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L’esilio ebraico viene dunque visto come metafora di una condizione
storica ed esistenziale in cui l’uomo esce da una compagine culturale
in cui i valori e le tradizioni individuali erano vissuti con pienezza per
avviarsi verso una cultura di massa che è quella della borghesia
capitalista.
Joseph Roth è stato cronista delle tragiche peregrinazioni degli ebrei
orientali che dalle regioni dell’est europeo come la Galizia, la
Polonia, la Russia ecc. emigravano in Occidente per sfuggire alle
persecuzioni e a una vita fatta di miseria .
L’elemento ebraico costituisce una costante nell’opera di Joseph Roth
e, presente come sfondo in quasi tutti i suoi scritti, trova un’attenta e
diretta rappresentazione in opere come Juden auf Wanderschaft
(1927), Hiob (1930), Tarabas (1934). Il semitismo, che costituisce
dunque il principale fattore unitario dell’opera letteraria rothiana,
emerge nelle vicende dei personaggi come Franz Tunda di Flucht
ohne Ende ( 1927), Carl Trotta in Radetzkymarsch (1933), Andreas
Pum in Die Ribellion (1924), Andreas Kartak in Die Legende von
heiligen Trinker (1939).
5
Si tratta di individui che ripercorrono allegoricamente le peripezie
degli ebrei orientali i quali, perduto il contatto con i luoghi di origine,
subiscono l’emarginazione e la pena di una vita sradicata dal contesto
sociale.
Per comprendere Roth bisogna conoscere il suo particolare legame
con l’impero austro-ungarico di Francesco Giuseppe di cui Brody,
luogo natio dello scrittore, costituiva una delle provincie. Prima del
conflitto mondiale del 1914, infatti Brody faceva parte dell’impero
austro-ungarico per cui la monarchia asburgica ha avuto molta
importanza nella formazione artistica di Roth. Dopo il crollo
dell’impero, a seguito dell’assassinio dell’erede al trono a Sarajevo
(1914) e dei conflitti che ne seguirono, il suo mito si identificò per
Roth con il motivo dell’autocoscienza ebraica al punto che, nella
dissoluzione dell’impero egli vi vide la conseguenza principale della
dissoluzione definitiva dello shtetl ebraico-orientale, (piccole
comunità ebraiche che, nel corso dei secoli si stabilirono nelle estreme
province dell’Impero asburgico per sfuggire alle persecuzioni
antisemite dello zar) e la fine dei valori che Roth vi proiettava.
L’attività di scrittore di Roth è iniziata dopo la fine della guerra.
6
La fase giovanile, definita solitamente anarchica e socialista,
si colloca
sullo sfondo del saggio Juden auf Wanderschaft (1927) in cui si
polemizza contro la società dell’Europa occidentale dove l’ebreo si
trova a vivere la condizione di emarginato. Dopo un viaggio in Russia
(1926), e la delusione per i risvolti che assume la rivoluzione operaia,
Roth si volge al romanzo religioso Hiob. Roman eines einfaches
Mannes (1930) e alla saga storica Radetzkymarsch (1933). Con l’esilio
la sua opera riflette sempre più la desolazione, l’amarezza e la
depressione che circondano la sua vita. L’opera letteraria e l’alcool
appaiono come ancore a cui aggrapparsi per sfuggire ad una realtà che
per Roth appare sempre più insopportabile. Le sue ultime opere
assumono il tono di parabole della disperazione, in cui, in un’
atmosfera surreale, si dipanano storie disperate, di violenze e
disperazione, e che solo nella dimensione allegorica della favola in cui
i connotati temporali sono confusi e i grandi avvenimenti storici fanno
solo da sfondo, assumono un valore ed un significato.
L’opera di Roth è uno spaccato del periodo storico, politico e umano
tra il 1918 e il 1939, visto attraverso gli occhi di un ebreo galiziano
austroungarico il cui universo è stato sconvolto dagli eventi della
storia.
7
Tematiche come la Heimatlosigkeit, il motivo della fuga, dell’esilio,
della figura del padre tendono a universalizzare la tematica ebraica,
nel senso che la figura dell’ebreo assurge a simbolo di una
generazione di uomini i quali, nel crollo dell’impero asburgico hanno
riconosciuto la fine di una civiltà e di una etnia. L’ebreo diventa
nell’opera di Roth quindi il paradigma dell’uomo moderno che soffre
negli ingranaggi della società moderna che lo travolge e ne annienta
l’identità.
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I. LA VITA E L’ATTIVITA’ LETTERARIA
I.1. Brody
L’ebraismo di Joseph Roth ci porta al suo luogo natale, dove trascorse
i primi diciannove anni della sua vita. Joseph Rorh nacque dunque nel
1894 a Brody, nella Volina ( oggi Lvov in Ucraina). Dopo la spartizione
della Polonia nel 1772, Brody era toccata all’impero Asburgico. Grazie
alla sua posizione geografica era diventata un importante centro
commerciale per gli scambi internazionali.
Questi lentamente
favorirono la formazione di una cultura internazionale. L’ambiente di
Brody riusciva a mostrare come pochi la funzione storica, civile e
cosmopolita dell’impero.
Brody era un crogiolo slavo-tedesco-ebraico.
Qui l’impero appariva al massimo grado della sua funzione d’unità, di
coesione e di Heimat, quest’ultima non si identificava con il Vaterland,
ma con la convivenza delle stirpi e delle civiltà che si ritrovavano a
coesistere nella sua compagine, plurinazionale. Le diverse razze, la cui
prevalenza era costituita da ebrei, avevano saputo conservare le loro
tradizioni e i loro valori.
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Al tempo della nascita di Roth, Brody aveva una popolazione di circa
diciottomila abitanti di cui tre quarti erano ebrei.
In nessun altro posto della Galizia e probabilmente dell’intero Impero
Asburgico c’era una così elevata presenza d’ebrei. Quest’ambiente sarà
poi ampiamente descritto nel saggio Juden auf Wanderschaft. Tale
saggio rivelerà, insieme al romanzo Hiob, la familiarità di Roth con i
costumi e i precetti dell’ortodossia ebraica.
Joseph Roth non conobbe mai il padre. Trascorse la prima infanzia con
la madre e con i nonni materni che lo educarono rigidamente ai precetti
della religione ebraica. Il nonno materno era in confidenza con il
rabbino capo della città e Roth partecipava ai rituali e alle preghiere
guidati da questi
. La perdita del padre segnò profondamente Roth e fu
sicuramente una delle maggiori causa del suo senso di solitudine e di
mancanza di un’identità, quest’ultima esasperata e aggravata dalla
scomparsa dell’Impero Asburgico. A Brody Roth frequentò la scuola
ebraica. Baron Hirsch dove la lingua ufficiale era il tedesco. In questa
scuola imparò a tradurre i testi biblici in tedesco. Continuò i suoi studi
al K.K.Kronprinz-Rudolf-Gymnasium, un ginnasio che, pur non
essendo una scuola ebraica, era frequentato in prevalenza da studenti
ebrei. Qui Roth affinò la sua passione per la letteratura, una passione
che lo portò a leggere Lessing, Goethe, Schiller, Shakespeare e
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soprattutto Heine, il quale sarà il modello prediletto di alcuni suoi
racconti. Brody rappresentò per Roth anche l’origine di una forte
coscienza austriaca. Infatti Brody oltre ad essere un ambiente dove la
cultura e la tradizione ebraica trovavano la sua massima espressione era
anche una terra che faceva parte dell’impero austriaco. La maggior
parte dei professori del Ginnasio erano fedeli sudditi dell’imperatore
Francesco Giuseppe. Essi trasmisero ai loro studenti l’amore per la
monarchia. Del resto nella monarchia austro-ungarica gli ebrei
potevano vivere pacificamente in un pluralismo etnico e culturale
basato sulla pacifica convivenza. Roth, figlio di genitori ebrei della
Galizia orientale, fu deciso osservatore della missione storica ed umana
della monarchia danubiana.
Durante gli anni dell’esilio, quando Brody
aveva ormai cessato di far parte dell’impero austriaco, questa cittadina
ha continuato a rappresentare per Roth la patria ideale della pluralità
etnica della monarchia. Brody e stato il modello di molte opere
importanti dello scrittore. Il paese di confine dell’impero in cui viene
mandato il sottotenente Joseph von Trotta in Radezkymarsch (1933)
sembra ricalcare la realtà del paesaggio di Brody. Similmente la
descrizione dello shtetl in Juden auf Wanderschaft sembra
corrispondere a pieno al paese di nascita di Roth.
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I.2. Roth e Vienna.
Superata la maturità Roth si trasferì a Vienna dove nel 1914 iniziò gli
studi universitari con il professore Walter Brecht e il suo assistente
Heinz Kinderman
1
, che lo odierà per motivi razziali. La prima reazione
di Roth all’arrivo a Vienna fu di euforia. In seguito però Vienna
divenne per Roth un feiwilliges Getto[…] es gibt kein schweres Los als
das eines fremden Ostjuden in Wien
2
come scriverà poi nel saggio
Juden auf
Wanderschaft. Ben presto Roth dovette confrontarsi con
l’antisemitismo. La Vienna di fine secolo era diventata l’avamposto
della politica liberale della monarchia la quale garantiva la
convivenza pacifica di etnie e nazionalità entro la vasta compagine
imperiale. Gli ebrei, dal canto loro, tenevano in gran conto il ruolo
della Casa Reale e consideravano l’imperatore il loro protettore.
Mentre in paesi come la Russia e la Romania l’antisemitismo sfociava
spesso in pogrom e violente repressioni, in Austria ciò non avveniva.
1 .Heinz Kindermann (Vienna 1894-1960), specialista di letteratura drammatica. Scrive Dichtung
und Volkheit (1937) aderì ben presto al nazionalsocialismo,divenne un insigne nazista e considerò
la letteratura uno strumento per l’educazione di massa all’ideologia nazionalsocialista.
2 Joseph Roth. Juden auf Wanderschaft in Werke III; Roman und Erzählungen, in 4 vol. a cura di
Allert De Lange, Amsterdam und Kiepenheuer & Witsch, Köln,1975 p “ghetto volontario […]
dove non esiste destino più duro di quello di un ebreo orientale a Vienna”Trad It a cura di
Flaminia Bussotti, Adelphi, Milano, 1989, pp 59-60
12
Era naturale che le popolazioni ebraiche la preferissero agli altri paesi.
Questo amore non finisce neppure con la dissoluzione dell’impero e, in
molti casi divenne addirittura mito
3
La casa reale aveva comunque i suoi interessi nel tollerare la presenza
degli ebrei nel suo impero. Infatti gli ebrei detenevano molte posizioni
chiave della finanza e del commercio. Politica, cultura e capitale si
incontravano nei salotti delle ricche famiglie ebraiche. Le radici
finanziarie dell’impero convergevano tutte nelle banche dei giudei le
quali risolvevano molte crisi minacciose. Si aveva quindi in Austria
una borghesia semita molto forte economicamente. Questa, a differenza
delle borghesia degli altri paesi, non aveva però una idea nazionale.
Mentre le altre etnie soggette alla monarchia difendevano la loro
lingua, la loro storia e si raccoglievano attorno ad un principio etnico
reclamando una propria identità nazionale, la borghesia ebraica non
aveva tale mire. Gli ebrei si ritenevano fedeli sudditi della monarchia,
ed in questo costituivano un valido sostegno alla lotta dell’impero
contro i fermenti nazionalistici che ne minacciavano la sopravvivenza
4
.
3 Cfr.Magris Claudio, Il mito Asburgico nella letteratura austriaca moderna, Giulio Einaudi
editore, Torino 1963, p.13-26
4 Cfr. Gayda Virginio, l’Austria di Francesco Giuseppe, Bocca, Torino, 1915, p. 151-178.
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L’impero asburgico poggiava su un ideale sopranazionale in cui i
diversi popoli, le diverse razze ed etnie che rientravano nella sua
compagine dovevano convivere in comune fratellanza in quanto
accomunati dal fatto che tutti erano legati al vincolo dinastico del
paterno sovrano.
Questa ideologia doveva servire da sostegno spirituale e
propagandistico contro il moderno risveglio degli spiriti nazionalisti
che all’epoca scuotevano il vecchio assetto dell’Europa e fermentavano
anche all’interno dell’Impero asburgico. Questo ideale doveva
cementare l’unità sopranazionale dell’impero. La propaganda di un
patriottismo austriaco vasto e rispettoso delle caratteristiche locali era
particolarmente intenso proprio nelle estreme terre orientali
dell’impero, dove i problemi della monarchia erano più evidenti. Il
carattere asiatico di queste terre, cosi lontane dalla cultura tedesca,
faceva di esse i tipici paesi asburgici, legati cioè alla monarchia
danubiana da un ideale etico-culturale sopranazionale. In questo ideale
rientravano componenti come la funzione tedesco-mitteleuropea, la
funzione di colonizzatore culturale dell’Europa orientale e il
perseguimento di una armonia sopranazionale.
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Era insomma il tentativo di conciliare l’uguaglianza dei diversi popoli e
il mosaico sopranazionale con la leadership culturale tedesca
5
.
Questa situazione fini per inasprire l’antagonismo da parte dei ceti e
delle nazionalità che si sentivano oppressi.
Le aspirazioni nazionalistiche finirono per confluire nelle frange più
estreme del movimento liberale. Nel 1879 il partito che rappresentava
la borghesia liberale moderata perse le elezioni. La sua caduta era
dovuta al fatto che si era opposta alla conquista della Bosnia
Erzegovina, poiché vedeva nell’aumento dell’elemento slavo un
indebolimento dell’elemento tedesco e un potenziamento delle forze
slavo- feudali e conservatrici. L’indebolimento della borghesia liberale
aveva aperto la strada a forze irrequiete e torbide che corrodevano
dall’interno gli ideali borghesi. Queste erano rappresentati dai
Cristiano-sociali di Karl Lueger
6
, il quale aveva fondato questo partito
antisemita che lottava per i diritti degli operai (la classe più disagiata),
dei piccoli commercianti e artigiani, ma non aveva risvolti marxisti.
5 In realtà Vienna è proprio in quegli anni un laboratorio del razzismo antisemita,in cui si è
formato Hitler,che frequentava la massa disgregata del sottoploretariato urbano,contagiato dalle
nuove ideologie totalitarie. Cfr. Freschi Mario, La Vienna di fine secolo, Riuniti, Roma, nov.1997
pp.10-25
6 Leader del partito cristiano-sociale. Il partito era composto da antisemiti, reazionari, populisti di
destra e conservatori che intendevano risolvere i problemi politico-sociali basandosi sull’ideologia
cristiana. Si pensa che i cristiano-sociali possano aver influenzato il giovane Hitler che all’epoca
viveva a Vienna
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Nell’aprile del 1897 l’imperatore dovette, confermare Karl Lueger
governatore di Vienna. Gli ebrei, sentendosi avversati, risposero con
ripetute proclamazioni di fedeltà e di lealtà verso la casa reale e nel
frattempo cercarono di assimilarsi maggiormente alla politica
sostenitrice della monarchia.
Roth, fin da bambino visse in questo sentimento di fedeltà e di
gratitudine verso la Casa Reale e finche rimase nella sua Brody non
dovette mai affrontare il problema di essere un ebreo. A Vienna
invece scoprì che periodicamente “studenti nazionalisti” impedivano
agli ebrei di entrare nell’università, cantavano ritornelli antisemiti e
boicottavano le lezioni di professori ebrei perché capissero che la loro
presenza era sgradita. Inoltre Roth capì che un ebreo orientale come
lui era considerato con maggior disprezzo di un ebreo che per
esempio riveniva dalla Polonia o dalla Romania
7
.
7
A Vienna le origini
di Roth, rese fragili dall’assenza del padre, divennero la causa del suo
sentirsi isolato. La sua sensibilità e il senso di insicurezza verso la
propria identità, gli impedirono di superare tali eventi senza
costringersi violentemente ad uno sforzo continuo di assimilazione.
7 I galiziani erano mal visti a Vienna. La questione risale ai tempi della cattolica regina Maria
Teresa (1717-80/1740-80). Quando la Polonia fu smembrata fra Russia, Prussia e Austria la regina
si senti imbrogliata dal fatto che il re della Prussia le avesse assegnato la parte della Polonia che
non aveva alcun valore, la Galizia appunto, abitata da popolazioni ebraiche. Cfr. Soma
Morgenstern Fuga e fine di Joseph Roth: Ricordi, Adelphi, Milano,2000,p
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Allo scoppio della guerra Roth si arruola volontario e viene fatto
prigioniero in campo russo. La guerra e il crollo della casa Asburgica
lo segnarono per sempre. Il suo paese non faceva più parte
dell’impero ormai scomparso, ma era diventato terra polacca. Il
senso della sua origine e della sua identità ricevette un ulteriore colpo.
Da quel momento Roth non cessò mai di sentirsi in perenne esilio.