Figura 1-1: Esempio di comunicazione senza fili
La natura intrinseca della trasmissione via cavo consente la comunicazione solamente tra
dispositivi praticamente immobili e statici. La potenzialità della trasmissione via etere, non
limitata da accessori fisici quali i cavi, fornisce invece la possibilità di effettuare comunicazioni
tra dispositivi in movimento, anche se ciò richiede degli adattamenti tecnologici particolarmente
evoluti per rendere affidabile la comunicazione stessa e permettere di ottenere una qualità di
trasmissione pari a quella via cavo.
Ciòhaportatoadunanuovafilosofia della comunicazione, che avrebbe dovuto consentire
lo scambio di dati di qualsiasi natura tra mezzi mobili e non, e ha permesso di porre le basi per
i moderni sistemi di trasferimento di informazioni, quali ad esempio i telefoni cellulari, le reti
senza fili o sistemi wireless e tutti i dispositivi in grado di trasmettere e ricevere senza avere il
vincolo dell’immobilità spaziale. (figura 1-1).
I sistemi sviluppati per ottenere questo obiettivo sono diversi; uno di questi, forse il più
conosciuto e utilizzato, prevede la suddivisione del territorio in piccole parti, in ciascuna delle
quali i dispositivi possono comunicare tra loro grazie a scale gerarchiche ben definite. Altre
soluzioni consentono invece la comunicazione tra i vari apparecchi, sempre in scala gerarchica
ma senza suddivisione territoriale, altre ancora richiedono la presenza di stazioni fisse che hanno
il compito di mantenere la comunicazione tra due o più utenti in movimento.
11
1.1.1 Storia ed evoluzione della comunicazione radio
In questi anni si sta assistendo alla diffusione di massa della mobile communication,ovvero
un insieme di servizi che rendono possibile la connessione tra due utenti in una rete, anche in
condizione di mobilità degli stessi.
In ambito militare, e in alcuni servizi pubblici come ad esempio quello marittimo, la comu-
nicazione tra e con mezzi in movimento è sempre stata una esigenza fondamentale.
La nascita delle comunicazioni mobili può considerarsi coincidente con la scoperta della
modulazione di frequenza FM (frequency modulation), avvenuta negli anni ’30 per opera di
E. H. Armstrong. Nella modulazione FM la frequenza di un segnale ausiliario sinusoidale (o
cosinusoidale), denominato portante, viene variata in modo proporzionale al segnale analogi-
co da trasmettere, definito segnale modulante, generando nel complesso il segnale completo
che effettivamente viene trasmesso sul mezzo trasmissivo, indicato con il termine di segnale
modulato.
Alla fine degli anni ’40 sono stati introdotti i primi sistemi di telefonia mobile che, utilizzando
un singolo trasmettitore FM, consentivano di coprire una discreta area, tipicamente una città,
permettendo così di effettuare chiamate telefoniche da una automobile in movimento all’interno
dell’area stessa.
Malgrado la presenza di sistemi così evoluti, nelle stazioni radio la commutazione delle chia-
mate avveniva ancora manualmente, rendendo in questo modo tutto il sistema poco efficiente
e bisognoso di una continua manutenzione.
Per trasmettere un segnale telefonico i canali radio FM richiedevano l’impiego di una banda
avente una larghezza di circa 120 kHz, anche se in realtà l’occupazione della stessa era di
soli 4 kHz. Nonostante ciò, a causa del numero molto limitato di sorgenti elettromagnetiche
in grado di trasmettere segnali radio, non si arrivava mai ad un sovraffollamento dei canali.
Con il passare del tempo però, la grande esplosione commerciale di tali dispositivi cominciò a
creare dei problemi, che costrinsero i produttori di queste apparecchiature allo studio di nuove
tecniche atte a ridurre la banda occupata dai segnali: ciò portò, verso la fine degli anni ’70, ad
una riduzione della stessa fino a circa 25 kHz.
Il primo servizio di radiotelefonia rivolto al pubblico è stato sviluppato da Bell Telephone
negli Stati Uniti, all’inizio degli anni cinquanta. Questo servizio aveva lo scopo di asse-
12
gnare ad ogni utente una determinata frequenza, che risultava inaccessibile ad altri utenti
indipendentemente dal suo utilizzo.
Nei primi sistemi radiomobili ogni terminale operava a frequenza fissa, per cui si rendevano
necessari diversi trasmettitori indipendenti, ognuno avente in carico un certo numero di utenti
e quindi di frequenze.
La limitatezza delle frequenze radio disponibili per applicazioni di radiotelefonia costituiva
peròunfrenoalladiffusione di questo mezzo di comunicazione. Per sopperire a tale inconve-
niente, qualche anno più tardi è stata introdotta una nuova tecnica di trasmissione basata sul
concetto di assegnare dinamicamente i canali radio a ogni nuova comunicazione, in modo tale
da occupare il canale solo per un tempo pari alla durata della stessa.
Questa tecnica veniva implementata da sistemi definiti trunked, che controllavano tutti i
canali disponibili e indirizzavano le comunicazioni solamente su quelli in quel momento liberi;
in questo modo si poteva sfruttare completamente la potenzialità del sistema ed ottenere una
occupazione quasi totale di tutti i canali, senza sovrapposizioni o attese per gli utenti.
Contemporaneamente sono state sviluppate altre tecniche basate sui sistemi switching au-
tomatizzati, che consentirono la sostituzione delle vecchie e ormai obsolete stazioni radio mauali
con stazioni radio semi-autiomatiche.
Ciò permise una allocazione delle frequenze verso gli utenti non più di tipo statico ma
dinamico, e da questo si ottenne un sensibile aumento della capacità dei sistemi.
La prima vera rete cellulare fu sperimentata negli anni ’70 a Chicago da tecnici e ricercatori
di Bell Telephone.
Il principio sul quale ancora adesso si basa un sistema cellulare è quello della suddivisione
dello spazio geografico interessato in piccole aree, definite appunto celle. Ciascuna di queste
viene irradiata da una antenna a bassa potenza, che sfrutta solo una parte dello spettro di
frequenze disponibili.
La prima generazione di telefoni mobili wireless era limitata a sistemi analogici, a causa del
livello tecnologico del periodo, per cui richiedeva l’impiego di valigette mobili o di installazioni
permanenti su veicoli in movimento.
Verso la fine degli anni ’80, la forte evoluzione che si è verificata nella tecnologia dei
semiconduttori ha portato una radicale trasformazione anche nel mondo della telefonia mobile.
13
La svolta decisiva in questo campo è però stata l’introduzione dello standard digitale di
seconda generazione, che comprendeva il sistema di trasmissione GSM, Global System Mobile,
con il quale si poteva sfruttare una banda di frequenze compresa tra 800 e 900 MHz.
1.1.2 Lo stato dell’arte
La potenzialità intrinseca di queste nuove tecnologie della comunicazione ha stimolato le Aziende
del settore, che si sono attivate per sviluppare nuove applicazioni che hanno richiesto l’intro-
duzione di numerosi standard e, soprattutto, il passaggio dalla banda stretta, diventata ormai
insufficiente per la straripante mole di informazioni e dati da trasmettere, alla banda larga, più
idonea alle esigenze attuali.
Questo ha comportato anche un notevole aumento dell’efficienza spettrale e la nascita dei sis-
temi di terza generazione: in questo contesto, la tendenza è stata quella di cambiare le tradizio-
nali tecniche a commutazione di circuito con i nuovi sistemi a commutazione di pacchetto, che
integrano servizi voce, dati (audio-video) e multimediali.
1.1.3 Perché il wireless (senza fili)
Nel campo della telefonia mobile, le ingenti risorse economiche, tecniche ed umane impiegate
nello sviluppo del wireless, o tecnologia di trasmissione senza fili, sono state dettate dalla
necessità sia di allargare il parco utenti, sia di implementare applicazioni sempre più nuove e
sofisticate.
Le prime reti radiomobili erano di tipo analogico ed avevano il solo scopo di consentire
chiamate vocali, ma attualmente il wireless non è visto solamente come una evoluzione del
sistema cellulare. Infatti, grazie ai numerosi servizi messi a disposizione degli utenti, il sistema
ha focalizzato l’interesse anche di quei settori del mondo del lavoro che, prima del suo avvento,
utilizzavano i mezzi tradizionali di comunicazione con un’efficienza che non sempre era da
considerarsi ai massimi livelli.
L’evoluzione tecnologico-culturale della società ha richiesto l’impiego di nuove forme di
comunicazione che potessero consentire non solo il trasferiemnto di chiamate vocali, ma anche
la gestione di dati di natura diversa in modo da ottimizzare e rendere sempre più dinamico il
14
settore delle telecomunicazioni. Queste nuove tecnologie sono ormai presenti in quasi tutti i
settori, dal mondo del lavoro al mondo ludico.
Internet Wireless
I sistemi radiomobili di terza generazione hanno la capacità di integrare sia il classico servizio
di telefonia vocale e di scrittura di brevi messaggi di testo (SMS - Short Message Service), sia
applicazioni associate a Internet.
Attualmente il servizio utilizzato dai sistemi GSM è il WAP (Wireless Application Protocol),
che permette l’accesso ad una particolare categoria di informazioni puramente di testo. In futuro
sarà possibile, grazie alla banda larga e ad una gestione migliore dei dati, connettersi alla rete
dal proprio terminale mobile e avere accesso al mondo Web nella sua totale multimedialità.
Fixed Wireless
La connessione dell’ultimo miglio, cioè il tratto telefonico via cavo che va dalla centrale di
quartiere alle singole abitazioni, ha sempre rappresentato uno dei maggiori problemi nel ca-
blaggio di una rete, sia in termini di larghezza di banda, sia come costo di implementazione.
La soluzione che si sta attualmente adottando prevede la sostituzione di questo tratto di
linea tradizionale con cavi in fibra ottica, che permettono di aumentare la velocità e l’affidabilità
delletrasmissioni,ancheseconcosti relativamente superiori.
La tecnica fixed wireless utilizza un collegamento radio nell’ultimo miglio: i dati vengono
trasmessi e ricevuti via etere, minimizzando così la necessità di collegamenti fisici e limitando
notevolmente i costi di cablaggio. Le distanze di copertura tipiche variano dai 30 ai 300 metri
e l’ambiente strutturale ideale per l’implementazione di una soluzione di questo genere è rap-
presentato da un grosso edificioodauncampus.Ilflusso di informazioni tipico che può essere
trasmesso con questo sistema è dell’ordine di 1,6 Mbps, espandibile fino a circa 4 Mbps.
Short-range wireless per applicazioni SOHO (Small Office Home Office)
Accanto ai tradizionali dispositivi elettronici analogici domestici, come la TV, il videoregistra-
tore, l’impianto stereo, il telefono e così via, si sono affiancati nuovi apparecchi digitali, quali il
PC, il DVD, la videocamera, il PDA, il telefono cellulare, ecc. In questo ambito, si avverte sem-
15
pre più l’esigenza di interconnettere questi dispositivi tra di loro con un sistema di connessione
che possa essere unico, omogeneo e trasparente alle applicazioni.
Una possibile soluzione a questa esigenza potrebbe essere rappresentata da un sistema di
controllo centralizzato, in grado di coordinare tutte le unità, al quale devono far riferimento
tutti i nodi della rete. Inoltre, deve essere dotato di un nodo di accesso verso l’esterno (network
gateway), grazie al quale sia possibile comunicare con il mondo circostante.
Tra le tecnologie wireless che non richiedono alcuna infrastruttura di cablaggio, si possono
evidenziare quelle che possono essere utilizzate sia nelle home network che in reti di importanza
superiore, quali le cosiddette ad-hoc wireless network e Bluetooth.
Queste tecnologie, per poter rappresentare delle valide alternative ai sistemi tradizionali,
devono rispettare alcune regole fondamentali, tra le quali le più significative possono essere:
1. costo complessivo contenuto
2. facile implementazione (è necessario non rivoluzionare in modo significativo l’architettura
degli ambienti in cui vengono utilizzate)
3. compatibilità assoluta con i precedenti protocolli di comunicazione
4. elevata velocità di trasferimento dati
5. elevata affidabilità di connessione
Cenni sulla tecnologia Bluetooth Questa tecnologia nasce nel 1998 grazie alla collabo-
razione di cinque grandi aziende: Ericsson, Intel, Motorola, Nokia e Toshiba. L’obiettivo di
questa ricerca è quello di allargare l’impiego delle trasmissioni radio a corto raggio anche al
grande pubblico, grazie allo sviluppo e all’implementazione di nuove tecnologie finalizzate ad
ottenere caratteristiche adatte alla situazione, le principali delle quali sono: bassa potenza,
elevata facilità d’uso e costi ridotti.
Bluetooth lavora a frequenze intorno ai 2,4 GHz in TD (Time Division)econFrequency
Hopping (FH ). Quest’ultima opzione si è resa necessaria per diminuire il più possibile gli errori
dovuti alle interferenze durante la trasmissione radio, e verrà trattata in modo più approfondito
di seguito.
16
Figura 1-2: Esempio di piconet e scatternet
Le comunicazioni vocali sono garantite da un canale dedicato definito SCO (Synchronous
Connection Oriented) e godono di tempistiche d’accesso riservate. Il traffico dati, invece, viene
gestito da un secondo canale, ACL (Asynchronous ConnectionLess) che occupa le frequenze
non utilizzate per le trasmissioni vocali.
Per comunicare tra loro, due o più dispositivi Bluetooth devono essere inseriti in una piccola
rete locale formata al massimo da otto componenti (denominata piconet), all’interno della quale
uno solo di questi può occupare il ruolo di Master,valeadiregestore della rete stessa.
Non è esclusa la possibilità che un dispositivo di una determinata rete possa far parte anche
di altre reti: se questo avviene si forma una rete più ampia definita scatternet.
Un tipico esempio di rete piconet e scatternet è rappresentato in figura 1-2.
Questa tecnologia utilizza dei particolari protocolli di comunicazione appositamente creati
per ottimizzare il sistema di comunicazione.
17
1.1.4 Cenni su alcuni parametri che caratterizzano la comunicazione tra
mezzi in movimento
Quando si trasmettono dati di qualsiasi natura attraverso l’etere, si verificano alcuni particolari
fenomeni che è opportuno valutare in modo più approfondito. Ad esempio, è molto importante
capire quali sono le relazioni che intercorrono tra le frequenze che si utilizzano per la trasmissione
eglieffetti che il mezzo trasmissivo ha sulle onde elettromagnetiche generate.
Di seguito vengono brevemente descritti due tra i molteplici componenti che influiscono sulle
comunicazioni radio: il rapporto che si instaura tra lunghezza d’onda e atmosfera e l’effetto
Doppler.
Lunghezza d’onda e atmosfera
Come già accennato, la conoscenza della lunghezza d’onda, oppure della frequenza, è necessaria
per determinare il potere di riscaldamento, la visibilità, la capacità di penetrazione e altre
caratteristiche dei diversi tipi di onda elettromagnetica. Non esiste una relazione lineare tra
la variazione della frequenza e la variazione di composizione dell’aria, per cui non è possibile
pensare di utilizzare questo canale senza le debite precauzioni.
Effetto Doppler
Un altro fenomeno che influisce sulle trasmissioni via etere, soprattutto in trasmissioni tra
dispositivi in movimento, è rappresentato dall’effetto Doppler, tramite il quale viene definita la
differenza che si genera tra la frequenza di un’onda emessa da una sorgente e quella percepita
da un osservatore, quando questi due elementi sono in moto relativo tra di loro.
Se la sorgente in questione trasmette delle onde acustiche, queste risulterebbero più gravi
se la ricevente si sta allontanando, mentre si sentirebbero più acute se quest’ultima si sta
avvicinando
1
.
Per meglio descrivere questo fenomeno è opportuno, tramite un esempio, sviluppare una
serie di ragionamenti che possano permettere di chiarire il concetto introdotto.
1
Questi risultati restano validi anche nel campo dell’ottica. Tale effetto applicato agli spettri stellari costituisce
un importante strumento per la misurazione delle velocità radiali degli astri: se un astro è in avvicinamento si
avrà un spettro spostato verso il blu, viceversa risulterà spostato verso il rosso.
18
Si assuma che trasmettitore (TX)ericevitore(RX ), abbiano velocità relativa costante pari
a v (positiva se si allontanano e negativa se si avvicinano). La distanza d tra TX ed RX varia
nel tempo secondo la relazione:
d(t)=d
0
+ vt
nella quale d
0
rappresenta la distanza per t=0.
TX trasmette il segnale:
A
c
cos(2πf
c
t)
che viene ricevuto da RX conunritardoparia:
τ(t)=
d(t)
c
con c velocità di propagazione dell’onda elettromagnetica.
Il segnale ricevuto assume perciò il valore di:
A
0
c
cos [2πf
c
(t− τ(t))] =
= A
0
c
cos [2πf
c
t− 2πf
c
τ(t)] =
= A
0
c
cos
·
2πf
c
t−
2πf
c
c
(d
0
+ vt)
¸
=
= A
0
c
cos
·
2πf
c
t− 2πf
c
v
c
t+
2πf
c
c
d
0
¸
=
= A
0
c
cos
h
2πf
c
³
1−
v
c
´
t− Φ
0
i
=
in cui Φ
0
rappresenta lo sfasamento del segnale ricevuto in funzione della distanza.
19
Capitolo 2
La telefonia cellulare
2.1 Concetto di rete cellulare
In queste tipologie di reti, il territorio viene suddiviso in aree di dimensione variabile che
dipendono dalle esigenze topografiche della zona e che vengono definite cel le:daquestederiva
il concetto di cel lulare. Ciascuna cella viene gestita secondo schemi e gerarchie ben definiti.
Per il coordinamento dell’occupazione di banda e l’ottimizzazione nella gestione degli utenti,
vengono eseguiti dei controlli particolari, come già accennato in precedenza, per consentire che
i canali a disposizione per le comunicazioni vengano assegnati secondo schemi dinamici.
In seguito verranno esplicitamente approfonditi questi argomenti, con particolare riguardo
alle specifiche di funzionamento dei sistemi cellulari GSM.
2.1.1 Comunicazione fissa, comunicazione wireless generica e comunicazione
cellulare
Quando viene composto un numero telefonico da un apparecchio fisso, è possibile risalire sia
all’identità dell’utente che alla sua localizzazione; infatti, il numero telefonico, comprensivo
del prefisso, contiene tutte le informazioni relative allo stato, alla regione, alla provincia e al
quartiere nel quale è installato l’apparecchio utilizzato dal chiamante.
Questa condizione rappresenta una relazione statica tra il numero telefonico di un apparec-
chio fisso e la sua ubicazione geografica.
20
Il concetto di telefonia cellulare, invece, si basa su altre proprietà che, essendo vincolate alla
mobilità degli utenti, sono di conseguenza completamente dissociate dalle coordinate geografiche
relative al punto in cui si trova fisicamente l’apparecchio telefonico.
Anche in questo ambito però, esistono alcune differenze sostanziali tra le comunicazioni
senza fili tradizionalmente definite generiche, e le comunicazioni cellulari propriamente dette.
Le prime eseguono una diffusione definita di tipo broadcast, che si realizza tramite l’invio del
segnale attraverso l’etere indipendentemente dall’ubicazione e dalla richiesta degli utenti. Ciò
implica che l’utente stesso ha il compito di selezionare, tramite ricevitori analogici o digitali,
l’informazione che desidera ricevere.
Questa tecnica, seppur molto pratica e semplice, non può essere applicata alla telefonia e alla
trasmissione di dati personali, poiché non permette nè il controllo sull’utenza, nè la sicurezza
della comunicazione. Infatti, se nella tecnica della diffusione generica non viene richiesta alcuna
protezione ma, al contrario, il segnale deve diventare disponibile per il maggior numero di
utenti che desiderano collegarsi, in una comunicazione telefonica non è invece opportuno, né
ragionevole, che altri utenti possano sintonizzarsi sullo stesso segnale ed ascoltare la trasmissione
in corso.
Per questa ragione le tecniche di telefonia via etere devono essere strutturate in modo che
ciascun utente possa disporre di una banda specifica per la propria comunicazione, con la quasi
certezza che la trasmissione non possa venire ascoltata anche da altri utenti: ciò richiede una
configurazione della rete a celle di tipo gerarchico.
In effetti, la tecnica di copertura del territorio a celle comporta anche altri notevoli vantaggi,
tra i quali si evidenzia la minor energia richiesta per la trasmissione da un apparecchio mobile.
Questa condizione ha un peso molto rilevante, poiché gli apparecchi mobili non sono fisicamente
connessi alla rete elettrica, ma sono alimentati da batterie che non sono in grado, con l’energia
a loro disposizione, di generare segnali con potenze elevate, richieste invece per comunicazioni
a grande distanza. Ciò introduce un nuovo concetto, quello del ponte radio tra celle, che verrà
trattato più approfonditamente nel seguito.
21
2.1.2 Trasmissione dati
La trasmissione di dati e la trasmissione vocale sono tecniche concettualmente diverse tra loro,
che richiedono l’impiego di particolari accorgimenti propri della tipologia di comunicazione.
In genere, se le informazioni sono costituite da dati, il parametro più importante al quale
bisogna fare riferimento è rappresentato dalla correttezza con la quale gli stessi vengono trasmes-
si e soprattutto ricevuti; ciò implica una elevata affidabilità del sistema e una notevole protezione
contro le possibili interferenze che potrebbero corrompere il segnale.
Al contrario, in una comunicazione vocale i parametri più significativi sono costituiti dalla
velocità di trasferimento dell’informazione, al proposito si ricordino i parecchi collegamenti via
satellite che vengono realizzati in molti programmi televisivi, nei quali un interlocutore deve
attendere sgraditamente parecchi secondi per avere la risposta dall’altro interlocutore. Durante
una conversazione telefonica è opportuno e necessario che i tempi di ritardo siano brevi, ma non
è strettamente necessario che i due utenti abbiano a disposizione la stessa banda: il canale non
deve essere necessariamente simmetrico, ma è importante che la banda disponibile sia sufficiente
a garantire una buona efficienza della comunicazione.
Per il trasferimento dati, può nascere la necessità di avere a disposizione dei canali asim-
metrici, con una banda più ampia orientata verso chi deve trasmettere o ricevere la quantità di
informazioni più ingombrante. Un esempio comune di rete che sfrutta l’asimmetria dei canali è
l’ADSL che, per massimizzare la velocità di trasferimento e ottimizzare la comunicazione, mette
a disposizione dell’utente un canale a banda larga e uno a banda più stretta.
Se si desidera quindi utilizzare per la trasmissione di dati un sistema di comunicazione
progettato per la telefonia, è necessario prendere in seria considerazione questi paramentri e
creare protocolli diversi per comunicazione vocale e trasmissione dati.
2.1.3 Utilizzo dei canali radio
La banda di frequenze utilizzata da un sistema radiomobile deve consentire la comunicazione
contemporanea di più utenti, per cui deve poter essere condivisa da tutti coloro che hanno
accesso alla rete. Per rendere possibile questa condizione sono state sviluppate alcune tecniche
di multiplazione che permettono l’accesso multiplo ad una banda di frequenze comune. Tra
queste, si possono ricordare la multiplazione a divisione di frequenza (FDM ), la multiplazione
22
Figura 2-1: FDM - Frequency Division Multiplexing
a divisione di tempo (TDM ), la multiplazione a divisione di codice (CDM ) ed altre ancora
derivanti dalla combinazione di queste con, in aggiunta, accorgimenti specifici per le diverse
situazioni.
FDM, Frequency Division Multiplexing o Multiplazione a Divisione di Frequenza
Questa tecnica prevede la suddivisione della banda in tante sottobande di dimensioni costanti
o variabili, ciascuna delle quali viene messa a disposizione del singolo utente.
Tale suddivisione è rappresentata in figura 2-1.
TDM, Time Division Multiplexing o Multiplazione a Divisione di Tempo
Questa tecnica è simile alla precedente, ma vengono invertiti i ruoli della frequenza e del tempo.
Infatti, prevede la suddivisione di un intervallo temporale (trama) in tanti intervalli (slot);
ciascun utente può usufruire del canale ogni N − 1 slot per un tempo pari alla durata dello slot
stesso.
La schematizzazione di questa tecnica è osservabile in figura 2-2.
23
Figura 2-2: TDM - Time Division Multiplexing
Una sua particolarità riguarda la banda che l’utente ha a disposizione infatti, pur essendo
abilitato ad accedere al canale per un periodo di tempo più o meno breve, durante questo
intervallo può utilizzare tutta la banda disponibile. Ciò non avviene con la tecnica FDM,perla
quale l’utente ha un accesso continuo ma una limitazione non indifferente in termini di banda
disponibile. Ovviamente non si può affermare che una tecnica sia migliore rispetto all’altra,
poichè è una valutazione che può essere eseguita solamente quando si conoscono i parametri al
contorno della situazione soggettiva nella quale si sta operando.
CDM, Code Division Multiplexing o Multiplazione a Divisione di Codice
La tecnica CDM non prevede limitazioni nè in banda nè in frequenza: ciascun utente ha a
disposizione tutta la banda e può trasmettere in modo continuo. Questo è possibile grazie al
fatto che i segnali trasmessi da ogni apparecchio vengono codificati con un particolare sistema
che li rende quasi ortogonali tra di loro. In questo modo si introduce una differenziazione
che rende possibile l’immediata identificazione dell’utente da parte del ricevitore, per cui non si
rende necessaria alcuna altra forma di limitazione. Un notevole svantaggio è però rappresentato
24