9
ξ Nel primo capitolo, In cammino verso il sud, mi occupo di una
descrizione dell’uomo Nietzsche, la sua vita, la sua formazione,
il suo pensiero con riferimento ad essenziali cenni biografici
necessari a comprendere i motivi della sua fuga verso i paesaggi
del sud. L’incontro con l’Italia e in particolar modo con la
Liguria, segnerà una fase fondamentale nello sviluppo filosofico
dell’autore, che mi propongo di esaminare.
ξ Il secondo capitolo, L’energia ritrovata, la grande salute
illustra appunto il modo in cui la regione e il capoluogo
genovese abbiano influenzato profondamente il “modus
vivendi” del filosofo e come alcune parti dei suoi scritti
fondamentali siano nati proprio a Genova. Dopo un’analisi
dell’Erlebnis ligure dell’autore e del suo pensiero relativo a
quell’esperienza, intendo illustrare in questa parte il concetto di
archetipo: la Liguria come immagine assoluta e definitiva di
rinascita fisica e spirituale, archetipo di una Weltanschauung
totalmente nuova per Nietzsche.
ξ La terza parte, l’apoteosi del pensiero, racchiude una breve
analisi della massima opera nietzschiana, in relazione
all’influsso che la grande salute ritrovata e i nuovi luoghi di
soggiorno (Ruta Ligure, Rapallo, Portofino…) hanno avuto
sulla terza fase di pensiero dell’autore. In Riviera, infatti, la
filosofia di Nietzsche raggiunge la massima espansione ed i
luoghi del Tigullio diventano simbolo di quest’illuminazione.
E’ poi descritto l’antico tipo ligure in quanto probabile fonte
d’ispirazione per l’autore nella fase precedente la visione
dell’uomo nuovo e profeta Zarathustra che assalì il filosofo
nella nostra regione, durante una passeggiata.
10
ξ La conclusione, incentrata nuovamente sul tema“i luoghi come
archetipi”, indica in che modo l’esperienza del filosofo abbia
dato origine ad un modo d’essere e ad uno stato d’animo tipici
soltanto di colui che è venuto profondamente a contatto con la
realtà ligure. Ne è prova il “ligurischer Komplex”
dell’espressionista tedesco, seguace di Nietzsche, Gottfried
Benn, ridefinito dallo stesso in alcune liriche, che mi propongo
di considerare in quest’ultima sezione del lavoro.
11
“Die Landschaft ist der Hintergrund von Nietzsches
Denken […].
In seiner Welt sind Natur und Elemente nicht nur wie
anschauliche Gemälde oder wie gehörte Musik,
sondern wie undarstellbarer Typus des Wirklichen, das
unmittelbar als er selbst spricht.”
2
K. Jaspers
2
K. JASPERS, Nietzsche. Einführung in das Verständnis seines Philosophierens, De Gruyter, Berlin/New York, 1981
p. 368 cit. in S. GÜNZEL, Geophilosophie. Nietzsches Philosophische Geographie, Akademie Verlag GmbH, Berlin
2001, p. 241: “ Il paesaggio è lo sfondo del pensiero di Nietzsche […].Nel suo mondo la natura e gli elementi non sono
visti soltanto come chiari dipinti o come musica udita, bensì come l’irrappresentabile tipo della realtà, l’immediato che
egli stesso predica”
12
Introduzione
Tratti caratteristici della Liguria e di Genova nei secoli
scorsi
“Genova dovrebbe fungere da
intermediaria tra la Germania e
l’Italia; è un passaggio dall’ideale al
reale, da una vita d’immaginazione al
benessere fisico.”
3
Se l’Italia è considerata universalmente il giardino del mondo,
la regione Liguria può quasi essere definita come il giardino dell’Italia
e le due riviere angoli di paradiso di questo parco incantato.Il clima di
questa striscia di terra è tra i più miti d’Italia; il territorio è esposto a
mezzogiorno ed è protetto dai venti freddi dalla catena delle Alpi
Marittime e dagli Appennini. Già nel 1750/1800 gli inglesi
preferivano questa terra per il suo clima soleggiato e per la sua
temperatura pressoché costante tutto l’arco dell’anno o quantomeno
con minime escursioni termiche. Illustri clinici del tempo
consigliavano ai pazienti affetti da tisi questa regione proprio per
queste caratteristiche. Ma era anche comune convinzione che il
connubio “aria – sole” offrisse particolari rimedi per i dolori reumatici
e soprattutto per la depressione. Ed effettivamente la tipologia del
paese, con i suoi aranci, limoni e cedri sempreverdi, con i loro
profumi inebrianti, carichi di frutti e coperti di fiori, aveva tutte le
caratteristiche per allietare l’animo melanconico del villeggiante.
2
E. KANCEFF, Genova nel romanticismo francese in Genova, p. 28
13
Villeggiante, ospite, straniero… non turista! La terra e la
conoscenza dei luoghi sono adatte a persone dal lento passo, non a
gente frettolosa… Infatti a Genova centocinquant’ anni fa si arrivava
ancora a dorso di mulo! In molti punti la strada era rappresentata da
un sentiero scosceso a strapiombo, che s’inarcava su scogliere a picco
sul mare.
“La strada di levante e quella di ponente (verso la
Francia) essendo entrambe impraticabili per le
vetture, esigono l’impiego di un numero prodigioso
di bestie da soma e ne entrano a Genova sedicimila,
a quanto si assicura.”
4
Era il tempo del Romanticismo. Per i rampolli delle famiglie più
agiate era considerato quasi obbligatorio un “Grand Tour” in Italia,
cioè quel viaggio di formazione che giovani aristocratici e facoltosi
gentiluomini intraprendono per conoscere Olanda, Francia, paesi di
lingua tedesca, svizzera e soprattutto, l’Italia. La bellezza di questi
paesaggi doveva penetrare in loro, elevare il loro sentimento a quell
“ésprit de finesse” che il loro status imponeva rispetto alle sterminate
folle di miserabili. Un osservatore di grande acume, Francois de
Mercy – Argentau, discendente da una famiglia di nobile lignaggio
belga, ci lascia una stupefacente visione d’insieme dell’ampio golfo di
Genova:
4
L. SIMOND, Voyage en Italie et en Sicilie, Sautelet, Paris 1828, II p. 383 , in Genova , p. 29
4
F. DE MERCY ARGENTEAU, Souvenirs de l’Italie en 1827-1828-1829 ms inediti XIV, pp. 14-15 in Genova, pp.
31/32
14
“Il giorno spuntava appena quando, alla sommità del
cammino e nella discesa opposta, vidi che i vapori
cominciavano a innalzarsi dall’orizzonte; ben presto il velo
si levò interamente e le acque bluastre del Mediterraneo mi
apparvero tra due cime di montagne coperte di neve…Si
passa in un batter d’occhio, e come per un incantesimo
dall’inverno agli aranci fioriti…Fra le sommità aride e
coperte di ghiacci si forma l’inquadratura del bel golfo di
Genova […] un sole brillante, un cielo puro rischiarano un
lungo orizzonte di mare. La neve e gli oscuri geli invernali
sono scomparsi; ritrovo la bella Italia.”
E continua la sua descrizione dicendo:
”Percorro strade fiorite; l’arancio e il fico sono coperti di
foglie e di frutti ed ombreggiano i giardini. Mi spoglio dei
miei vestiti invernali, entro in Genova; le finestre del mio
appartamento che danno sul porto sono ornate di vasi
fioriti. Sono passate solo ventiquattro ore da quando
pranzavo a Torino, seduto accanto a un bel fuoco e la neve
oscurava l’aria”.
5
Da un clima autunnale a uno dolce e primaverile: ecco perché la
Liguria sbigottisce chiunque! E’questo contrasto ”qui enivre les sens
et exalte l’imagination”.
6
E il nobile belga non è l’unico a soggiornare
qui : Andersen, Flaubert, Dumas, Stendhal, Heine, Cechov, Dickens,
anche l’americano Mark Twain. Il primo ricorda:
6
F. DE MERCY ARGENTEAU, op.cit., p. 20
6
G.MARCENARO, Viaggiatori stranieri in Liguria, De Ferrari editore, Genova 1990, p. 111
15
”Il viaggio da fare verso il sud, lungo il mare è uno dei più
belli che si possono fare. Genova poi sorge sulle colline, in
mezzo a oliveti verdi – azzurri…“
7
La nostra terra riserba altre sorprese oltre a quelle naturali.
Come sappiamo, Genova, con particolare tenacia ed operosità aveva
assunto un ruolo fondamentale nel Mediterraneo. La fierezza di questo
antico popolo – secondo recenti studi sembra che in Italia le due stirpi
più antiche siano la ligure e la sarda - è espressa dalle parole del Doge
Franceso Maria Lercari il quale, dopo una sconfitta con la Francia,
recatosi in atto di omaggio alla corte del re Sole, venne invitato a
prendere visione dei giardini di Versailles e della magnificenza della
reggia. Alla domanda di Luigi XIV su cosa l’avesse colpito di più
durante la visita, egli, candidamente rispose “Mi chi” (“il fatto che io
sia qui”). La sua risposta lasciò sbigottita la corte e non fu capita in un
primo momento… Sembrava quasi che la reggia non avesse più di
tanto estasiato l’uomo che stava a capo di una città “domina atque
regina”
8
; città che aveva saputo elevare grandiose opere
architettoniche trasformando l’aspetto del territorio “macilentum atque
ieiunum”.
9
Duecento anni dopo sarà proprio un francese, Jules Janin, a
dare una spiegazione del perché di questa risposta :
8
D. ASTENGO, L’occhio del pittore in Genova, p. 158 : “signora e sovrana”
9
D. ASTENGO, op.cit. : “magro e povero “
16
”Per capirla, quella risposta che in fondo è molto semplice
e bella, bisogna aver conosciuto Genova e aver visitato da
cima a fondo i suoi palazzi… Se i cortigiani di Luigi XIV
avevano creduto di stupire il doge di Genova con lo
splendore e la magnificenza di Versailles, è perché essi
ignoravano da quale città egli provenisse [...] Più vedrete
da vicino i palazzi di Genova e meglio capirete la risposta
di quel Doge”.
10
Bisogna ricordare infatti che in Italia spesso le corti, le nobili
casate o le città note facevano a gara in termini di eleganza, stile, lusso
e ornamenti sia tra di loro, sia con i regni nazionali, quali appunto la
Francia. Di conseguenza ogni città prestava attenzione ad opere
artistiche ed architettoniche, curava corti, giardini, fontane, statue ed
è proprio per questo che ancora oggi in Italia si può trovare un così
vasto numero di città d’arte e quasi ognuna di queste porta con sé un
notevole bagaglio culturale. In questo caso, a Genova il Doge viveva
in un lussuoso palazzo di marmo e aveva a sua disposizione architetti
come Francesco Falcone e Carlo Fontana. Al suo servizio si trovava
anche il pittore Paolo Veronese e lo stesso Van Dyck sembra che
avesse avuto l’incarico di dipingere la moglie, il figlio e persino il
cane del Doge. La sua camera era affrescata dall’ Aldobrandini e il
suo palazzo ricco di giardini pensili….insomma, senza voler togliere
nulla alla meravigliosa reggia di Versailles, questo aneddoto ci
illumina sulla grandezza- spesso misconosciuta - della città di Genova,
che per il suo fasto fu definita “La Superba”.
10
J. JANIN, Voyage en Italie, Ed. Bourdin, Paris 1842 in Genova, pp. 57/58
17
“Genova superba, potrò mai dimenticarti? Tu splendido
portale d’ingresso in un paese benedetto da
Dio….Attraverso le tue porte sono entrato per la prima
volta in Italia”.
11
Questa città lascia il viaggiatore piacevolmente stupito: il mix di
profumi intensi di arbusti selvatici e alberi da frutta, i colori brillanti
di mare e colline incantano i viaggiatori nordici. Sebbene Genova
fosse raggiungibile attraverso molte difficoltà, sia per mare sia per
terra, - difficoltà eccitanti per gli “scopritori” i quali godevano
dell’orrore del paesaggio selvaggio e dello scenario sublime che si
presentava loro innanzi – essa appariva splendida a coloro che vi
giungevano per la prima volta. Le sue facciate marmoree – non a caso
Genova fu definita la “città di marmo” – lasciavano increduli e
sbigottiti gli spettatori. Gustave Flaubert ad esempio venne in Liguria
nel 1845 e racconta:
“Ho visto una bellissima strada, la via Aurelia e ora sono
in una bella città, Genova. Cammino sul marmo, tutto è di
marmo: scale, balconi, palazzi. I palazzi si toccano, tanto
sono vicini e, passando dalla strada, si vedono i soffitti
patrizi tutti dipinti e dorati. Vado a visitare le chiese, sento
cantare e suonare l’organo, guardo i monaci osservo i
paramenti sacri, gli altari, le statue; […] qui spalanco gli
occhi su tutto …”
12
11
J.J.JARVES, Italian sights and Papal Principles, Harper and Brothers, New York 1856, p. 9 in Genova, p. 73
12
C. PAGLIERI, I Liguri , Ed. Sonda, Torino 1969, p. 103.
18
“Temiamo di non trovare nulla di più bello” scriveva lo scrittore
britannico Walpole all’amico Thomas Gray.
13
Infatti Genova nei
secoli passati era considerata ”une des plus belles et des plus
marchandes villes de toute l’ Italie” secondo quanto contenuto in Les
delices de l’Italie
14
, una giuda che fu un preciso riferimento per tutti i
viaggiatori.
I palazzi ben disegnati e maestosi stupivano i più per non essere
stati costruiti da veri principi, bensì da mercanti e signori; anche le
chiese, non meno splendide dei palazzi suscitano l’ammirazione dei
presenti. Le osservazioni degli stranieri ci inducono a pensare che tutti
i sensi siano assaliti in questa città, ove nature e prodotti dell’uomo si
intrecciano in un’unione che sgomenta il visitatore. Vari “uccelli di
passo”, come Byron designava i viaggiatori di passaggio, furono
colpiti dalla brevità delle notti e dalla dolcezza del clima.
Ma è soprattutto l’intensità dei colori che entusiasma le anime più
sensibili. Scrive Dickens all’amico pittore Maclise descrivendo il
panorama dalle finestre di Villa Bagnarello ad Albaro:
15
“ Ma un tal verde – verde – verde - come quello che palpita
nella vigna sotto le mie finestre, quello non l’ho mai visto
prima; né quel lilla o quel viola che sta sospeso fra me e le
colline lontane; né ho mai visto – da nessuna parte –
quadro, libro, discorso verbale un tale azzurro solenne,
sacro, impenetrabile come in quel mare…”
16
13
G.TREASE, The Grand Tour, Heinemann, London 1967, p. 151
14
DE ROGISSART, Le delices de l’Italie, IV, Devid, Paris 1707, pp. 79- 102 in Genova, p. 163
15
Oggi sono stati però soppressi i vigneti, che lo scrittore ricorda come la meta dei suoi vagabondaggi felici,
e la vocazione decisamente residenziale di Albaro ne ha fatto uno dei quartieri più eleganti di Genova e ha
favorito la realizzazione di impianti sportivi e di case di salute.
15
The letters of Charles Dickens, 11 Voll., a cura di K. Tillotson , ed. Pilgrim, Oxford, 1977, IV, p. 159
19
La luce accecante, i colori del Mediterraneo, i profumi della costa, si
insinuano lentamente nell’animo dei visitatori. Visitatori di tutte le
nazionalità e di diversa sensibilità si confrontarono con questo lembo
di terra; transitarono o vi si soffermarono poeti, filosofi, musicisti,
pittori, scrittori; semplici personaggi che viaggiavano per diletto
lasciarono ragguardevoli descrizioni. Ognuno dal suo punto di vista
parlò di questa terra, ogni visitatore coglieva il “suo” aspetto della
regione, della città, dei suoi dintorni, che nei decenni si andava via via
modificando.
In seguito, con l’annessione della Repubblica Ligure al regno di
Piemonte (Congresso di Vienna-1815), i Savoia estesero notevolmente
il loro territorio e si affacciarono sul mare. Lo stato piemontese si
andava via via industrializzando, passando da un settore
prevalentemente tessile (cotonifici presso Torino, nel novarese, nel
canavese) a quello più siderurgico e meccanico. Questi ultimi due
settori furono incentivati dalla richiesta di telai, ruote idrauliche,
turbine, caldaie a vapore, utensileria varia da parte dell’industria
tessile. Inoltre la domanda di manufatti proveniente dall’esercito, dalla
marina e dalle ferrovie favorirà la crescita della grande industria come
la Tylor e Prandi (poi Ansaldo) a San Pier d’Arena o le officine
torinesi di Porta Susa.
17
Si sviluppa così la cantieristica, siderurgia, il
porto rifiorisce, nuove vie di comunicazione vengono aperte, le
locomotive fumanti sono uno spettacolo inconsueto nel panorama
della città. Il territorio cambiò la sua “anima naturale” attraverso lo
sviluppo industriale che se da un lato consentì un miglioramento della
situazione sotto il profilo sociale, d’altra parte compromise per sempre
il delicato rapporto tra natura e urbanità.
17
Storia d’Italia , 6 Voll. , Einaudi, Torino 1973, III, p. 584
20
Le impressioni su Genova di questo tumultuante periodo sono messe
bene in risalto dall’esule russo fuggito dalla Rivoluzione, Boris K.
Zajcev che riportiamo:
“Questa è la Liguria, il territorio di Genova. Entriamo in
città. Essa ribolle e rumoreggia di un instancabile chiasso
in tono maggiore, solare. Come se qui tutti fossero robusti
e allegri, tutti avvolti nell’aria dei mari lontani, nel sole,
nel vigore, in un’inestinguibile vitalità… Ho girato per
queste vecchie strade strette della città, ho visto come sia
limitato lo spazio nelle altre città d’Italia, ma non si può
non meravigliarsi di questa: case di quattro, cinque piani
stanno una sopra l’altra. C’è umidità, aria viziata e un
raggio di sole è una fortuna rara di un attimo. Ho visto
anche gli artigiani che lavorano nei sottosuoli; alle finestre
sono attaccati dei riflettori che raccolgono la preziosa luce
da uno stretto ritaglio del cielo azzurro, e la rimandano al
lavoratore che aggiusta un tacco, o rattoppa un paio di
pantaloni.”
E continua la sua descrizione con queste parole:
“Ed egli canta, ride, scherza con le ragazze che
passano…vive nonostante tutto. C’è una muffa verde sui
muri di queste vecchie case, macchie di ruggine color
marrone le hanno corrose e sulle corde tese si asciuga la
biancheria; dall’alto dal quarto piano calano un cestino per
le provviste, per una lettera del postino, un secchio per
prendere acqua.
21
Al di sopra di tutto questo è un continuo parlottare, un
ridere delle ragazze che sbattono, camminando, le ciabatte
di legno: l’antico, irrequieto focoso cuore d’Italia. E ancora
più giù, più vicino al mare, bettole, taverne, marinai, il
porto, barili, argani, sollevatori, foreste di alberi di navi e
…. Sopra di esse, fumando e velando l’azzurro del cielo
con ciuffi grigi di ardesia passano lentamente le navi.
Guardando il porto di Genova, si può sognare l’India,
l’Australia, Ceylon, le lingue incomprensibili, la gente di
carnagione scura, l’Asia enigmatica…si accende il
desiderio dello sconfinato e si mette in moto la fantasia
geografica. Non per nulla Colombo era oriundo di Genova,
anch’egli probabilmente attratto da queste sconfinate vie
marittime, che al tempo suo sembravano pazzia, fantasia,
mentre adesso le navi partono tranquille con gli emigranti
da Genova e arrivano col carbone e il grano a Genova.”
18
Le osservazioni di Zajcev possono condensarsi nella seguente frase:
”Questa è l’Italia ma in quell’aspetto che si può chiamare Afrodite
Pandemòs, Afrodite popolare”.
Questa sottile e frastagliata striscia di terra fu descritta da ogni
artista come l’Utopia cresciuta in un angolo di eldorado, dove forse
anche l’angoscia avrebbe subito una sconfitta. Questo forse un tempo,
il tempo di Nietzsche, quando questo angolo proprio perché impervio
da raggiungere aveva il pregio di far sentire il viaggiatore lo scopritore
di una terra che dietro ad un boschetto di cedri offriva la gioia inattesa
di una spiaggetta, di una baia o di antichi ruderi.
18
B.K.ZAJCEV, Italija, in Sobranie Socinenij,VII, Berlin Pietrograd 1923 pp. 18-19 in Genova, p. 152
22
Nietzsche trovò questa sorta di “mondo fiabesco”, che abbiamo
cercato di mettere in evidenza nei suoi peculiari aspetti, quando giunse
in Liguria. Ma innanzitutto, quando e perché il pensatore decise di
mettersi in cammino verso il sud? Che cose lo spingeva ad un simile
passo? Solo la voglia di fare anch’egli il “Grand tour” che si addiceva
a spiriti elevati?
E’quanto tenteremo di descrivere nel prossimo capitolo.