2
Decisa a migliorarsi continuamente, compiendo anche scelte molto
sofferte e anticonvenzionali: si allontana più volte dalla sicura strada tracciata da
Eduardo De Filippo gettandosi nell’avanspettacolo, proponendosi con provini a
registi giovani e ancora sconosciuti, promovendo testi di autori ignoti, scontrandosi
aspramente col Maestro, pur di non vedere calpestata la propria dignità d’attrice.
Questi scontri profondi sono culminati in un rapporto mai semplice, che ha dato ad
Isa Danieli soddisfazioni e gioie altrimenti insperabili, come quando il grande De
Filippo, ormai vecchio e malato, ma comunque ancora uomo di teatro puro, la definì
«sangue del mio sangue» in una lettera che le spedì nel 1984 a seguito della
rappresentazione di Bene mio core mio. La Danieli, a differenza degli altri attori che
hanno lavorato con De Filippo, non provò mai il timore reverenziale per il grande
maestro: la giovane età del primo incontro, solo quindici anni, l’intraprendenza e
quel certo feeling che si sviluppò tra loro le permisero di provare verso di lui rispetto
ma non paura e di avere il coraggio di rivolgersi a lui nel momento del bisogno
senza temere un rifiuto.
La sua carriera artistica non è stata facile, pur riuscendo a perseguire
sempre i propri obiettivi, spesso costruendo un sentiero tortuoso fatto di rischi,
sacrifici e sofferenze, tanto che oggi, parlando degli attori televisivi, sorride, non li
ritiene veramente attori, ma qualcosa di più simile a «impiegati comunali»
2
, per le
troppe comodità e le troppe sicurezze.
Il suo nome ha camminato con lei: nata anagraficamente come Luisa
Amatucci, si presenta nelle sceneggiate come Luisa Moretti (ricalcando il nome
d’arte della madre), per poi diventare definitivamente Isa Danieli. Il nome lo scelse
a Roma, quando stava recitando all’Eliseo nel 1955 con la compagnia di Eduardo De
Filippo. Il cognome “Moretti” era molto comune, e la giovane attrice voleva un nome
che fosse solo suo, che la distinguesse dagli altri, che in qualche modo avesse un
tocco della sua forte personalità, che rispecchiasse ciò che avrebbe voluto essere.
Racconta che per recarsi all’Eliseo passava davanti ad un ricco negozio
d’antiquariato; l’insegna “Danieli”, in caratteri dorati su vetro nero, dava un’idea di
sobria eleganza che affascinò immediatamente la sua mente di ragazzina ambiziosa.
2
A colloquio con Isa Danieli in Appendice V
3
Fu così che comunicò all’amministratore della compagnia, Carlo Argeri,
di cambiare il suo nome nelle locandine, perché da quel momento in poi lei sarebbe
stata Isa Danieli.
Un’attrice straordinaria dai mille volti e innumerevoli risorse, sempre
pronta a tuffarsi in una nuova avventura teatrale, ancora oggi, mentre festeggia i
cinquant’anni di carriera, arriva in teatro prima di tutti, è la prima ad entrare in
teatro e l’ultima ad uscirne proprio come faceva il “Direttore” De Filippo. Con umiltà,
ma con una forte determinazione sale sul palcoscenico e guarda i sipari vuoti,
immagina le luci che si accendono lentamente, mentre lei saluta il pubblico, lì il
teatro diventa magia, perché dal nulla compaiono mille facce e altrettante emozioni.
Ogni tanto, quando in teatro non c’è ancora nessuno e il silenzio accompagna la
riflessione, si siede sul proscenio e legge, e ricorda e vive.
CAPITOLO PRIMO
DAGLI ESORDI AL SUPERAMENTO DEL TEATRO EDUARDIANO
1.1 PRIMI PASSI SUL PALCOSCENICO
Isa Danieli è nata a Napoli nel 1936, figlia di Rosa Moretti e del suo
compagno Renato Di Napoli, erede di una grande dinastia di attori.
Rosa Moretti è, come spesso accadeva nell’ambiente teatrale, un nome
d’arte, essendo all’anagrafe Maria Santoro. Cambiò il nome nel 1930 su consiglio del
suo editore musicale, Americo Esposito, della casa discografica Phonotype Record,
che lo scelse in base alle sue caratteristiche fisiche, essendo Maria Santoro molto
bella e mora. La madre di Isa Danieli cominciò la sua carriera come cantante nei
salotti della Napoli bene. In seguito, notata- come piace ricordare alla figlia- sia per
la bellezza fisica che per le qualità vocali e costretta da necessità di tipo economico,
divenne attrice di sceneggiata
1
, per poi approdare, dopo un provino fatto con
Rodolfo Falvo a Radio Napoli. Rimasta vedova di Giulio Amatucci, ancora giovane e
con un figlio piccolo, per lei il teatro fu l’unica possibilità di sopravvivenza. Pur non
amandolo mai veramente, fu una necessità, non una passione.
1
Genere teatrale fiorito a Napoli tra le due guerre, che alterna il canto di una canzone
popolare famosa con la recitazione e il melologo drammatico.
5
In seguito alla relazione amorosa con Renato Di Napoli nacque Isa
Danieli, a cui però fu imposto il nome del defunto marito per evitare scandali e per
provare a dare una vita più sicura alla bambina. Il rapporto con l’attore durò poco,
sia perché osteggiato dalla famiglia Di Napoli, sia per il carattere libertino di Renato.
La dinastia Di Napoli risale a Rafele ‘e Napule (Napoli 1815- ivi 1879),
che, originariamente sarto, si diede alle scene diventando uno degli attori preferiti
da Antonio Petito
2
nelle parti di guappo e di brigante. Molti dei suoi figli divennero a
loro volta attori. Tra loro si distinse Gennaro (1860- 1929) per il suo carattere
“rammodernato e umano”, che cercò di creare un'alternativa allo strapotere artistico
di Eduardo Scarpetta, ma dopo i primi tentativi, fu costretto a riprendere il vecchio
repertorio comico, per non dichiarare fallimento. Da lui nacque Alfredo che proseguì
la stirpe con Renato, padre naturale di Isa Danieli. Nel 1953 Renato Di Napoli
interpretò il film musicale Tarantella napoletana
3
, diretto da Camillo Mastrocinque e
tratto dall’omonima rivista partenopea di Armando Curcio. Sullo schermo si
susseguono una variopinta serie di quadri, scenografie e scene tesi a illustrare i
costumi di Napoli. Le canzoni popolari- di Di Giacomo, Murolo, Di Capua, Bovio,
Gambardella, De Curtis- i balli folkloristici, le macchiette e i panorami presentano un
mondo che, ormai, non esiste più.
La Danieli ha trascorso la sua infanzia e adolescenza credendosi orfana.
Comunque l’attrice considera importante questa sua discendenza, e ama definirsi
“figlia dell’amore”, «perché probabilmente se non fossi nata figlia dell’amore non
avrei fatto neanche l’attrice»
4
.
2
Antonio Petito cominciò la sua carriera teatrale interpretando ruoli da cattivo, considerato il
re dei Pulcinella e del San Carlino, è stato anche un prolifico commediografo, benché quasi
analfabeta, come si può riscontrare dai manoscritti. Tra le sue opere citiamo Palummella
zompa e vola, Cicuzza, Sò mastu Rafele e non te ne 'ncarricà, Francesca da Rimini. Il suo
carisma e la sua genialità gli fecero acquisire una posizione inespugnabile. Morì la sera del
24 marzo del 1876 sul palcoscenico sotto gli occhi di un pubblico addolorato e frastornato
che gli tributò l'ultimo ed il più fragoroso degli applausi. Con la morte di Antonio Petito finiva
anche una gloriosa generazione di Pulcinella.
3
Il cast era formato da Teddy Barnett, Clara Bindi, Clara Crispo, Dino Curcio, Renato di
Napoli, Mario Frera, Giacomo Furia, Mirella Gagliardi, Nunzio Gallo, Amedeo Girard, Antonio
La Raina, Claudia Lawrence, Mettella Pattis, Rosita Pisano, Gigi Raffles, Dino Valdi, Lina Viti.
Soggetto e sceneggiatura a cura di Armando Curcio.
4
Intervista pubblicata su http://w3.uniroma1.it
6
Cresciuta nei camerini dei teatri nei quali si esibiva la madre («dovendo
mangiare lavorava, quindi mi ha dovuto portare con sé perché non esistevano la
balia e la babysitter»
5
), il teatro è stato per lei il desiderio più grande sin
dall’infanzia, quasi un ideale che ha amato nel suo intimo da sempre. Da bambina,
ricorda l’attrice, si divertiva a provare i costumi con cui sua madre cantava, quei
magnifici vestiti anni Quaranta e Cinquanta con cui si pavoneggiava davanti alla
“toeletta” dopo essersi truccata col rossetto, profumata, messa i tacchi “altissimi” e
pettinata in modo da apparire più alta. Il rapporto tra Isa Danieli e la madre è stato
molto intenso, anche se non sono mancati i momenti di scontro: come quando Isa
Danieli, ancora ragazzina, a circa quattordici anni, decise e comunicò alla madre che
avrebbe fatto l’attrice. La madre non voleva, aveva trascorso tutta la vita a cercare
di proteggerla da quel mondo che l’aveva fatta soffrire; ma Isa Danieli era ormai
decisa a dar sfogo alla sua passione più grande, che l’aveva affascinata da quando,
ancora bambina, seguiva la madre nei camerini e ne respirava l’aria. La ricattò:
lasciò la scuola e si chiuse in casa; la madre per tutta risposta la relegò in camera
per un mese levandole scarpe e vestiti, imponendole di indossare solo camicia da
notte e vestaglia, per farla «redimere»
6
. Alla fine, la passione della figlia e le
insistenze dei colleghi di lavoro, tra cui Gennaro Di Napoli, zio paterno che, secondo
le direttive del fratello Raffaele, vigilava silenziosamente su Isa Danieli, ebbero la
meglio sui timori materni e non appena ci fu la necessità di sostituire una giovane
attrice infortunata che interpretava il ruolo della brava ragazza, Luisa Amatucci
divenne Luisa Moretti e iniziò a lavorare con la madre in una sceneggiata, O’
Curniciello.
Durante le sceneggiate il rumore di sottofondo era costante e continuo:
il pubblico fischiava, applaudiva, commentava ad alta voce, mangiava e beveva, i
bambini piangevano, c’era un continuo andirivieni. Isa Danieli acquistò velocemente
la consapevolezza che dovesse esistere un tipo di teatro diverso, un «teatro vero»
come dicevano gli attori più esperti, e, comunque, l’esperienza con la sceneggiata-
le aveva fatto ben comprendere la madre- sarebbe stata transitoria.
5
Ibidem
6
A colloquio con Isa Danieli in Appendice V.
7
1.2 INCONTRO CON EDUARDO DE FILIPPO: «NO PICCERÈ!»
La compagnia di Eduardo De Filippo, fondata nel 1931, si chiamava
Teatro Umoristico- I De Filippo, e, oltre ai fratelli Peppino
7
e Titina
8
era formata da
attori del calibro di Tina Pica
9
, Dolores Palumbo
10
, Gennarino Palumbo
11
.
7
Cominciò molto presto a calcare i palcoscenici debuttando nella compagnia del padre
Eduardo Scarpetta, con il quale recitò fino al 1920 successivamente si alternò in diverse
compagnie teatrali ed anche in sceneggiate. Alla sua carriera di attore egli alternava quella
di autore di testi teatrali, cominciando a scrivere con lo pseudonimo di Bertucci. Il sodalizio
con i fratelli durò 15 anni, durante i quali il successo fu quasi sempre puntuale. Quando, nel
novembre del 1944, si ruppero i rapporti tra i due fratelli, Peppino formò una propria
compagnia, con la quale mise in scena, oltre ai suoi lavori, testi di Moliere, Pinter, Goldoni,
Pirandello. Il suo teatro era fatto di farsa e comicità, rivolgendo le sue mire ad un teatro più
in lingua che dialettale. Lavorò molto anche in televisione e nel cinema, soprattutto con
Totò. Ricordiamo: Totò e le donne, Peppino e..., Peppino e la nuda femmina, Totò e Peppino
divisi a Berlino.
8
Attrice di gran talento fece parte di moltissime compagnie di sceneggiate, comiche e
drammatiche. Titina si rifaceva a tutti i più grandi modelli di attrici e ha rappresentato
l'esplosione della rabbia della piccola borghesia, quella destinata alla giornaliera
sopravvivenza, quella della Napoli che soffre, che lotta. La sua recitazione scevra da ogni
artificio, la grande poesia del suo volto, della sua voce, l'hanno fatta assurgere a modello a
cui rifarsi, a cui tendere. Titina sapeva calarsi, come pochi, nei personaggi di cui vestiva i
panni, sapeva viverne i momenti magici e al contempo palpitarne le emozioni. Inizia nel
1921 al teatro San Ferdinando nella compagnia di Vincenzo Corbinci, poi nella compagnia
Cafiero Fumo come attrice comica. Oltre che in teatro lavorò molto in televisione e nel
cinema, sia con i fratelli Eduardo e Peppino De Filippo, sia con Totò. Scrisse anche delle
poesie dei lavori teatrali.
9
Il suo vero nome era Annunziata, nacque a Napoli nel 1884 da famiglia d’attori. Attrice
poliedrica veste i panni di svariati personaggi sia femminili che maschili grazie anche al suo
fisico piccolo e sottile. Attrice comica, drammatica, soubrette (lavora anche con Mico
Galdieri), s'impone come caratterista. In compagnia con Eduardo De Filippo, sin
dall’inaugurazione del San Ferdinando, viene consacrata al grande pubblico. Tina Pica aveva
creato un suo modo di recitare con la voce e la presenza scontrosa, una recitazione priva di
alcuna inflessione naturalistica, « come una maschera» (Il cattivo Eduardo, Un artista troppo
amato e troppo odiato, a cura di Italo Moscati, Marsilio editori, Venezia 1988). Muore a
Napoli nel 1968.
10
Figlia d’arte nasce a Napoli il 14 giugno del 1912. A diciotto anni entrò a far parte della
compagnia teatrale dei De Filippo, esordendo nella parte di una cameriera nell'opera La bella
trovata al teatro Kursaal di Napoli. Ben presto viene notata per la sua recitazione vivace da
Nino Taranto.
11
Nacque a Napoli nel 1931, il precoce inizio a lavorare nei teatri e nei varietà lo fece
considerare un enfant prodige. Attore versatile sia comico che drammatico, mimico. Entra
nella compagnia dei De Filippo per l’inaugurazione del San Ferdinando. Negli ultimi tempi,
Gennarino, aveva interpretato per Roberto De Simone Festa di Piedigrotta di Raffaele
Viviani. Muore nel gennaio del 1980.
8
Nel 1951 Eduardo De Filippo compra il suolo dove sorgeva il teatro San
Ferdinando
12
e inizia i lavori di ristrutturazione. Per finanziare le ingenti spese nella
stagione 1951- 1952 non forma la compagnia sceglie di fare cinema
13
, che fu, per
lui, un’attività assidua, ma mai la principale, quasi un «sottoprodotto […] delle
fatiche teatrali»
14
.. Nel 1954 inaugura il suo San Ferdinando con Palummella zompa
e vola di Antonio Petito.
Il San Ferdinando era luogo molto caro a tutti i teatranti: infatti prima
della guerra, prima che fosse bombardato e quasi distrutto, era il regno della
sceneggiata. Da lì erano passati tantissimi grandi attori e il fascino di quel “teatrino”
era molto forte.
12
Uno degli ultimi teatri edificato nella città di Napoli alla fine del 1700, fu il teatro San
Ferdinando. Sorse nella zona di Pontenuovo che allora era composta da pochissimi palazzi
nobili e molti giardini. La costruzione del teatro San Ferdinando fu affidata all’architetto
Camillo Lionti, mentre per le decorazioni i l'incarico fu affidato all'architetto Domenico Chelli,
lo stesso che in quegli anni prestava la sua opera nel Real teatro di San Carlo. Il teatro San
Ferdinando aveva una platea di forma ellittica, con file di cinque palchetti ognuna, arredato
con tredici poltrone e, come tutti i teatri dell'epoca, il palco reale oltre ad un secondo palco
riservato alla famiglia reale. La sua inaugurazione, che va sicuramente datata tra gli anni
1790 e 1791, avvenne con un'opera di Domenico Cimarosa. Dalla sua nascita, fino ai primi
del 1799, vi si rappresentarono diverse opere in musica e balletti. Una piccola parentesi di
gloria il teatro San Ferdinando la ebbe nel 1810 quando, per merito dell'impresario
Domenico Panza, ospitò la prima italiana di Otello di William Shakespeare. Per tutto il XIX
secolo e per parte di quello successivo vi si avvicendano diversi impresari e varie compagnie
amatoriali. Nel 1943 le bombe americane caddero impietose su Napoli, portando ovunque
morte e distruzione e devastando anche il teatro San Ferdinando.
13
Come attore ha interpretato: Tre uomini in frac (1932), Il cappello a tre punte (1934), Quei
due (1935), L’amore mio non muore (1938), Il marchese rivolito (1938), Sono stato io
(1938), Il sogno di tutti (1941), A che servono i quattrini (1942), Casanova farebbe così
(1942), Non ti pago (1942), Il fidanzato di mia moglie (1943), Non mi muovo (1943), La vita
ricomincia (1946), Uno tra la folla (1946), Assunta spina (1947), La macchina ammazza
cattivi (1948), Campane a Martello (1949), Cameriera bella presenza offresi (1951), Le
ragazze di piazza di Spagna (1951), Cinque poveri in automobile (1952), Traviata ’53 (1953),
L’oro di Napoli (1954), Tempi nostri (1954), L’uomo dai calzoni corti (1958), Ferdinando re di
Napoli (1959), Fantasmi a Roma (1961), Ieri oggi domani (1963), Matrimonio all’italiana
(1964), Spara più forte…non capisco (1966), Cortile (1984), Cuore (1984). Ha firmato le
regie di: In campagna è caduta una stella (1940), Ti conosco, mascherina! (1943), Napoli
Milionaria (1949), Filumena Marturano (1951), I sette peccati capitali (1952), Ragazze da
marito (1952), Napoletani a Milano (1953), Marito e moglie (1955), Fortunella (1958), Il
sogno di una notte di mezza sbornia (1959), Oggi domani e dopodomani (1965), Questi
Fantasmi (1967). Dei film Porca miseria (1951), Cento anni d’amore (1954), Pane amore e
gelosia (1954) ha fatto la sceneggiatura.
14
Tullio Kezich, da Il cattivo Eduardo, Un artista troppo amato e troppo odiato, op. cit. pp 97
e segg.
9
La stessa Isa Danieli era praticamente nata lì dentro: il teatro si trovava
pochi metri dalla casa della madre che aveva ricominciato a lavorarvi subito dopo il
parto, mentre la bambina, come la maggior parte dei figli d’arte, attendeva dentro
una valigia nei camerini.
Di Eduardo De Filippo sapeva solo che «era un grande uomo di teatro,
che aveva una grande compagnia e che da lui avrebbe sicuramente imparato
molto…»
15
Così, con l’ingenuità e l’incoscienza di una ragazzina, mandò una lettera
con una fotografia e la locandina della sceneggiata in cui stava lavorando (dove,
dice con sguardo malizioso, il suo nome era scritto in caratteri più grandi rispetto a
quello degli altri giovani attori) a Eduardo De Filippo, forse neanche credendo che
quel grande uomo di teatro avrebbe potuto accorgersi di lei. Oggi, a distanza di anni
il ricordo dell’attesa è ancora vivo per l’attrice partenopea, che dopo una lunga
carriera riconosce: «era incoscienza pura, se fossi stata più grande avrei agito
diversamente, avrei aspettato i provini. Loro già stavano lavorando al San
Ferdinando»
16
. Passarono mesi dall’invio della lettera e le speranze di ricevere
risposta erano nulle; invece una mattina squillò il telefono e l’amministratore della
compagnia, Carlo Argeri, la convocò per il giorno stesso. Un’attrice della compagnia
di De Filippo dovette essere ricoverata d’urgenza in ospedale per una
appendicectomia e Isa Danieli si presentò, raggiante di tante aspettative, con un
vestito a fiori e scarpe col tacco alto, così come le era stato richiesto. Il corredo
borghese era a carico dell’attore. Ognuno, infatti, era tenuto ad occuparsi dei propri
vestiti, scarpe e trucchi di scena: doveva quindi acquistarli e conservarli nel migliore
dei modi. Per le commedie storiche o comunque con una determinazione temporale
specifica, l’impegno passava dagli attori alla compagnia stessa. Una legge non
scritta imponeva agli attori di non utilizzare nella vita privata gli abiti di scena, non
solo per farli durare più a lungo, ma anche per una sorta di rispetto nei confronti del
personaggio cui sarebbero serviti. Con il tempo, infatti, ogni vestito si legava
talmente al personaggio da non essere più considerato proprietà dell’attore, ma
dello specifico personaggio.
15
Isa9000, docufiction su e con Isa Danieli, scritto da Angelo Serio Rosario Gallone, diretto
da Angelo Serio; in collaborazione con regione Campania Comune di Nocera Inferiore, Frame
S.p.A., Theatre de Poche, Italia 2000.
16
Storie pubbliche e private delle famiglie teatrali napoletane, a cura di Delia Morea e Luisa
Basile, X-press editore, Napoli 1996, pp 29.
10
L’atmosfera del San Ferdinando la impressionò molto. Il silenzio che vi
regnava era quello raccolto e mistico di una chiesa; l’odore era completamente
diverso da quello dei teatri di provincia nei quali aveva recitato. Il palcoscenico era
enorme.
Isa Danieli fu scortata da Carlo Argeri nel camerino di De Filippo che, le
venne detto, avrebbe dovuto chiamare “O’ Direttò”, il direttore, il capo assoluto.
Non esisteva la democrazia in teatro, la figura del direttore assommava quelle che
oggi sono due figure nettamente distinte: il regista e il direttore artistico. Leggeva
copioni e sceglieva il repertorio, assegnava le parti, stabiliva i programmi
settimanali, la data delle prime, il numero delle repliche, gli orari di prova, l’ordine
del giorno, teneva la disciplina all’interno della compagnia, dirigeva le prove e
metteva in scena il repertorio: seguiva lo spettacolo da prima della sua nascita.
La sera stessa avrebbe dovuto debuttare in Napoli Milionaria!, nella
parte di una delle due amiche di Gennaro Jovine, ma la ragazza con cui avrebbe
dovuto dire le sue poche battute ancora non era arrivata e lei dovette fare le prove
del pomeriggio proprio con Eduardo De Filippo e la suggeritrice che le dava la parte.
Il ruolo del suggeritore, anche se ormai in declino, continuava ad essere
molto importante nel teatro tradizionale. Il cupolino al centro del palcoscenico, sotto
al quale si nascondeva il suggeritore, non esisteva più, ma da dietro le quinte
continuava il bisbigliare incessante. Il rapporto tra la compagnia e il suggeritore si
stava sfaldando col tempo, anche perché il repertorio di Eduardo De Filippo era
abbastanza stabile, gli attori conoscevano già le parti che avrebbero interpretato e
essere continuamente rimbeccati li rendeva nervosi. Isa Danieli, provenendo dalla
sceneggiata, che cambiando continuamente testo vedeva nel suggeritore una figura
decisiva, non ebbe problemi con l’assistente di Eduardo De Filippo.
Il personaggio che Isa Danieli interpretò la sera del suo debutto era
Teresa, una ragazza molto sveglia, amica di Maria Rosaria Jovine. All’inizio del
secondo atto Isa Danieli, doveva entrare in scena con uno sketch molto divertente
basato sulla napoletanizzazione della lingua parlata dai soldati americani con cui
Teresa e le sue amiche amoreggiano. La scena prevedeva anche uno spintone
ammiccante tra Teresa e Margherita, sua amica e spalla, la cui interprete quel
giorno non era ancora arrivata alle prove, quindi avrebbe dovuto confrontarsi
fisicamente col maestro.
11
In quel momento sorsero i primi problemi: «No picceré, tu devi fare
conto adesso che io sono la tua collega di stasera». Non me l’avesse mai detto! C’è
mancato poco che lo facessi finire per terra, perché gli diedi uno spintone...
insomma io pur di avere quella parte avrei fatto qualunque cosa. Quella sera io
debuttai, fu la seconda volta che debuttai per caso.
17
.
La sera del debutto il teatro era pieno, ma ancora una volta totalmente
raccolto nel silenzio reverenziale che aumentò in lei l’idea di essere in una chiesa.
L’incontro con Tina Pica fu molto importante, sia per la sera del debutto, sia per le
sere successive: l’attrice più esperta, in scena le indicava i movimenti con gli occhi
dato che non c’era stato tempo sufficiente per provare.
Ancora impegnata con le repliche della sceneggiata, iniziò a lavorare due
volte alla settimana per Napoli Milionaria!: poi le repliche di entrambi i lavori
cessarono e Isa Danieli rischiava di trovarsi senza contratto e senza lavoro; fu lo
stesso De Filippo a proporle di rimanere nella sua compagnia e di fare la comparsa
nella sua nuova commedia: Questi Fantasmi . Isa Danieli restò nella compagnia del
maestro fino alla fine della stagione e per altre quattro stagioni ancora,
interpretando ruoli minori in alcune commedie nuove (Mia Famiglia, Bene mio, core
mio) con parti di cameriera divertente e comica scritte appositamente per lei.
Alla compagnia, nel frattempo si erano aggiunti anche Luisa Conte
18
,
Ugo D’Alessio, Rino Genovese
19
, Nino Veglia.
17
A colloquio con Isa Danieli in Appendice V.
18
Da tutti chiamata Luisina nacque nel 1925 a Napoli, figlia d’arte, legata alla famiglia dei
Fumo. A quattordici anni debutta in compagnia con la Cafiero-Fumo al teatro di Pontenuovo,
nel 1939, Nino Veglia che, nel 1947, poi diverrà suo marito e col quale partirà alla volta
dell'America Latina per una lunga tournee, alla fine della quale furono entrambi scritturati da
Eduardo e, con il Direttore, Luisina si forgiò, in modo completo, sia nel carattere che nella
recitazione. All'inizio come scritturata semplice, poi come prima donna. Il rapporto con
Eduardo durò per circa quattro anni, poi passò nella compagnia di Nino Taranto. Agli inizi
degli anni settanta inizia, col marito, l’opera di ricostruzione del San Nazzaro. Muore a Napoli
nel 1975.
19
Rino Genovese nasce a Napoli il 19 settembre del 1905, figlio di un’attrice e un
suggeritore, inizia a recitare a soli sette anni mettendosi in mostra per il suo innato istinto
comico e mimico. Terminati gli studi liceali, diventa attore professionista militando nelle
migliori compagnie dell'epoca come quella di Vincenzo Scarpetta e di Raffaele Viviani. Lavora
per due anni a Radio Milano. Nel 1945 entra nella compagnia di Eduardo De Filippo,
interpreta anche numerosi film specializzandosi nel ruolo di cattivo. Negli ultimi anni della
sua vita dirige una scuola di recitazione nella quale profonde il suo grande amore per il
teatro. Muore a Napoli il 5 giugno del 1967.
12
Fu durante questo primo periodo in compagnia con Eduardo De Filippo
che Isa Danieli scoprì di essere una Di Napoli. Si era subito accorta del
chiacchiericcio incessante che la circondava, ma non sapeva a cosa fosse dovuto.
Nel corso delle repliche di Napoli Milionaria! la figlia di Nunzia Fumo, che aveva una
decina di anni e una parta da comparsa, la fermò, e, con lo strano senso di giustizia
che talvolta hanno i bambini, le rivelò il suo vero cognome, Di Napoli, prima di
scappare via. La madre fu costretta a raccontare la verità e Isa Danieli decise di
voler incontrare quel padre sconosciuto che nel frattempo si era sposato e aveva
avuto altri due figli. L’occasione si presentò a Roma, durante le repliche al Teatro
Eliseo nel 1955, l’attrice racconta di una testa nera e riccioluta e dello stato
confusionale che ciò le provocò. Purtroppo il rapporto col genitore si interruppe tre
anni dopo per la morte di Renato di Napoli.
Nel 1955 la Rai chiede a De Filippo un ciclo completo con i testi più
importanti e rappresentativi della sua opera
20
. I tempi televisivi sono molto diversi
da quelli teatrali: le riprese duravano almeno quarantacinque giorni e De Filippo ne
segue pazientemente tutte le fasi. Impostava il lavoro esattamente come avrebbe
fatto in un teatro, gli stessi attori si muovevano come se davanti a loro ci fosse il
pubblico, non la cinepresa. Solo quando la commedia era pronta per un ipotetico
debutto teatrale De Filippo si occupava delle inquadrature, per poi dare il via alle
riprese.
20
Il lavoro di Eduardo De Filippo con la televisione è stato costante, dalla nascita del nuovo
mezzo di comunicazione fina alla morte del maestro. 1955- Il teatro di Eduardo con Dolores
Palumbo: Miseria e nobiltà; Non ti pago; Questi Fantasmi .1956- Sei telefilm da seti atti
unici: Il Dono di Natale; Quei figuri di tanti anni fa; I morti non fanno paura; San Carlino
1900… e tanti; Amicizia; La chiave di casa. 1959- Teatro in diretta: Tre Calzoni fortunati; La
fortuna con la effe maiuscola; Il medico dei pazzi. 1962- Il teatro di Eduardo, primo ciclo:
Tipi e figure (tre macchiette del teatro di varietà degli anni Venti interpretate da Eduardo).
Poesie (poesie di Eduardo lette dall'autore); L’avvocato ha fretta (atto unico di anonimo);
Sik- sik, l’artefice magico (atto unico); Ditegli sempre di sì; Natale in casa Cupiello; Napoli
Milionaria; Filumena Marturano; La paura numero uno; Bene mio e core mio; Mia famiglia; Il
sindaco del rione Sanità. 1975- Il ciclo scarpettiano: Lu curaggio de nu pompiere napulitano;
Li nepute de lu sindaco; Na Santarella; ‘O tuono ‘e marzo. 1975- ’76- Il teatro di Eduardo-
Terzo ciclo: Uomo e galantuomo; L’arte della commedia; De pretore Vincenzo; Gli esami non
finiscono mai. 1977- ’81- Il teatro di Eduardo- Quarto ciclo: Natale in casa Cupiello; Il
cilindro; Gennariello; Quei figuri di tanti anni fa; Le voci dentro; Il sindaco del rione sanità; Il
contratto; Il berretto a sonagli (di Luigi Pirandello); 1978- Serata d’anore: Lieta serata
insieme a Eduardo e ai suoi compagni d’arte, conduce Vittorio Gassman. 1959, 1977, 1984-
Lirica in Tv: La pietra del paragone (melodramma giocoso in due atti - versi di Luigi
Romanelli - musica di Gioacchino Rossini, 1812).
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La sera, quando ormai tutta la compagnia era andata a riposare, lui
riguardava il girato e seguiva il lavoro del montaggio. «Nessun attore italiano recitò
tanto in televisione quanto lui»
21
. «In televisione Eduardo lavorava esattamente
come in teatro anche perché queste sue commedie oramai erano dei testi talmente
collaudati, che si sapeva perfettamente a che punto arrivava la risata, erano come
dei concerti»
22
.
Nel 1956 interpretò per la Rai- Televisione italiana a Milano, il Dono di
Natale, tratto da una novella di Cechov, poi Quei figuri di tanti anni fa e Miseria e
Nobiltà. Gli studi televisivi non erano ancora finiti, le riprese avvenivano in diretta. A
quel momento risale anche l’esordio di Luca De Filippo che allora aveva sette anni e
cominciò, come tutti i figli degli attori, interpretando Peppinello di Miseria e Nobiltà
al Teatro Odeon di Milano. A Napoli, in occasione della diretta, misero uno schermo
gigante in piazza perché ancora nessuno aveva l’apparecchio televisivo nella città
partenopea e tutti accorsero, compresa la madre di Isa Danieli, che si commosse e
si impressionò vedendo la figlia.
Dopo l’esperienza pionieristica alla Rai, decide di lasciare il San
Ferdinando per crescere artisticamente, magari cambiando il ruolo (la cameriera)
che ormai le stava stretto. Sente il bisogno di imparare a cantare, a ballare, a
muoversi in scena: vuole essere padrona della propria personalità scenica. Così
decide di confrontarsi con l’avanspettacolo. « Perché la compagnia che ti dà
sicurezza non ti dà la possibilità di fare nuove esperienze, ormai sapevo già che
Eduardo faceva la commedia, io facevo la parte o della cameriera o della ragazzina
e basta. Erano commedie bellissime straordinarie: Miseria, Non ti pago, Core mio…
Dopo tanti anni ho fatto le parti della prima donna, ma questo è accaduto quando
avevo quarant’anni passati. Sentivo, pur essendo giovane, che per imparare non
bisogna fermarsi, altrimenti resti protetta, sicura. Pian piano sarei cresciuta, avrei
avuto una parte più grande, poi ancora più grande… Però cosa m’avrebbe dato? Se
volevo fare questo mestiere si devono toccare anche altri argomenti, altri autori,
altri registi, altrimenti non si può. È stata una scelta difficile.»
23
.
21
Italo Moscati, da Il cattivo Eduardo, Un artista troppo amato e troppo odiato, op. cit., pp
101.
22
Intervista a Angelica Ippolito, pubblicata su http://w3.uniroma1.it.
23
A colloquio con Isa Danieli in Appendice V.
14
«Eduardo mi ha insegnato molto: come si deve fare una pausa o a
reagire ad una risata del pubblico, però certo non mi poteva insegnare a cantare o a
ballare. Così ho mollato tutto e ho dovuto iniziare da capo»
24
24
Storie pubbliche e private delle famiglie teatrali napoletane, op. cit.