6
Questa casuale coincidenza necessitava di un approfondimento.
“L’occasione fa l’uomo ladro”-pensai- e fu così che mi impossessai del
journal intime di Michel Leiris. Ma non finisce qui. Infatti, un’altra
situazione concomitante prendeva forma attraverso la lettura del diario di
viaggio dell’autore; nella deuxième partie del testo Leiris insieme ad Abba
Jérôme Gabra Moussié
5
(abbâ Ğärom Gäbrä Musê) arriva a Gondar
(Etiopia del Nord) il 1 luglio del 1932. Qui assiste a numerose cerimonie di
possessione da parte dei “génies zar” all’interno della confraternita
raggruppata intorno a Mälkam Ayyahu, la vieille guérriseuse della
parrocchia di Bäata (Gondar).
Ed ecco presentarsi la coincidenza. Durante l’anno accademico 1998-1999
stavo seguendo la seconda annualità del corso di “Religioni dei popoli
primitivi” tenuto dal Prof. Gilberto Mazzoleni, il cui argomento analizzava
i culti sincretici afro-americani: il Candomblé afro-brasiliano, con i
terreiros, la maë de santo o il paë de santo e gli orixàs; la santeria afro-
cubana, con il santero o la santera e gli orissha e infine il vodu haitiano,
con “la sua casa dei misteri” o unfò presieduta dall’ungan (sacerdote) o
dalla mambo (sacerdotessa) e i numerosi lwa (Métraux chiama loa queste
entità). Durante quel corso si parlò del rituale di possessione e della trance
come momento in cui si è cavalcati dall’entità, dove è la stessa entità che si
muove nell’adepto sostituendosi alla sua persona.
A quel punto la ricerca non poteva arrestarsi, ed è proprio da questi
antecedenti personali che prende forma la mia tesi. Alla Biblioteca
Nazionale di Roma scoprii che lo scrittore aveva proseguito la sua ricerca
sulla possessione, dando alle stampe nel 1958 “La possession et ses aspects
5
Abba Jérôme Gabra Moussié (translitterazione della scrittura etiope con una forma francesizzata),
letterato abissino, delegato del governo etiope vicino alla Missione Dakar-Djibuti con il compito di
aiutarla nelle sue ricerche e guida che ha introdotto Leiris presso i posseduti di Gondar.
7
théâtraux chez les éthiopiens de Gondar”;
6
il testo doveva essere mio, per
questo andai alla Libreria Feltrinelli di P.za Esedra (che ringrazio) dove mi
dissero che i testi fondamentali che Leiris aveva consacrato al continente
nero erano riuniti all’interno del Miroir de l’Afrique.
7
L’opera conteneva anche un articolo che fu redatto da Leiris nel 1935
intitolato “Croyance aux génies zar en Éthiopie du nord”.
8
L’autore, quindi
aveva scritto sul rituale di possessione poco dopo il suo rientro dall’Africa
e solo un anno dopo la pubblicazione de “L’Afrique fantôme”, in seguito vi
ritornò con la monografia del 1958, trascorsi venti lunghi anni.
Dovevo capire di più: Leiris era un surrealista, un letterato. Come mai nel
1931 si trovò ad intraprendere una spedizione etnografica e linguistica così
importante per l’etnologia francese degli inizi del XX secolo? E inoltre nel
suo farsi etnologo, la sua pratica letteraria, lo aveva influenzato? O era
riuscito a separare la tensione etnologica da quella letteraria? E ancora, che
interpretazione aveva lasciato su un prodotto culturale come la possessione
e perché?
L’intento della mia ricerca, quindi, ruoterà intorno al rituale di
possessione come si è venuto concettualizzando da parte di Leiris, ma
analizzato attraverso il metodo storico-comparativo della cosidetta scuola
di Roma,
9
che mi ha insegnato che “per valutare storicamente un prodotto
antropologico [nel mio caso la possessione] occorre conoscere sia le istanze
6
Michel Leiris, “La possession et ses aspects théâtraux chez les éthiopiens de Gondar”, Plon, Paris
1958.
7
Michel Leiris, « Miroir de l’Afrique », Quarto-Gallimard, Paris 1996. Édition établie par Jean Jamin
avec la collaboration de Jacques Mercier.
8
Questo articolo, “Croyance aux génies zar en Éthiopie du Nord” pubblicato nel Journal de psychologie
normale et pathologique, Paris 1938, è stato redatto nel 1935, prima della conquista dell’Etiopia da parte
dell’Italia. Qui, mi riferisco al medesimo articolo che è contenuto all’interno del “Miroir de l’Afrique”,
Quarto-Gallimard, Paris, 1996, p. 923 e segg. . Non esiste una versione in italiano del testo, la traduzione
è del redattore.
9
Alludo alla scuola, o meglio, al metodo storico-comparato promosso da Raffaele Pettazzoni e che
annovera tra i suoi più autorevoli esponenti Ernesto de Martino e Angelo Brelich, Vittorio Lanternari e
Dario Sabbatucci.
8
personali che hanno ispirato l’osservatore e sia le coordinate epocali”
10
entro cui lo studioso ha agito, perché inevitabilmente lo hanno
condizionato.
Il titolo della tesi è esemplificativo al riguardo: “Rivisitando Michel
Leiris: analisi storico-culturale di un autore tra le due guerre”.
10
Gilberto Mazzoleni, “Storia, religioni, culture: prospettive di metodo”, Euroma-La Goliardica, Roma
1994, p. 159.
9
1.0
Rivisitando Michel Leiris
Chi è Michel Leiris?
Per accostarmi allo studio di Michel Leiris e, in seguito, al rituale di
possessione come si è venuto concettualizzando da parte del medesimo,
analizzerò in breve le coordinate storico-culturali che lo hanno visto
protagonista di uno spazio-tempo ben definito, e dunque a lui peculiare. Più
che una generica biografia del tipo “vita e opere”, è invece estremamente
significativo considerare le esperienze individuali e culturali per cui Leiris ci
ha lasciato questi risultati e non altri, queste considerazioni e non altre, del
suo essere scrittore e, in un secondo momento, etnologo del suo tempo,
11
e
come questo preciso momento storico entro cui ha agito lo abbia ispirato e (al
tempo stesso) condizionato.
In questa sede, intendo chiaramente discutere del “second métier” di Michel
Leiris, quello che nel 1931 lo vede accostarsi all’etnologia, quando, grazie
all’appoggio di Georges-Henri Rivière,
12
Marcel Griaule
13
lo recluta
ufficialmente come segretario-archivista ed “enquêteur” della Missione
etnografica e linguistica Dakar-Djibuti, che durerà quasi due anni (19 maggio
1931-17 febbraio1933). Certo, per un’analisi (storica) più attenta, non si può
non tener conto del suo passato più prossimo, perché tracce vistose del suo
essere dapprima un “letterato” puro, influenzeranno i suoi successivi risultati
11
Michel Leiris è nato nel 1901 a Parigi ed è morto nella sua residenza di campagna a Saint-Hilaire
(Essonne) all’età di 89 anni, nel 1990.
12
Georges-Henri Rivière, sotto-direttore dal 1929 del Museo di etnografia del Trocadéro.
13
Marcel Griaule, (1898-1956) era stato allievo di Mauss e fu promotore, oltre che ricercatore in prima
persona di programmi di studio in Africa occidentale. Fu autore, infatti, di una monografia sui Dogon del
Mali, “Dieu d’eau” del 1948. Fabietti, U., (a cura di), “Alle origini dell’antropologia”, Boringhieri, Torino
1980, pp. 170-171.
10
in quanto “addetto ai lavori”. Quindi, per una valutazione di ordine storico-
culturale si impone la domanda: chi era Michel Leiris prima del 1931?
Per inquadrare storicamente e culturalmente Leiris negli anni che precedono
la sua “iniziazione” etnologica, mi avvalgo delle sue stesse parole, rilasciate a
seguito di due conversazioni avute con Jean Jamin:
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“[…] Il surrealismo, che
ho abbracciato nei primi quattro anni (1925-1929), ha rappresentato per me la
ribellione contro il cosidetto razionalismo occidentale. […] Eravamo contro
l’occidente. Nelle dichiarazioni surrealiste si agitava una ribellione contro la
civilizzazione occidentale. […] La nostra prima presa di posizione politica fu,
insomma, anticolonialista”.
Come il movimento surrealista ha influenzato il “second métier” di Leiris?
E poi: l’ha veramente influenzato? E fino a che punto?
Secondo quanto detto da Leiris, il surrealismo risponde a una sorta di
volontà di trovare “un merveilleux” controcorrente: il surrealismo “è stato
essenzialmente una valorizzazione dell’irrazionale” in una società ancorata
alla razionalità positivistica.
Come è possibile che Leiris, surrealista e quindi seguace di una corrente
irrazionale, sia poi diventato un osservatore etnografico?
Poco prima di intraprendere il viaggio in Africa l’autore la pensava
esattamente così: “Inizialmente, credevo veramente che le civiltà dette
“primitive” fossero superiori alla nostra”. Questo è lo stato di pensiero di
Leiris prima di divenire etnologo. Più tardi si correggerà dicendo: “Dopo
molte riflessioni sono arrivato a ciò che viene chiamato relativismo culturale,
quello che pensavo precedentemente era una sorta di razzismo di ritorno”.
Tra l’altro Jean Jamin in queste conversazioni, sostenendo che i surrealisti
parlano attraverso il pensiero e il sogno piuttosto che attraverso l’azione, gli
ricorda che, fatta eccezione per lui, questi ultimi non diventeranno mai
14
“Entretien” (1988) in C’est-à-dire, Jean-Michel Place, 1992, pp.59-70. Le conversazioni che hanno dato
luogo a “Entretien” si sono svolte il 28 ottobre 1986 e il 12 marzo1987. Le registrazioni sono state
sistematicamente trascritte da Sally Price e Jean Jamin, e il testo ottenuto è stato riorganizzato, rivisto e
completato da tutti e tre i partecipanti.
11
etnologi. Leiris è costretto a confermarlo: “Non hai torto a dire che io sono
l’unico surrealista ad essere divenuto etnologo”.
Nel rivisitare l’autore, e soprattutto quanto ha scritto sulla possessione,
occorrerà tenere sempre presenti queste considerazioni, per meglio
circoscrivere il quadro storico che lo ha condizionato.
Possiamo supporre che l’autore si sia avvicinato all’ etnologia sulla scia di
un’idealizzazione delle società “primitive” che fu propria della corrente di
pensiero surrealista; contrapposta ad un ripudio della civiltà europea del XX
secolo, intesa come società degenerata nei dogmi del progressismo, del
nazionalismo e del colonalismo.
Proprio il surrealismo postulò infatti una visione totale e radicale del
mondo, che intendeva liberarsi da strumenti e schemi della ragione
considerati opprimenti, per affermare una più vera realtà che è la vita
dell’inconscio.
A questo punto, tenendo presente il contesto culturale del suo tempo che
servirà a meglio comprendere l’esperienza di Leiris etnologo, è necessario
introdurre il panorama dell’etnologia francese a cavallo degli anni ’20-’40,
con i suoi protagonisti, al fine di chiarire l’ “hic et nunc”dell’autore.
Il breve excursus passerà in rassegna, quindi, quegli etnologi che più
direttamente hanno avuto contatti con Leiris.