Introduzione
II
Un primo capitolo introduttivo affronta per l’appunto l’evoluzione storica
dell’ONU a patire dal 1920, anno di fondazione della Società delle Nazioni
quale prototipo di una struttura soprastatale. Attraversando le tappe storiche
che hanno condotto le cinque maggiori Potenze, Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia, Cina e Unione Sovietica alla stipulazione nel 1945 della Carta di San
Francisco, verrà soprattutto messo in rilievo come l’organizzazione abbia
assunto un’importanza sempre più rilevante, in relazione ai mutamenti storici.
In particolar modo con la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra
Fredda, le Nazioni Unite hanno acquisito un ruolo di prim’ordine in seno alla
comunità internazionale, nella continua sfida al raggiungimento di una pace e
di una sicurezza perpetua ed al perseguimento della tutela giuridica dei diritti e
delle libertà fondamentali dell’individuo.
Il processo storico di modifica del concetto di neutralità è in dettaglio
l’argomento del secondo capitolo, che porrà particolare attenzione nel mettere
in luce come la sua difesa sia stata al centro della politica estera della
Confederazione sin dal XVI secolo. Con la fine della Prima Guerra Mondiale
la Svizzera si è trovata ad affrontare per la prima volta nella sua storia la
difficile questione dell’adesione volontaria ad un’organizzazione soprastatale
a carattere internazionale, il cui scopo era il mantenimento dello status quo
difficilmente raggiunto al termine del conflitto mondiale. I dubbi sull’effettiva
possibilità di salvaguardia della propria neutralità e dell’indipendenza, pur
Introduzione
III
aderendo al nuovo assetto della comunità internazionale, hanno suscitato non
poche discussioni in seno al governo elvetico, che ha saputo però affrontare a
testa alta questa prima sfida, giungendo con successo alle votazioni popolari
del 16 Maggio 1920. La formula di neutralità differenziata, che avrebbe
garantito allo Stato la partecipazione alle sanzioni economiche decretate
dall’ONU, pur preservandolo da qualunque coinvolgimento armato, è risultata
essere la chiave che ha permesso il raggiungimento della maggioranza
popolare e cantonale.
Il fallimento delle aspettative riposte nella Società delle Nazioni ed il
conseguente crollo della stessa, hanno inevitabilmente condotto la Svizzera
nel 1937, in conseguenza dell’invasione italiana in Nord Africa, al ritorno ad
una neutralità intransigente.
Nonostante la propensione svizzera all’isolamento dai conflitti sul territorio
europeo durante la Seconda Guerra Mondiale, la propria posizione strategico-
militare, cruciale sia per le potenze dell’Asse che per gli Alleati, ha condotto
inevitabilmente la Confederazione ad assumere un ruolo chiave nello scenario
internazionale. Proprio la collaborazione coi fronti schierati ha permesso al
governo elvetico di garantire alla popolazione una sicura salvaguardia di
indipendenza e di sovranità, altrimenti messe in discussione dalle forze in
conflitto. Al termine dei combattimenti, con la ratifica della carta di San
Francisco, si è creduto che gli Stati neutrali non avrebbero potuto assumere
Introduzione
IV
alcun ruolo nel nuovo assetto mondiale. In effetti la rottura degli equilibri
internazionali e la Guerra Fredda hanno favorito una rivalutazione della
neutralità, non più concetto limitante ed isolazionista, bensì strumento per il
raggiungimento di quei valori auspicati proprio dalle Nazioni Unite. In
considerazione di ciò, la Svizzera, abbracciando il motto neutralità e
solidarietà, ha decretato la propria partecipazione alle organizzazioni tecniche
specializzate dell’ONU, garantendosi l’indipendenza militare ed assicurandosi
un ruolo nella comunità internazionale.
La questione dell’adesione svizzera all’ONU ha sempre caratterizzato i
dibattiti in seno al governo ed al Consiglio federale. Con gli anni ’80 la
problematica ha assunto un tono quanto mai acceso. Questa volta, a differenza
del 1920, la campagna propagandistica condotta dal Consiglio federale è
risultata essere poco incisiva sulla popolazione. Soprattutto il mancato
schieramento delle forze economiche del Paese e l’attiva propaganda
dell’opposizione, giocata proprio sulla precaria garanzia per la neutralità
qualora il Paese fosse divenuto membro dell’ONU, hanno certamente giocato
a sfavore dei fautori del sì, decretando il fallimento della votazione popolare
tenutasi il 16 Marzo 1986.
Nel terzo capitolo viene infine trattata la lunga procedura giuridico-
costituzionale che, a partire dalla mozione Gysin del 1997, ha condotto alla
vittoriosa votazione popolare del 3 Marzo 2002, sostenuta da un’attiva
Introduzione
V
partecipazione del Consiglio federale e della maggioranza delle forze
parlamentari. Analizzando minuziosamente il Rapporto sulle relazioni tra la
Svizzera e l’ONU, presentato nel 1998 dal Consiglio federale, verrà messa
chiaramente in evidenza l’assidua collaborazione in tutti gli ambiti di interesse
condivisi dall’ONU e dalla Confederazione elvetica. Un’attenzione speciale
verrà rivolta allo statuto di osservatore, che la Svizzera ha ricoperto dal 1948 e
che ha escluso il Paese da qualunque procedura decisionale in seno al nucleo
centrale dell’ONU, oltre a garantirgli una precaria difesa dei propri interessi,
soprattutto in materia economica ed in particolar riferimento alla città di
Ginevra, seconda sede delle Nazioni Unite per importanza.
Una prima parte del capitolo si occuperà dell’analisi dei mutamenti del
concetto di neutralità nel XX secolo, soffermandosi sul consolidamento
dell’importanza di solidarietà e collaborazione in seno alla comunità
internazionale e sui rischi insiti in un atteggiamento isolazionista.
In ultima analisi, verrà analizzato il comportamento politico tenuto dalla
Confederazione in riferimento alla crisi irachena del Marzo 2003, a pochi mesi
dall’entrata nell’ONU in qualità di membro a tutti gli effetti. La mancata
capacità della democrazia delle Nazioni Unite di raggiungere un consenso
unanime in seno alla comunità degli Stati e la scelta armata anglo-americana,
indipendentemente dalla mancanza di una risoluzione del Consiglio di
sicurezza dell’ONU, hanno palesemente dimostrato la fragilità e
Introduzione
VI
l’imperfezione della politica dell’ONU. La Svizzera, garante della priorità
della salvaguardia dei diritti fondamentali, ha saputo comunque confermare la
propria tradizione umanitaria e solidale, applicando la più severa neutralità nei
confronti dei Paesi belligeranti.
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
1
CAPITOLO I
1. ONU: l’ Organizzazione delle Nazioni Unite
1.1 L’ONU come organizzazione internazionale
Il fenomeno dell’organizzazione internazionale, le cui prime e timide
manifestazioni risalgono alla seconda metà del XIX secolo e progrediscono
poi in modo sensibile nel periodo tra le due guerre mondiali, ha conosciuto il
suo sviluppo più rapido e più intenso negli anni successivi alla seconda guerra
mondiale, al punto di diventare uno degli aspetti più salienti e cruciali della
cosiddetta Comunità internazionale.
Con il termine “organizzazione internazionale” si designa appunto l’insieme
delle forme associative nel panorama di cooperazione internazionale esistente
in un determinato momento storico, create dagli Stati stessi mediante accordi
internazionali e dotate di una struttura e di apparati organici propri, al fine di
realizzare obiettivi comuni.
Storicamente le organizzazioni internazionali si sono sviluppate al termine
delle grandi guerre, che sempre hanno alterato gli equilibri esistenti e hanno
richiesto un intervento tempestivo per il mantenimento della pace e della
sicurezza collettiva, impegnando gli Stati a superare i limiti della Comunità
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
2
internazionale quale società paritaria caratterizzata dall’assenza di un apparato
centrale di governo e basata sul modello dei rapporti tra Stati indipendenti
superiorem non recognoscentes.
La Comunità internazionale è una società unica nel suo genere, nella quale gli
esseri umani non sono contemplati nel novero dei suoi membri; sono gli Stati
stessi ad esserne componenti primari, nonostante le profonde differenze
possibili (culturali, etniche, religiose, linguistiche, di civiltà, economiche,
politiche). Ma è soprattutto una società egualitaria, senza sovrano, di semplice
coordinazione, che esprime un ordinamento giuridico a funzioni decentrate: si
tratta di una società anarchica, che incide in minima parte sulla libertà
originaria dei singoli Stati.
Da questa considerazione sulla realtà della Comunità internazionale, nasce la
consapevolezza che i suoi limiti potevano essere superati solo attraverso la
“cooperazione internazionale”, unica via compatibile col mantenimento
dell’eguaglianza sovrana degli Stati.
La continua ricerca di un’assidua cooperazione è giustificata dalla necessità di
evitare i rischi insiti nella natura stessa della Comunità internazionale; è
inoltre risultata l’unico rimedio agli inconvenienti di una struttura anarchica
della suddetta società.
Il progressivo sviluppo di organizzazioni internazionali si è realizzato tramite
lo strumento classico del diritto internazionale: l’accordo. Si tratta dunque di
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
3
organizzazioni che trovano la propria giustificazione e il loro fondamento
innanzitutto nella volontà degli Stati membri, ma soprattutto che sono
destinate a favorire la cooperazione internazionale senza una drastica
modificazione dei caratteri propri della Comunità internazionale universale,
vale a dire senza limitare sostanzialmente la sovranità nazionale.
La seconda metà del XIX secolo ha visto certamente fiorire il fenomeno
dell’organizzazione internazionale, con la nascita delle prime commissioni
fluviali (Commissione europea del Danubio) e unioni amministrative
internazionali (Unione internazionale telegrafica, Unione postale universale,
Unione internazionale di pesi e misure), oltre alle prime organizzazioni
internazionali a carattere regionale.
Fu però il XX secolo a consolidare con maggior intensità la prassi
dell’organizzazione internazionale: coi Trattati di pace del 1919, nasce la
Società delle Nazioni, antenata dell’odierna ONU (Organizzazione delle
Nazioni Unite).
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
4
1.2 La Società delle Nazioni: primo tentativo di ordine sopranazionale
“La prima guerra mondiale aveva mostrato chiaramente a tutti coloro che vi
avevano preso parte che dalla guerra non escono vincitori, ma solo
sconfitti”
1
. Su questa presa di coscienza venne fondata la Società delle
Nazioni, con l’intento primo di moralizzare i rapporti internazionali che
animavano gli Stati all’indomani del primo conflitto mondiale, ma soprattutto
dall’esigenza di garantire la continuità dello status quo territoriale
faticosamente raggiunto dalle potenze sedute attorno al tavolo dei negoziati di
pace di Parigi.
Con la risoluzione del 25 Gennaio 1919 la Conferenza di pace esaminò le
proposte relative alla creazione di una Società delle Nazioni e decise che:
- era essenziale la compilazione da parte delle Nazioni associate della carta
della Società delle Nazioni, organo di cooperazione internazionale che
avrebbe assicurato il compimento degli obblighi internazionali assunti, e
avrebbe inoltre offerto la salvaguardia da futuri ed eventuali conflitti
armati;
- la partecipazione a tale organizzazione sarebbe stata aperta a tutte le
nazioni civilizzate, sulle quali si sarebbe potuto fare sicuro affidamento
nell’adempimento degli intenti statutari.
1
Georg Kreis, Società delle Nazioni Unite: da oltre 80 anni verso una società mondiale con uno statuto, in
Politorbis, Dossier: La Svizzera e l’ONU, DFAE, edizione speciale Aprile 2001, Berna, pag. 5.
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
5
Lo stesso Presidente statunitense Wilson, che tanto si prodigò nel tentativo di
evitare l’ingresso in guerra del proprio Paese, e che dovette cedere alle
pressioni solo nel 1917, aveva sottolineato come ai suoi occhi l’intervento
degli Stati doveva essere legato alla prospettiva di un cambiamento di fondo
nell’orientamento della politica internazionale. In un discorso tenuto nel
Gennaio 1917 presso il Congresso, Wilson delineò i tratti fondamentali di un
possibile futuro ordinamento di pace, prospettando il passaggio da una pace
impostata sugli equilibri e le rivalità tra le potenze ad una pace organizzata e
gestita da una comunità di potenze.
Furono vani i suoi sforzi nel tentativo di smuovere a suo favore la società
americana, così come l’opinione del Senato statunitense. L’organizzazione da
lui per primo tanto sperata fu fondata senza l’appoggio degli Stati Uniti.
La nascita della Società delle Nazioni fu accolta da molti come l’avvento di
una nuova era delle relazioni internazionali, ravvisando in essa una sorta di
superstato, destinato ad operare una radicale trasformazione della struttura
della Comunità internazionale e a costruire il presupposto di un governo
mondiale.
La vera novità fu indubbiamente che con la creazione della Società delle
Nazioni si cercò per la prima volta di regolare i conflitti tra gli Stati limitando
il principio di sovranità a livello globale
2
. Obiettivo primo era quello di poter
2
Ibid. pag.5.
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
6
dar vita ad un ente internazionale con fini politici generali che potesse
garantire la pace: ecco perché l’entrata in vigore del Patto, il 10 Gennaio 1920,
fu salutata come l’inizio di una nuova era nella cooperazione internazionale.
Con il Patto le potenze aderenti si impegnavano ad escludere in futuro il
ricorso alle violenze belliche nella risoluzione di questioni tra Stati e
nell’affermazione delle proprie rivendicazioni. Infatti tutti i membri della neo
nata organizzazione si imposero in maniera preponderante l’esclusione di un
reale ricorso alle armi nella risoluzione di controversie, prima di aver esperito
ogni plausibile via pacifica, arbitrale o giudiziale, e di aver sottoposto al
Consiglio la controversia.
Certamente il Patto della Società della Nazioni ebbe l’innegabile merito di
muovere il primo passo nella direzione del ripudio dell’uso della forza nelle
relazioni internazionali, nella speranza di un nuovo ordine internazionale,
fondato sul rispetto del diritto, sulla cooperazione degli Stati e sulla capacità di
risolvere i conflitti sfuggendo i pericoli della corsa alle armi.
Di notevole importanza nel nuovo panorama internazionale sono stati
sicuramente i notevoli impulsi alla soluzione “tecnica” di numerosi problemi
3
:
la Società delle Nazioni ebbe il privilegio di iniziare il processo di
decolonizzazione, si occupò della questione dei rifugiati e di carestie, lottò con
altre organizzazioni speciali contro problemi di droga, contro la schiavitù,
3
Ibid. pag.5.
ONU: l’Organizzazione delle Nazioni Unite
7
contro il commercio di bambini e studiò tutti i generi di problemi sanitari, in
particolare la lotta contro la lebbra.
Indiscutibilmente la Società delle Nazioni gettò le basi per la costruzione di un
sistema di burocrazia internazionale, che pur non eliminando le peculiarità
proprie di ciascun Paese, sarebbe stato in condizione di far nascere un’etica
“burocratica sopranazionale”
4
. Questi suoi meriti non furono comunque
sufficienti ad arginare l’espansionismo tedesco, italiano e giapponese, né ad
evitare conflitti armati che caratterizzarono il panorama mondiale alla metà
del XIX secolo.
4
Ibid. pag.5-6.