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Parte I
1. Lo stato della pianificazione d'area vasta nella Regione Puglia
1.1. Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico (P.U.T.T.) della Puglia
Il P.U.T.T. per il paesaggio, in adempimento alla legge n. 431/85 (Galasso) ed alla l.r. 56/80,
disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio al fine di: tutelare la sua identità
storica e culturale, rendere compatibile la qualità del paesaggio e delle sue componenti strutturanti
con il suo uso sociale, promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse disponibili.
Il P.U.T.T. a livello normativo e di applicazione si riferisce alle categorie dei beni paesistici
individuate dalla legge 1497/39, nonché dall'articolo n. 82 del D.P.R. 616/77 e dall'articolo n. 1
della legge Galasso.
Contenuti del Piano
Il Piano è finalizzato alla verifica della compatibilità delle trasformazioni proposte.
Vengono individuate aree omogenee in base ai caratteri costitutivi fondamentali del paesaggio
quali:
- l'assetto geologico-idrogeologico-geomorfologico;
- la copertura botanico-vegetazionale e della fauna;
- i caratteri della stratificazione storica dell'organizzazione insediativa.
Efficacia delle norme tecniche
A livello normativo il P.U.T.T. determina:
- gli “obiettivi”, generali e specifici di salvaguardia e valorizzazione paesistica;
- gli “indirizzi”, di orientamento per la specificazione e contestualizzazione degli obiettivi e per
le modalità di intervento;
- le “direttive”, relative alle modalità di intervento da adottare ai vari livelli di governo e
pianificazione del territorio;
- le “prescrizioni”, anche per il rilascio di autorizzazioni per interventi diretti;
- i “criteri”, di controllo per la specificazione e/o sostituzione delle prescrizioni.
La conformità al P.U.T.T. delle previsioni dei progetti, dei piani e delle loro varianti viene attestata
dall'Ente Territoriale competente, attraverso il rilascio della “autorizzazione paesaggistica”, nel caso
di progetti presentati dai proprietari dei siti, oppure attraverso il rilascio del “parere paesaggistico” o
“attestazione di compatibilità paesaggistica” in altri casi.
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Attuazione del piano
Il P.U.T.T. per il paesaggio viene reso esecutivo dagli Enti Territoriali (Regione, Province, Comuni)
o dai proprietari (ed aventi titolo) dei siti sottoposti a tutela dal Piano stesso.
Gli Enti Territoriali, in base alle proprie competenze, attuano il P.U.T.T. mediante:
- la pianificazione paesaggistica di secondo livello, attraverso i piani urbanistici intermedi;
- i parchi regionali e relativi piani;
- gli strumenti urbanistici generali (o relative varianti) conformi al P.U.T.T., come gli strumenti
urbanistici esecutivi con specifica considerazione dei valori paesistici da strumenti generali
conformi o non al P.U.T.T.;
- i Piani Urbanistici Territoriali Tematici e specifiche connessioni con il P.U.T.T. per il
paesaggio;
- i piani di intervento di recupero territoriale;
- piani, programmi e progetti previsti dalla vigente legislazione statale e non espressamente
contemplati dalla vigente legislazione regionale;
- le verifiche di compatibilità paesaggistica;
- il rilascio di autorizzazioni paesaggistiche;
- i pareri paesaggistici;
- le attestazioni di compatibilità paesaggistica secondo il P.U.T.T. o, se vigente, il piano di
secondo livello.
In secondo luogo i proprietari dei siti, in conformità alle previsioni e prescrizioni degli strumenti
urbanistici vigenti, attuano il P.U.T.T. attraverso progettazioni conformi alle prescrizioni dello
stesso.
In riferimento alle aree omogenee e in base ai valori paesaggistici, il P.U.T.T. individua gli Ambiti
Territoriali Estesi (A.T.E.), e sulla base degli elementi strutturanti, gli Ambiti Territoriali Distinti
(A.T.D.).
Negli A.T.E. vengono individuate 5 aree caratterizzate da:
1. valore eccezionale ( A ), laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un bene
costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche
preesistenti;
2. valore rilevante ( B ), laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o
senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
3. valore distinguibile ( C ), laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o
senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
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4. valore relativo ( D ), laddove, pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la
presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività;
5. valore normale ( E ), laddove non è direttamente dichiarabile un valore paesaggistico.
Le aree e gli immobili compresi negli Ambiti Territoriali Estesi di valore eccezionale, rilevante,
distinguibile e relativo, sono sottoposti a tutela diretta del P.U.T.T.; per questi valgono i seguenti
obiettivi di tutela:
- non possono essere oggetto di lavori comportanti modificazioni del loro stato fisico o del
loro aspetto esteriore senza che per tali lavori sia stata rilasciata l'"autorizzazione
paesaggistica";
- non possono essere oggetto di trasformazione (intervento) per effetto di pianificazione in
assenza del "parere paesaggistico";
- non possono essere oggetto di interventi di rilevante trasformazione, senza che per gli stessi
sia stata rilasciata la "attestazione di compatibilità paesaggistica".
Gli indirizzi di tutela per le 5 aree sono:
1. negli ambiti di valore eccezionale A: conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale,
recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori;
2. negli ambiti di valore rilevante B: conservazione e valorizzazione attuale, recupero delle
situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori e/o mitigazione degli effetti
negativi, massima cautela negli interventi di trasformazione del territorio;
3. negli ambiti di valore distinguibile C: salvaguardia e valorizzazione dell'assetto attuale se
qualificato, trasformazione dell'assetto attuale, se compromesso, per il ripristino e l'ulteriore
qualificazione, trasformazione dell'assetto attuale che sia compatibile con la qualificazione
paesaggistica;
4. negli ambiti di valore relativo D: valorizzazione degli aspetti rilevanti con salvaguardia delle
visuali panoramiche;
5. negli ambiti di valore normale E: valorizzazione delle peculiarità del sito.
Gli A.T.D. riguardano:
- l'assetto geologico, geomorfologico ed idrogeologico;
- la copertura botanico-vegetazionale, colturale e la presenza faunistica;
- la stratificazione storica della struttura insediativa.
Per ciascuno di questi sottosistemi e delle relative componenti, le norme relative agli Ambiti
Territoriali Distinti specificano:
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- la "definizione", che individua l'ambito nelle sue caratteristiche e nella sua entità minima
strutturante;
- la "individuazione", che definisce le caratteristiche per la definizione dell'area di pertinenza
(spazio fisico di presenza) e dell'area annessa ( spazio fisico di contesto);
- i "regimi di tutela", che definiscono i criteri generali di indirizzo, rimandano ai piani
sottoordinati la perimetrazione, specificano in loro assenza le grandezze per individuare le aree
soggette alla disciplina transitoria;
le "prescrizioni di base", che precisano per le “aree di pertinenza” e per le “aree annesse” gli
interventi: comunque non ammissibili (a), ammissibili (b), con il preventivo rilascio dei
provvedimenti (autorizzazione, parere, attestazione di compatibilità paesaggistiche) e quelli la cui
attuazione è demandata, secondo la vigente legislazione regionale in materia, alla diretta gestione
dell'Ente Locale (c).
Per quanto riguarda i beni archeologici ed architettonici, il P.U.T.T. individua le seguenti aree o
beni, suddivisi per comune, sottoposti a due diversi gradi di protezione.
Cagnano Varano
1. Grotta di San Michele - vincolo archeologico;
2. Foce Capoiale - segnalazione archeologica;
3. San Nicola Varano - segnalazione archeologica;
4. Località Bagno - segnalazione archeologica;
4b. Crocifisso di Varano - segnalazione archeologica;
5. Masseria Iacovelli - segnalazione archeologica;
Cerignola
6. località Lupara-Giardino (insediamento romano Salapia) - vincolo archeologico;
7. insediamento Santa Maria di Ripalta - vincolo archeologico;
8. zona Salice - segnalazione archeologica;
9. zona San Michele delle Vigne - segnalazione archeologica;
10. insediamento Pignatella - segnalazione archeologica;
11. Masseria Le Torri - vincolo architettonico;
12. Torre Alemanna (Borgo Libertà) - vincolo architettonico;
13. Chiesa di San Giovanni-Zezza (località San Giovanni in Forte) - vincolo architettonico;
14. Chiesa di Santa Maria di Ripalta - vincolo architettonico;
6
Foggia
15. insediamento romano Arpi - vincolo archeologico;
16. Borgo Duanera La Rocca - segnalazione archeologica;
17. Borgo Segezia - segnalazione archeologica;
18. Masseria La Quercia - segnalazione archeologica;
19. Masseria Pietrafitta - segnalazione architettonica;
20. Masseria Castiglione - segnalazione architettonica;
Ischitella
21. Chiesa del Crocefisso - vincolo architettonico;
22. Torre Varano - segnalazione architettonica;
Isole Tremiti
23. Cala della Tramontana - segnalazione archeologica;
24. Isola di San Nicola - segnalazione archeologica;
Lesina
25. Abbazia di Santa Maria di Ripalta - segnalazione architettonica;
Lucera
26. Anfiteatro Augusteo Romano - vincolo archeologico;
27. Masseria Nocelli - segnalazione archeologica;
28. Castello Svevo-Angioino - vincolo architettonico;
29. Masseria Di Giovine - segnalazione architettonica;
Manfredonia
30. Abbazia di Santa Maria di Siponto - vincolo archeologico;
31. Masseria Cupola - vincolo archeologico;
32. Chiesa di San Leonardo - segnalazione archeologica;
33. pineta di Siponto (insediamento romano) - segnalazione archeologica;
34. Chiesa di Santa Maria Maggiore - vincolo architettonico;
35. Masseria Santo Spirito - segnalazione architettonica;
36. Masseria Santa Tecchia - segnalazione archeologica;
37. Masseria Valente - segnalazione architettonica;
7
38. Masseria Cutino - segnalazione architettonica;
39. Masseria Beccarini - segnalazione architettonica;
40. Masseria Amendola - segnalazione architettonica;
41. Masseria Resecata - segnalazione architettonica;
42. Masseria Polveracchio - segnalazione architettonica;
43. Masseria Signorotti - segnalazione architettonica;
Margherita di Savoia
44. Torre Pietra - vincolo architettonico;
Mattinata
45. villa romana Agnuli - vincolo archeologico;
46. antica Matinum (porto di Mattinata) - vincolo archeologico;
47. Abbazia di Monte Sacro - segnalazione archeologica;
48. necropoli di Monte Saraceno - segnalazione archeologica;
49. Abbazia Ss. Trinità di Monte Sacro - vincolo architettonico;
Monte Sant'Angelo
50. Castello Normanno-Svevo - vincolo archeologico;
51. vallone di Pulsano - segnalazione archeologica;
52. Abbazia di Santa Maria di Pulsano - segnalazione archeologica;
53. Abbazia di Santa Maria di Ruggiano - vincolo architettonico;
54. Chiesa di Santa Maria di Pulsano - vincolo architettonico;
55. Masseria Azzarone - segnalazione architettonica;
56. Masseria Armillotti - segnalazione architettonica;
Ortanova
57. insediamento Durando - segnalazione archeologica;
Peschici
58. insediamento Manacore - vincolo archeologico;
59. Monte Pucci - vincolo archeologico;
60. ex convento di Santa Maria di Calena - segnalazione archeologica;
61. Torre Calalunga - vincolo architettonico;
8
62. Torre Usmai - vincolo architettonico;
63. Chiesa di Santa Maria di Calena - vincolo architettonico;
64. Torre di Sfinale - vincolo architettonico;
Rignano Garganico
65. Grotta Paglicci - vincolo archeologico;
66. Grotta Spagnoli - segnalazione archeologica;
Rodi Garganico
67. ex convento dei Cappuccini - vincolo architettonico;
San Giovanni Rotondo
68. Chiesa di Sant'Egidio - segnalazione archeologica;
69. Valle dell'Inferno (insediamenti rupestri) - segnalazione archeologica;
San Marco in Lamis
70. Posta Monte Granata - vincolo archeologico;
71. Chiesa di Santa Maria di Stignano - segnalazione archeologica;
72. Abbazia di Santa Maria di Stignano - vincolo architettonico;
73. Convento di San Matteo - vincolo architettonico;
Sannicandro Garganico
74. Masseria di Posta San Nazario - vincolo archeologico;
75. Torre Mileto - segnalazione archeologica;
76. Monte d'Elio - segnalazione archeologica;
77. Torre Mileto - vincolo architettonico;
78. Chiesa di Santa Maria d'Elio - vincolo architettonico;
79. Torre Lauro - segnalazione architettonica;
San Paolo di Civitate
80. insediamento Pezze della Chiesa - segnalazione archeologica;
81. Vecchio Ponte - segnalazione architettonica;
82. Masseria Coppa delle Rose - segnalazione architettonica;
9
San Severo
83. Posta Casone - segnalazione archeologica;
84. Masseria Torre Giunchi - segnalazione architettonica;
85. Masseria Tabanaro - segnalazione architettonica;
Seeracapriola
86. Chiesa di Sant'Agata - segnalazione archeologica;
87. Chiesa di San Matteo - segnalazione archeologica;
Torremaggiore
88. Castel Fiorentino - vincolo archeologico;
89. Castello di Dragonara - segnalazione archeologica;
90. Castel Fiorentino - vincolo architettonico;
Vico del Gargano
91. insediamento preistorico Macchia di Mare - vincolo archeologico;
92. Chiesa di San Michele - vincolo architettonico;
93. Torre Pucci - segnalazione architettonica;
94. convento dei Cappuccini - segnalazione architettonica;
95. Chiesa di Santa Maria Pura - segnalazione architettonica;
Vieste
96. insediamento romano Merinum - vincolo archeologico;
97. Molinella - vincolo archeologico;
98. Grotta di Sant'Eufemia - vincolo archeologico;
99. Grotta dell'Acqua - segnalazione archeologica;
100. Sfinalicchio e Riparo - segnalazione archeologica;
101. Baia Campi - segnalazione archeologica;
102. insediamento San Salvatore - segnalazione archeologica;
103. Torre Porticello - vincolo architettonico;
104. Torre Rivoli - segnalazione architettonica.
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1.2. Il Programma Operativo Regionale (P.O.R.)
In Puglia, ad eccezione del Programma Operativo Regionale, non si riscontrano strumenti di rilievo
per la pianificazione o la programmazione a livello di area vasta; in particolare per il Gargano, solo
pochi comuni, i più piccoli, si sono dotati di uno strumento urbanistico generale, e l'unico strumento
a livello territoriale è costituito dal Piano di Sviluppo Socio-economico della Comunità Montana
del Gargano. Non sono stati predisposti Piani Territoriali di Coordinamento, né a livello provinciale
né per il Parco del Gargano; gli unici strumenti di riferimento riguardano le normative nazionali,
regionali e comunitarie e le direttive del P.O.R. per il periodo 2000-2006.
Il Programma Operativo Regionale rappresenta il più importante strumento di attuazione delle
politiche di sviluppo in molteplici campi a livello regionale; è predisposto dalle Regioni sulla base
delle indicazioni del Programma Operativo Nazionale (P.O.N.) del Programma di Sviluppo per il
Mezzogiorno (P.S.M.), per le regioni del Sud Italia, e del Quadro Comunitario di Sostegno (Q.C.S.)
e può contare, per la sua realizzazione, sui Fondi Strutturali stanziati dall'Unione Europea, su
investimenti da parte dello Stato, e su capitali privati.
I riferimenti alla Programmazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno (P.S.M.)
In linea con le prescrizioni comunitarie, attraverso un processo di partenariato istituzionale ed
economico-sociale ed il confronto tra Amministrazioni Centrali, Regionali ed Autonomie Locali
sono stati definiti obiettivi specifici e programmi per l’utilizzo dei Fondi Strutturali per il periodo
2000-2006.
All’interno di tali programmi rientrano il P.S.M. ed i relativi P.O.R.
Il P.S.M. rappresenta il quadro di riferimento programmatico di tutte le linee di intervento, e
sintetizza i principi dei P.O.R.; il suo obiettivo principale e` quello di ridurre il degrado sociale ed il
divario di sviluppo tra il nord e il sud del Paese, incentivando l'imprenditoria, il turismo, la
creazione di nuova e qualificata occupazione, la valorizzazione delle esportazioni.
I punti chiave delle strategie del P.S.M. sono:
1. la sussidiarietà ed il decentramento;
2. il parternariato;
3. la valutazione (monitoraggio dei risultati e degli effetti);
4. la programmazione integrata;
5. la premialità (attraverso specifici criteri di verifica del grado di realizzazione degli obiettivi).
11
Una programmazione sempre più decentrata: il Programma Operativo Regionale (P.O.R.) e
l’Intesa Istituzionale di Programma (I.I.P.)
L’apparato programmatorio del Piano Operativo Regionale prende le mosse dalla strategia
disegnata a livello di macroarea attraverso il P.S.M. e inserisce all’interno di questa cornice gli
obiettivi da raggiungere, globali e specifici, costituendo una strategia di secondo livello, disegnata
dal governo locale sulla base delle conoscenze specifiche relative al proprio territorio. Tale
impostazione procedimentale evita i rischi di programmazioni verticistiche slegate dal contesto
territoriale e coinvolge i modo sostanziale tutti i livelli dell’apparato pubblico nei processi di
definizione e scelta degli obiettivi da perseguire.
Il meccanismo attraverso il quale la struttura del programma individua le priorità strategiche, gli
obiettivi globali e specifici e le linee d’intervento da percorrere, discende da un processo valutativo
che si fonda sull’analisi dei punti di forza e di debolezza del sistema nel suo complesso.
Il processo di formulazione delle linee programmatiche contenute nel P.O.R. è caratterizzato da una
forte integrazione tra i vari assi di sviluppo, tale che nella definizione degli obiettivi globali relativi
ad ogni asse di sviluppo si pone l’accento sulle interconnessioni esistenti con gli altri obiettivi
esplicitati in altri ambiti programmatici.
Attraverso un procedimento programmatorio a cascata, in ciascuna fase analitica i risultati della fase
precedente costituiscono l’input per l’individuazione delle soluzioni strategico-operative più idonee,
si perviene alla definizione degli assi, degli obiettivi e degli interventi capaci di valorizzare i punti
di forza e cogliere le opportunità offerte dal territorio.
La pianificazione individuata dal P.O.R. non costituisce l’unico momento programmatico
dell’attività regionale, ma si integra in un quadro più ampio con l’Intesa Istituzionale di Programma
(I.I.P.), in cui le scelte strategiche dello sviluppo vengono negoziate tra Governo centrale e Governo
regionale.
Inoltre il P.O.R. e l’I.I.P. fanno parte di un più complesso e globale Piano di Sviluppo Regionale,
che la Regione Puglia non ha però predisposto.
L'IIP, partendo dall’analisi macroeconomica effettuata attraverso il P.O.R., pone in evidenza due
problemi centrali di carattere strutturale che gravano sulla struttura socio-economica della Puglia. Il
primo legato al permanere di un elevato grado di dipendenza dell’economia pugliese da apporti di
risorse esterne per fronteggiare le proprie esigenze di impieghi, sia per investimenti che per
consumi; il secondo ancorato all’elevata quota di disoccupazione che continua ad affliggere
l’economia regionale. Partendo da tale constatazione e implementando lo schema di
programmazione del P.O.R., vengono definiti degli Accordo di Programma Quadro (come gli assi
12
di sviluppo nell’ambito dei P.O.R.) per la realizzazione di un programma esecutivo di interventi di
interesse comune, nei seguenti campi:
- Sviluppo Locale;
- Beni culturali;
- Trasporti e Viabilità;
- Acqua.
per i quali il CIPE
1
assegna alla regione 617,225 miliardi di lire, così ripartiti tra i diversi Accordi di
Programma Quadro:
- Sviluppo Locale 15%;
- Beni Culturali 15%;
- Trasporti e viabilità 40%;
- Acqua 30%;
Sebbene l’Accordo Quadro “Sviluppo Locale” non rivesta particolare importanza in termini di
risorse finanziarie, molte sono le novità programmatiche che la Regione intende introdurre in un
campo su cui sono concentrate molte attenzioni. La competenza regionale in materia di sistemi
produttivi locali sta sostanzialmente modificandosi attraverso una serie di emendamenti normativi
in atto: la possibilità concessa alla Regione di individuare i distretti industriali e i sistemi produttivi
locali; il trasferimento alle Regioni degli incentivi industriali; la possibilità di regionalizzare uno
degli strumenti cruciali nelle politiche per la concessione di incentivi alle imprese ai sensi della l.
488/92, tramite l’indicazione da parte della regione di priorità settoriali; infine l’individuazione
nell’ambito dei P.O.R., di aree di concentrazione produttiva. Se da un lato ciò consentirebbe di
esprimere una strategia unitaria, attraverso una programmazione integrata dei diversi assi di
sviluppo, dall’altro potrebbe paralizzare la macchina burocratica regionale, che si ritroverebbe con
una molteplicità di competenze e di iniziative da gestire e coordinare.
1
Commissione Interministeriale per la Programmazione Economica.
13
1.2.1. I contenuti del P.O.R.
L'analisi della situazione di partenza
Nella prima parte del documento viene presentata un'analisi della situazione economica della
Regione, condotta suddividendo il territorio in sistemi produttivi locali subprovinciali, secondo il
tipo di produzione che vi si effettua, e sono messi in luce i divari fra i diversi contesti locali; segue
un'analisi degli andamenti demografici e del mercato del lavoro. Sono poi analizzati alcuni settori
produttivi di rilevante importanza per la regione Puglia, quali l'agricoltura e l'industria
agroalimentare, la pesca, l'acquacoltura e la commercializzazione dei prodotti ittici, e sono svolte
alcune considerazioni sulle foreste e sulle possibilità di sviluppo dei sistemi rurali. In questa prima
parte è anche esposta in modo sintetico la situazione ambientale della regione, le emergenze e le
azioni da intraprendere, relative a fattori strategici per il miglioramento dell'ambiente quali: il ciclo
dell'acqua, le aree costiere e la balneabilità, la difesa del suolo, la gestione dei rifiuti, il sistema delle
aree protette, le aree ad elevato rischio ambientale. Attenzione è dedicata infine alla situazione in
termini di pari opportunità ovvero alle condizioni di accesso al mercato del lavoro da parte della
componente femminile della popolazione.
Queste analisi hanno portato all'individuazione di punti di forza e di debolezza dei sistemi regionali
e sono state sintetizzate in una analisi SWOT
2
riassunta nella tabella seguente:
2
Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats (punti di forza, punti di debolezza, opportunità, rischi).
14
PUNTI DI DEBOLEZZA
PUNTI DI FORZA
OPPORTUNITÀ RISCHI
• La struttura del mercato del lavoro
• l’andamento degli investimenti sia
pubblici che privati;
• la capacità di innovare del sistema
socio-economico regionale nel suo
insieme;
• inadeguati livelli di qualità della vita
dell’intera comunità regionale;
• lo scarso sviluppo di economie
legate alla valorizzazione delle
ingenti risorse naturali, ambientali e
culturali ampiamente presenti a
livello;
• l’insufficiente presenza di nuovi
comparti a maggiore intensità di
conoscenza;
• il mancato consolidamento del
sistema produttivo regionale;
• una sensibile differenziazione
interna del livello di sviluppo
territoriale che contraddistingue la
regione;
• il sistema ambientale pugliese, che
necessita d'interventi integrati
soprattutto in termini di risanamento
e riqualificazione delle aree urbane.
• Un numero ampio di giovani alla
ricerca di occupazione in possesso di
livelli di scolarizzazione medio-alti;
• un sistema di imprese minori diffuso
a livello territoriale e
particolarmente dinamico;
• un patrimonio ambientale, naturale e
storico-artistico significativo e
presente su gran parte del territorio
regionale;
• un sistema regionale di offerta di
formazione e di innovazione ampio e
diffuso sul territorio;
• una collocazione geografica che
pone la regione come crocevia
privilegiato nelle direttrici di
comunicazione nei confronti
dell’area balcanica da un lato, e del
Centro-Europa dall’altro (corridoio
n.8 e n.10);
• un crescente livello di attrattività
della Puglia da parte di investimenti
produttivi.
• Una crescente attenzione a livello
comunitario e nazionale alla
salvaguardia e valorizzazione delle
risorse naturali ed ambientali;
• sviluppo della domanda di turismo
legata alla fruizione di beni culturali;
• ampliamento delle opportunità
offerte dalle tecnologie info-
telematiche alla qualificazione ed
allargamento sia dell’offerta che
della domanda;
• cambiamento dei modelli di
consumo e di spesa verso una
maggiore domanda di servizi ad
elevato contenuto culturale;
• nuovi indirizzi in ambito nazionale
ed europeo di politica attiva del
lavoro e di politiche per
l’occupazione;
• nuovi sbocchi lavorativi offerti dallo
sviluppo delle tecnologie della
società dell’informazione;
• nuovo ruolo affidato agli Enti locali
dalla recente legislazione sulle
autonomie locali e sul
decentramento maggiormente rivolto
alla definizione di percorsi locali di
sviluppo sociale e produttivo;
• nuova centralità geo-economica dei
maggiori centri urbani della regione
connessa ai processi di sviluppo e
ricostruzione delle economie
dell’area dei Balcani e del bacino del
Mediterraneo;
• Espansione delle aree di degrado
dovuti ai fenomeni antropici e
naturali;
• elevata competitività di altre regioni
nazionali ed europee;
• processi di divisione internazionale
del lavoro che possono relegare il
sistema produttivo regionale su
specializzazioni a basso contenuto di
lavoro qualificato;
• ampliamento dei fenomeni di
economia sommersa e lavoro
irregolare anche connessi allo
sfruttamento dell’immigrazione
clandestina;
• progressiva diffusione di fenomeni
di criminalità organizzata anche
connessa ai crescenti traffici illeciti
internazionali;
• accentuata competizione di altri
centri urbani europei con
conseguente emarginazione dai
flussi internazionali di investimenti a
più alto valore aggiunto anche in
relazione allo sviluppo delle
produzioni ecocompatibili;
• difficoltà derivanti dalla
collocazione geografica di crocevia
di flussi migratori clandestini e di
attività illecite che possono generare
ripercussioni dirette sull’equilibrio
socio-economico dei sistemi locali;
• insufficiente dotazione delle risorse
finanziarie pubbliche rispetto ai
fabbisogni di infrastrutturazione e di
realizzazione di grandi opere di
interesse strategico;
15
PUNTI DI DEBOLEZZA
PUNTI DI FORZA
OPPORTUNITA' RISCHI
• ampliamento degli spazi per le
economie locali all’interno di un
processo di allargamento dei mercati
internazionali con particolare
riferimento delle aree emergenti più
prossime del bacino del
Mediterraneo e dei Balcani;
• previsione di incremento nei traffici
commerciali marittimi internazionali
verso la Puglia; possibilità congiunta
di rilancio consistente anche del
cabotaggio interno al Paese.
• il mancato adeguamento della rete
dell’IS alla domanda proveniente
dalla pubblica amministrazione,
dalle imprese e dai cittadini potrebbe
provocare esternalità negative,
congestione e strozzature allo
sviluppo;
• accrescimento del carico ambientale
a causa dei costi esternalizzati
conseguenti alla realizzazione di
infrastrutture, in particolare in aree
ad elevata sensibilità naturalistico-
paesaggistica o di rischio
ambientale.
16
Infine si trova la lettura dei risultati conseguiti nel precedente periodo di programmazione 1994-
1999, condotta attraverso i tre aspetti fondamentali della strategia del programma, dell’attuazione
(risultati finanziari e fisici) e della gestione (criticità e aspetti procedurali), sulla base del lavoro di
valutazione svolto dal valutatore indipendente del POP Puglia 1994-99.
La Regione Puglia ha impostato, in sede programmatica (POP 1994-1999), un piano tendente a
perseguire tre obiettivi strategici:
• riduzione delle diseconomie che incidono sul rendimento del sistema Puglia, attraverso azioni
volte al miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione e alla promozione del
partenariato tra pubblico e privato;
• ampliamento della base produttiva ed occupazionale attraverso azioni finalizzate all’aumento
della produttività e alla diffusione dell’innovazione nelle filiere agroalimentari e agroindustriali
delle PMI
3
, del turismo e dei servizi pubblici;
• contenimento degli squilibri territoriali perseguito incrementando gli investimenti nelle aree
deboli e cercando di realizzare uniformi standards minimi di servizi pubblici. Prima dell’avvio
del programma è stata, quindi, approvata dal governo regionale una ripartizione territoriale delle
risorse programmate, sia per le infrastrutture che per gli incentivi, al fine di consentire un
equilibrato sviluppo attraverso la valorizzazione delle specifiche potenzialità.
Il POP si è articolato, quindi, in 17 sottoprogrammi e 66 misure.
Infine è esposta l'analisi dei risultati conseguiti, nel periodo di programmazione 1994-1999, dalle
Sovvenzioni Globali (S.G.), strumento che fa parte del Quadro Comunitario di Sostegno (Q.C.S.), e
che ha previsto interventi mirati al sostegno delle aree di crisi di Brindisi, Manfredonia e Taranto.
La struttura della S.G. doveva rispondere alle esigenze di reindustrializzazione delle aree
interessate, di sviluppo del tessuto imprenditoriale e di riconversione dei poli produttivi in disuso
con un approccio integrato. Le iniziative programmate hanno inteso rispondere non solo ad una
esigenza di carattere finanziario ma anche alle necessità correlate alla nascita e allo sviluppo di una
iniziativa imprenditoriale endogena.
La strategia di sviluppo
La strategia di sviluppo del Programma si basa sulla valutazione degli elementi forniti dall'analisi
esposta nella prima parte del documento; in seconda battuta si dà avvio ad un lavoro di
concertazione fra governo regionale, enti locali e rappresentanti delle esigenze imprenditoriali ed
economiche del territorio regionale.
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Piccole e Medie Imprese