2
Di seguito sono descritte le funzioni obiettivo di datori e prenditori di
fondi.
Le due variabili principali della funzione obiettivo del datore di fondi
sono il rendimento ed il rischio
1
.
Il rendimento è il risultato economico dell’operazione e dipende
sostanzialmente dai seguenti fattori:
- Prezzo d’acquisto dell’attività finanziaria;
- Redditi periodici;
- Valore di rimborso o di vendita;
- Oneri fiscali;
- Costi di transazione (costi di commissione legati all’effettuazione e
gestione dell’operazione).
I rischi del datore di fondi riguardano invece la possibilità che
l’operazione sia impossibile da concludere o che risulti altrimenti troppo
onerosa. Tra i rischi possiamo distinguere:
- Rischio di insolvenza (o di controparte; eventualità che il prenditore
di fondi non sia in grado di restituire tutto o parte del capitale o che
non assolva al pagamento della remunerazione pattuita);
- Rischio di prezzo (possibilità che si verifichi una diminuzione di
prezzo dell’attività finanziaria. Questo rischio è generalmente riferito
ai valori mobiliari negoziati in un mercato di scambio);
- Rischio di liquidità (impossibilità o difficoltà di convertire in moneta
l’attività finanziaria in tempi e a costi ragionevoli);
1
Forestieri G., Mottura P., “Il sistema finanziario. Istituzioni, mercati e modelli di intermediazione”;
EGEA, 1998
3
- Rischio di cambio (possibilità di variazione del tasso di cambio tra
due valute, qualora il datore di fondi non dovesse adottare la stessa
valuta di denominazione dell’attività finanziaria);
- Rischio di tasso d’interesse (possibilità che i tassi di mercato
diventino maggiori del tasso fisso stipulato per la remunerazione di
prestiti di denaro);
- Rischio di perdita del potere d’acquisto (legato all’inflazione).
Tra le due variabili sopra descritte, c’è un evidente nesso, più
precisamente un trade-off. Questo trade-off implica che a parità di
rischio, il datore di fondi preferirà lo strumento finanziario in grado di
assicurargli il maggior rendimento, o altrimenti, a parità di rendimento,
la preferenza ricadrà sullo strumento che incorpora il minor rischio.
Ovviamente non è sempre possibile confrontare strumenti con uguale
rischio o rendimento. In questo caso, entra in gioco la propensione al
rischio del singolo soggetto che sulla base della propria avversione,
indifferenza o propensione, individuerà gli strumenti finanziari che più
si avvicinano alle proprie esigenze.
Le due variabili principali della funzione obiettivo del prenditore di
fondi sono invece il costo ed il rischio.
Il costo del finanziamento dipende principalmente da:
- Ammontare del finanziamento;
- Oneri periodici;
- Valore di rimborso;
- Oneri fiscali;
- Costi di transazione (costi per la ricerca della controparte e lo
sviluppo e l’organizzazione dell’operazione).
4
I rischi del prenditore di fondi sono:
- Rischio di cambio (possibilità di variazione del tasso di cambio tra
due valute qualora il prenditore di fondi non dovesse adottare la
stessa valuta di denominazione dell’attività finanziaria);
- Rischio di tasso d’interesse (possibilità che i tassi di mercato
diventino inferiori al tasso fisso stipulato per la remunerazione di
prestiti di denaro);
- Rischio di solvibilità (legato alla capacità di far fronte agli impegni
presi nei confronti del datore di fondi);
- Rischio di ingerenza nella gestione da parte del datore di fondi (in
particolare se il finanziamento avviene sotto forma di sottoscrizione
di capitale azionario).
I rischi di cambio e di tasso d’interesse sono definiti rischi speculativi, e a
seconda dei rispettivi andamenti comportano un minor costo per il
prenditore di fondi con speculare maggiore rendimento per il datore e
viceversa.
Anche per il prenditore di fondi c’è un trade-off che causa maggiori
costi per l’ottenimento di un finanziamento con rischi più contenuti.
Dunque il finanziato sceglierà lo strumento caratterizzato da un costo
sostenibile e che incorpori un rischio quantificato sulla propensione al
rischio sia del prenditore sia del datore di fondi.
5
Per quanto riguarda i diritti incorporati nello strumento finanziario
oggetto di negoziazione, distinguiamo:
– Strumenti che incorporano sia diritti di proprietà sia diritti di credito
(azioni);
– Strumenti che incorporano esclusivamente diritti di credito (titoli
obbligazionari e prestiti);
– Strumenti che incorporano il diritto discrezionale e/o l’obbligazione di
comprare/vendere a termine una data attività finanziaria (contratti a
termine e strumenti derivati).
Osservando il comportamento e le funzioni obiettivo di datori e
prenditori di fondi si possono quindi individuare le due funzioni principali
del mercato finanziario.
Esse sono:
– Mezzo di trasferimento delle risorse dai soggetti in surplus a quelli in
deficit;
– Mezzo per la ridistribuzione dei rischi tra prenditori e datori di fondi.
Per poter assolvere a queste due importanti funzioni, il mercato deve
essere efficiente.
A questo riguardo possiamo distinguere tre tipi di efficienza
2
:
1) Efficienza allocativa
Un mercato è efficiente dal punto di vista allocativo quando è raggiunto
un equilibrio nella distribuzione delle risorse tra datori e prenditori di
fondi, tale per cui, un’ulteriore riallocazione non comporterebbe
benefici aggiuntivi.
2
Dabrassi C., “Asimmetrie informative e mercati finanziari. Il ruolo degli enti creditizi”; Egea,1998
6
Per il raggiungimento di un perfetto equilibrio sono richiesti due
requisiti:
– I datori di fondi agiscono razionalmente cercando di prefiggersi
come unico scopo, la massimizzazione della propria funzione di
utilità;
– I prenditori di fondi cercano di minimizzare la propria funzione di
costo del capitale, dotandosi di una struttura finanziaria ottimale.
2) Efficienza operativa
Un mercato efficiente dal punto di vista operativo risponde a requisiti
tecnici ed organizzativi che permettono una completa funzionalità sotto
tre aspetti specifici: spessore, ampiezza ed elasticità.
– Spessore (esistenza di una potenziale domanda di acquisto e vendita
a prezzi superiori e inferiori a quelli correntemente negoziati, al fine
di scongiurare eccessive fluttuazioni);
– Ampiezza (esistenza di un adeguato quantitativo di ordini di acquisto
e vendita a prezzi diversi, al fine di evitare eventuali buchi tra
domanda e offerta);
– Elasticità (esistenza e tempestività di una reazione del mercato nel
caso di variazione dei prezzi, in modo da creare una movimentazione
continua, evitando sbalzi ampi e improvvisi).
3) Efficienza informativa.
Un mercato è efficiente dal punto di vista informativo quando i prezzi
incorporano tutte le informazioni disponibili.
Ai fini dello sviluppo di questo lavoro, è utile approfondire
ulteriormente due argomenti: (1) la classificazione dei mercati finanziari in
base alla durata degli strumenti negoziati; (2) l’efficienza informativa.
7
1.2 Il mercato monetario e il mercato dei capitali
Tornando alla definizione di mercato finanziario, bisogna
sottolineare come da essa si identifichino due macro-categorie di strumenti
finanziari: i prestiti monetari ed i finanziamenti.
Da questa distinzione nasce la possibilità di operare una
classificazione del mercato finanziario in due distinti rami
3
: il mercato
monetario ed il mercato dei capitali.
Mercato monetario
Il mercato monetario è l’insieme degli scambi di strumenti finanziari
essenzialmente di natura creditizia e con un orizzonte temporale di
breve o brevissima scadenza.
In genere questi strumenti finanziari sono caratterizzati da basso rischio
ed altissima liquidità, in tal modo l’esistenza di un mercato monetario
permette l’impiego e la raccolta di risorse nei casi di temporanee
eccedenze o fabbisogni.
L’esistenza di un mercato finanziario efficiente permette una minore
necessità di detenere scorte monetarie, ed un’ottimizzazione dei flussi di
risorse in entrata ed in uscita. Ciò permette di ottenere un generale
aumento dei ricavi, ed una diminuzione dei costi legati alla gestione
della liquidità.
Gli strumenti finanziari negoziati sui mercati monetari sono:
- Titoli del tesoro;
- Fondi interbancari;
- Pronti contro termine;
3
Colombini F, “Intermediari e mercati finanziari. Teoria e gestione”; UTET
8
- Certificati di deposito negoziabili;
- Cambiale finanziaria (o commercial paper);
- Accettazioni bancarie.
Il mercato dei capitali
Il mercato dei capitali è l’insieme degli scambi di strumenti finanziari a
medio e lungo termine, rappresentati generalmente da valori mobiliari
negoziati a titolo di debito o di capitale.
La funzione principale del mercato dei capitali, è quindi quella di
permettere l’incontro di domanda e offerta di risorse a scopo di
finanziamento e investimento, in un orizzonte temporale di medio e
lungo periodo.
Gli strumenti finanziari negoziati sui mercati di capitali sono:
- Azioni societarie;
- Obbligazioni emesse dallo Stato;
- Obbligazioni emesse dagli enti locali;
- Obbligazioni societarie;
- Prestiti ipotecari.
9
1.2.1 Il mercato obbligazionario
4
Tra i diversi strumenti emessi e negoziati sul mercato dei capitali
sono state elencate, in base al soggetto emittente, vari tipi di obbligazioni
che danno vita a quello che viene definito il mercato obbligazionario.
Per definizione, l’obbligazione è un titolo di credito che rappresenta
un prestito richiesto e collocato a beneficio di una persona giuridica (Stato,
ente pubblico, società) e sottoscritto da investitori istituzionali,
professionali o semplici privati.
Il sottoscrittore, e proprietario del titolo obbligazionario, ha diritto ad
essere rimborsato del valore nominale del titolo alla scadenza nonché del
pagamento degli interessi se stabilito dal contratto e nella misura prefissata.
In genere le obbligazioni sono caratterizzate da una cedola fissa,
inoltre il rendimento può essere aumentato da un differenziale tra il valore
del prezzo di emissione e quello di rimborso (in questo caso essendo il
prezzo di emissione inferiore al valore nominale si parla di emissione sotto
la pari). Negli anni il mercato finanziario, evolvendosi, è stato in grado di
proporre obbligazioni con caratteristiche diverse che soddisfano le varie
esigenze di soggetti emittenti e sottoscrittori.
Eccone alcune:
– Obbligazioni indicizzate
– Obbligazioni convertibili
– Obbligazioni cum warrant
– Obbligazioni zero coupon
– Obbligazioni drop lock
4
Caparvi R., “Il nuovo mercato mobiliare italiano”; Franco Angeli Editore, 1998
10
– Obbligazioni a rata costante e durata variabile
– Obbligazioni bull & bear
– Obbligazioni in valuta
– Obbligazioni dual currency
1.2.2 Il mercato obbligazionario italiano
Nel mercato regolamentato italiano – organizzato e gestito da Borsa
Italiana S.p.a. - le obbligazioni sono negoziate in due diversi comparti
5
:
– Il mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato (Mot), i cui
strumenti finanziari sono negoziati in cinque diversi segmenti:
1. Segmento BOT, BTP, CTE e CTZ;
2. Segmento CCT e CTO;
3. Segmento obbligazioni denominate in Euro;
4. Segmento obbligazioni denominate in Lire;
5. Segmento obbligazioni denominate in valuta estera (esterna all’area
Euro).
– Il mercato telematico delle Euro-obbligazioni, obbligazioni di emittenti
esteri e delle asset backed securities (EuroMot), i cui strumenti
finanziari sono negoziati in tre diversi segmenti:
1. Segmento Euro-obbligazioni (riguardante obbligazioni e titoli di
debito di enti sovranazionali, enti nazionali ed esteri, Stati e società
assoggettati ad una normativa che non sia quella dell’emittente e
collocati in almeno due Stati);
2. Segmento Asset Backed Securities (Abs) (riguardante la
negoziazione di strumenti finanziari emessi a seguito di operazioni di
cartolarizzazione);
3. Segmento obbligazioni di emittenti esteri.
5
www.borsaitalia.it
11
1.3 L’efficienza informativa
Come precedentemente esposto, un mercato si dice efficiente dal
punto di vista informativo quando i prezzi incorporano tutte le informazioni
disponibili.
Secondo questa definizione, ogni avvenimento che darebbe vita ad
una nuova informazione, dovrebbe avere un effetto immediato sui prezzi
dei titoli e di conseguenza il singolo investitore non potrebbe trarre un
sovraprofitto da alcuna informazione.
Dal punto di vista teorico, le informazioni possono essere distinte in
tre diversi tipi: l’informazione sui prezzi storici, l’informazione pubblica e
l’informazione privata.
Sulla base di questa classificazione delle informazioni si possono
distinguere tre forme di efficienza informativa.
12
1.3.1 Le tre forme di efficienza informativa
6
L’efficienza in forma debole
C’è un unico requisito affinché un mercato sia considerato efficiente in
forma debole, e cioè che i prezzi incorporino tutte e solo le informazioni
sui prezzi storici.
Questa definizione fa riferimento alla teoria dell’andamento casuale
(random walk theory
7
), secondo la quale le movimentazioni di prezzo di
un titolo finanziario sono indipendenti e casuali rispetto agli
avvenimenti passati.
Ciò implica che una variazione di prezzo dipenderebbe esclusivamente
da nuovi accadimenti che è impossibile prevedere controllando
l’evoluzione dei prezzi storici.
Il tentativo di previsione dei prezzi osservando l’andamento passato
degli stessi, ha dato origine a degli studi noti con il nome di analisi
tecnica. Questa metodologia di previsione non sembra però, ai fini
pratici, avere avuto risultati apprezzabili anche in considerazione del
fatto che chiunque può entrare in possesso dei dati storici di un titolo e
quindi se tutti i soggetti operanti sul mercato potessero elaborare le
stesse valutazioni, la possibilità di ottenere un sovraprofitto sarebbe
nulla.
Si può affermare che la forma debole è il livello minimo di efficienza
informativa che un mercato possa avere.
6
Fama E., “Efficient capital markets: a review of theory and empirical work”; Journal of finance, 1970
7
Roberts H. V., “Stock market <<patterns>> and financial analysis: methodological suggestions”;
Journal of Finance, March 1970
13
L’efficienza in forma semi-forte
Un mercato si dice efficiente in forma semi-forte se i prezzi incorporano
sia l’informativa sui prezzi storici sia tutte le informazioni pubbliche (ad
esempio bilanci, rendiconti economici e finanziari).
La conseguenza è che in un mercato con queste caratteristiche gli
investitori, istituzionali e privati, dovrebbero rimanere neutrali agli
annunci quali ad esempio una delibera di ripartizione degli utili in
quanto informazioni ricavabili da dati pubblicamente reperibili.
L’efficienza in forma forte
Un mercato si dice efficiente in forma forte se i prezzi incorporano sia
l’informativa sui prezzi storici sia tutte le informazioni pubbliche sia
quelle private.
Questa definizione nega completamente la possibilità che sul mercato
possa operare un soggetto che tragga beneficio da qualsiasi tipo di
informazione, anche un’informazione sconosciuta agli altri investitori.
L’implicazione è che se dovesse venirsi a creare una situazione in cui un
insider fosse in possesso di un’informazione riservata e price sensitive,
nel momento stesso in cui questo soggetto cercherebbe di ottenerne un
profitto negoziando il titolo la cui informazione fa riferimento, il
mercato efficiente che tiene sotto controllo gli insiders, si adeguerebbe
istantaneamente causando una reazione nei prezzi pari al valore
dell’informazione “riservata” e privando l’insider della possibilità di
ottenere un sovraprofitto dalla transazione in corso.
Nel mercato efficiente in forma forte, sotto controllo non è
l’informazione bensì l’informato.
14
Nella realtà, il buonsenso e l’evidenza empirica suggeriscono l’esistenza
di mercati efficienti in forma semi-forte, seppure non tutti i mercati sono
efficienti allo stesso modo.
Non si può negare l’esistenza di mercati finanziari più sviluppati (ad
esempio quello statunitense e britannico) come non si può negare che anche
i mercati qualitativamente più sviluppati presentino dei gradi di inefficienza
riscontrabili in fenomeni quali le eccessive fluttuazioni nelle quotazioni dei
prezzi o la possibilità di alcuni soggetti di sfruttare informazioni interne
riservate (insider trading).
Riflettendo su definizione e caratteristiche di efficienza si deve
osservare che non tutte le informazioni sono di facile comprensione e
interpretazione, e quindi la qualità di un mercato efficiente in forma semi-
forte dipende dalla velocità (tempestività di reazione alla diffusione della
notizia o informazione) e dalla correttezza dell’aggiustamento (capacità di
distinguere una notizia positiva da una negativa e capacità di comprendere
in quale misura l’informazione influirà sui titoli).
Si può quindi accettare l’idea che un mercato “semi-forte” recepisca
in ritardo una informazione o che causi delle fluttuazioni più o meno forti
prima che un prezzo si stabilizzi. È possibile anche che il prezzo di un
titolo anticipi in parte una informazione qualora si dovesse verificare una
fuga di notizie o una parte degli operatori di mercato dovessero avere delle
anticipazioni.
Sicuramente, la presenza su un mercato di investitori professionisti
che consiglino o fungano da esempio per gli investitori meno esperti,
permette un innalzamento della qualità delle informazioni.