2
accedere a questo materiale, in buona parte ancora inedito: durante quelle lezioni Michel
Foucault, misurandosi con gli autori classici, mette all’opera le sue qualità di lettore critico.
D’altra parte, la possibilità di confrontarsi con il nostro autore sulla base delle stesse fonti, gli
scritti dei filosofi greci e romani appunto, e l’esistenza di una tradizione interpretativa
consolidata rendono ancora più salda e fruttuosa la ricerca. Di qui la scelta del titolo: «Cura
Te Stesso»: L’Imperativo Socratico (d’)après Foucault. Mi sono proposto di studiare
l’imperativo etico socratico secondo Foucault e a partire da Foucault, cioè con lo sguardo
rivolto ai dialoghi platonici e senza dimenticare la letteratura critica sull’argomento, per
fornire un’interpretazione attendibile e il più possibile completa della nozione di epimeleia
heautou.
Questo lavoro ha coinvolto in diversa misura altre persone, desidero rivolgere loro un
ringraziamento particolare. Ringrazio il dr. Rudy M. Leonelli, che mi ha introdotto all’opera
di Michel Foucault e in questi anni ha costituito un punto di riferimento fondamentale per
superare le pieghe più oscure del pensiero del nostro autore; il prof. Frédéric Gros e Michel
Narcy per la disponibilità dimostrata nei miei confronti; l’amico Marco Giovanardi con cui da
tempo discuto il tema di questa ricerca. Tuttavia, questo scritto non sarebbe mai stato portato
a termine senza l’affetto e la collaborazione di Lucia, che ne ha accompagnato tutte le fasi
della composizione e ha rappresentato un’insostituibile riserva di fiducia; degli amici Stefano
e Alessandro, che hanno contribuito a garantire la mia «ecologia mentale»; dei miei genitori,
che mi hanno sopportato e nutrito nei lunghi mesi della redazione.
3
Avvertenze
I nomi degli autori greci e latini, e i titoli delle loro opere, quando non sono riportati per
intero, sono citati adottando le abbreviazioni del Greek-English Lexicon di H.G. Liddell/R.
Scott/H. Jones/P.G.W. Glare e dell’Oxford Latin Dictionary, a cura di P.G.W. Glare.
Il testo dell’Alcibiade I utilizzato è quello stabilito da Antonio Carlini,
3
mentre per le
altre opere del corpus platonico mi sono basato sull’edizione critica di John Burnet (Oxford
1900-1907). Le traduzioni, con alcune modifiche, sono quella di A. Carlini per l’Alcibiade I e
per le altre opere di Platone quelle tratte dalla traduzione completa a cura di Giovanni Reale.
4
Tuttavia ho consultato utilmente anche altre traduzioni, quali, ad esempio, quella di N.
Marziano per l’Apologia e il Critone, quella di B. Centrone per il Lachete e quella di A.
Tagliapietra per il Fedone. Per i riferimenti completi e per gli altri autori antichi si veda il
saggio bibliografico conclusivo.
Quanto agli scritti di Michel Foucault, nonostante l’esistenza di valide traduzioni
italiane (di cui ho dato i riferimenti in bibliografia), ho scelto di citarli in lingua originale per
omogeneità con il materiale inedito, di cui farò ampio uso, e con i testi raccolti in Dits et
écrits, per la maggior parte non tradotti in italiano. Se mi è capitato di tradurre brevi passi, è
stato per rendere più scorrevole l’argomentazione.
3
Cfr. Carlini [149].
4
Cfr. Reale [157].
4
Introduzione
Il y a chez beaucoup, je pense, un pareil désir de n’avoir
pas à commencer, un pareil désir de se retrouver,
d’entrée de jeu, de l’autre côté du discours, sans avoir eu
à considérer de l’extérieur ce qu’il pouvait avoir de
singulier, de redoutable, de maléfique peut-être. A ce
vœu si commun, l’institution répond sur le mode
ironique, puisqu’elle rend les commencements solennels,
puisqu’elle les entoure d’un cercle d’attention et de
silence, et qu’elle leur impose, comme pour les signaler
de plus loin, des formes ritualisées.
Michel Foucault, L’ordre du discours
Il tema della cura di sé (epimeleia heautou), nozione filosofica e principio pratico al centro
dell’etica antica, rappresenta il problema intorno al quale si è organizzata la ricerca del
cosiddetto «ultimo Foucault». Il presente lavoro si propone due scopi: primo, ricostruire il
movimento del tema all’interno dell’opera di Michel Foucault; secondo, a partire
dall’interpretazione foucaultiana, che ha fatto risalire a Socrate la prima elaborazione teorica
dell’imperativo morale «Cura te stesso», interrogarsi sul significato da attribuire a questo
principio inteso come contenuto positivo dell’etica socratica. Per tale ragione, la produzione
intellettuale dell’ultimo Foucault in questo lavoro rappresenta sia ciò di cui si parla, sia ciò
attraverso cui si parla di Socrate come del maestro della cura di sé («l’homme du souci de
soi»
1
). Inoltre, interlocutori privilegiati saranno quegli storici e quei filosofi contemporanei in
base ai quali il nostro autore ha potuto interpretare la filosofia antica come un’arte
dell’esistenza; in particolare il punto di vista di Pierre Hadot, cui Foucault è debitore della
nozione di «esercizi spirituali» (in seguito da lui designati come tecniche o pratiche del sé),
costituirà un elemento di riferimento e di confronto costante.
La pubblicazione del corso L’herméneutique du sujet, tenutosi al Collège de France
dal gennaio al marzo 1982, ha messo in luce (a quasi vent’anni dalla morte del suo autore
2
) la
necessità di rimettere in discussione le ragioni e gli esiti del problematico «retour aux Grecs»
3
compiuto da Michel Foucault nell’ultimo periodo della sua attività filosofica. I
condizionamenti ideologici che influenzarono una certa critica all’uscita del secondo
4
e del
terzo
5
volume della Histoire de la sexualité sono oggi del tutto superati e le pagine de
L’herméneutique du sujet possono essere lette per quello che sono: un corso di metafilosofia
1
Foucault [19], p. 10 (trad. it., p. 10).
2
Il corso è stato pubblicato in Francia nel 2001; nell’ottobre 2003 è uscita l’edizione italiana; quest’anno ricorre
il ventennale della morte di Michel Foucault, scomparso il 25 giugno 1984.
3
Cfr. Foucault [14], vol. IV, Le retour de la morale, pp. 701-702.
4
Cfr. Foucault [12].
5
Cfr. Foucault [13].
5
dedicato alla concezione antica di bios philosophikos. Secondo Foucault nell’antichità la
filosofia era soprattutto un’estetica esistenziale («esthétique de l’existence», «art de se
conduire»), una maniera di vivere orientata dal principio in base al quale «bisogna prendersi
cura di se stessi»; accanto e prima del discorso teorico, veniva tutta una serie di techniques de
soi, la cui pratica quotidiana avrebbe consentito di interiorizzare i principi veri della dottrina
per dare al proprio bios la forma desiderata. Nel primo capitolo cercheremo di ripercorrere
l’itinerario intellettuale che ha portato Foucault alla scoperta di queste pratiche filosofiche;
daremo ragione della sua progressiva insoddisfazione verso i risultati ottenuti dalle analisi sui
poteri e cercheremo di acquisire familiarità con il particolare uso foucaultiano di concetti
filosofici tradizionali, quali soggettività e verità. Vedremo infatti che è nell’ambito di
un’indagine genealogica sulle relazioni fra soggetto e verità che il nostro autore ha maturato
un interesse nuovo per i filosofi greci e romani.
Nel secondo capitolo preciseremo i termini di questo progetto genealogico e
mostreremo come esso abbia potuto trovare realizzazione, durante le lezioni del Corso 1981-
1982, sotto forma di storia della nozione di epimeleia heautou. La riscoperta della filosofia
antica come luogo privilegiato degli esercizi spirituali ha indotto Foucault ad avanzare
l’ipotesi che ‘originariamente’ la question du sujet non fosse posta nei termini del precetto
delfico «Conosci te stesso», ma in quelli dell’imperativo pratico «Cura te stesso».
L’herméneutique du sujet si sviluppa come una verifica di questa ipotesi; Michel Foucault vi
studia gli esercizi spirituali proposti dalle diverse scuole filosofiche dell’antichità,
presentandoli come pratiche ascetiche attraverso le quali l’individuo poteva entrare in una
certa relazione con se stesso e con la verità, al fine di costituirsi come soggetto morale. Da
tale interpretazione deriva una sostanziale riduzione del fenomeno ‘filosofia’ nel mondo
antico ad un’etica della cura di sé, concetto che ha suscitato le critiche di Pierre Hadot; sarà
proprio il confronto con il lavoro dello storico francese a consentirci di sottolineare
l’originalità e i limiti della proposta foucaultiana. Nella seconda parte del capitolo,
continuando il parallelo con Hadot, affronteremo l’ultimo aspetto di questa riflessione
metafilosofica: il tramonto dell’ideale antico di filosofia. Anche in questo caso l’operazione
condotta da Foucault risulta più radicale di quella di Pierre Hadot: se le ragioni apportate da
Hadot sono di ordine storico, quelle proposte dal filosofo riguardano il problema della verità e
la storia dei rapporti fra soggetto e verità. È a questo livello che si colloca il cosiddetto
«moment cartésien», mediante il quale il nostro autore ha cercato di spiegare non solo il
processo di «teorizzazione» della filosofia, ma anche l’oblio e l’esclusione della cura di sé dal
campo del pensiero filosofico moderno.
6
Le analisi di Foucault prendono in considerazione moltissimi autori, soprattutto
filosofi, ma anche medici e moralisti, e spaziano lungo un arco temporale molto ampio; a
volerlo seguire in tutti questi spostamenti c’era il rischio di ritrovarsi a compilare una sorta di
antologia della cura di sé, ovvero una raccolta di passi dei filosofi antichi commentati da
Michel Foucault. Ho preferito concentrarmi sulla sua interpretazione della figura di Socrate; il
numero più contenuto di opere prese in esame mi ha consentito di affiancare
all’interpretazione foucaultiana il lavoro diretto sulle fonti. In particolare, nel terzo capitolo ci
occuperemo del dialogo platonico presentato da Foucault come la teoria globale della cura di
sé, l’Alcibiade Maggiore. Foucault legge l’Alcibiade I durante le prime lezioni del gennaio
1982; la sua analisi è limitata da obiettivi contingenti, rilevare cioè le caratteristiche
dell’epimeleia heautou nel momento socratico-platonico (la fase iniziale della plurisecolare
storia della cura), ma le prospettive aperte sono di più ampio respiro e riguardano direttamente
il rapporto fra l’imperativo socratico ed il precetto delfico. A partire dall’intuizione di
Foucault, che ha restituito la giusta centralità al «Cura te stesso», proporrò al lettore di
soffermarci un po’ più a lungo su questo dialogo, per chiarirci le idee sul significato
attribuibile ai concetti di cura di sé e soggetto etico quando vengono studiati relativamente
alla filosofia socratica.
Il quarto capitolo è dedicato alle lezioni socratiche tenute da Michel Foucault durante
il suo ultimo corso al Collège de France, intitolato Le courage de la vérité (1983-1984). Si
tratta, in questo caso, di materiale inedito, che ci consentirà di completare il quadro della
personalità filosofica del maestro della cura di sé. In un passo del Gorgia (487a3), Socrate
dice che chi intende prendersi cura di qualcun altro dovrebbe possedere tre requisiti:
conoscenza (episteme), benevolenza (eunoia) e franchezza (parresia). Le analisi condotte da
Foucault, che ora si basano principalmente sull’Apologia e sul Lachete, ritraggono Socrate
nell’esercizio della parresia e mettono in luce le peculiarità del gioco parresiastico inaugurato
dal filosofo. Nel secondo paragrafo di questo capitolo, infine, ci occuperemo delle
enigmatiche ultime parole pronunciate da Socrate nel Fedone: «O Critone, dobbiamo un gallo
ad Asclepio» (Phd. 118a7). L’interpretazione ormai canonica del congedo socratico, quella
esposta da Nietzsche ne La gaia scienza («O Critone, la vita è una malattia»), getterebbe una
luce sinistra sulla nozione di epimeleia heautou. Foucault, ispirato da un breve scritto di
Georges Dumézil, ne propone una lettura alternativa, che rappresenterà anche un’ultima
dimostrazione del valore terapeutico del dialogo socratico (in questo paragrafo, oltre al
Fedone, il dialogo di riferimento è il Critone).
7
Trattando il tema della cura di sé nell’ultimo Foucault e la sua interpretazione della
figura di Socrate ci siamo misurati con un materiale in buona parte inedito
6
o di recente
pubblicazione. Nonostante il silenzio editoriale che seguì l’uscita de La volonté de savoir
(1976), tra il 1980 e il 1984 la ricerca di Michel Foucault sembrò subire una straordinaria
accelerazione. Per orientarsi in questo spazio ancora poco conosciuto esistono due validi
strumenti: l’apparato critico (in particolare la Situation du cours) che accompagna il corso
L’herméneutique du sujet, a cura di Frédéric Gros
7
, e la seconda parte di un breve saggio edito
in Francia col titolo Le style du philosophe: Foucault et le dire-vrai
8
a firma di uno studioso
italiano, Francesco Paolo Adorno. Tuttavia, la maggior parte della letteratura secondaria
specificatamente dedicata a Foucault come interprete degli antichi riguarda soltanto gli ultimi
volumi della Histoire de la sexualité e presenta sempre lo stesso limite, quello di trascurare i
testi dei filosofi su cui il nostro autore ha lavorato. Fra coloro che si sono occupati di questi
argomenti possiamo distinguere fra antichisti e foucaultiani, ma per una ragione o per un’altra
sia gli uni sia gli altri riproducono tale trascuratezza. Infatti, se i primi si sono limitati ad una
critica generale delle intenzioni e del metodo applicato da Foucault allo studio dei classici,
9
i
secondi si dimostrano interessati solo alla parola del ‘maestro’ e si sforzano soprattutto di
trovare una giustificazione per il «ritorno ai greci» che garantisca continuità rispetto alla sua
produzione precedente.
10
Più di recente, però, stanno facendo la loro comparsa una serie di
interventi di maggior interesse: si tratta dei lavori di studiosi di filosofia antica che
nell’affrontare una certa tematica scelgono di confrontarsi con il punto di vista di Foucault e
magari di applicarne le analisi. È questo il caso, ad esempio, di Michael L. Humphries, Michel
Foucault on writing and the self,
11
e di Gary A. Scott, Games of Truth
12
. Ma per il mio lavoro
si è rivelato fondamentale soprattutto il contributo di Alexander Nehamas, che nella terza
6
Le registrazioni dei corsi tenuti da Foucault al Collège de France ed altri documenti inediti sono consultabili
negli archivi del Fonds Michel Foucault, conservati presso l’Institut Mémoires de l’Edition Contemporaine
(IMEC, 9, rue Bleue, 75009 Paris).
7
Vedi anche F. Gros (a cura di), Foucault et la philosophie antique: il volume raccoglie gli atti del convegno
organizzato in occasione della pubblicazione de L’herméneutique du sujet e tenutosi a Parigi il 21 e 22 giugno
2001 (cfr. Gros [137]).
8
Cfr. Adorno [45].
9
Vedi il capitolo dedicato a Foucault in G. Cambiano, Il ritorno degli antichi (cfr. Cambiano [173]). Più
interessante la recensione di E. Narducci, L’archeologia del desiderio: Michel Foucault e la sessualità degli
antichi, cui Cambiano deve le analisi più acute (cfr. Narducci [142]). Infine da segnalare, per l’attenzione
riservata alle fonti antiche di Foucault, l’articolo di M. Piérart, Michele Foucault et la morale sexuelle des
Anciens (cfr. Piérart [143]).
10
Vedi Chiara Di Marco, Critica e Cura di Sé: L’etica di Michel Foucault (cfr. Di Marco [97]).
11
M.L. Humphries, Michel Foucault on writing and the self in the Meditations of Marcus Aurelius and
Confessions of St. Augustine (cfr. Humphries [139]).
12
G.A. Scott, Games of Truth: Foucault’s Analysis of the Transformation from Political to Ethical Parrhêsia
(cfr. Scott [145]).
8
parte del suo The Art of Living
13
si è occupato proprio dell’interpretazione foucaultiana della
figura di Socrate.
In procinto di iniziare questo studio, anch’io dovevo scegliere se continuare a ripetere
indefinitamente le stesse parole-chiave utilizzate da Foucault nel corso delle sue ricerche sugli
antichi (cura di sé, soggetto etico, ecc.) o invece provare a confrontarmi con le sue intuizioni
interpretative direttamente sul campo, rileggendo cioè proprio quei testi su cui il nostro autore
aveva lavorato. Credo che solo questa seconda opzione renda giustizia alla sua intelligenza di
lettore critico e alla sua vocazione ad essere innanzitutto un insegnante,
14
qualcuno che sapeva
riportare alla luce concetti caduti nell’oblio e aprire nuove piste. Pertanto, dialogare con
Foucault intorno al senso da attribuire all’imperativo socratico, senza smettere di interrogare i
dialoghi platonici, non significa ridurre la portata delle sue interpretazioni, ma al contrario
aver raccolto il suo invito ad approfondire le linee di ricerca che i suoi interventi hanno
tracciato.
13
A. Nehamas, The Art of Living: Socratic Reflections from Plato to Foucault (cfr. Nehamas [285]).
14
Foucault: «Io non sono né uno scrittore, né un filosofo, né una grande figura di intellettuale: sono un
insegnante. […] Io non voglio fare la parte del profeta che dice: “Prego, sedetevi, quello che sto per dirvi è molto
importante”. Il mio scopo è discutere insieme del nostro lavoro comune» (Rux Martin, Verità, potere, sé:
Intervista a Michel Foucault, 25 ottobre 1982, in Foucault [20], p. 3).