Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
6.
La mancanza di armonizzazione riscontra gravi problematiche in particolare sulle piazze
finanziarie mondiali, dove in taluni casi viene richiesto di redigere i bilanci secondo i
principi contabili internazionali (IAS), mentre in altri, vedi gli USA, sono richiesti i
principi nazionali (ad es.: US GAAP). Questa situazione è origine sia di ostacoli alle
imprese che decidono di reperire fondi all’estero, essendo costrette a redigere due o più
serie di conti, sia di svantaggi competitivi per gli investitori, che si trovano di fronte a
dati non omogenei, mutevoli secondo il paese in cui si trovano.
Pertanto, si ritiene che l’adozione di criteri uniformi a livello internazionale possa
produrre notevoli vantaggi a favore di tutti i soggetti interessati ad operare in un
ambiente multinazionale, consentendo allo stesso tempo uno sviluppo dell’economia
mondiale e dei mercati finanziari.
Le origini degli IAS: IFAC e IASC
Un serio progetto di convergenza contabile internazionale inizia nel 1973
dall’International Federation of Accountant (IFAC), l’organizzazione che rappresenta la
professione contabile internazionale, nel momento in cui costituisce l’International
Accounting Standard Commitee (IASC) allo scopo di promuovere l’armonizzazione
delle regole per la predisposizione dei bilanci delle società. Gli strumenti di cui dispone
lo IASC a partire dal 1973 sono tre:
1. la pubblicazione di International Accounting Standard (IAS);
2. i principi di revisione, cioè gli Standard of Auditing (ISA);
3. gli International Auditing Practise Statement (IAPS), utilizzabili come
parametro di riferimento nell’emissione e riesame delle regole nazionali dei
paesi membri dell’IFAC.
Lo IASC comprende rappresentanti di 14 Paesi e osservatori di organizzazioni quali lo
IOSCO (International Organization of Securities Commissions), il FASB (Financial
Accounting Standard Board) e la Commissione Europea. Tuttavia, il corpo di principi
contabili elaborato nei primi anni non può ancora rappresentare un sistema autonomo,
adottabile in luogo delle regole nazionali esistenti in un Paese.
Introduzione.
7.
Difatti gli IAS accolgono generalmente norme delle tradizioni contabili più antiche,
ovvero quelle degli USA e degli altri paesi anglosassoni, annoverando in definitiva
differenti regole di bilancio alternative tra loro (relative alla rilevazione di attività,
passività e componenti di reddito).
L’evoluzione degli IAS negli anni ‘90
Nel 1989 inizia un processo d’aggiornamento degli IAS esistenti, in primis con la
pubblicazione del Framework for the Preparation and Presentation of Financial
Statements, che costituisce un importante supporto teorico agli IAS esistenti. Esso,
infatti, stabilisce gli obiettivi dell’informativa societaria, le caratteristiche fondamentali
del bilancio ed elabora i principi generali di rilevazione contabile. Il Framework
contribuisce a promuovere l’accettazione e il riconoscimento degli IAS da parte della
professione contabile internazionale, delle società che intendono adottarli, degli
utilizzatori e degli auditors dei bilanci.
Il problema, in effetti, consiste nel fatto che i principi elaborati dallo IASC prima del
1995 non dispongono autonomamente di una forza legale, ma possono acquistare
considerazione solo con il supporto delle principali istituzioni internazionali,
rappresentanti le diverse categorie di operatori economici (organizzazioni internazionali
della professione contabile, commissioni di vigilanza dei mercati, ecc.). All’interno di
questo quadro s’inserisce a ragione l’accordo concluso nel 1995 tra lo IASC e
l’International Organization of Securities Commissions (IOSCO), l’organizzazione che
rappresenta le commissioni di vigilanza dei mercati borsistici mondiali. Essi
stabiliscono le integrazioni ai principi IAS, necessarie affinché lo IOSCO accetti che i
bilanci preparati in occasione di cross-border offerings e cross border listings vengano
predisposti secondo i nuovi Standards.
Tale processo d’aggiornamento si conclude il 17 Maggio 2000, quando lo IOSCO
annuncia che il processo di valutazione dei principi IAS è completato, approvando il
testo di trenta nuovi principi, i cosiddetti core standard. Da quel momento è consentito
alle commissioni di borsa, aderenti allo IOSCO, accettare i bilanci redatti secondo gli
IAS, anziché secondo i principi contabili del mercato nazionale.
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
8.
Il caso SEC
Non tutti i membri dello IOSCO, tuttavia, sono favorevoli all’accettazione di questi
nuovi principi. In particolare, la Security Exchange Commission (SEC), l’organo di
controllo nel mercato USA, teme un impoverimento d’informazione societaria e
d’efficienza del sistema, giacché gli US Generalized Accepted Accounting Principles
(US GAAP) risultano più dettagliati e voluminosi e la loro applicazione si rende
possibile grazie al forte potere regolatore e sanzionatorio dello stesso organo di
vigilanza. La SEC, che controlla ben 16.000 società, accenna una timida apertura agli
IAS nel 1996 con l’accettazione di un corpus di standard, frutto della collaborazione con
lo IOSCO e lo IASC, esigendo una qualità tale da consentire comparabilità, trasparenza
e la possibilità di rigorosa interpretazione ed applicazione.
La ristrutturazione del 2001
In seguito a questo periodo di rinnovamento e integrazione degli IAS, si ritiene
opportuno rivedere la struttura dello IASC, essendo ancora dipendente esclusivamente
dalla professione contabile internazionale. L’obiettivo del progetto è quindi di
coinvolgere più parti interessate all’emissione di principi contabili di generale
accettazione. In data 8 Marzo 2001 è così costituita la IASC Foundation,
un’organizzazione not-for-profit con sede nello Stato del Delaware negli USA (dove già
ha sede il FASB, ovvero il corrispondente Board americano). La nuova struttura
prevede: l’International Accounting Standards Board (IASB), organo principale che
detiene la responsabilità esclusiva per l’emanazione degli IAS e l’approvazione delle
loro interpretazioni; lo Standards Advisory Council (SAC), costituito da 49 esperti che
assistono lo IASB nella determinazione degli argomenti di priorità; lo Standing
Interpretations Committee (SIC), che discute e prepara le interpretazioni degli IAS.
Introduzione.
9.
Inoltre un Board di 19 Trustee ha il fondamentale compito di reperire le risorse
finanziarie necessarie per il funzionamento della Foundation e di nominare i membri
dello IASB, del SAC e del SIC in modo tale da assicurare un’adeguata rappresentazione
geografica a tutte le parti coinvolte nella realizzazione degli IAS, ovvero: la professione
contabile internazionale, i rappresentanti del mondo accademico, investitori ed analisti
finanziari, rappresentanti delle società alle quali sono rivolti i principi ed, infine, gli
auditor incaricati della certificazione dei bilanci. La struttura della IASC Foundation è
chiarita in Tabella (a).
Tabella (a) Struttura della IASC Foundation
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
10.
Il passaggio da IAS a IFRS
La nuova organizzazione prevede che i principi contabili emessi dallo IASB siano
denominati International Financial Reporting Standards (IFRS) e che vadano a
sostituire progressivamente i principi esistenti, gli IAS. Quest’ultimi sono recepiti dallo
IASB il giorno della sua prima riunione, al fine di garantire continuità con l’operato
della struttura precedente (lo IASC dell’IFAC).
La strategia della Comunità Europea
Nel 1995 l’UE adotta formalmente gli IAS come proprio corpo di principi contabili
attraverso la Comunicazione della Commissione “Armonizzazione contabile: una nuova
strategia nei confronti del processo di armonizzazione internazionale”
3
. Questa scelta
risulta, in realtà, una logica conseguenza già del Trattato Istitutivo della Comunità
Europea, che nel 1957 pone come obiettivo fondamentale quello di facilitare il libero
scambio di merci, servizi e capitali all’interno dei paesi aderenti. Quest’ambizioso
programma di coordinamento della disciplina commerciale europea si concretizza poi in
parte con tre direttive comunitarie: la 4
a
direttiva, sui conti annuali delle società dei
capitali (78/660/CEE), la 7
a
direttiva, sui conti consolidati dei gruppi di imprese
(83/349/CEE) e l’8
a
direttiva, sull’abilitazione delle persone incaricate dei controlli
annuali (84/253/CEE). Tuttavia le direttive si mostrano lacunose sotto diversi aspetti,
presentando troppe opzioni soggettive e lunghi tempi di attuazione. Da questa
situazione si comprende il cambio di strategia e la scelta di un corpo di principi
contabili completo e già utilizzato a livello internazionale dalle imprese europee, come
gli IAS. L’UE esclude, inoltre, gli US-GAAP per un’eccessiva dipendenza con il
contesto contabile-legale americano.
3
Comunicazione della commissione n. 508 del 14/11/1995.
Introduzione.
11.
Il regolamento 1606 e 1725
La definitiva approvazione della bozza avviene in data 11 settembre 2002 con la
pubblicazione del Regolamento n. 1606/2002 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione
europea. Tale Regolamento stabilisce che per ogni esercizio finanziario avente inizio il
1° gennaio 2005, o in data successiva, le società i cui valori mobiliari sono negoziati in
mercati regolamentati, soggette al diritto di uno Stato Membro, redigono i loro conti
consolidati conformemente ai principi contabili internazionali IAS esistenti al 14
settembre 2002, ad esclusione (momentanea) dello IAS 32 e 39 con relative
interpretazioni.
Di conseguenza, è attualmente in corso un processo di recepimento degli standard IAS,
che a livello europeo richiede una revisione delle direttive da parte delle Commissione,
supportata dell’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), organo
tecnico-consultivo nella fase preparatoria e d’approvazione degli standard. Nei singoli
Paesi membri la revisione dei principi nazionali è svolta da specifici organi locali. In
Italia, ad esempio, questa funzione è affidata all’Organismo Italiano di Contabilità
(OIC), fondato nel 2001 col compito di diffondere la cultura contabile internazionale nel
nostro Paese.
Il Regolamento Europeo n. 1725 del 29 Settembre 2003, infine, stabilisce e riporta per
intero tutti i principi internazionali, adottati in conformità ai criteri del Regolamento
1606
4
.
4
Regolamento 1725, articolo 1: “I principi contabili internazionali riportati nell’allegato sono adottati”.
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
12.
Un percorso a due livelli
L’adozione degli IAS è obbligatoria in tutti gli Stati Membri solo per i bilanci
consolidati delle società quotate. Rimane, invece, la facoltà di ciascun Stato Membro di
estendere il suddetto obbligo ai bilanci individuali delle società quotate e ad entrambi i
bilanci (d’esercizio e consolidato) società non-quotate, che altrimenti continueranno ad
avere come fonte principale della normativa contabile le direttive comunitarie.
Allo scopo di assicurare condizioni più omogenee tra questi due scenari contabili (le
società comunitarie che dovranno o vorranno applicare gli IAS e quelle che invece
continueranno a seguire le direttive), nell’ottobre 2003 la Commissione decide
5
di
implementare le direttive attuali relative ai conti annuali e consolidati di società
manifatturiere, banche, intermediari finanziari e assicurazioni, per allinearle il più
possibile ai principi generali previsti dagli IAS.
Questo duplice scenario si ripete a livello nazionale. Il 23 ottobre 2003 in Italia viene
approvata dalla Camera la legge comunitaria 2003
6
, con la quale l’Italia esercita la
facoltà concessa agli Stati Membri dal Regolamento 1606. In sostanza, a partire dal 1°
gennaio 2005 si rende obbligatoria l’adozione degli IAS ai bilanci individuali delle
società quotate, ai bilanci individuali e consolidati di tutte le società emittenti strumenti
finanziari diffusi presso il pubblico, nonché di tutte le banche e intermediari finanziari
sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia. Le imprese assicurative sono obbligare a
seguire gli IAS nel consolidato, mentre nel bilancio d’esercizio solo nel caso in cui
siano quotate e non redigano il bilancio consolidato. Le altre imprese hanno la facoltà di
utilizzare i principi internazionali o l’attuale normativa del Codice Civile
7
(v. Tabella
(b)). Ciò rappresenta in Italia un’opportunità interessante, visto il gran numero di gruppi
non-quotati, ma ugualmente obbligati a redigere il consolidato: adeguandosi agli IAS,
infatti, potrebbero offrire un’immagine più efficiente e trasparente ai mercati
internazionali. La Tabella (b) schematizza gli obblighi e le facoltà per le società italiane
in merito all’adozione dei principi IAS.
5
Direttiva 2003/51/Ce, approvata a giugno e pubblicata sulla GuCe del 13 ottobre 2003.
6
Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità
europee. Legge Comunitaria 2003.
7
Articolo 25, Legge Comunitaria 2003 (Opzioni previste dall’articolo 5 del regolamento (CE) n.
1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 luglio 2002, relativo all’applicazione dei
principi contabili internazionali).
Introduzione.
13.
Bilancio
consolidato
Bilancio
Banche individuale
Enti finanziari
Bilancio
consolidato
Bilancio
individuale
Bilancio
consolidato
Bilancio
individuale
Società che redigono il bilancio
in forma abbreviata
(art. 2435-bis del codice civile)
Altre società (escluse quelle minori)
Società con strumenti
finanziari diffusi
(e società controllate da quotate,
banche ed enti finanziari)
Assicurazioni
Società quotate
IAS solo facoltativi
Obbligate agli IAS solo se sono
quotate e non redigono il consolidato
Bilancio
individuale
Obbligate agli IAS
Escluse dagli IAS
Obbligate agli IAS
Tabella (b) IAS: obblighi e facoltà per le varie società italiane (art. 25 legge 306/03)
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
14.
Definizioni e livelli di valore:
l’introduzione del Fair Value
Gli International Accounting Standards portano una rivoluzione storica nella
rappresentazione del bilancio e del valore: essi introducono, infatti, il cosiddetto fair
value (o valore equo secondo la traduzione italiana delle direttive comunitarie), che gli
IAS definiscono come “il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una
passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili in un’operazione fra terzi”
8
. In altre
parole, si propone una contabilità a valori di mercato, che sorpassa il principio storico
del “costo” e rivaluta il principio della rilevanza nell’informazione contabile. Il
principio della prudenza, in ogni caso, rimane fondamentale, costituendo tuttavia non
più un fine a se stesso, ma un vincolo entro il quale rappresentare la sostanza dei
fenomeni economici. Cerchiamo, dunque, di collocare più precisamente il concetto di
fair value sulla scala del valore, chiarendone il rapporto con l’attuale realtà italiana.
Standard di Valore
Si può affermare che il fair value di cui parlano gli IAS (in particolare a proposito di
Impairment Test nello Standard n. 36) si identifica con il concetto di Valore per
l’Investitore Strategico per le seguenti motivazioni:
l’Impairment riguarda soprattutto gli Intangibili acquisiti (specifici, generici e
Goodwill) e quelli prodotti internamente, ovvero elementi contenuti nel prezzo
pagato da un investitore strategico che si aspetta di poterli recuperare nel tempo
attraverso i flussi generati dall’impresa, legati anche alle sinergie realizzabili;
8
Regolamento (CE) 1725/2003 della Commissione, Principio Contabile Internazionale n.36, paragrafo 5-
Definizioni
Introduzione.
15.
l’Impairment è volto a verificare l’esistenza o meno di una perdita permanente di
valore e non di una semplice flessione congiunturale, imponendo quindi alla
valutazione una prospettiva di lungo temine, tipica dell’investitore strategico
9
.
Il concetto di fair value deve inoltre essere attentamente coordinato con i differenti
“livelli di valore” accettati e definiti dalla dottrina economico-finanziaria in tema di
singoli asset o di aziende. Di seguito si cerca di evidenziare quali siano le principali
uniformità e differenze fra i diversi livelli di valore e il fair value:
- capitale economico, o intrinsic value: rappresenta l’impresa sulla base di
capacità reddituali già raggiunte, o raggiungibili nel breve termine. Questo
valore non dà adeguata spiegazione del prezzo negoziato e delle sue ragioni,
impedendo quindi la conservazione del prezzo nella contabilità;
- fair market value: è il valore dell’impresa che emerge da un’ipotetica
transazione tra ipotetiche controparti. Riferendosi ad un vasto mercato generico,
esprime un prezzo consensuale. Non considera quindi le sinergie potenziali di un
singolo specifico investitore;
- valore potenziale puro: esso rappresenta valore che si potrebbe attribuire
all’impresa o alla business unit al verificarsi di circostanze sperate, ma di cui
non vi sia adeguato riscontro. Rappresenta il target price del management,
legato quindi alle loro ipotesi forti, rischiose e non dimostrabili.
- valore puramente patrimoniale: è la somma di tutti i singoli valori patrimoniali
dell’impresa. Esso non considera alcuna potenzialità.
Il corretto posizionamento del fair value “a fine Impairment” può, in definitiva, essere
identificato come un valore intermedio tra capitale economico e valore potenziale puro.
9
L.Guatri, M.Bini, Il valore potenziale controllabile, ed. EGEA.
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
16.
CONCETTO TIPOLOGIA VALORI
DI DI PER
VALORE VALORE AZIONE
Valore potenziale puro
Target price per il
management 9 1,63x 3,00x
Valore per l'investitore
strategico
Fair Value
(=value-in-use)
7 1,27x 2,33x
Valore stand alone con
info privata
Intrinsic value
5,5 1,00x 1,83x
Valore stand alone con
info pubblica
Target price per gli analisti
4 0,72 1,33x
Prezzo per l'investitore
finanziario
Quotazione
3 0,54 1,00x
VALORI
RELATIVI
VS.
INTRINSIC
VALORI
RELATIVI VS
QUOTAZIONE
Prezzo di
Acquisizione
Prezzo di
Acquisizione
Valore potenziale
controllabile
Impairment
Loss
No
Impairment
Due autorevoli rappresentanti della scuola italiana del “valore”, Guatri e Bini,
definiscono questa configurazione particolare di fair value contenuta negli IAS come
Valore Potenziale Controllabile, intendendo un concetto di valore che catturi qualcosa
di più del valore di capitale economico, cioè della capacità corrente, senza tuttavia
incorrere nel rischio di rappresentare mere speranze
10
, come spesso si ritrova nei piani
del management. La Tabella (c) rappresenta graficamente il posizionamento del fair
value nella scala delle tipologie di valore.
Tabella (c) Il Valore Potenziale Controllabile
11
La Tabella (c) mostra dunque la posizione intermedia del Valore Potenziale
Controllabile tra valore potenziale puro e valore stand alone. Con l’ausilio di esempi
numerici, inoltre, si mostrano gli ordini di grandezza tra le varie tipologie di valore. Si
chiarisce, infine, la relazione fra prezzo di acquisizione e valore di riferimento per
l’Impairment Test, indicando il punto in cui interviene la perdita di valore durevole
(parte tratteggiata).
10
Cfr. L. Guatri, M. Bini, Il valore potenziale controllabile, EGEA.
11
Tratto da: L. Guatri, M. Bini, Il valore potenziale controllabile, EGEA.
Introduzione.
17.
Livelli di valore
Una volta compreso a quale standard di valore fa riferimento l’Impairment Test, ci si
domanda a quale livello di valore esso appartenga, ovvero se si riferisca a valori di
controllo o di minoranza, e ancora se dotati o meno di negoziabilità. La letteratura
italiana ed europea in merito di Impairment Test non ha ancora approfondito questo
punto, rimandando invece all’esperienza americana. In particolare, la Mercer Capital
12
,
nota società di consulenza americana, fornisce un utile contributo in tema di analisi
degli standard e dei livelli di valore con riguardo all’Impairment Test proposto dagli
US-GAAP (del tutto simile a quello proposto dagli IAS). Secondo l’analisi tale società
di consulenza si possono identificare tre livelli di valore storicamente accettati ed
utilizzati:
Valore di Controllo: si riferisce al valore dell’impresa nella sua totalità. A
questo livello il valore è funzione degli enterprise cash flow attesi dall’azionista
di controllo. Recentemente la dottrina ha iniziato a evidenziare due sottolivelli,
differenziando tra acquirente strategico e acquirente finanziario;
Valore di Minoranza Negoziabile: si riferisce a quote di minoranza, cui manca
il controllo, ma dispone del beneficio della liquidità come se fosse liberamente
negoziabile in un mercato attivo. A questo livello il valore è funzione dei cash
flow attesi, il cui beneficio è disponibile attraverso il meccanismo del public
securities markets;
Valore di Minoranza Non-Negoziabile: si riferisce a quote di minoranza, cui
manca non solo il controllo, ma anche la liquidità di mercato. A questo livello il
valore è funzione dei cash flow attesi a beneficio dei soci di minoranza, a loro
volta conseguenza dei cash flow dell’impresa.
12
Ci si riferisce alla seguente pubblicazione: Mercer Capital, Valuation for Impairment Testing, Peabody
Publishing, LP.
Business Combinations e Impairment Test: il caso Entrium-Bipop.
18.
Lo SFAS 142 indica che il fair value si colloca sul livello di valore di controllo per
l’investitore strategico. Quindi l’aggiustamento tipico che l’Impairment Test richiederà
sarà l’aggiunta di un Premio di Controllo, il quale non è altro che la differenza di valore
osservata tra il market value di un’impresa prima di un cambio di controllo e il valore
della transazione stessa.
Tradizionalmente questo premio si giustifica col fatto che l’acquirente del controllo ha
la possibilità di incrementare i cash flow dell’impresa, ma non necessariamente ha
l’opportunità di sfruttarne le sinergie. In pratica, i tradizionali livelli di valore intendono
l’azionista di controllo come investitore finanziario e non strategico. L’acquirente
finanziario è in grado di realizzare solo un primo livello di efficienza o di sinergie in un
certo business attraverso la ristrutturazione del passivo, i disinvestimenti e le
acquisizioni. L’acquirente strategico, invece, ha la possibilità non solo di sviluppare le
medesime sinergie tipiche dell’ottica finanziaria, ma anche quelle sinergie di tipo
gestionale, di integrazione verticale e orizzontale realizzabili grazie a specifiche
competenze e posizioni sul mercato. In generale, ceteris paribus, esso sarà quindi
disposto a pagare di più per il controllo dell’impresa rispetto all’investitore finanziario.
In conclusione, il livello di sinergie dell’investitore strategico risulta essere sicuramente
più in linea con le indicazioni dello IAS 36 (e del suo corrispondente principio
americano SFAS 142). Gli standard di valore e il loro rapporto sono schematizzati nella
Tabella (d)
13
, in cui si esplicitano anche i metodi diretti ed indiretti per ricavare i
differenti valori tipicamente in uso nella realtà americana.
13
Tratto da: Mercer Capital, Valuation for Impairment Testing, Peabody Publishing, LP, pp. 15.
Introduzione.
19.
Premio di controllo Sconto di minoranza
Sconto di Negoziabilità
Ottenuto direttamente da transazioni attualiOttenuto indirettamente dai Valori di Minoranza
Negoziabili, applicando uno Sconto di Non-
Negoziabiltà
Ottenuto indirettamemte con riferimento ai valori
di controllo meno uno Sconto di Minoranza
Ottenuto direttamente con riferimento a
transazioni attuali di quote di controllo
Ottenuto indirettamente facendo riferimento a
valori liberamente scambiabili più un Premio di
Controllo
Ottenuto direttamente da società comparabili
"liberamente scambiabili" o con i metodi "build
up" che sviluppano i tassi di capitalizzazione
stimando i rates of return richiesti in relazione ai
mercati pubblici
Valore di Controllo (Flussi
per l'Investitore Strategico)
Valore di Controllo (Flussi
per l'Investitore Finanziario)
Valore di Minoranza
Negoziabile
Valore di Minoranza
Non-Negoziabile
Tabella (d) Livelli di valore
Da notare, infine, vista la natura strategica del valore ai fini di Impairment Test, che si
deve identificare un premio di controllo specifico per ogni investitore, chiarendone
l’esatta motivazione e non riducendolo ad una semplice media osservata sul mercato.
A questo punto è importante anche precisare che le sinergie da utilizzarsi a fini
Impairment sono solamente quelle interne, risultanti dall’interazione tra la nuova
impresa acquisita e i business in precedenza controllati dall’investitore in questione.
Esse vanno, quindi, ben differenziate dalle sinergie esterne, le quali rappresentano
l’integrazione del nuovo business acquisito con altri potenziali business dell’investitore.
La scelta delle sole sinergie interne è motivata dal fatto che l’Impairment Test, mettendo
a confronto i benefici futuri attesi da un particolare asset e il prezzo pagato per
quell’asset; assume il punto di vista di un ben preciso holder e non di un’altra potenziale
azienda acquirente con diverse prospettive di sinergie.