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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
Esso non lascia spazio nemmeno alla storia, semmai
la trasforma talora in elemento di spettacolo, il più
delle volte in testi allusivi. L’attualità e l’urgenza del
momento vi regnano. I non luoghi si percorrono e
dunque si misurano in unità di tempo. Gli itinerari
non esistono senza orari, senza pannelli di arrivo e di
partenza nei quali c’è sempre lo spazio per
menzionare eventuali ritardi.
6
È inoltre significativo che Augé abbia scritto che i
nonluoghi si definiscono anche attraverso le parole o
i testi che ci propongono; insomma attraverso le loro
modalità d’uso, che si esprimono a seconda dei casi
in modo prescrittivo («mettersi in fila sulla destra»),
proibitivo («vietato fumare») o informativo («state
entrando nel Beaujolais») e che a volte ricorrono a
ideogrammi più o meno espliciti e codificati […]
Così si organizzano condizioni di circolazione in
spazi entro i quali si sa che gli individui interagi-
scono solo con dei testi, senza altri enunciatori che
persone «morali» o istituzioni la cui presenza si
indovina vagamente o si afferma più esplicitamente
[…] con ingiunzioni, consigli, commenti,
«messaggi» trasmessi dagli innumerevoli supporti
(cartelli, schermi, manifesti) che fanno parte
integrante del paesaggio contemporaneo.
[…] tutte le interpellanze provenienti dalle nostre vie
di comunicazione […] mirano simultaneamente,
indifferentemente, a ciascuno di noi («Grazie della
vostra visita», «Buon viaggio», «Grazie per la vostra
fiducia»); non importa chi di noi: esse fabbricano
«l’uomo medio», definito come utente del sistema.
6. Ibidem, pag. 95
fig 13 - M1 Duomo, Milano
Fotografia dell’autore
Il carattere del metrò? Allo stesso
tempo solitario e collettivo.
Poiché tale è per chi l’utilizza tutti i
giorni, la definizione prosaica del
metrò: la collettività senza la festa e la
solitudine senza l’isolamento.
Marc Augé
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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
Un ambiente sotterraneo
La metropolitana è un nonluogo che si distingue
innanzitutto per il suo carattere sotterraneo. Ciò le
permette di svolgere un servizio che migliora la vita
di superficie, riducendone il traffico e quindi l’inqui-
namento. Ciononostante il «sottoterra» porta da
sempre con sé diverse connotazioni negative, prima
tra tutte la morte. Il «sotto» risponde a un archetipo
che è molto evocativo in termini affettivi e simbolici:
l'inferno, le tombe, il mistero, il buio, la notte.
7
La storia, d’altra parte, dimostra che il mondo
ipogeo, un luogo ricco di misteri e favorevole al
culto, protetto e rassicurante al punto da essere
abitato, è stato utilizzato in tutte le epoche.
8
Lo testi-
moniano, per esempio, i templi dell’antico Egitto e
della Cina o il bisogno dell’uomo primitivo di
rifugiarsi nelle caverne.
La letteratura del fantastico ci racconta di un sotto-
suolo magico, come il covo di Peter Pan o le dimore
dei folletti. Giulio Verne ne parla come un luogo di
avventura e di scoperta. La caverna di Batman
ricorda l’antica idea di un rifugio misterioso. Molte,
insomma, sono anche le connotazioni positive del
sotterraneo. Anche il suo carattere misterioso assume
per qualcuno una valenza positiva; per qualcun altro
la metropolitana esprime la suggestione di un potere
magico che permette di apparire in ogni momento e
in ogni luogo della città. Dino Buzzati scrisse
all’inaugurazione di quella di Milano: Fantasticando
di tunnel sepolti con dentro fulminei treni da Giulio
Verne […] che avrebbero fatto di Milano la prima
città della terra.
9
Il «sotterraneo», tuttavia, costituisce a volte motivo
di inquietudini. Per alcune persone, questo ambiente
evoca fantasie in qualche modo spiacevoli, legate
all'idea di oscurità, del chiuso, della difficoltà a
muoversi per il fatto di essere circondati da una
costruzione di cui non è facile liberarsi. In questo
senso, il «sotterraneo» si collega a fobie classiche,
quali la paura del buio o la claustrofobia.
10
In effetti
7. Carmi Stefano, 1981, pag. 166
8. Pozzi Margherita, 1998, pag. 4
9. Dino Buzzati, dall’articolo Purosangue milanese, Cor-
riere della Sera del 1-11-1964
10. Pozzi Margherita, 1998, pag. 129
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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
un certo disagio è in qualche modo inevitabile per gli
spazi ipogei, a causa della perdita del contatto con la
variazione della luce naturale, con il tempo
atmosferico, con i rumori e persino gli odori della
superficie. L’ergonomia insegna proprio per questo
quanto sia importante la presenza di una finestra
correttamente dimensionata e posizionata. Nella
metropolitana di Milano, invece, manca qualsiasi
“finestra”, lucernario o vetrata (come è invece
accaduto in qualche stazione di Londra, Monaco,
Zurigo…) e per di più la luce artificiale è limitata a
quella debolmente emessa da lampade fluorescenti,
che producono un’illuminazione asettica, fredda.
Altro problema intrinseco allo spazio ipogeo è quello
relativo all’aria. Grazie agli impianti di condiziona-
mento dell'aria si ottengono quasi tutte le prestazioni
necessarie per il comfort ambientale interno alle
strutture ipogee. Forse uno dei pochi inconvenienti di
ciò consiste che in questo modo si è completamente
estranei ai cambiamenti del clima presente in super-
ficie: mentre sopra il suolo la natura e la qualità
dell'aria cambia nell'arco della giornata e dell'anno,
nelle costruzioni sotterranee regna la totale
uniformità del clima.
11
La perdita del rapporto con la superficie riguarda
anche il tempo delle stagioni: mentre l’avvicendarsi
dell’estate, dell’inverno, dell’autunno e della
primavera è ben visibile in superficie per il
mutamento del paesaggio, la sottocittà si sgrava
dall’elemento spaziale così come si astrae dai vincoli
temporali: propone un paesaggio fissato nel
momento della sua progettazione.
12
Ciò comporta
delle conseguenze che Gillo Dorfles ha sottolineato
in un intervista: non c’è dubbio che nel paesaggio
dell'ambiente costruito sotto la città, nel sottosuolo,
la mancanza di quegli elementi naturali che abbiamo
invece nel paesaggio sopra il livello del suolo, fa sì
che l'attenzione sia rivolta molto di più a degli
elementi artificiali. Quindi tutta l'efficacia simbolica
dei segni della città o del luogo come tale finisce per
acquisire un'importanza molto maggiore di quanto
non sia negli spazi aperti.
11. Pozzi Margherita, 1998, pag. 127
12. Carmi Stefano, 1981, pag. 120
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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
L’affissione
L’immagine sotterranea
Tra i primi protagonisti del waiting market vi sono
state sicuramente le pubblicità dell’affissione. Si
vende il flusso dei passeggeri di una certa stazione, la
posizione dei manifesti e la loro grandezza. Si vende,
insomma, la visibilità degli annunci, calcolata
secondo precisi indici comparativi.
La loro prima caratteristica è il carattere fisso delle
immagini, contrapposto a quello in movimento degli
audiovisivi. Marc Augé, tuttavia, sostiene che tale
differenza sia relativa nella misura in cui, se si può
dire che nel metrò, al contrario che in televisione, è
lo spettatore a passare e l’immagine a restare,
bisogna però aggiungere che, con lo spettatore-
viaggiatore che passa e ripassa, accade che i due tipi
d’immagini traggono senza dubbio una pari efficacia
dal loro carattere ricorrente. Si può pensare allora
che un audiovisivo in metropolitana abbia una sorta
di doppia ricorrenza: quella dei passeggeri e quella
del flusso comunicativo.
Si possono riconoscere anche delle differenze tra
l’affissione sotterranea e quella di superficie. Marc
Augé, addirittura, ipotizza che ci si debba chiedere se
la specificità delle immagini e degli annunci del
metrò non risulti dal loro carattere sotterraneo. In
effetti nelle campagne pubblicitarie create specifica-
mente per il metrò si possono riconoscere dei temi e
delle forme comunicative privilegiate.
Ma la peculiarità dell’immagine sotterranea non
sarebbe dovuta solamente ai suoi soggetti, ma anche
e soprattutto alle modalità di fruizione. L’immagine
del metrò, come quella dei settimanali, è raramente
guardata in gruppo; è più frequentemente un
rapporto singolo, fuggevole e vagamente vergo-
gnoso, quello che s’instaura con essa, un rapporto
duplice, di connivenza torbida, che la pubblicità,
allorché propone delle immagini del corpo, pone
fig 14 - Vecchi manifesti a Parigi
Fotografia di RATP
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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
sotto il segno dell’estetica per scaricarsi del voyeu-
rismo, quantunque queste immagini siano immedia-
tamente ed intimamente sentite come un
provocazione erotica. Di questo carattere provo-
catore testimoniano i graffiti, le scritte, i disegni
osceni che le commentano o completano, a volte
rabbiosamente.
13
Per quanto l’antropologo francese si riferisse al
metrò parigino, non si può nascondere come le sue
osservazioni siano perfettamente calzanti anche per
Milano, dove scritte e segni di vandalismo sono
proliferati in maniera allarmante. Basti pensare allo
scempio inferto ai marmi della linea gialla.
Un’affissione significativa in proposito, è quella che
ideò Italo Lupi, quando era art director di Domus.
Per promuovere la rivista concepì un gigantesco
cruciverba proprio con l’intento di provocare la
reazione dei passanti: quasi tutti i manifesti furono
soggetti ad un completamento delle caselle vuote,
molte volte con la soluzione corretta. Fu uno dei
primi casi di pubblicità interattiva.
Un altro manifesto d’autore significativo è la Decli-
nazione del nome Campari, che Bruno Munari creò
per l’inaugurazione della metropolitana di Milano.
Munari fu certamente uno dei primi fautori della
comunicazione breve. Anzi, ne fu anche un teorico.
Quello che non si può dire con poche parole, non si
può dire neanche con molte, sosteneva. Non si può
dimenticare, del resto, quella geniale opera di design
che è la «sedia per sedute brevi». Anche perché la sua
idea è stata effettivamente ripresa nei nuovi vagoni
della metropolitana di Madrid.
La semplicità e la sinteticità tipiche dei suoi lavori,
sono caratteristiche pregnanti anche del manifesto in
13. Marc Augé, 1986
fig 15 - Declinazione del nome
Campari
Manifesto pubblicitario di Bruno Munari
per l’inaugurazione della metropoli-
tana di Milano.
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capitolo 1 - L’attesa in metropolitana
questione. La comunicazione breve, pensò Munari,
era l’unica strada per ideare un prodotto comuni-
cativo per un luogo come la metropolitana, dove i
tempi d’attesa sono brevi. Pensò, allora, che solo un
messaggio leggibile velocemente, magari di
sfuggita, potesse essere adeguato alla situazione.
Nel corso del tempo il linguaggio della cartelloni-
stica si è evoluto e raffinato proprio secondo quella
direzione preannunciata in qualche modo da Munari,
quella appunto della comunicazione breve. La cartel-
lonistica, non solo quella sotterranea, è diventata così
consapevole e padrona delle forme della sinteticità,
della contrazione e della sintesi.
Fermare l’attenzione, cogliere lo sguardo di chi ha
fretta e vuole tornare al più presto a casa propria o
deve raggiungere il proprio posto di lavoro o di
studio è una delle scommesse che i pubblicitari
devono superare ogni giorno. Così vediamo
messaggi sempre più strani, provocatori e sintetici
che popolano il nostro mondo e il nostro tempo di
trasferimento.
14
Non manca, tuttavia, qualche eccezione, in cui si
cerca di dire più di quello che i tempi di lettura
consentirebbero di leggere. La comunicazione risulta
allora incompleta o interrotta.
14. AA.VV. Subway
fig 16 - Campagna Virgilio, 1999
Fotografia dell’autore