F.G.M.Beck, I popoli asiatici ed Attila. La conquista germanica della Britannia (trad. it.), in Cambridge Storia del
mondo medioevale, cit. vol.I, p.369.
5
Cfr. HE I,16.
3
il regno del Kent (o Cantia), fondato dagli Iuti. Esistevano poi alcuni regni minori, cioè
quello degli Hwicce (o Sassoni Meridionali) e quello dell'isola di Wight, anch'esso
fondato dagli Iuti.
Parte delle popolazioni britanniche che non vennero sottomesse fuggì sul
continente, in Bretagna
6
, ma la maggioranza si ritirò in alcune regioni marginali
dell'isola formando dei regni indipendenti.
Il più importante era il Galles (chiamato in latino Cambria), composto da un
insieme di principati spesso in lotta tra loro e con gli Anglosassoni. Al tempo di Gilda
(VI secolo) i maggiori di essi erano: il Gwynedd (Galles settentrionale), il Powys
(Galles occidentale), il Dyfed (Galles sud-occidentale) e il Gwent (Galles sud-
orientale). A fianco del Galles troviamo alcuni regni settentrionali tra cui lo Strathclyde,
rimasto indipendente (seppur con alterne fortune) fino al X secolo, quando venne
annesso al regno d'Alba (poi regno di Scozia), il Rheged (sul Solway Firth) e l'Elmet
nella regione di Leeds. Questi ultimi vennero in seguito annessi alla Northumbria. Le
attuali Cornovaglia, Devonshire e Somerset costituivano invece il regno di Dumnonia,
che resistette agli Anglosassoni fino al IX secolo.
6
“Nam cum ab Anglis ac Saxonibus Brittannia insula fuisset invasa, magna pars incolarum eius mare traciens in ultimis
Galliae finibus Venetorum et Coriosolitanum regiones occupavit” (Annales qui dicuntur Einhardi, s.a.787, ed. F.Kurz in
M.G.H. Scriptores rerum Germanicarum in usum Scholarum, VI, 1895.