nell’oggetto da testare. La presenza di un eventuale difetto, variando il percorso
delle correnti indotte, provoca una modifica del campo da queste generato, che
viene rilevata ai capi della stessa bobina inducente o di un’altra bobina atta allo
scopo.
L’evoluzione del metodo ECT si è ulteriormente concretizzata con la
realizzazione della sonda oggetto di questo lavoro di tesi, nel quale viene
presentato un metodo ECT alternativo, che permette di svincolarsi dalla necessità
del sistema di movimentazione automatico, collocandosi nell’ambito più generale
delle ispezioni tomografiche.
Nel primo capitolo viene riportata una panoramica delle varie tecniche di
indagine non distruttiva; vengono specificati i principi di funzionamento, i pregi
e i difetti dei vari metodi e i loro settori di impiego. Particolare attenzione viene
posta ovviamente al metodo ECT, per il quale è riportato un breve excursus
storico, al fine di evidenziarne l’evoluzione.
Nel secondo capitolo viene illustrata la tecnica messa a punto per
l’esecuzione del test non distruttivo, il tipo di sonda necessaria e l’algoritmo di
processing dei dati atto all’individuazione delle caratteristiche del difetto.
Nel terzo capitolo oltre ad analizzare in modo approfondito tutte le
peculiarità del metodo proposto si cerca, in base a queste, di individuare tutti i
fattori metodologico-costruttivi che concorrono al miglioramento delle
prestazioni del metodo stesso.
Vengono poi illustrati in dettaglio i motivi del passaggio in un ambiente di
simulazione e la conseguente scelta del software, mirato all’esecuzione di
un’analisi di sensibilità e alla ricerca dei parametri costruttivi della sonda
proposta, al fine di ottimizzarne il funzionamento. Inoltre sono riportati i risultati
ottenuti, in base ai quali è stata effettuata la progettazione e la conseguente
realizzazione di un’adeguata stazione di misura e del necessario software di
gestione e misura. Quest’ultimo viene quindi descritto nei sui elementi peculiari
ed infine sono riportati i risultati delle prove eseguite.
IV
Nel quarto capitolo sono invece riportate le fasi di caratterizzazione
sperimentale della sonda e della stazione di misura realizzate ed il settaggio dei
parametri dell’algoritmo di in versione.
Infine viene fatto un confronto dei risultati ottenuti dalle prove eseguite, le
quali confermano la validità del sistema realizzato e dell’idea della sonda a
matrice di bobine.
V
I.1 Generalità
Le Prove non Distruttive (PnD), sono un insieme di pratiche diagnostiche,
atte a rilevare e a valutare le anomalie, la difettosità o le caratteristiche strutturali
dei materiali, senza alterarne lo stato fisico o la geometria.
La continua evoluzione dei materiali utilizzati nei vari settori industriali,
finalizzata prevalentemente ad un incremento del grado d’affidabilità dei prodotti
e/o manufatti, rappresenta ogni giorno la sfida tecnologica in ambito nazionale ed
internazionale. A riguardo le PnD, e più in generale tutte le metodologie
utilizzate nel settore della diagnostica e del monitoraggio, assumono un ruolo di
fondamentale importanza sia per l'ottimizzazione dei processi industriali durante
le fasi di produzione, sia per la valutazione dell'integrità strutturale dei manufatti
e, di conseguenza, del loro grado di qualità ed affidabilità nei confronti degli
utilizzatori.
Tuttavia le numerose metodologie d’analisi attualmente disponibili,
unitamente alla molteplicità dei materiali ispezionabili ed ai differenti campi
d’applicazione (aeronautico, aerospaziale, energetico, metallurgico, elettronico,
siderurgico, chimico, petrolchimico, eccetera), fanno sì che l'affidabilità dei
controlli, sia in produzione che in esercizio, risulti notevolmente influenzata da
numerose variabili che incidono direttamente o indirettamente sui risultati
dell'ispezione. Tra loro particolare interesse assumono, oltre all'individuazione
delle metodologie d’analisi più idonee alla specificità del caso ed alla
qualificazione delle procedure di controllo, le caratteristiche strumentali e
funzionali della strumentazione impiegata e dei prodotti utilizzati. Di
conseguenza la verifica, la caratterizzazione e l'eventuale certificazione di tali
caratteristiche assumono un ruolo fondamentale in tutti quei settori industriali in
cui sono seguite specifiche d’accettabilità molto restrittive, e dove l'analisi
preventiva del rischio d’incidenti assume carattere prioritario per garantire il più
alto grado d’affidabilità dell'esercizio e di sicurezza verso l'uomo e verso
l'ambiente.
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Prima di illustrare le varie tecniche d’indagine si vuole dare un’ampia
visione della collocazione e del ruolo delle PnD nel sistema industriale europeo.
Con l'apertura delle frontiere comunitarie se un prodotto viene fabbricato e
commercializzato legalmente in uno Stato Membro, con la garanzia ufficiale che
sia stato realizzato nel rispetto d’alcuni requisiti essenziali definiti
precedentemente da una Normativa Tecnica, non ci sarà motivo per cui non
debba essere venduto all'interno dell'intera comunità. Di conseguenza, nel campo
delle PnD, della diagnostica e del monitoraggio la possibilità di avere una
Qualificazione delle procedure d’analisi e una Caratterizzazione e Certificazione
delle apparecchiature e dei prodotti utilizzati nelle varie metodologie di controllo,
rappresenta sicuramente un elemento essenziale di competitività, sia per le
società manifatturiere e di servizio che operano nel settore, sia per tutte quelle
realtà produttive e/o ispettive in cui si richiede un elevato grado d’affidabilità dei
controlli.
Pertanto, in accordo con la Direttiva del Consiglio 28 marzo 1983, n.
83/189/CEE recepita con L. 21 giugno 1986, n. 317, i concetti di "Normazione" e
"Caratterizzazione" assumono nuovi significati, ponendo le strutture adibite allo
scopo nella necessità di operare nel contesto di tecnologie avanzate, al fine di
mantenere il passo con i partners europei e salvaguardare gli interessi
dell'industria nazionale. In particolare la suddetta Direttiva Comunitaria
introduce nel settore della "Normazione" il concetto di "Specificazione
Prestazionale" mutando le finalità della Normativa Tecnica che sempre più
spesso, nell'ambito di un libero scambio nel Mercato Comune, è chiamata a
stabilire:
"... i requisiti minimi che un prodotto e/o servizio deve possedere per
essere funzionale nei confronti dell'utente (fitness for purpose) ...".
Di conseguenza la Normativa Tecnica che regola la "Caratterizzazione" di
un prodotto, o di un servizio, è un elemento essenziale per giungere alla sua
"Certificazione", quest'ultima intesa come:
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"... l'azione dell'attestare da parte di un terzo, per mezzo di un certificato
e/o di un marchio, che un prodotto o un servizio è conforme ai requisiti stabiliti
da una Norma Tecnica emanata dalle autorità competenti (Direttiva n.
83/189/CEE) ...".
I.2 Tecniche di Controllo non Distruttivo
Vengono di seguito illustrate le principali tecniche d’indagine PnD con
particolare attenzione al metodo delle correnti indotte, oggetto di questo lavoro di
tesi. Il gran numero di PnD nasce dalla necessità di rilevare difetti di morfologia
e giacitura variabilissime, in pezzi aventi le forme più strane e costituiti con i
materiali più disparati. Tale esigenza, quindi, non può essere certo soddisfatta da
un unico metodo d’indagine, ma si dovrà avere la possibilità di scegliere in un
ampio panorama di prove diverse. Numerosi sono i difetti riscontrabili su pezzi
di natura e dimensione diversa e dovuti alle cause più disparate, dal processo di
produzione del materiale (inclusioni, cristallizzazioni, cavità, tensioni di
deformazione, eccetera), all’esercizio (corrosione, fatica, erosione,
invecchiamento, eccetera).
I.2.1 Esami Visivi
Il principio si basa sull’impiego della luce come mezzo rivelatore dei
difetti. Analizzando la direzione, l’ampiezza e la fase della luce riflessa o diffusa
dalla superficie di un oggetto opaco, o trasmessa all’interno di un mezzo
trasparente, si possono ottenere informazioni sullo stato fisico dell’oggetto in
esame.
Gli esami visivi (anche denominati Esami Ottici) assumono particolare
importanza nel settore delle PnD in quanto, pur disponendo di sofisticate
apparecchiature ottiche per l'ispezione, ed elettroniche per l'elaborazione delle
immagini, l'interpretazione e la valutazione dei risultati viene effettuata
oggettivamente dall'operatore in base a degli standards di accettabilità specifici
della particolare difettologia del componente in esame. È facilmente deducibile,
quindi, come la competenza tecnica del personale addetto ai lavori e l'esperienza
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pratica maturata negli anni, assumono un ruolo essenziale per assicurare la
sensibilità e l'affidabilità richieste da questo tipo di controlli. Nel campo delle
PnD gli esami visivi sono generalmente utilizzati per rilevare specifiche
caratteristiche superficiali e/o dimensionali quali gli allineamenti, le forme e le
dimensioni di componenti di macchine, d’impianti e di manufatti, lo stato delle
superfici, oltre ad evidenti perdite di tenuta, serraggio dei bulloni, eccetera.
Essi sono generalmente suddivisi in:
- Esami visivi diretti: Possono essere utilizzati quando è possibile accedere
con gli occhi ad una distanza della superficie in esame non maggiore di
circa 60 cm con un’angolazione non inferiore a 30°. Sono generalmente
utilizzati specchi per migliorare la visuale e lenti per ingrandire le
immagini, ma l'illuminazione, ottenuta mediante opportune lampade,
dovrà essere compresa tra un min. di 150 Lux ed un max. di 600 Lux.
- Esami visivi remotizzati: Sono generalmente utilizzati quando non è
possibile accedere direttamente all'oggetto od alla superficie in esame.
Allo scopo sono utilizzate apparecchiature più o meno sofisticate, quali,
ad esempio, specchi, telescopi, endoscopi, fibre ottiche, telecamere,
eccetera. In ogni caso, qualunque sia il mezzo utilizzato, gli strumenti
devono avere una risoluzione almeno equivalente a quella dell'occhio
umano.
Per quanto concerne gli "Esami Visivi Remotizzati", le attrezzature
maggiormente utilizzate in numerosi campi applicativi, risultano essere i
boroscopi, gli endoscopi, i fibroscopi e le microtelecamere che sono scelti di
volta in volta secondo le caratteristiche geometriche, dimensionali e strutturali
della superficie in esame. Per la corretta applicazione di questo metodo d’esame
non distruttivo è essenziale l'esatta conoscenza delle anomalie o del tipo di
difetto che s’intende rilevare, quali, ad esempio, la corrosione, le crinature, la
corretta installazione e la presenza d’oggetti estranei.
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Particolare importanza assume, inoltre, la possibilità di documentare
l'ispezione tramite l'uso di macchine fotografiche e/o telecamere, sia per scopi
didattici e di trasferimento competenze tra gli addetti ai lavori, sia per
confrontare tra più persone i risultati seguendo nel tempo l'evoluzione delle
anomalie riscontrate.
Gli svantaggi di tale metodo sono essenzialmente: l’impossibilità
d’utilizzo senza un accesso diretto alla zona d’esame, e la soggettività del metodo
dipendente dal parere dell’operatore e dalla sua esperienza.
I.2.2 Interferometria Olografica
L'olografia è un metodo di registrazione su lastra fotografica (ologramma)
del campo completo della luce diffusa da un oggetto con riproduzione
tridimensionale delle immagini. Questo metodo d’analisi non distruttiva, di tipo
prevalentemente ottico, si avvale di sorgenti luminose coerenti (laser) e sfrutta la
proprietà ondulatoria della luce ed il fenomeno dell'interferenza. La luce laser è
riflessa dall'oggetto in esame e viene ad interferire con un fascio (detto di
riferimento) proveniente dallo stesso laser ma separato da opportuni specchi. I
due fasci producono figure d’interferenza e le lastre dell'ologramma non
registrano la variazione di luce in un piano unico come la normale fotografia,
bensì linee luminose e buie che corrispondono alle figure d’interferenza (figura
1.1). Le informazioni visive provenienti dall'oggetto, codificate nelle linee chiare
e scure, sono notevolmente amplificate rispetto ad un'immagine fotografica
bidimensionale.
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Figura 1.1 Interferometria olografica di una valvola a sfera.
La ricostruzione dei fronti d'onda (mediante la stessa luce utilizzata per
costruire l'ologramma) è un sistema molto affidabile per immagazzinare una
grandissima quantità d’informazioni in una piccolissima quantità di spazio;
quando su uno stesso ologramma si registrano, successivamente, due immagini di
uno stesso oggetto in condizioni leggermente diverse (per esempio, con il
componente in esame sottoposto a carico termico o di pressione) si riescono ad
evidenziare, mediante la sovrapposizione dei campi ondulatori, le più piccole
deformazioni o discontinuità sottoforma di un sistema di frange d’interferenza.
Questo tipo d’analisi, prevalentemente di tipo qualitativo, può tuttavia
fornire utili informazioni di carattere quantitativo utilizzando opportuni algoritmi
ed applicando il processamento digitale delle immagini con analisi
computerizzata degli interferogrammi. Recentemente, attrezzature strumentali
d’avanguardia, hanno consentito di modificare l'iniziale concetto
dell'interferometria olografica quale "tecnica da laboratorio" rendendo possibile
la sua applicazione direttamente sul campo. In particolare tali apparecchiature
sono rappresentate da laser "pulsanti" d’elevata potenza che permettono la
realizzazione dell'ologramma in un brevissimo intervallo di tempo (20 ns),
durante il quale avviene l'emissione della radiazione luminosa. Di conseguenza,
considerando l'estrema brevità dell'impulso, tutte le variabili esterne al sistema
che potrebbero influenzare il risultato delle analisi, sono trascurabili; tuttavia
successivi sviluppi strumentali in questo tipo d’analisi non distruttiva lasciano
intravedere in un prossimo futuro il raggiungimento di numerosi obiettivi, quali
ad esempio:
- alta sensibilità alle deformazioni dell'oggetto in esame;
- capacità d’ispezione panoramica;
- risultati costituiti da immagini con conseguente evidenza oggettiva dei
controlli;
- possibilità d’utilizzo del processamento digitale delle immagini per
automatizzare l'esame e le valutazioni dei risultati;
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