2ribadire la sua vocazione alla imponenza spettacolare, servendosi delle invenzioni e delle
scoperte fornite dalla tecnologia.
In fondo, si potrebbe pensare a film ed effetti speciali come a due fratelli, legati da un vincolo
indissolubile, il cinema: nonostante le loro vite seguano una crescita ed un’evoluzione in
contesti separati, per poter vivere hanno bisogno entrambi di rincontrarsi nella stessa sala, una
stessa sera, nella stessa pellicola.
La doppia anima del cinema, anche se a ben vedere se ne potrebbero trovare altre, ha fatto si’
che certe idee come la visione circolare - o circarama -, con lo spettatore circondato da
immagini a 360°, fornite da più proiettori contemporaneamente, risalgono addirittura ai suoi
primordi: le pellicole grandeur, larghe il doppio del classico 35 mm, sono usate nei circuiti
americani attorno al 1930 mentre l’invenzione dell’obiettivo anamorfico, che è alla base del
cinemascope, è della fine degli anni venti - la si deve al francese Chrétien
6
-.
Ma una prima, vera e propria rivoluzione dei formati avviene in realtà nella prima metà degli
anni cinquanta, quando Hollywood, trovatasi pesantemente minacciata dalla tv, rispolvera
vecchi brevetti e li rilancia all’interno d’una fragorosa operazione “grande schermo”.
Cinerama, cinemascope, vistavision, 70 mm, costituiscono l’arsenale di un’offensiva che
punta ad ampliare gli schermi, soprattutto in senso orizzontale, quasi a voler combattere le
proporzioni “quadrate” del monitor casalingo.
Questa corsa al gigantismo si sposa in via del tutto naturale alla moda del Kolossal; ma nel
corso degli anni Sessanta e specialmente dei Settanta ricomincia il calo di spettatori e molte di
quelle tecniche si ritrovano a poco a poco obsolete contribuendo al deperimento di numerose
sale.
5
Tutto, come molti sanno, ebbe inizio nel primo pomeriggio del 28 dicembre 1895 al n.14 del Boulevard des
Capucines, dove oggi una piccola targa sovrasta quello spazio mutato dal tempo in un ristorante – Le jardin des
muses – allora luogo d’incontro chiamato Grand Café: negli scantinati del Grand Café, tra le mura di una sala
definita Salon Indien, una piccola folla di invitati sperimentava la prova generale della prima pagina della storia
del Cinema, ufficialmente scritta la sera dello stesso giorno.
6
Chrétien, Henri (1879-1956), scienziato francese di ottica, nato a Paris; nel 1954 ricevette l’Academy Award
per aver sviluppato e progettato le lenti anamorfiche utilizzate dal Cinemascope.
3Dagli anni ottanta i grandi circuiti di distribuzione cominciano a rivalutare nel mondo la sala
confortevole, perfettamente equipaggiata sotto il profilo tecnico, con buoni arredi, con sonoro
ad alta fedeltà; e se il 35 mm non basta a fornire i bisogni emergenti, ben torni il 70 mm.
Già allora c’è qualcuno che non ha abbandonato del tutto l’idea di un cinema “spettacolare” e
che crede fortemente in un futuro in cui questa suggestiva forma d’intrattenimento sarà
protagonista, grazie a due aspetti molto importanti: da un lato, il ritorno ai cosiddetti “formati
speciali”, dall’altro la forte spinta verso ulteriori sviluppi della categoria, dettato dalle risorse
tecnologiche a disposizione e, soprattutto, dalla loro versatilità applicativa nel settore
dell’entertainment.
I formati “speciali” altro non sono che quel vasto insieme di pellicole, tecniche di proiezione
e attrezzature di sala mirato a celebrare i fasti della sensazione forte: saper reinventare le
dimensioni è uno dei presupposti che si impone il cinema “attrazione”, insieme alla capacità
di coinvolgere lo spettatore con suggestioni molteplici.
Con questo tipo d’intrattenimento basato sulle sensazioni provocate da immagini spettacolari
e “immersive”, riprese spesso in luoghi e condizioni estreme, si torna all’effetto meraviglia su
cui puntava il vecchio cinema attrazione e chissà, se Georges Méliès potesse vedere la sua
luna uscire dallo schermo e baciare gli spettatori, cosa mai potrebbe pensare di questa nuova
“diavoleria”!
Il termine large format
7
si riferisce alla proiezione di film, in 2D e 3D, all’interno di sale
cinematografiche che utilizzano schermi giganti ed una pellicola di 70 mm.
Nel cinema large format le dimensioni dello schermo variano, in larghezza, tra i 15-20 metri
e, in altezza, tra i 20-30 metri.
Il suffisso “15/70 mm”, che incontreremo spesso nel corso della tesi, viene utilizzato per
indicare, accanto alle dimensioni in millimetri (70) della pellicola, il numero di perforazioni
7
Gran formato
4(15) per ogni frame
8
: generalmente queste variano a seconda del formato utilizzato, da 5/70,
8/70, 10/70, fino al più grande 15/70: i film possono essere convertiti da un formato all’altro,
con un livello di spesa che aumenta considerevolmente all’aumentare della differenza tra i
formati.
La maggior parte dei cinema Imax gran formato utilizza il 15/70 mm, mentre gli altri sistemi
concorrenti proiettano film su pellicole 5/70 mm e 8/70 mm.
Lo scopo della ricerca sarà d’illustrare la struttura e le principali dinamiche economiche di un
settore relativamente giovane, qual è il cinema gran formato.
Dopo i primi tentativi ed i numerosi insuccessi registratisi negli anni cinquanta, il settore del
cinema gran formato si è sviluppato grazie alle innovazioni tecnologiche e agli investimenti in
sale dedicate apportati da una società canadese, Imax Corporation, che del settore è leader
indiscussa.
Lo sviluppo che ne è seguito ha portato alla produzione di film apprezzabili dal pubblico in
qualità d’opere cinematografiche, ben diverse, qualitativamente, da quegli abbozzi di film
sperimentali visti negli anni cinquanta e ancor più recentemente.
La prima parte del lavoro sarà dedicata ad un’ampia descrizione del prodotto “formato
speciale”, con particolare riferimento al cinema stereoscopico, la cui nascita risale
addirittura a quella della fotografia.
Verranno fornite indicazioni utili per comprendere il ruolo economico e sociale ricoperto dal
cinema “gran formato” nell’arco del nostro secolo: inoltre, verrà posto l’accento
sull’importanza della tecnologia e delle sue applicazioni quali elementi chiave nello sviluppo
e nei miglioramenti del prodotto.
8
Fotogramma
5Nella seconda parte si analizzerà la struttura del settore cinematografico gran formato, sulla
base della valutazione della formula imprenditoriale di Imax, con l’obiettivo di giungere ad
una valutazione corretta dei seguenti punti:
1. la struttura del settore cinematografico gran formato, dalla tipologia dei principali prodotti
offerti, alla identificazione dei principali mercati di sbocco, fino ad un’analisi del profilo
concorrenziale;
2. la strategia di espansione adottata da Imax nei primi trent’anni di attività, con un’offerta
rivolta prevalentemente a mercati non-profit, in relazione al recente cambio di rotta, che
privilegia le vendite in mercati commerciali;
3. il successo effettivamente riscontrato da Imax in relazione alle dimensioni competitiva,
reddituale e sociale;
Nella terza parte, si individueranno i principali attori economici che concorrono alla
formazione e alla creazione del sistema di valore del prodotto “cinema gran formato”.
Si dimostreranno determinanti, nel concorrere alla formazione del valore intorno al prodotto,
i produttori, i distributori e gli esercenti delle sale cinematografiche gran formato. Infine, si
distingueranno due diversi approcci legati all’offerta di Imax nei mercati, rispettivamente,
non-profit e commerciali/multiplex: un approccio “frontale”, in cui le attività svolte
coinvolgono un limitato numero di operatori economici, ed un approccio “a rete”,
caratterizzato da un maggior grado di sinergie tra gli operatori ed i settori collegati.
6Figura 1: il formato 70/15 mm panoramico
Figura 2: le dimensioni di uno schermo g.f.
7CAPITOLO I
IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA E LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DI
PRODOTTO NEL CINEMA “ATTRAZIONE”.
“L’impatto delle immagini è di primaria importanza in un
mezzo che si fonda proprio sulle capacità di
concentrazione dell’occhio: fa si
che l’occhio non vaghi”
Alfred Hitchcock
!Premessa
Siete seduti sulle vostre comode poltroncine, con la mano destra stringete un recipiente di
pop-corn, con la sinistra il vostro “partner”: d’accordo, penserete, ci troviamo all’interno di
una sala cinematografica ma, badate, non è una normale sala di proiezione.
All’improvviso i pop-corn “impazziscono”, il vostro maglione si cosparge di grossi chicchi
bianchi, la mano stringe fin troppo forte quella di chi vi sta accanto, il quale, per farvi
allentare la stretta, non può far altro che emettere un “gemito”, tra il fragore di un pubblico
sempre più eccitato. In sala non stanno proiettando un film del miglior Hitchcock
contemporaneo, né il seguito di “Non aprite quella porta 11”, film ormai inadatti a provocare
così forti emozioni in un pubblico abituato a tutto, o quasi.
La particolarità di questo cinema, oltre al comportamento bizzarro degli spettatori, risiede
nella natura del film proiettato: le immagini tridimensionali escono dallo schermo e, come una
cascata d’acqua, si riversano sullo spettatore, facendolo letteralmente saltare sulla poltroncina.
La descrizione riportata, con una buona dose di fantasia, potrebbe essere una delle esperienze
vissute da chi si è avventurato in queste sale cinematografiche.
8Avevo poco più di dieci anni quando per la prima volta assistetti alla proiezione di un film in
tre dimensioni; si trattava di una sequenza d’immagini, da incidenti automobilistici a tigri e
leoni che “saltavano” fuori dello schermo, presentate in una forma abbastanza grezza e
chiaramente sperimentale: non vi erano posti a sedere e la sala era ricavata all’interno di un
tendone da circo. Lo spettacolo durò una ventina di minuti e, per apprezzare l’effetto
stereoscopico, fu necessario indossare un paio d’occhiali di cartoncino a lenti rosse e blu.
Negli ultimi anni questa spettacolare forma di cinema ha subito una serie di miglioramenti,
dettati dalla tecnologia: a beneficiarne sono stati, in primis, la qualità del prodotto finale, il
film, nonché alcune fondamentali parti di supporto, come il sistema audio.
La tecnologia è il fattore critico di questo mercato, nel bene e nel male: nel bene poiché ha
cambiato, con l’introduzione dei formati speciali, la percezione del pubblico verso il cinema
3D, come forma di divertimento avveniristica; nel male poiché gli elevati costi fissi ne
limitano a tutt’oggi la definitiva affermazione.
Basti pensare che a fronte di una spesa di un bilione di dollari per la costruzione di sale
predisposte alla proiezione di film in formato speciale, esistono oggi soltanto due tipi di
telecamere
9
in grado di dar vita ai film destinati a tale “network”.
La struttura di settore, così fortemente impregnata di tecnologia, ha determinato due
conseguenze: la leadership è nelle mani dell’azienda
10
che ha rivoluzionato - anche se
potremmo dire creato - il mercato, con l’implementazione del formato 15/70 mm e
l’introduzione di nuove tecnologie in fase di produzione e proiezione; la seconda conseguenza
sta nella difficoltà, che poi rappresenta la vera sfida per l’intero settore, di avvicinare
ulteriormente gli spettatori a questo tipo di cinema, sostenendo le sale con un flusso costante
di film di buona fattura e, soprattutto, di forte richiamo per il pubblico.
9
Imax e Iwerks
10
IMAX
9! 1.1 Il Prodotto storico
I formati speciali rappresentano quella parte del cinema in cui le emozioni visive e sensoriali
vengono portate all’estremo, fino ad offuscare la trama e il significato stesso del film.
In fondo, questa forma di cinema ci riporta al significato primordiale che assumeva il
cinematografo d’inizio secolo, in cui il film trasmesso era una sequenza d’immagini, all’epoca
spettacolari e divertenti.
Le famose comiche, appartenenti al genere cinematografico slapstick comedy
11
, fanno parte di
un patrimonio di opere cinematografiche in cui il significato attribuito al cinema dallo
spettatore era “divertirsi stupendosi”.
Senza dubbio, quando parliamo dei formati speciali, ci troviamo di fronte ad un prodotto nato
e cresciuto insieme al cinema tradizionale, che ha poi trovato la sua ragione di esistere in un
circuito distinto dalle consuete sale cinematografiche.
La natura attrattiva e, soprattutto, gli elevati costi fissi hanno fatto sì che i formati speciali
seguissero altre direzioni, accasandosi in strutture come i Musei o i Parchi di divertimento.
Ciò è dovuto, in parte, al disinteresse che il cinema ha nutrito nei confronti di una creatura da
lui stesso generata: così come se n’è servito in un grave momento di crisi in cui era necessario
contrastare quel divoratore di pubblico che fu, e che tuttora è, la televisione, altrettanto
facilmente se n’è disfatto quando la situazione si è calmata e l’avvento di multisale e Dolby
Surround hanno permesso di “tirare avanti la carretta”.
A questo punto è opportuno entrare nel concreto e individuare i formati speciali che
caratterizzano il mercato. Storicamente è possibile classificare il prodotto “cinema attrazione”
in cinque sottoprodotti
12
:
11
Per una dettagliata analisi dei principali generi cinematografici si rimanda al lavoro di tesi di Alberto
Ventafridda, dal titolo: “Dinamiche competitive nel settore cinematografico”, Università Bocconi, pag.35.
12
Cfr. “Liguria Cinema verso il 2000” (www.pieffe.it/cine2000/), a cura di Giancarlo Giraud e Piero Pruzzo.
10
Tavola 1: i principali prodotti riconducibili al “cinema attrazione”.
1.1.2 OMNIMAX
Il principio è lo stesso dell’Imax, con la differenza che l’immagine è proiettata su uno schermo
semi sferico.
Le riprese devono essere effettuate con un obiettivo speciale proprio per contrastare le
deformazioni provocate dalla curvatura dello schermo.
1.1.3 CINECIRCOLARE 360°
Una sala circolare tappezzata da nove schermi fa sì che lo spettatore sia realmente immerso
nel film: dall’interstizio tra uno schermo e l’altro vengono proiettate immagini sullo schermo
diametralmente opposto.
Per ottenere il giusto effetto occorrono ben nove proiettori sincronizzati ( il formato utilizzato
è il classico 35mm).
1.1.4 IMAX
L’Imax (o Cinemax) deve la sua nascita ed il suo nome ad un impresa canadese, Imax
Corporation: il grande schermo copre quasi tutto il campo visuale umano.
Il cinema "attrazione"
SOLIDO
IMAX
OMNIMAX CINECIRCOLARE
360°
CINE
DINAMICO
11
Il film a 70 mm, contro i 35mm di una pellicola tradizionale, scorre orizzontalmente con una
velocità di 24 immagini al secondo: in un minuto passano nel proiettore cento metri di
pellicola.
1.1.5 CINE DINAMCO
La sala, Futuroscope, è attrezzata con poltrone mobili: in questo modo lo spettatore assiste ai
forti impatti di immagini (spostamenti laterali, salite e discese, eccetera) in sintonia con i
movimenti della poltroncina.
La resa è eccezionale e il livello di realismo molto elevato.
1.1.6 SOLIDO
Altrimenti chiamato cinema tridimensionale, il solido combina il principio dell’Omnimax con
quello del cinema a rilievo.
Due immagini 70 mm sono proiettate su uno schermo semisferico gigante: in fase di
proiezione un paio di occhiali polarizzati permettono di ricomporre un’immagine unica con la
sensazione che questa esca fuori dallo schermo.
!1.2 I formati speciali
Come premesso, i formati speciali comprendono tutti quei sistemi di presa, ma
soprattutto di proiezione, e di sonorizzazione che intendono dare allo spettatore sia la
sensazione di trovarsi partecipe ai fatti che accadono sullo schermo sia la sensazione del
rilievo tridimensionale degli stessi.
12
La distinzione sostanziale riguarda due diversi sistemi di proiezione:
I. la cinematografia con schermi panoramici
II. la cinematografia con schermi in rilievo
13
.
Panoramico è ogni schermo la cui larghezza sta all’altezza in un rapporto superiore a quello
tradizionale che era di quattro a tre. I tipi di schermo panoramico possono così essere infiniti.
Lo schermo classico aveva il rapporto di quattro a tre perché esso corrisponde al campo visto
dall’occhio a riposo e perché è un formato pittorico, in cui è agevole effettuare tagli
d’immagini gradevoli. L’uso del panoramico ripudia questi principi e vuole che l’occhio vaghi
sull’immagine alla ricerca del centro d’attrazione; si costringe cioè l’occhio a cercare sullo
schermo il punto che lo interessa di più, come avviene nella realtà viva.
Infatti, gli schermi panoramici hanno una superficie molto ampia e, ferma restando la distanza
di visione, cresce l’angolo visivo in cui l’occhio può spaziare.
Sistema tridimensionale (tre-D) è il sistema col quale il problema fisico della visione
stereoscopica è risolto nel modo migliore.
Nel procedimento Norling la scena è ripresa con una macchina da presa complessa avente due
obiettivi i cui assi ottici paralleli distano fra loro 56 mm. (come gli assi ottici dei due occhi
dell’uomo); si ottengono così due pellicole distinte con relative colonne sonore distinte, le
qual sono proiettate con una macchina da proiezione pure complessa a due obiettivi. Fra
ciascun obiettivo e lo schermo è interposto un polarizzatore dal quale esce luce polarizzata in
un piano e i due piani relativi ai due polarizzatori sono distinti e formano un angolo di 90° fra
di loro, p.e., uno verticale e uno orizzontale.
Si formano così sullo schermo due immagini distinte, le quali per dare allo spettatore un’unica
sensazione stereoscopica, devono essere viste ciascuna da un unico occhio; lo spettatore è
quindi munito d’occhiali polaroid, che si comportano come analizzato.
13
Essi sono disposti in modo tale che per una lente è consentito il passaggio della luce
polarizzata nel piano verticale, mentre è impedito il passaggio della luce polarizzata nel piano
orizzontale e, viceversa, per l’alta lente; l’unico inconveniente pratico del sistema descritto sta
nella necessità degli occhiali.
E’ opportuno individuare ora i principali formati cinematografici, su schermi panoramici e in
rilievo, che hanno caratterizzato il cinema di questo secolo.
Tavola 2: i principali prodotti della categoria “formato speciale”.
1.2.1 CINEMASCOPE
Questo sistema di proiezione cinematografica fu inventato nel 1951 dal francese Henri
Crétien e da questi presentato per la prima volta a Torino nello stesso anno ad un congresso di
tecnici dell’ottica e della cinematografia.
Introdotto nel 1953 dalla Twentieth Century Fox, il Cinemascope è, molto probabilmente, il
sistema di proiezione su schermo panoramico più ampiamente riconosciuto, tanto da essere
utilizzato ancora oggi, sebbene con alcune varianti.
13
Cfr. definizione riportata da UTET, Grande dizionario enciclopedico, pag.790 (Stereoscopia).
I FORMATI SPECIALI
VISTAVISION
IMAX
CINERAMA
CINEMASCOPE
TODD-AQ
14
Esso consiste nella proiezione su largo schermo concavo di un film 35mm nel quale le
immagini sono anamorfizzate - compresse - nel senso della larghezza da un adatto sistema
ottico.
Sul film l’immagine appare regolare in altezza ma deformata in larghezza: la proiezione, fatta
con ottiche analoghe a quelle usate per la ripresa, restituisce l’immagine senza aberrazioni.
La Fox, artefice dell’introduzione di tale sistema nel mercato cinematografico, aveva al suo
interno, sin dal 1926, un dipartimento attivo per la ricerca e lo sviluppo dei formati speciali: la
lunga storia di film innovativi ad opera della casa statunitense passa attraverso il Movietone
colonna sonora (1927) e il sistema Grandeur 70 mm (1929), anche se con scarso successo per
entrambi.
Ma quale fu il motivo che spinse la major americana ad investire nel nuovo “formato”?
Innanzi tutto va rilevato il forte periodo di crisi in cui versava il cinema di quegli anni che,
come abbiamo visto nell’introduzione, subiva un costante ridimensionamento a causa
dell’incredibile espansione della TV nelle case d’ogni famiglia.
Come seconda causa va detto che, dopo un periodo di relativa stasi, televisione o no, il cinema
aveva in ogni modo bisogno di uno scossone per riprendere quota nelle preferenze della gente,
tra le scelte su come occupare il proprio tempo libero.
I formati speciali rappresentavano sicuramente un’opportunità di differenziazione, insieme
all’introduzione del suono stereofonico, l’adeguamento delle sale cinematografiche e la
creazione dei primi spazi cinematografici multisala.
Nel febbraio 1953 la Fox annunciò così che tutte le produzioni future sarebbero state, da
allora, girate in Cinemascope, comprendendo che c’era bisogno di convincere gli investitori
sul fatto che tale scelta avrebbe portato loro dei risultati positivi a lungo termine.
Questa decisione ebbe due conseguenze ulteriori: (I) servì da monito per l’intera industria
cinematografica circa l’affermazione futura dei formati speciali, vista l’importanza e le
dimensioni della Fox, e (II) diede la possibilità ad altri studios di produrre film in
15
Cinemascope, contribuendo al successo di questo formato e all’allargamento del mercato
complessivo; al progetto della Fox aderirono ben presto altri studios, tra cui la M-G-M.
Altri invece, dopo aver sperimentato con scarso successo il tre-D, svilupparono un proprio
sistema di proiezione panoramica; è il caso della Paramount, che nel 1953 introdusse nel
mercato il Vistavision, diretto concorrente del Cinemascope.
Durante la produzione del primo film in Cinemascope (The Robe, 16 settembre 1953),
vennero alla luce alcuni problemi legati all’utilizzo delle lenti di Chrétien: innanzi tutto,
trattandosi di lenti accessorie, sia le lenti anamorfiche sia quelle anteriori, o posteriori,
andavano messe a fuoco separatamente; la difficoltà del cameramen stavano nel trovare
l’esatto bilanciamento di messa a fuoco, con l’inevitabile conseguenza di “alleggerire” alcune
scene.
Inoltre, la forma squadrata di tali lenti, combinata con quella sferica delle lenti posteriori,
produceva una sorta di vignettatura ottica e una caduta in termini di luminosità, agli angoli
dell’immagine; infine, l’agente di compressione, oscillando rispetto alla linea orizzontale delle
lenti, creava degli sgradevoli effetti allorché gli attori si avvicinavano o la camera effettuava
una panoramica.
Tutto ciò causò un ritardo nella proiezione contemporanea dei primi tre lungometraggi in
Cinemascope, e solo il ritiro delle celebri lenti di Chrètien in favore di quelle prodotte dalla
Bausch & Lomb, perfezionate e in grado di eliminare questi inconvenienti tecnici.
Il successo del Cinemascope fu comunque enorme, tanto che la Fox e altre case produttrici
provarono ad implementarne la resa, con l’utilizzo di formati più grandi, senza raggiungere
peraltro risultati particolarmente significativi. La Fox continuò a produrre pellicole in
Cinemascope fino al 1967 (In Like Flint).
In seguito, la superiorità tecnica delle lenti della Panavision, utilizzate da molti studios a
partire dal 1959, decretarono il tramonto di questo formato speciale. Oggi il nome del
Cinemascope viene largamente utilizzato per denotare processi anamorfici similari, come ad