II
A questo deve aggiungersi l’elevata consistenza degli investimenti
che devono essere sostenuti di volta in volta per la realizzazione di ogni
singolo prototipo, il che determina per le imprese italiane,
tendenzialmente sottocapitalizzate e non tutte operanti con continuità,
grossi problemi nel reperimento delle necessarie risorse finanziarie. Non
ricevendo dallo Stato un reale e strutturale sostegno, esse si vedono
costrette a confrontarsi con finanziatori terzi (fondamentalmente banche
ed emittenti televisive) in una situazione di tendenzialmente esigua forza
contrattuale.
Nel corso della ricerca è emerso, inoltre, come lo scenario delle
imprese di produzione cinematografica italiane si caratterizzi per l’essere
molto frammentato, composto prevalentemente da imprese di piccolo-
media dimensione che risultano essere fortemente dipendenti dal leader
che le gestisce (il produttore). Sono inoltre molto concentrate sul
prodotto più che su se stesse; l'impresa che voglia realizzare un prodotto
che abbia un valore aggiunto elevato non solo per chi lo produce o lo
dirige, ma anche per chi ne è il naturale fruitore - lo spettatore -
dovrebbe riorientare le proprie scelte in funzione del mercato, in base ad
una più attenta analisi dei suoi bisogni e delle sue aspettative.
D’altra parte lo strutturale scollamento tra il comparto produttivo e il
mercato finale, reso ancor più stringente dalla concentrazione del
mercato intorno a poche grandi imprese, integrate a tutti i livelli della
III
filiera, crea alla generica impresa di produzione grandi difficoltà di
accesso al naturale mercato di sbocco: la sala.
Siamo di fronte ad un industria le cui regole di funzionamento, troppo
ancorate a rapporti personali tra gli operatori e lontane da logiche di
corretta ed efficace gestione strategica, risultano inappropriate rispetto
ad un sentiero di sviluppo.
L’indagine condotta ha dimostrato come squilibrata sia la
distribuzione del rischio e del rendimento tra i diversi operatori
dell’industria cinematografica. Una riorganizzazione progettuale lungo la
filiera potrebbe forse contribuire a rendere più efficace l’attività dei vari
operatori, alleggerendo l’impresa di produzione da quel profilo di rischio
e di incertezza che ne rendono la gestione così critica.
A questo tipo di approccio potrebbe aggiungersi uno sviluppo in rete
delle imprese di produzione; una rete che crei valore da un lato grazie al
coinvolgimento di soggetti forti e dall’altro grazie all'allargamento delle
proprie maglie ad un numero sempre maggiore di imprese piuttosto che,
come invece accade nella realtà, a pochi e ricorrenti soggetti. Un
network che non si chiuda in se stesso, ma sappia creare opportunità di
sviluppo grazie al continuo scambio di informazioni tra gli operatori e a
collaborazioni sempre nuove che possano dare un significativo
contributo all'innovazione.
Un altro sentiero da non trascurare dovrebbe essere quello della
formazione. In un settore in cui l’altissima propensione al rischio dei
IV
produttori è forse ciò che, alla luce delle oggettive difficili condizioni in
cui si è costretti ad operare, permette di produrre ancora cinema
italiano la professionalizzazione degli operatori potrebbe essere una
strada per il superamento di molti e rilevanti problemi legati a questa
tanto particolare industria.
Il cinema italiano, seppure continuino ad essere lanciati messaggi di
ripresa, sta in realtà vivendo un momento di crisi. Una crisi che in
particolare investe l’impresa, stante la crescente impossibilità da parte
degli operatori di poter gestire le proprie aziende nella certezza di
operare in un mercato dove c’è un reale, allargato e concorrenziale
spazio per ogni tipologia di prodotto, in particolare per il film italiano.
Nella speranza che i necessari interventi non tardino a prendere
finalmente forma, speriamo che il cinema italiano, reduce da recenti e
importanti riconoscimenti internazionali e forte di una ricca tradizione
culturale ed artistica, riesca a riconquistare quella dignità e successo
che, nei decenni passati, lo aveva reso una delle cinematografie più
importanti del panorama internazionale.
1
CAPITOLO I
L' INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA
Sommario: 1. Il bisogno di intrattenimento. 2.Le caratteristiche del prodotto
cinematografico. 3.La filiera cinematografica. 3.1 Produzione. 3.2 Distribuzione.
3.3 Esercizio. 3.4 Rapporti tra le fasi della filiera. 4. Il contesto internazionale. 4.1 Il
film americano e il film europeo. 4.2 L'industria americana e le major. 4.3 Il
mercato europeo. 4.4 Cifre della produzione cinematografica in Italia.
1. Il bisogno di intrattenimento.
Ogni attività produttiva nasce e si sviluppa grazie alla capacità di una
certa organizzazione di soddisfare un determinato bisogno. Kotler
definiva il bisogno come una "sensazione di mancanza provata rispetto
a una soddisfazione generale legata alla condizione umana". Secondo il
dizionario Robert (1974) ancora, il bisogno è un'esigenza della natura o
della vita sociale e può essere ricondotto a due tipologie: il bisogno
innato, naturale e generico, inerente alla natura dell'organismo e il
bisogno acquisito, culturale e sociale, che dipende dall'esperienza, dalle
condizioni dell'ambiente e dall'evoluzione della società.
2
E' dunque evidente la molteplicità dei bisogni che caratterizzano il
vivere umano e che trovano ciascuno soddisfazione nell'acquisizione di
prodotti o servizi appartenenti alle gamme più varie.
Uno dei bisogni dell'uomo da sempre esistito e legato alla sua sfera
culturale e sociale è il cosiddetto bisogno di intrattenimento.
L’intrattenimento può essere definito come “quel qualcosa che produce
un’esperienza piacevole e soddisfacente”
1
.
L'evasione dalla realtà quotidiana non è soltanto un'esigenza
dell'uomo moderno, è un bisogno dell'uomo in quanto tale e ha trovato
soddisfazione nelle forme più varie a seconda dell'epoca e del luogo in
cui si è manifestato; basti pensare, proiettandoci in un passato
veramente remoto, alle tragedie greche e alla commedia dell'antica
Roma in grado di attirare e intrattenere migliaia di spettatori; per non
dimenticare il fervore musicale e la diffusione del melodramma dei secoli
più recenti, capaci di affollare i teatri più belli dell'epoca e la cui
tradizione continua tutt'oggi, solo per citare alcuni esempi.
Anche il cinema, che nasce alla fine del secolo scorso
2
, costituisce
certamente un importante forma di intrattenimento, avendo coinvolto
nell'arco della sua, ancor breve, vita milioni e milioni di spettatori di tutto
il mondo e avendo altresì guadagnato l'appellativo di "settima arte" per
1
H. Vogel, Entertainment Industry Economics – A guide for financial analysis, Cambridge University
Press, Fourth edition, 1998.
2
La nascita ufficiale del cinema come spettacolo popolare risale al 28 Dicembre 1895, quando i
celebri fratelli Louis e Auguste Lumière organizzarono una proiezione pubblica dei loro primi brevi film
presso il Grand Café sul Boulevard des Capucines a Parigi. L'invenzione dei due fratelli è legata da
un lato alla lanterna magica, dall'altro alla fotografia, in quanto il cinema nasce proprio dalla
confluenza dell'una nell'altra.
3
la rilevanza culturale e artistica che porta con sé. Quest'arte ha avuto
una potenza di coinvolgimento tale da rendere addirittura necessaria la
nascita di una vera e propria industria che ne permettesse lo sviluppo e
una diffusione sempre crescente.
Agli inizi lo spettacolo cinematografico si svolgeva nell'ambito di fiere
o dentro baracconi, era destinato ad un pubblico molto popolare e
proponeva soggetti che riflettevano quel tipo di pubblico; oggi il "popolo
del cinema" abbraccia spettatori di tutte le età, di tutti i ceti sociali e
livelli culturali e può vantare film di ogni genere, che vengono proiettati
in ambienti specificamente studiati per incontrare il gusto e la massima
soddisfazione dello spettatore.
4
2. Le caratteristiche del prodotto cinematografico.
Lo spettatore che si reca al cinema per vedere il film che ha suscitato
la sua curiosità è concentrato su ciò che la proiezione sarà in grado di
offrirgli. Le aspettative possono essere le più varie: ridere, evadere dalla
realtà, provare il brivido della suspense, conoscere nuovi stili di vita o
culture diverse, vedere l'ultima performance del proprio attore/attrice
preferito/a e così via.
La sua attenzione sarà focalizzata sulla storia, sull'aspetto artistico-
creativo dello spettacolo che ha scelto, quindi sull'interpretazione degli
attori, sulla regia, la scenografia, la fotografia, i dialoghi etc. In realtà il
film non è soltanto una rappresentazione artistica, così come lo si
percepisce da spettatori, è anche un vero e proprio prodotto che nasce
da un preciso sforzo economico. La realizzazione e commercializzazione
del film, infatti, è resa possibile grazie ad un'industria, l'industria
cinematografica appunto, composta da un complesso ed eterogeneo
insieme di imprese che devono confrontarsi con un mercato e delle
variabili economiche molto particolari a causa delle caratteristiche
"anomale" del prodotto di cui si occupano.
Uno degli elementi che maggiormente caratterizza questo prodotto è
infatti il suo essere un prototipo: è un bene ad alto contenuto di lavoro
specializzato e composto da fattori sempre diversi che non permettono
di standardizzarne il processo produttivo. Ogni film si distingue per una
5
molteplicità di caratteristiche originali imputabili soprattutto alla forte
incidenza della componente creativa ed umana e non è quindi un
processo riproducibile né tantomeno automatizzabile
3
. Questo è causa
di una crescita della produttività di questo settore inferiore agli altri. E'
proprio la sempre diversa organizzazione dei fattori produttivi (scelta del
soggetto, sceneggiatura, individuazione di regista e attori, modalità di
finanziamento e distribuzione) che caratterizza la realizzazione di un film
e che ne rappresenta parte del suo valore aggiunto.
Altra caratteristica rilevante è l'intangibilità, che si concretizza
nell'impossibilità di immagazzinare il prodotto e di mostrarlo prima del
consumo. Per il consumatore potenziale questa caratteristica implica il
non poter sperimentare il prodotto prima dell'acquisto, con rilevanti
conseguenze relativamente ai parametri in base ai quali scegliere di
acquistarlo o meno; il film è un “bene esperienza” la cui qualità viene
percepita soltanto a consumo avvenuto. Il processo decisionale del
potenziale spettatore potrà basarsi solo su numerosi indizi incompleti,
elementi di "reputazione" che potranno derivare dalle immagini carpite
attraverso la campagna promozionale o dal cast
4
, dai credits
5
o ancora
da eventuali premi vinti (Oscar, Leone d'oro a Venezia, Palma d'oro a
Cannes...) o ancora dal successo già ottenuto in altri paesi.
3
Notizie tratte dall’intervento del Prof. Demattè nell’ambito del convegno “ Management: una
chiave per il successo della cultura”, tenutosi presso l’Università Bocconi di Milano, il 12 maggio
1998.
4
Il complesso degli interpreti.
5
Il complesso del personale artistico esclusi gli attori: regista, soggettista, sceneggiatore, scenografo
etc.
6
Lo spettatore non avrà mai la certezza assoluta che quel determinato
film soddisferà appieno le sue esigenze e aspettative. Questo fa intuire la
difficoltà delle imprese nella previsione dell'accoglienza e, quindi della
domanda, da parte del pubblico; in questo contesto assume pertanto
rilevanza strategica il marketing dell'impresa di distribuzione che
promuoverà il prodotto e che dovrà tentare di creare le giuste
aspettative nel potenziale spettatore. Negli Stati Uniti il marketing
cinematografico nasce già negli anni '40, in Europa è invece ancora una
leva poco sfruttata. Se però la promozione può senz'altro giocare un
ruolo fondamentale nell'aumentare il contenuto informativo del prodotto
per il consumatore, non è comunque capace di eliminare totalmente il
rischio di una mancata o insufficiente accoglienza da parte del
pubblico. Secondo il produttore Robert Evans " Il film è un prodotto
diverso da qualsiasi altro ... E' come un lancio col paracadute: se non si
apre sei morto!". Molti sono infatti i casi di film sostenuti da notevoli sforzi
pubblicitari e da attori o registi molto noti che non sono stati premiati dal
botteghino con gli incassi attesi. Affinché il "segnale" si formi
correttamente, è necessario che trascorra un determinato intervallo
temporale: il film deve spesso crearsi una fama e in questo anche il
cosiddetto word of mouth, cioè il "passaparola" tra il pubblico, costituisce
un efficace sistema di creazione dell'informazione sulla qualità del
prodotto, che crea una diffusione dell’informazione a cascata
6
; questo
6
De Vany-W.D Walls, “Bose-Einstain Dynamics and adaptive contracting in the motion picture
industry” , The Economic Journal, November 1996, Vol.106 n.439.
7
processo a cascata potrà andare a beneficio del film nel caso in cui
incontri il favore del pubblico, al contrario travolgerlo se verrà percepito
come un flop.
Da queste considerazioni si evince l'alto livello di rischio dell'attività
cinematografica, rischio legato da un lato all'incapacità dell'impresa di
fare stime precise sull'accoglienza del film da parte del pubblico e
dall’altro dall'impiego di un particolare fattore produttivo: il talento. Il
successo di questo prodotto così speciale è infatti inscindibilmente
legato a questa risorsa scarsa.
Un'altra peculiare caratteristica del prodotto cinematografico
riguarda la sua commercializzazione. Ogni produzione industriale si pone
come finalità ultima quella di conseguire profitto attraverso la vendita
dei propri prodotti e quindi attraverso il passaggio di proprietà dal
venditore all'acquirente. Nell'ambito della produzione cinematografica, il
commercio del film avviene attraverso contratti il cui oggetto non è un
vero e proprio passaggio di proprietà, ma il trasferimento dei diritti di
sfruttamento del film come bene di intrattenimento. E' il cosiddetto
copyright che anima questo genere di transazioni: il produttore infatti
usualmente cede soltanto il diritto di sfruttare commercialmente la
pellicola, rimanendo tuttavia titolare della proprietà del film.
Sono dunque molteplici gli elementi che rendono questo prodotto
così particolare e che implicano una gestione molto complessa e
profondamente diversa rispetto agli altri settori.
8
Possiamo, dunque, per comodità esplicativa, riassumere le principali
"anomalie"
7
in tre punti fondamentali.
Il primo punto riguarda il ciclo produttivo: se, in generale, un prodotto
industriale segue tre stadi, ossia lo sviluppo del prototipo seguito dalla
serie pilota quindi la lavorazione seriale, nel caso della produzione
cinematografica ci si ferma al primo stadio, ossia alla realizzazione del
prototipo. Questo implica che in questo settore gli effetti dell’esperienza
produttiva hanno minor incidenza sull’abbattimento dei costi e sul
miglioramento della qualità del prodotto rispetto a quanto avviene negli
altri comparti industriali.
La seconda anomalia risiede nel particolare andamento della spesa:
nelle imprese industriali di beni materiali o servizi, l’andamento della
spesa per l’approvigionamento delle materie e la retribuzione delle
risorse umane si presenta tendenzialmente uniforme nel tempo. Nel
nostro caso, invece, dividendo la spesa media che occorre alla
produzione di un film a seconda delle varie voci di costo, delle fasi di
produzione e dei tempi medi occorrenti, ci accorgiamo che il flusso di
spesa maggiore è concentrato nel periodo più breve della realizzazione,
ossia la riprese (vedi Grafico 1 ).
Lo scompenso tra la durata del periodo complessivo di lavorazione e
la distribuzione della spesa comporta una serie di complicazioni: la più
7
Biondi Claudio, Come si produce un film-Teoria e tecnica dell'audiovisivo, Manuali di Script, Dino
Audino Editore, 1996.
9
rilevante è proprio il sincronico accumularsi del maggior costo produttivo
nel periodo di minor ricavo.
L’ultima anomalia cui vogliamo fare riferimento è quella, già citata,
della valutazione: se per il prodotto materiale è possibile valutare la
convenienza dello scambio sulla base di requisiti oggettivi, nel caso del
prodotto cinematografico la disponibilità dell’utilizzatore dovrà prendere
forma prima dell’utilizzazione, senza nessuna possibilità di accertarne la
convenienza se non a consumo avvenuto.
Grafico 1 - Ripartizione della spesa per fasi di realizzazione
(in milioni di lire).
0
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1000
1500
2000
2500
3000
P
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60
80
100
120
Fondi occorrenti Durata in giorni
Fonte: C.Biondi, op.cit. pag.66.
E’ per questo che si parla, in campo cinematografico, di
un’anticipazione di tipo fiduciario del valore di scambio che si realizza
attraverso il pagamento del biglietto.
10
3. La filiera cinematografica.
Nell'ambito degli studi aziendali il concetto di filiera è utilizzato per
descrivere la sequenza di operazioni di trasformazione che portano le
materie prime a diventare prodotto finito e, infine, ad essere distribuito ai
clienti finali. Lungo l'iter di questo complesso processo da monte (prime
trasformazioni delle materie prime) a valle (realizzazione ultima del
prodotto finito e sua distribuzione) si susseguono una serie di operazioni,
le quali spesso necessitano di tecnologie non omogenee e che vengono
talvolta realizzate all'interno di unità organizzative autonome. Il concetto
di filiera, quindi, permette una lettura dell'evoluzione delle
interdipendenze che legano i diversi soggetti all'interno del processo
complessivo di produzione e distribuzione del prodotto.
Il concetto di filiera può essere utilmente applicato anche all'industria
cinematografica nell'ambito della quale possiamo individuare tre diversi
livelli: la produzione, la distribuzione e l'esercizio.
Il film, dunque, attraverso queste diverse fasi viene ideato e creato a
monte, commercializzato e promosso attraverso la distribuzione e, infine
raggiunge il cliente finale, ossia il pubblico in sala, attraverso l'esercizio,
primo momento distributivo all'interno del ciclo di vita del prodotto
cinematografico.
11
Esistono pertanto due diversi insiemi di relazioni che si manifestano
nell'ambito della filiera a seconda che i soggetti in questione si trovino ad
un diverso stadio o, al contrario, svolgano lo stesso tipo di attività.
Nel primo caso parliamo di rapporti verticali condizionati dal potere
contrattuale relativo tra cliente e fornitore (per es. i rapporti tra
distributore e produttore a monte); nel secondo, invece, possiamo
individuare rapporti orizzontali, caratterizzati da un legame di natura
cooperativa o, al contrario, conflittuale tra soggetti che operano allo
stesso livello.
3.1 Produzione.
La produzione è l'insieme delle operazioni che si concretizzano nel
reperimento ed "assemblaggio" delle diverse risorse tecniche, finanziarie
e umane necessarie alla creazione dell'opera filmica, nonché nella
cessione dei relativi diritti di sfruttamento.
Il produttore, pertanto, sostiene i costi della fase iniziale del processo
necessari alla realizzazione del film di cui diviene proprietario. E' proprio
nell'ambito di questa fase che giocano a stretto contatto due aspetti
che, per quanto distanti tra loro nell'immaginario collettivo, si rivelano
nella realtà entrambi fondamentali per la realizzazione di questo
speciale prodotto: il contributo artistico-creativo e la gestione
economico-finanziaria.