5
tre cause: i destinatari delle due opere, la prima è stata scritta principalmente per gli adulti,
mentre la seconda è stata realizzata per i bambini. La seconda causa è lo spazio narrativo
a disposizione dei due autori, Barrie poteva contare su un lasso di tempo decisamente più
lungo rispetto alle poco meno di due ore concesse a Disney. La terza causa è dovuta alla
diversa epoca in cui le due opere sono state realizzate.
E’ interessante capire anche i motivi per cui Peter Pan sia diventato un simbolo. Nel
primo capitolo, si è quindi ritenuto utile fare una panoramica della letteratura per l’infanzia
a partire dalle sue origini per arrivare a J. M. Barrie. Per meglio comprendere il
personaggio, si è riportata anche la vita dell’autore, essendo Peter and Wendy un
romanzo con notevoli elementi autobiografici.
Il risultato dell’indagine è stata l’individuazione degli elementi che caratterizzano
Peter Pan e lo rendono un’icona. Il bambino, essendo scappato di casa, è orfano, come la
maggior parte dei protagonisti della letteratura per l’infanzia del periodo; questa situazione
gli permette di poter affrontare esperienze che altrimenti non avrebbe fatto, come quella di
volare alla volta di Neverland.
La capacità di volare rispecchia, soprattutto nel film, la gioia di vivere e la
spensieratezza del bambino. Nel libro di Barrie, rappresenta principalmente lo scappare
dalle responsabilità terrene; il volo è il modo per realizzare i desideri e trasportarsi in una
realtà diversa.
Si è, inoltre, analizzata l’intera storia utilizzando le funzioni individuate da Propp.
2
Si
è ricercato quali di queste siano presenti nell’opera di J. M. Barrie.
Il mito di Peter Pan viene utilizzato anche nell’ambito della psicologia, poiché Peter
ha molte delle caratteristiche che colpiscono i bambini che si sentono rifiutati dai genitori;
da qui deriva il nome della sindrome di Peter Pan.
Nonostante il bambino che non voleva crescere sia una figura universale, dato che
rappresenta le paure che tutti devono affrontare, esso viene recepito in modo differente da
culture diverse.
In Inghilterra, infatti, Peter Pan è quasi un eroe nazionale ed è molto presente nella
cultura di tutta la popolazione. Questa affermazione è giustificata dalla popolarità della
versione teatrale dell’opera di Barrie, che è da subito diventata la commedia natalizia per
eccellenza e a cui molte famiglie assistono ogni anno.
2
Vladimir Ja. Propp, etnologo russo, ha analizzato le fiabe popolari russe, formulando una teoria sulla loro
struttura, legata alle origini e alla funzione, che è valida anche per le nostre fiabe, poiché anch’esse di
derivazione indoeuropea
6
Probabilmente anche i bambini statunitensi hanno visto a teatro Peter Pan, ma è
molto più raro che lo abbiano fatto i bambini italiani; per questo, in Italia, ci si trova di
fronte a un personaggio quasi sconosciuto quando si affronta il lavoro di Barrie.
Per capire come siano stati creati i personaggi del film di Walt Disney, si è ritenuto
opportuno ricercare nel romanzo-fonte la loro descrizione e ricavarne gli aspetti più
significativi per poter verificare se si possono ritrovare nella pellicola.
E’ stato dedicato un intero capitolo, il quarto, al confronto tra le opere di J. M. Barrie
e Walt Disney. Qui si sono evidenziate differenze e affinità, soprattutto per quel che
riguarda i personaggi principali, Peter Pan, Wendy e Hook, scoprendo che il film smussa
gli aspetti più crudi del romanzo.
In particolare, la differenza principale tra i due Peter Pan è la cattiveria del
personaggio di J. M. Barrie che non si trova in quello di Disney. Le due Wendy tengono un
comportamento piuttosto simile, ma la bambina descritta dallo scrittore vuole crescere e
vede il soggiorno a Neverland come un’ottima occasione per accorciare i tempi. Mentre la
bambina creata da Disney scappa da Londra per non dover crescere, il viaggio le servirà a
capire che diventare adulti non è una cosa negativa. La funzione di Hook, sia nel libro che
nel film, è la stessa: rappresentano il mondo degli adulti, ma ne rappresentano la sfera
ostile. Quello che Disney fa con questo personaggio è renderlo più accettabile,
ridimensionarlo.
Per poter fare un confronto adeguato si è ritenuto utile analizzare anche la struttura
del film, per confrontarla con quella del libro di Barrie. Perciò è stato introdotto un capitolo
in cui vengono elencate le principali tecniche utilizzate per la realizzazione dei film di
animazione e anche una breve presentazione dei principali film animati che hanno
segnato una svolta nella storia del cinema di questo genere.
L’analisi della struttura delle due storie ha portato a individuare diverse mancanze
nel film disneyano, dovute principalmente al fatto che la pellicola è indirizzata a un
pubblico composto da bambini, mentre il libro era rivolto principalmente agli adulti.
Gli episodi che non sono stati riportati nella versione cinematografica di Disney
appartengono a due categorie. La prima comprende i brani che mettono in evidenza la
cattiveria e la tristezza di Peter Pan. La seconda i brani che non avevano particolare
rilevanza ai fini della storia, episodi inseriti da Barrie per meglio delineare il carattere di
Peter.
7
La storia narrata dalla pellicola risulta essere non solo più breve rispetto alla fonte
originale, ma anche più adatta ai bambini, il pubblico a cui si rivolge. Si è infatti riscontrato
che il film animato rientra nell’etica della compagnia Disney, l’etica dei buoni sentimenti, in
cui perfino l’antagonista non merita di morire. Peter Pan appare come un eroe positivo
buono e soddisfatto, quindi molto lontano da quella che dovrebbe essere la sua fonte, il
Peter di J. M. Barrie. Quest’ultimo è infatti afflitto dal rifiuto di sua madre e la sua voglia di
giocare non è altro che un modo per distrarsi. Il Peter Pan creato dallo scrittore vola ogni
sera alla finestra della famiglia Darling perché spera di poterne far parte, non si può quindi
affermare che sia sereno e contento della propria situazione.
L’importanza e l’universalità del personaggio creato da J. M. Barrie hanno fatto sì
che la figura di Peter Pan fosse sfruttata in diversi campi oltre a quello del cinema e della
letteratura.
E’ stata svolta anche una ricerca per individuare in quali altre riletture è stato
coinvolto Peter Pan. In precedenza si sono già citate diverse versioni cinematografiche e
non in cui compare Peter; si ritiene giusto in questo contesto scrivere qualcosa di più sul
secondo episodio delle avventure di Peter realizzato dalla Disney.
Peter Pan. Return to Neverland, è uscito in Italia nel settembre del 2002, ma non
ha certo avuto il successo del primo episodio. Si è colto un unico spunto interessante: il
film animato si apre nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, i bambini londinesi non
possono più giocare spensieratamente, devono crescere in fretta per poter affrontare i
pericoli e la povertà portati dal conflitto. Lo dimostra benissimo Jane, la figlia di Wendy,
che non ha più tempo per giocare col fratello più piccolo e che non ride più. La bambina
considera le storie di Peter Pan delle frottole, proprio come faceva il nonno Darling; si
ricrederà solo dopo essere stata rapita e portata sulla Neverland da Hook.
Ancora una volta la Disney si è allontanato dal personaggio creato da J. M. Barrie,
che qui ha la funzione di restituire la fantasia e la voglia di giocare a una bambina disillusa.
Il Peter Pan realizzato dallo scrittore non avrebbe certo compreso i problemi di Jane,
sarebbe stato troppo occupato da se stesso per poter aiutare la bimba a riconquistare
fiducia nel divertimento e nell’immaginazione.
Non si ritiene che lo scarso successo del film possa essere attribuito alla figura di
Peter Pan, simbolo di disagi più che mai attuali, piuttosto alla scarsa originalità della storia
creata, spesso basata su cliché molto sfruttati.
8
Una ulteriore rilettura del personaggio di J. M. Barrie è stata fatta in psicologia: ci si
riferisce alla sindrome di Peter Pan. Questo disturbo si presenta in genere in bambini che
provengano da famiglie benestanti e ha preso il nome da Peter poiché chi ne soffre si
comporta in maniera similare a quella del bambino che non voleva crescere.
Infine si è riscontrato come il nome di Peter Pan compaia nei campi più diversi: dai
videogiochi a tutto il necessario per organizzare una festa; dal nome di una discoteca in
Italia al nome di una ditta che vende pesce in scatola negli Stati Uniti; dal nome di un
cavallo al nome di una compagnia di pullman.
9
CAPITOLO 1: IL LIBRO “PETER PAN ” DI J. M. BARRIE
1.1 La letteratura per l’infanzia nel Regno Unito dalle origini a J. M. Barrie
3
1.1.1 Le origini
La letteratura per l’infanzia in Inghilterra nasce nel ‘700, ma già Chaucer nel 1300 scrisse
A Treatise on the Astrolabe (1391) per il figlio e fece raccontare alcune storie di animali ai
suoi personaggi nei Canterbury Tales. Durante il Medioevo vennero scritti diversi poemi
cavallereschi che narravano le gesta di re Artù (ciclo bretone) o di Carlo Magno (ciclo
carolingio); non erano destinati ai ragazzi, ma erano adatti anche a loro.
Con la diffusione della stampa anche i libri per bambini ebbero maggiori spazi, il
primo stampatore inglese, William Caxton, tradusse e stampò il Book of the Knight of La
Tour-Laundry, (1371-72), scritto da Geoffrey de la Tour Laundry; il testo era rivolto ai
genitori perché lo leggessero alle figlie. Nel 1484 Caxton pubblicò, sempre dal francese,
alcune favole di Esopo con 185 xilografie e più tardi anche dei romanzi cavallereschi per
adulti che vennero letti anche dai ragazzi
4
.
A partire dal 1500 si diffusero hornbooks, primers, chapbooks e nursery rhymes. I
primi erano delle tavolette di legno cui venivano fissati dei fogli con stampati i numeri,
l’alfabeto e le preghiere, il tutto ricoperto da una pellicola trasparente che ne consentiva
l’uso senza timore di rovinarli. I primers erano sillabari e abbecedari o libri di preghiere e
devozione cristiana, scritti quasi sempre in latino. I chapbooks erano invece dei libri
economici dal formato ridotto e in veste dimessa con riportati semplici motti popolari, che
venivano venduti porta a porta da ambulanti; questi, assieme alle ballate, costituiscono le
prime vere fonti della letteratura per bambini. Le nursery rhymes erano filastrocche
bizzarre e pervase da nonsense, venivano raccontate nella stanza dei giochi ed erano
amatissime dai bambini.
3
Per scrivere questo paragrafo mi sono avvalsa di:
Appunti del corso sulla letteratura per l’infanzia tenuto dalla Professoressa dell’Università Statale di Milano
Francesca Orestano per l’anno accademico ‘97/’98
C. Bravo Villasante, Storia universale della letteratura per ragazzi, Emme Edizioni, 1981
M. Valeri, E. Monaci, Storia della letteratura per i fanciulli, Giuseppe Malpiero, Bologna, 1961
4
Cfr. Bravo Villasante, op. cit., p.68
10
Nel ‘600 puritano si elaborano scritti religiosi per ragazzi appartenenti
all’aristocrazia e alle classi più elevate. Il bambino era visto come un essere peccaminoso,
un adulto mancato e gli si doveva insegnare a essere un buon cristiano. A questo scopo si
pubblicavano i “libri esemplari”, biografie di bimbi morti di “morte cristiana” e i little goodly
books, con rime, filastrocche e pochi indovinelli che dovevano indottrinare e orientare il
piccolo lettore.
Con la riforma protestante, cominciata nel 1534, l’inglese assunse una nuova
posizione di fronte a Dio; non c’era più un intermediario tra i due e il credente dovette
imparare a leggere la Bibbia da solo. In questo modo la religione fece sì che il grado di
alfabetizzazione aumentasse anche tra le classi meno abbienti e il mercato librario si
allargò.
Il libro più diffuso in questo periodo fu The Pilgrim’s Progress (1678) di John
Bunyan. Narra la storia di un pellegrino in viaggio verso la città celeste, è una quest farcita
di precetti morali scritta in forma piacevole, adatta anche a un pubblico non ancora adulto.
11
1.1.2 Il Settecento
La cultura laica del ‘700 fu grandemente influenzata dalle teorie di John Locke, anche nel
campo della pedagogia. Egli riteneva che il bambino fosse una tabula rasa e che dovesse
imparare a leggere non appena ne avesse avute le capacità. Per far sì che il bambino
apprendesse il più possibile, le letture dovevano essere piacevoli e arricchite da figure,
egli doveva acquisire le nozioni divertendosi così da non rifiutare l’istruzione
5
.
L’autorità massima del ‘700 sui bambini fu Rousseau, che con Émile (1762) diede
delle nuove linee di pensiero riguardo a questa creatura che fino ad allora non era quasi
stata considerata. Grazie al filosofo francese l’infanzia fu rivalutata e venne vista come un
momento prezioso, durante il quale il bambino, fondamentalmente buono, doveva essere
educato secondo canoni naturali.
Sull’onda della dottrina di Locke, John Newbery, il primo stampatore per bambini,
pubblicò molti libri che divertivano e insieme insegnavano, come il Libro della lotteria
6
. Nel
1744 diede alle stampe A Little Pretty Pocket Book, il primo libro stampato esclusivamente
per un pubblico infantile, che conteneva anche il racconto Jack the Giant Killer.
I più piccoli apprendevano tramite il canto e nel 1714 Isaac Watts scrisse Divine
Songs Attempted in Easy Language for the Use of Children che fu molto popolare ed ebbe
molte edizioni.
Durante questo secolo molte furono le donne che scrissero per i bambini, spesso
appartenevano alla middle class, erano colte e avevano tempo per leggere e per scrivere.
Sarah Fielding (1710 - 1768) è una di queste: scrisse The Governess: or, the Little Female
Academy (1749) in cui sono raccolte favole realistiche, piccoli episodi di vita quotidiana
ambientati nella scuola di una ideale insegnante. Sarah Fielding fu la prima a scrivere una
storia per bambini che abbia come protagonisti dei bambini simili al lettore.
La scrittrice più famosa fu Maria Edgeworth
7
(1767 – 1849), che cominciò a scrivere
da molto giovane, prima col padre e poi da sola. Le sue opere più famose sono Letters to
Literary Ladies, (1795), The Parents’ Assistant” (1796), Blinda (1801) e Practical
Education del 1798, Harry and Lucy (1801), all’interno di Early Lessons, che ebbe un
enorme successo e Castle Rackrent (1800), in cui venivano descritte le usanze scozzesi e
che fu consultato da Walter Scott. Di solito Maria Edgeworth raccontava le storie ai suoi
numerosi fratelli e se piacevano le metteva per iscritto.
5
Cfr. Valeri, Monaci, op. cit., p. 36
6
Cfr. Bravo Villasante, op. cit., p. 73
7
Per una più approfondita informazione sulle scrittrici di quest’epoca si veda:
IBIDEM, pp. da 79 a 88
12
Figura altrettanto importante fu Anna Letitia Barbaud (1745 – 1825), donna molto
acculturata, scrisse Lessons for Children of Two to Three Years Old (1778), Hymns in
Prose for Children (1781) e Evenings at Home, or the Juvenile Budget Opened (1782) col
fratello. Nel 1811 pubblicò The Female Speaker, un’antologia per ragazze con una
raccolta dei migliori scrittori e poeti inglesi con una sua prefazione.
Sulle orme di A. L. Barbaud si mosse Sarah Trimmer (1741 – 1810) spinta dagli
amici a scrivere le lezioni che era solita impartire ai suoi dodici figli. Nel 1782 scrisse An
Essay Introduction to the Knowledge of Nature) e Sacred History Adapted to the
Comprehension of Young Persons (1784), una raccolta di brani scelti dalle Sacre Scritture
con annotazioni e commenti per gli adolescenti. Scrisse inoltre letteratura non pedagogica
come le Storie meravigliose e pubblicò due giornali per adulti: The Family Magazine
(1788-89) e Guardian of Education (1802-06).
Altre scrittrici da ricordare sono Lady Eleanor Fenn (1743 – 1813), Dorothy (1735-
1836) e Mary Jane Kilner e Mary Wollstonecraft (1759 – 1797).
Tra gli uomini scrisse per l’infanzia Thomas Day (1748 – 1789) che ebbe un certo
successo con The History of Sandford and Merton (1783).
13
1.1.3 L’Ottocento e il Novecento
Durante l’Ottocento la figura del bambino venne rivalutata, soprattutto grazie ai romantici
che lo vedevano come una creatura primitiva ancora vicina alla natura e quindi
particolarmente sensibile. C’era però una corrente di pensiero che riteneva che il bambino,
cattivo, impulsivo e trasgressivo per natura, dovesse essere educato. Questa convinzione
decadde nel momento in cui furono evidenziate le pecche della società, il bimbo che se ne
discostava risultava vincente, ne è un esempio Huckleberry Finn di Mark Twain.
Durante il vittorianesimo il bambino venne visto come un individuo con una propria
personalità che attraversava il periodo spensierato dell’infanzia, periodo isolato dai
momenti di vera responsabilità. In questi anni il fine della letteratura doveva essere quello
di educare i futuri sudditi inglesi, di stimolare e incuriosire i ragazzi a vedere i luoghi esotici
dell’impero e di preparare le ragazze a essere brave madri e mogli.
Mary e Charles Lamb
8
diedero il via a una serie di adattamenti per bambini con
Tales from Shakespeare (1807). Visto il successo dell’opera furono pubblicate riduzioni
anche di Robinson Crusoe, dei Gulliver’s Travels, delle Arabian Nights, di Moby Dick, di
Treasure’s Island e di libri di Kipling e Twain.
L’Ottocento fu il secolo in cui i fratelli Grimm raccolsero per una ricerca filologica le
fiabe orali tedesche, che vennero poi tradotte in inglese. Si riscoprirono anche le favole
medievali, che vennero apprezzate per gli ideali antindustriali diffusisi durante l’epoca
vittoriana.
Un filone pedagogico che si sviluppò all’inizio del secolo fu l’awful warning che
consisteva in libri che contenevano ammonimenti per i bambini, alcuni erano molto crudi e
volevano spaventare il lettore. Coleridge si levò contro queste storie che indebolivano la
voglia di leggere dei bambini.
Diversi furono gli scrittori di awful warning, a cominciare dalle sorelle Ann e Jane
Taylor, imitate da Elizabeth Turner che nel 1807 scrisse La farfalla ovvero ammonimenti in
versi per bambini dai quattro agli otto anni. L’anno successivo James Parkinson scrisse
Giochi pericolosi, Mary Elliot pubblicò L’orfano, Storie per bambini e Storie per bambine.
Moglie di un missionario, Mrs. Sherwood (Mary Martha Butt, 1775 – 1851) riportò le
esperienze vissute in India in diversi libri, Il pellegrino indiano (1810), La ragazza e il
precettore (1813), Little Henry and his Bearer (1815) e The Fairchild Family (1813).
8
Cfr. Valeri, Monaci, op. cit., p.242
14
Ci fu anche una letteratura più piacevole. William Roscoe (1753 – 1831) realizzò
per la rivista The Gentlemen’s Magazine illustrazioni di animali accompagnate da un breve
testo; il titolo dell’articolo era The Butterfly's Ball, and the Grasshopper's Feast (1806),
descriveva il comportamento di questi animali durante un ricevimento.
In questi stessi anni, Dickens pubblicò diversi romanzi con bambini come
protagonisti, ma i destinatari dei libri erano gli adulti, dal momento che lo scrittore
esprimeva un’aspra critica nei confronti della società, che i più piccoli non avrebbero
potuto cogliere.
Catherine Sinclair (1800 – 1894) portò una ventata di nuovo nella letteratura
infantile con la Holiday House (1839), racconto spiritoso con personaggi comici, con cui
introdusse il tono del nonsense nella prosa. Scrisse inoltre “Le assurde storie di giganti e
di fate” e Letters for Children (1861).
Illustratore di piante e animali per la Società Zoologica, Edward Lear
9
(1812 – 1888)
scrisse e illustrò per i nipoti A Book of Nonsense (1846), Laughable Lyrics (1877),
L’alfabeto matto e la Botanica assurda (1888).
Ancora nel campo dell’assurdo nasce Alice’s Adventures in Wonderland (1865) di
Lewis Carrol
10
(Charles Dodgson, 1832 – 1898), professore di matematica a Oxford. Egli
passava molto tempo con le figlie di un amico che amavano sentirgli raccontare storie, un
giorno gli chiesero una favola assurda e così nacque il capolavoro. Qualche anno dopo
(1871) Carrol scrisse Through the Looking Glass in cui Alice incontra diversi personaggi
tipici delle nursery rhymes.
Soprattutto tra i grandi scrittori si riscontra una forte divaricazione di gender tra
ragazzi e ragazze. Stevenson (1850 – 1894) e Kipling (1865 – 1936) scrivono per i
bambini, narrano di avventure in mondi esotici.
A cavallo tra Ottocento e Novecento vengono anche pubblicati due giornali: il Boy’s
own Paper per bambini e il Girl’s own Paper per bambine, di durata inferiore.
Oscar Wilde (1850 – 1900) si cimentò nelle letteratura infantile con The Happy
Prince and Other Tales (1888) una raccolta di racconti impregnati di simbolismo. John
Ruskin (1819 – 1890) scrisse il racconto “The King of the Golden River” (1841) e “Dame
Wiggins of Lee and Her Seven Wonderful Cats”
11
.
9
Cfr. Bravo Villasante, op. cit., pp. 88, 89, 90
10
IBIDEM, pp. 90, 91, 92, 93, 94
11
IBIDEM, pp. 97, 98
15
Black Beauty (1877) di Anna Sewell anticipa la moda di antropomorfizzare gli
animali protagonisti dei libri. Black Beauty è un cavallo che racconta in prima persona la
storia della sua vita; il risultato è un romanzo fortemente didattico.
Il Novecento vede la fine della Golden Age (1850 – 1910) della letteratura per
l’infanzia: gli scrittori e le scrittrici più famosi che scrissero per i bambini durante il primo
decennio dei Novecento sono Edith Nesbit, Beatrix Potter e Kenneth Grahame. Tutti
esprimono la nostalgia del mondo naturale e infantile che hanno vissuto da piccoli, i temi
che affrontano sono quelli dell’ostilità del mondo adulto e della conseguente solidarietà
infantile, attuata per combattere la solitudine. Gli adulti sono visti come dei che guardano
dall’alto, che non si interessano dei problemi dei bambini e tanto meno li sanno
comprendere.
16
1.2 James Matthew Barrie
Peter and Wendy è intriso di elementi autobiografici, perciò ritengo necessario riportare la
vita dell’autore.
James Matthew Barrie nacque il 9 maggio 1860, nella cittadina di Kirriemuir in
Scozia. Il padre, David Barrie, era un tessitore e la madre, Margaret Ogilvy, figlia di un
tagliapietre, adottò un’educazione piuttosto rigida per i suoi dieci figli.
Quando Barrie aveva appena sette anni il fratello più grande, il preferito della
madre, morì in un incidente di pattinaggio e il piccolo James cercò di sostituirlo per
consolarla. Si creò così un rapporto molto stretto tra i due che influenzò tutta la vita e la
maggior parte dei lavori dello scrittore; c’è chi attribuisce a questo legame l’incapacità di
Barrie di avere un rapporto stabile con le donne. Stranamente l’autore del bambino che
non voleva crescere arrestò la sua crescita fisica a 14 anni e un metro e 50 centimetri di
altezza.
Nel 1868, all’età di otto anni, James seguì il fratello Alexander a Glasgow, dove
studiò e si appassionò al teatro, passione che coltivava già da piccolo nella lavanderia di
casa. Conseguì all’università di Edimburgo nel 1882 il titolo di Master of Arts, presso la
Dumfries Academy. Già durante gli anni della scuola Barrie scrisse articoli per mantenersi.
Finita l’università lavorò per il Nottingahm Journal, nel 1885 si trasferì a Londra
dove scrisse come giornalista freelance per la St. James’ Gazette e per alcune riviste
periodiche. Le opere più famose di questo periodo sono gli “Auld Licht Idylls” (1888) e “A
Window in the Thrums” (1889), entrambi racconti che illustrano la vita scozzese. Inoltre
Barrie scrisse My Lady Nicotine (1890), in cui fa un elogio della nicotina che lo aiutò a
contrastare i mal di testa che lo colpivano di frequente
12
; e The Little Minister (1891), un
romanzo melodrammatico che ebbe un discreto successo e rese noto l’autore.
12
F. M. Cataluccio (a cura di), Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere, Feltrinelli, Milano, 1992
17
Durante la lavorazione di Walker, London del 1892 Barrie conobbe Mary Ansell, che
sposerà due anni dopo; il matrimonio non sarà dei più felici e i due divorzieranno nel 1909.
Lo scrittore si ispirò alla sua storia con la moglie per scrivere due romanzi Sentimental
Tommy (1896) e il suo seguito Tommy and Grizel (1900).
Sempre nel 1896 Barrie pubblicò Margaret Ogilvy, una biografia della madre morta
l’anno prima, a cui era particolarmente affezionato.
Nel 1897 avvenne il fortunato incontro con la famiglia Llwelyn Davies nei giardini di
Kensington, dove Barrie era solito passeggiare col suo cane Porthos, che ispirerà la figura
di Nana. I Signori Llwelyn Davies avevano tre figli, altri due nasceranno in seguito, che
aiutarono lo scrittore a realizzare il suo personaggio più conosciuto, Peter Pan. Barrie si
affezionò talmente a loro che nel 1910, alla morte dei genitori, li adottò.
Il 1902 fu un anno felice per Barrie, due delle sue commedie più famose vennero
prodotte a Londra: Quality Street, in cui due sorelle aprono una scuola e The Admirable
Crichton, in cui un maggiordomo salva un’intera famiglia dopo un naufragio. Inoltre fu
l’anno di “The Little White Bird”, il racconto in cui per la prima volta Peter Pan fa la sua
comparsa. E’ la storia di un adulto che accompagna un bambino attraverso i giardini di
Kensington raccontandogli fiabe sulle fate.
Due anni dopo Barrie scrisse la commedia teatrale Peter Pan, or The Boy Who
Would Not Grow Up, che diventerà appuntamento natalizio per eccellenza per molte
famiglie londinesi. Visto il successo dell’opera Barrie pubblicò “Peter Pan in Kensington
Gardens”, una raccolta dei capitoli di The Little White Bird in cui compare Peter.
Peter and Wendy venne edito nel 1911, è la versione in prosa della favola di Peter
Pan, che ebbe tanto successo in teatro.
Barrie continuò a scrivere soprattutto per il teatro ma si cimentò anche con il
cinema; durante la prima guerra mondiale, assieme a K. Jerome, Arthur Conan Doyle e
P.G. Wodehouse, girò un film western
13
.
Le ultime due commedie teatrali che scrisse sono Dear Brutus (1917) e Mary Rose
(1920), entrambe opere di fantasia; la prima narra di un gruppo di persone che
attraversano una foresta magica in cui diventano le persone che sarebbero state se
avessero fatto scelte diverse nella vita. La seconda è la storia di una madre che cerca il
figlio scomparso e diventa un fantasma.
13
www.kirjasto.sci.fi
18
Durante gli ultimi anni di vita, Barrie soffrì del crampo dello scrittore ed essendo
ambidestro scrisse con la mano sinistra; dichiarò che le opere scritte con questa mano
erano più strane e meno razionali
14
.
Lo scrittore ricevette alcune importanti onorificenze: diventò baronetto nel 1913,
ricevette l’Order of Merit nel 1922, fu eletto preside della St. Andrew's University e infine
nel 1930 divenne rettore dell’università di Edimburgo.
Barrie morì il 3 giugno 1937 lasciando i diritti d’autore di Peter Pan al Great Ormond
Street Hospital for Sick Children di Londra.
14
www. tartans.com