3
Come afferma Giovanna Vicarelli, “la visibilità, la molteplicità, la rapidità,
la leggerezza e l’esattezza, potrebbero anche essere le nuove connotazioni della
presenza femminile straniera nel nostro paese”
1
.
Si delinea ora una nuova immagine delle donne migranti, reale e significativa che
rispecchia anche la bellezza e la ricchezza che è in loro e nel loro percorso.
E si è avviato anche un cambiamento nella visione sociale del processo migratorio
femminile; non più donne ai margini, non visibili, che dipendono solo dalle scelte
di espatrio degli uomini, ora donne attive, autonome, consapevoli delle proprie
scelte, portatrici di un mandato familiare e desiderose di una propria
emancipazione.
Molti segnali indicano nella donna elementi di analisi importanti:
- nel modo di rappresentarsi, di pensare e di agire;
- nella relazione con il contesto sociale in cui si inserisce e con i servizi
istituzionali.
E' pertanto importante dedicare risorse, attenzioni ed energie all'analisi delle
nuove rappresentazioni della migrazione femminile, per interpretare ed anticipare
l'evoluzione socioculturale.
Ciò che si vuole quindi evidenziare in questa lavoro di studio è il
protagonismo delle donne in migrazione e la loro forza e capacità di individuare
uno spazio di espressione di sé.
Per la donna emigrare vuol dire compiere un percorso di crescita, più
individualistico rispetto a quello dell’uomo.
La migrazione femminile ha come motivazioni di base le esigenze economiche,
ma, a differenza di quella maschile, le unisce anche a motivazioni più intime e
soggettive, come le fratture affettive, i ricongiungimenti familiari, le aspettative
personali.
Ciò è la condizione che le mette in bilico sul confine tra il rischio della
marginalità e l'obiettivo dell'emancipazione.
Spesso l’impatto con la nuova società può rivelarsi infatti deludente e le
condizioni iniziali di difficoltà rispetto all’alloggio e al lavoro possono
1
Vicarelli G.(1994) Mani invisibili, Ediesse, Roma, p. 9
4
comportare emarginazione e precarietà, accompagnate dalla percezione di
solitudine.
Quale è quindi il punto di forza che possa permettere un passaggio dalla
condizione iniziale di fragilità dello status femminile ad una maggiore
partecipazione, più attiva e consapevole, della donna migrante alla vita sociale ed
economica?
“La condizione della donna, del suo ruolo e dei sistemi familiari che ne
derivano” è considerata da Bruno Remiche come il primo fattore da valorizzare
per un progresso sociale ed in particolare ne stabilisce una serie di relazioni:
“quanto più elevato è lo status della donna, tanto maggiore risulta essere il suo
livello di educazione e di alfabetizzazione, quanto più significativo risulta essere il
suo tasso di partecipazione alla vita economica e sociale del paese, tanto più
diffuso risulta essere l’utilizzo dei moderni metodi contraccettivi, tanto più ampio
risulta essere l’intervallo fra parti successivi e tanto più ridotta risulta la mortalità
infantile. In sintesi, la donna assume un ruolo molto particolare nel campo dello
sviluppo demografico ed in quello dei rapporti tra popolazione ed ambiente”
2
.
Dare visibilità alle donne migranti significa dunque riconoscere e
valorizzare la loro presenza, garantendola attraverso politiche sociali efficaci che
ne favoriscano l’autonomia sociale ed economica mediante progetti innovativi e
interculturali.
E’ questo il filo conduttore del lavoro di tesi che considera
contemporaneamente il percorso migratorio della donna, il suo ruolo, l’esperienza
della maternità in migrazione e le strategie progettuali attivate per un processo di
inserimento e di integrazione nella società: quali significati assumono questi
elementi e quali connessioni li caratterizzano?
Per studiare il carattere dinamico e multidimensionale dell’immigrazione
femminile ci si è avvalsi della letteratura esistente e delle ricerche condotte con
gruppi di donne migranti.
2
Remiche B. Terzo Mondo, crescita demografica e sviluppo in “Affari sociali internazionali”,
1995, p. 115
5
Si intende la migrazione come un fatto sociale totale che coinvolge l’intera
persona e le sue interazioni con il contesto economico, sociale, politico, culturale
e religioso, nonché le sue rappresentazioni del mondo.
A partire da queste prime premesse la tesi si articola in quattro capitoli,
compiendo figurativamente il percorso migratorio della donna, dalla partenza ad
una sua presenza, nel tempo sempre più stabile, che si relaziona in un confronto
ed in uno scambio reciproco con la comunità in cui vive.
Il primo capitolo vuole offrire un quadro generale del fenomeno
migratorio, presentando i dati statistici più recenti sia rispetto all’intero universo
che in particolare rispetto alla componente femminile.
Inizia a delinearsi la figura della donna in migrazione, donna attiva e protagonista
del percorso migratorio, di cui si osserveranno le modalità di ingresso e di
insediamento, e si considereranno le principali motivazioni che sono alla base del
suo viaggio.
Lo sforzo costante è sempre quello di non generalizzare in modo troppo
eccessivo, per evitare di costruire una grande categoria che comprende tutte le
donne migranti e contemporaneamente di non associare ciascuna donna alla
propria provenienza, creando così delle rigide sotto categorie, distinte per
nazionalità e forse troppo riduttive.
Si vorrebbe dare simbolicamente la voce alle donne e lasciare che i loro vissuti e
le loro esperienze possano esprimersi in modo libero e senza malintesi.
Accostarsi al tema del progetto migratorio significa entrare nell'universo
della migrazione costellato da linee interagenti, da strade diversificate ed infinite.
Ciascuna donna migrante porta con sé la propria storia e vive tra due culture,
mediando tra la propria identità ed il continuo confronto, che avviene come
inevitabile nel suo permanere nella società in cui vive a seguito della migrazione.
Si vuole sottolineare l'importanza e l'essenzialità per la donna migrante di
una continuità tra le proprie origini e i contenuti che le trasmette la società
d'accoglienza, ed in particolare la necessità che sia individuato, dalla donna stessa,
6
uno "spazio migratorio"
3
, come luogo intermedio in cui avvenga la traduzione tra
la cultura d'origine e quella della società autoctona, con l'investimento di relazioni
che fungono da mediazione tra la dimensione pubblica e privata e che identificano
i ruoli e le funzioni dei soggetti
4
.
La donna migrante inizia così ad assumere la veste di attrice sociale
5
, che
produce relazioni nel suo percorso migratorio intessendo una vera rete di sostegno
per sé e per la propria famiglia.
Le fasi di passaggio verso questa rappresentazione, si evidenziano nel
secondo e nel terzo capitolo, considerando il ruolo della donna migrante nel
contesto sociale in cui vive e l'esperienza della maternità, che si realizza nel tempo
della migrazione, anche nei primi anni di insediamento, e che è spesso vissuta
come momento di passaggio verso una maggiore conferma della propria identità
femminile e verso un rafforzamento del ruolo e del bagaglio culturale,
valorizzandone le capacità, le attitudini e gli orientamenti.
Nel secondo capitolo ci si sofferma sulla nuova presenza che le donne
migranti, di fronte al disorientamento provocato dalla migrazione, devono
assumere; a volte si tratta di un nuovo ruolo da ricercare o da reinventare e da
interiorizzare perché ridiventi il proprio, credibile sia per le donne stesse che per i
familiari rimasti nel paese d'origine.
Si considera così il tema del cambiamento rispetto ai progetti e alle aspettative
delle donne migranti, all'immagine che hanno di sé e al rapporto che instaurano
con l'esterno.
L'esperienza migratoria, che comporta sacrifici, disagi, insicurezze e
contemporaneamente aspettative e desideri, può anche essere intesa da alcune
donne come occasione di promozione sociale e professionale.
Sono le donne individuate come les promotionnelless
6
, che considerano la
3
Campani G., (2000), Genere etnia e classe. Migrazioni al femminile tra esclusione e identità,
ETS Pisa, p. 33
4
Marengo C., (1997) La donna nei luoghi di immigrazione in Brusa C. (a cura di) Immigrazione e
multicultura nell'Italia di oggi, F. Angeli, Milano, 1997, p. 172
5
Così come le individua Giovanna Campani nel suo testo, Genere etnia e classe. Migrazioni al
femminile tra esclusione e identità, ETS Pisa, 2000, p. 153
6
Grasso M., Donne senza confini. Immigrate in Italia tra marginalità ed emancipazione.
L'Harmattan, Italia, Torino 1994, p. 30
7
migrazione anche come scelta personale, utilizzando le proprie risorse per
compiere delle azioni che valorizzino la loro autonomia e indipendenza.
Sono però nello stesso tempo le donne più a rischio; devono esprimere molta
forza, capacità decisionali e progettuali per affrontare le incomprensioni sia con il
proprio gruppo parentale che con la comunità occidentale, che dovrebbe
sostenerle e facilitarle attraverso politiche sociali efficaci e riconoscenti della loro
identità.
Il rischio è anche quello di compiere dei passi verso l'assimilazione o la perdita
dell'integrità, assumendo comportamenti e stili di vita che non mantengono
l'originalità dei propri valori e non sottintendono un equilibrio tra le culture.
Si vedrà quindi come il senso di appartenenza e la sicurezza della propria identità,
accompagnate da esperienze positive che riconoscono e valorizzano le risorse
personali e culturali, siano elementi basilari per l'equilibrio psico-fisico della
donna nel percorso di integrazione.
L’evento della maternità si inserisce spesso in questo processo di conferma
della propria legittimità, come esclusiva fonte di valore
7
, di ritorno nel proprio
passato per mantenerlo in continuità con il presente e di anticipazione di un
futuro, che può risultare ancora più incerto, ma assumere un significato di
maggiore stabilità e di realizzazione delle proprie aspirazioni.
Il terzo capitolo è così dedicato al tema della maternità in migrazione nelle
sue varie e ricche angolazioni: dal suo significato nel momento in cui è vissuta
secondo tempi e luoghi “altri da sé”, dall’analisi dei dati nazionali, ed in
particolare dei dati regionali nel territorio lombardo, come il più rappresentativo
di una maggiore femminilizzazione dell’evento migratorio e quindi, di un
incremento delle nascite di neonati da genitori di cittadinanza straniera, al
significato attribuito dalle donne alla sessualità e al loro pensiero verso l’uso dei
metodi contraccettivi o al ricorso dell’interruzione volontaria della gravidanza, al
significato di una maternità vissuta in un progetto di coppia o vissuta da donne
7
Balsamo F., (2003), Famiglie di migranti. Trasformazione dei ruoli e della mediazione culturale,
Carocci, Roma, p. 100
8
sole ed infine, ma il più ricco, all’espressione dei codici culturali rispetto al parto,
all’allattamento e alle prime cure dedicate al neonato.
Anche nell’esperienza della maternità, come in tutto il percorso migratorio
delle donne, si vuole sottolineare come la dimensione culturale assuma una
funzione essenzialmente simbolica, forse più così che normativa, nel senso che si
ritiene fondamentale che le madri in migrazione possano mantenere le proprie
tradizioni e credenze religiose, anche nella cura dei figli, perché è solo lì che può
rimanere il nucleo centrale della loro identità.
In un confronto tra culture diverse, dettato dalle circostanze di vita come l’evento
di una maternità, la donna individua dei punti di mediazione e di equilibrio, che
devono essere confermati e valorizzati dai principali attori sociali della comunità
locale e rafforzate dalle politiche sociali.
La donna migrante diviene così portatrice di una nuova posizione: il suo
progetto migratorio e l’esperienza della maternità, vissuta pienamente nel tempo
della migrazione, caratterizzano sempre più una presenza costante ed una
partecipazione attiva e cosciente, che esprime mediazione, cooperazione e
negoziazione.
E’ questo l’ultimo passaggio, che si osserva con meraviglia e stima nel
quarto capitolo, compiuto da alcune donne migranti, che divengono così portatrici
di risorse in un processo che le attribuisce nuovi ruoli, da loro riconosciuti ed
interiorizzati, in uno spazio sociale pubblico.
Le donne in migrazione sono così “cittadine del mondo”, hanno la
capacità di comprendere i principali sistemi di riferimento delle culture,
“riappropriandosi della propria originale organizzazione simbolica del mondo,
così come del proprio modo di esprimere la femminilità”
8
. Sono anche grandi
“viaggiatrici”, con una “disposizione all’ascolto, all’apprendimento del diverso,
vitale per la stessa sopravvivenza”
9
.
8
Ghilardi C., Donne e immigrazione: storie di vita tra conflitto ed integrazioni, in Brusa C. (a cura
di), Immigrazione e multicultura nell’Italia di oggi, F.Angeli 1997, p. 191
9
Balsamo F. (1997) Da una sponda all’altra del Mediterraneo. Donne immigrate e maternità,
L’Harmattan Italia, Torino, p. 27
9
Lo studio delle reti sociali di riferimento per le donne in migrazione e delle
loro strategie progettuali, compiuto nel quarto capitolo, permettono di osservare le
azioni delle madri migranti nell’attivare risorse di aiuto e nell’organizzare forme
di solidarietà, utili per esprimere la maternità in un ambiente socializzante con il
sostegno reciproco di altre donne.
Gli spunti di riflessione circa questa nuova posizione delle donne immigrate,
saranno accompagnati dalla presentazione, a titolo esemplificativo, di alcune
esperienze pratiche ed innovative, attivate da associazioni di donne migranti e
finalizzate alla creazione di luoghi interculturali, di scambio e di confronto con la
popolazione della comunità locale.
Contemporaneamente ci si addentrerà maggiormente anche nel contesto più
istituzionale, presentando alcune iniziative sperimentali promosse dai servizi
pubblici o dal privato sociale organizzato e finanziate da leggi regionali che
definiscono le linee operative. La finalità di questi luoghi è quella di facilitare
l’accesso ai servizi sociali e sanitari e di garantire momenti di integrazione e di
scambio culturale tra la popolazione locale e la popolazione immigrata.
Anche qui le donne immigrate divengono promotrici di azioni innovative
e assumono un ruolo attivo nell’individuare strategie di azioni sociali che le
favoriscono anche nell’inserimento professionale e lavorativo.
Tutte le esperienze presentate vogliono valorizzare la “sapienza
mediativa”
10
delle donne in migrazione, che si esprime nelle loro capacità di
negoziazione (agire nel campo delle reti relazionali per costruire dei flussi di
comunicazione interagente tra i due sistemi) e nella loro forza di mantenere i
riferimenti simbolici al di là delle regole sociali.
10
Landuzzi C., La donna nella famiglia immigrata in Landuzzi C., Tarozzi A., Treossi A., (1995),
Tra luoghi e generazioni. Migrazioni africane in Italia e in Francia, L’Harmattan Italia, Torino, p.
104
10
1. IL PERCORSO MIGRATORIO FEMMINILE
1.1 Alcuni dati sulla migrazione in Italia
Le nuove migrazioni si presentano con connotazioni d’ampiezza,
imprevedibilità ed eterogeneità di cui mai era stato caratterizzato in precedenza il
fenomeno migratorio.
Al 1° gennaio 2002 risultano 1.512.324 immigrati
11
con permesso di soggiorno, di
cui il 48% è rappresentato da donne.
L’aumento del numero di immigrati in quasi tutte le regioni italiane
conferma il trend di crescita di questo fenomeno.
Rispetto infatti alla presenza registrata alla fine del 2000 (1.388.000 immigrati) si
rileva un netto aumento, considerando anche le 700.000 domande di
regolarizzazione presentate nel mese di novembre 2002
12
, che verranno convertite
in permessi di soggiorno nel 2003.
La stima della popolazione straniera regolare presente al 1 gennaio 2003 si
attesta intorno ai 2.500.000
13
, aggiungendo infatti alla quota dei 1.512.324 anche
i:
- 700.000 immigrati che hanno presentato domanda di regolarizzazione;
- 45.000 neonati, figli di immigrati, nati in Italia nel 2002 e i minori giunti a
carico dei genitori, ma non conteggiati tra i permessi;
- 230.000 minori riportati sul permesso di soggiorno dei genitori e quindi
non registrati nell’Archivio di soggiorno.
11 Caritas, Immigrati Dossier Statistico 2003, Nuova Anterem Roma, 2003, p. 100
12
Tale regolarizzazione è stata avviata dalle recenti leggi : -legge n. 189 del 30 luglio 2002
“Modifiche alla normativa in materia di immigrazione e di lavoro” (nota come legge Bossi-Fini,
che ha permesso la regolarizzazione per le colf e le badanti) e – legge n. 195 del 9 settembre 2002
“Disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari”, che ha
disposto la regolarizzazione per i lavoratori dipendenti.
13
Caritas, Immigrati Dossier Statistico 2003, Nuova Anterem Roma, 2003, p. 100
11
Solitamente si pensa che i protagonisti della vicenda migratoria siano
all’inizio gli uomini e che solo in un secondo momento essi siano raggiunti dalle
loro partner. In realtà in molti paesi sono spesso le donne le prime ad emigrare e
la migrazione femminile caratterizza in particolare alcune comunità rispetto ad
altre.
Si può quindi affermare che i flussi migratori hanno spesso coinvolto sia gli
uomini che le donne in uguale misura.
Osservando, infatti, la dinamica dell’immigrazione regolare dal 1991 al
2002 si rileva che si è passati rispettivamente dal 39,9% al 48% della presenza
femminile sul totale degli immigrati. (Tavola 1)
14
Tavola 1 -Permessi di soggiorno, per sesso e stato civile, al 31 dicembre negli anni
1992-2002
ANNI Numero % per sesso
Maschi Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine
1992 389.885 259.050 548.935 60,1 39,9
1993 329.969 259.488 599.457 56,0 44,0
1994 359.318 289.784 649.102 55,4 44,6
1995 362.824 314.967 677.791 53,5 46,5
1996 384.620 344.539 729.159 52,7 47,3
1997 554,318 431.702 986.020 56,2 43,8
1998 564.283 458.613 1.022.896 55,2 44,8
1999 582.568 508.252 1.090.820 53,4 46,6
2000 732.669 607.986 1.340.655 54,7 45,3
2001 726.809 635.821 1.362.630 53,3 46.7
2002 786.132 726.192 1.512.324 52,0 48,0
Fonte: elaborazione Istat su dati del Ministero dell’Interno, 2003
14
Elaborazione Caritas “Dossier Statistico Immigrazione sui dati del Ministero dell’Interno 2003”
12
La tipologia dei permessi di soggiorno, ricavata dai dati del Ministero
dell’Interno al 31 dicembre 2002, è così ripartita: - il 55.2% per lavoro, - il 31.2%
per motivi familiari, - il 13.6% per altri motivi, quali adozione, residenza elettiva,
motivi religiosi, motivi di studio.
Ciò conferma la tendenza ad una stabilizzazione del fenomeno migratorio in
Italia.
I nuovi arrivi per motivi d’insediamento sono stati nel 2002 circa 180.000, di cui
62.000 per ricongiungimento familiare, e ad essi si aggiungono i 40.000 figli
d’immigrati nati in Italia
15
.
Come afferma, infatti, Franco Pittau
16
“l’accentuata tendenza alla stabilità
nell’insediamento significa che nella maggior parte degli immigrati il nuovo
progetto di vita consiste nel risiedere in Italia e nell’essere dei nuovi cittadini a
prescindere dalla cittadinanza, che è loro attribuita solo con gran difficoltà.
Inserirsi significa desiderio d’inclusione”.
Prosegue l’intensità dei flussi migratori per ricongiungimento familiare, si
è passati dai 44.666 visti d’ingresso registrati nel 1999 ai 62.000 rilasciati nel
2002.
Per le comunità di più antica immigrazione, come quelle dell’Africa
settentrionale, gli ingressi per motivi familiari prevalgono su quelli per lavoro.
Anche i paesi dell’Asia Mediorientale, soprattutto India e Sri Lanka, assieme a
quelli del Marocco e della Tunisia, presentano la quota più alta dei visti d’ingresso
rilasciati per ricongiungimento familiare, nell’anno 2002: il 58% per l’India, il
91% per lo Sri Lanka e il 76% del Marocco, sul totale dei visti autorizzati per
l’ingresso a ciascun paese.
15
Caritas, Immigrati Dossier Statistico 2003, Nuova Anterem Roma, 2003 , p. 94
16
F. Pittau,(2001) La nuova realtà socio-demografica dell’immigrazione femminile, Carocci
Roma, p. 5
13
Considerando anche i permessi di soggiorno si rileva una significativa presenza di
soggiornanti per motivi familiari.
Per l’area geografica dell’Africa nord occidentale, la quota dei permessi di
soggiorno rilasciati per motivi familiari sale dal 5% nel 1991 al 27% nel 2002.
Anche per l’area dell’Europa orientale, cui corrisponde un’immigrazione
relativamente più recente, la quota di presenti per motivi di famiglia cresce dal
12% nel 1991 al 36% nel 2002.
La quota più elevata di permessi per motivi familiari spetta, tuttavia,
all’America centro meridionale: circa il 44% al 31 dicembre 2002
17
.
I paesi dell’America Latina sono i più rappresentativi dell’emigrazione femminile
ed è importante considerare che il ricongiungimento familiare è prevalentemente
del marito e dei figli.
18
Prima di approfondire l’universo femminile nell’immigrazione, sembra
utile fornire un quadro più completo sull’andamento del fenomeno migratorio.
L’incremento della presenza straniera regolare dal 1999 al 2001 è di circa il 23%.
La componente nord africana riveste una presenza al 31 dicembre 2002 del 24,1%
sul totale, preceduta dal 30,7% dell’Europa centro orientale (in particolare
Albania, Romania e Jugoslavia).
Il 9,6% è rappresentato dagli immigrati dell’Asia orientale, mentre il 7,6% della
presenza straniera proviene dall’America centro-meridionale. Il Perù è uno dei
paesi che ha subito il maggior incremento nel decennio, dovuto anche dal notevole
aumento di regolarizzazioni nel 1995.
17
Caritas, Immigrati Dossier Statistico 2003, Nuova Anterem Roma, 2003, tabella statistica p. 494
18
Tognetti Bordogna M., Le famiglie dell’immigrazioni. I ricongiungimenti familiari, Istituto
Transculturale per la salute, Dipartimento per gli Affari Sociali, 2000
14
Tavola 2. - Permessi di soggiorno per continente e aree geografiche di
cittadinanza al 31 Dicembre 1992 - 1999 – 2002
CONTINENTI E PRINCIPALI 1992 1999 2002
AREE DI CITTADINANZA
Numero
% Numero % Numero %
Europa 206.656 31,8 425.177 39,0 642.352 42,5
Unione Europea 100.404 15,5 142.128 13,0 154.076 10,2
Europa centro orientale 86.471 13,3 261.267 24,0 464.106 30,7
Altri paesi europei 19,781 3,0 21.782 2,0 24.170 1,6
AFRICA 227.531 35,1 316.434 29,0 401.440 26,5
Africa settentrionale 147.954 22,8 205.413 18,8 268.159 17.7
Africa occidentale 50.265 7,7 75.815 7,0 96.892 6,4
Africa orientale 25.111 3,9 28.600 2,6 25.582 1,8
Africa centro meridionale 4.201 0,6 6.606 0,6 9.807 0,6
ASIA 116.941 18,0 207.536 19,0 279.816 18,5
Asia occidentale 18.446 2,8 17.652 1,6 19.067 1,3
Asia centro meridionale 34.702 5,3 73.700 6,8 115.337 7,6
Asia orientale 63.793 9,8 116.184 10,7 145.412 9,6
AMERICA 94.298 14,5 138.726 12,7 178.593 11,8
America settentrionale 44.225 6,8 48.461 4,4 50.412 3,3
America centro meridionale 50.073 7,7 90.265 8,3 128.181 8,5
OCEANIA 2.612 0,4 2.282 0,2 2.655 0,2
Apolidi 897 0,1 665 0,1 854 0,1
Ignoto / / / / 6.614 0,4
TOTALE 648.935 100 1.090.820 100 1.512.324 100
Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del
Ministero dell’Interno al 31.12.2002
La comunità nord africana, già assai consistente all’inizio del decennio
(148.000), nel corso degli anni successivi ha conosciuto un incremento
relativamente modesto (circa il 7%). Marocchini e Tunisini rappresentano circa
l’80% dei nordafricani e superano insieme circa le 200.000 presenze.
15
Sono le prime due comunità che nel 1992 manifestavano una forte
pressione migratoria. I nigeriani presentano, fra i cittadini di origine africana, il
maggior incremento nelle presenze (circa il 17% annuo). Nel complesso i paesi
dell’Africa occidentale costituiscono una comunità di 100.000 unità.
I cittadini provenienti dall’Asia centro meridionale hanno dimostrato ritmi
d’incremento superiori alla media (13,8%), sebbene inferiori a quelli dell’Europa
dell’Est. Nel complesso gli emigrati da Sri-Lanka, India, Bangladesh e Pakistan
ammontano a quasi 100.000 unità.
I paesi dell’Asia orientale, rappresentati da Cina e Filippine, raggiungono
le 140.000 unità.
Anche gli immigrati dell’America centro-meridionale costituiscono ormai
una comunità consistente, vicina anch’essa alle 100.000 unità, composta in
particolare da peruviani e brasiliani.
Tavola 3. - Graduatoria dei permessi di soggiorno delle prime 12 comunità dei
paesi a forte pressione migratoria, al 31 Dicembre 1992, 1999, 2000, 2002
PAESI 1992 PAESI 1999 PAESI 2000 PAESI 2002
Marocco 83.292 Marocco 128.297 Marocco 155.864 Marocco 172.834
Tunisia 41.547 Albania 87.595 Albania 133.018 Albania 168.963
Filippine 36.316 Filippine 59.074 Filippine 67.386 Romania 95.834
Jugoslavia 26.727 Cina 41.237 Romania 61.212 Filippine 65.257
Albania 24.886 Tunisia 41.137 Cina 56.660 Cina 62.314
Senegal 24.194 Jugoslavia 6.099 Tunisia 46.773 Tunisia 51.384
Egitto 18.473 Romania 33.777 Jugoslavia 41.234 Jugoslavia 39.799
Cina 15.776 Senegal 31.420 Senegal 40.890 Senegal 36.310
Polonia 12.139 Sri Lanka 27.381 Egitto 34.042 Sri Lanka 35.845
Sri Lanka 12.114 Egitto 23.811 Sri Lanka 31.991 Polonia 35.077
Ghana 11.303 Perù 23.637 Polonia 29.478 Perù 31.115
Brasile 10.953 Polonia 23.258 Perù 29.074 Egitto 29.861
Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del
Ministero dell’Interno al 31.12.2002
16
L’insieme degli stranieri regolari è costituito in prevalenza da persone
presenti da tempo sul nostro territorio. Al 1° gennaio 2000, considerando i soli
immigrati provenienti dai paesi a forte pressione migratoria presenti da almeno
cinque anni (in totale 550.000), sono 514.000 quelli che possiedono i requisiti per
ottenere la carta di soggiorno, come previsto dal testo unico sull’immigrazione. La
carta di soggiorno può essere richiesta anche per il coniuge e per i figli minori
conviventi, pertanto l’ammontare dei potenziali aventi diritto a soggiornare e a
risiedere stabilmente nel nostro paese è dunque superiore alle 514.000 unità.