II
strumenti di analisi tecnica e fondamentale, iniziando in questo modo a
scegliere in modo autonomo i prodotti finanziari sui quali operare. Oggi gli
utenti sono una fascia della clientela molto appetibile soprattutto per gli
istituti di credito: alto tasso di scolarizzazione e reddito medio alto. Dai dati
raccolti si deduce che l’utente è una persona che pretende un prodotto-
servizio di alta qualità, anche se i prezzi tendono comunque a rimanere
bassi a causa dell’innalzamento della concorrenza tra gli operatori, e per la
forte mobilità dei clienti.
In pochi anni Internet ha innegabilmente rivoluzionato l’accesso alle
risorse, la loro gestione e complessivamente il concetto stesso di mercato.
Ogni giorno grazie ad essa si effettuano milioni di transazioni tramite
migliaia di reti, mettendo in comunicazione tra loro computer sparsi in ogni
angolo del mondo: il decennio 1990-2000 sarà sicuramente ricordato dalla
“morte delle distanze”. Questo è solo un’ aspetto di un fenomeno le cui
proporzioni permettono di affermare che la rivoluzione dell’informazione è
in atto, causando cambiamenti giornalieri al concetto di mercato, ormai in
continua evoluzione. Con Internet chiunque possieda una linea telefonica
ed elettrica oltre ad una forte dose di spirito imprenditoriale può crearsi un
mercato, dal quale nasceranno nuovi compratori, venditori e intermediari.
Internet può essere considerata una struttura informativa globale.
L’informazione ha un impatto fondamentale su tutte le attività e su ogni
componente della catena del valore. La ricerca di vantaggi competitivi
attraverso l’uso strategico della tecnologia oggi è divenuta un imperativo
per la sopravvivenza del business. E’ necessario che le imprese compiano
un salto culturale, arrivando a considerare l’E-commerce come una
dimensione trasversale a tutte le funzioni del business e non solo, quindi,
come un nuovo canale di vendita da aggiungere a quelli esistenti. C’è
bisogno di un ripensamento sostanziale di tutti i processi che riguardano il
III
business tradizionale per avere successo nell’E-commerce. Le prime
funzioni ad essere state rivoluzionate, all’interno del processo di
integrazione globale, sono la gestione dei clienti e le procedure d’acquisto.
La nascita di Internet si ripercuote anche sui canali distributivi, infatti
oltre agli sportelli tradizionali siamo in presenza di Virtual Banking, Phone
banking e Internet Banking. Possiamo dire che il canale di più recente
sviluppo è quello virtuale: con tale canale le aziende di credito possono
contare su una molteplicità di sistemi di erogazione dei servizi, come il
telefono il fax o il pc ma anche terminali interattivi come collegamenti
multimediali, smart phone e tutto ciò che la tecnologia e l’evoluzione delle
telecomunicazioni hanno reso disponibile. Pertanto la banca virtuale si
presenta al consumatore senza la necessità di aprire filiali, di disporre di
casse e cassieri, senza bisogno di provvedere a contare banconote, trattare
grossi volumi di materiale cartaceo o impegnare risorse in altre attività non
direttamente produttive. A modificare il tradizionale canale distributivo
bancario contribuisce in maniera ampia la differenziazione nella gamma dei
canali proposti. Vengono inoltre innovate le modalità di offerta dei servizi
finanziari. Alcuni operatori entrano nel mercato on line grazie, appunto,
alle nuove strutture distributive che risultano sempre più snelle da un punto
di vista organizzativo e con un elevato potenziale di diffusione dei servizi.
L’ampliamento dell’offerta delle banche e l’incremento dei canali
distributivi è una tendenza consolidata in tutti i paesi avanzati, compresa
l’Italia. Attraverso la diversificazione le banche ampliano la propria
capacità di raggiungere la clientela potenziale.
Fino a non molto tempo fa era impensabile utilizzare strumenti diversi
dallo sportello. Infatti, limitatamente all’Italia, risale a non molto tempo fa
l’ introduzione della figura del consulente finanziario. Oggi la rete dei
promotori non rappresenta più una novità ma una realtà che si è consolidata
IV
nel tempo e può essere considerata come la risposta all’offensiva della
distribuzione attraverso i canali telematici: tale rete infatti presenta un certo
grado di flessibilità, anche se nettamente inferiore a Internet, e si
avvantaggia rispetto a quest’ultima proprio per il fatto di non avere barriere
tecnologiche che possono costituire un ostacolo per molti interlocutori.
Sebbene l’effetto della crescita culturale della clientela e l’ulteriore
affinamento della tecnologia stanno riducendo progressivamente tali
barriere possiamo affermare che un’opera di mediazione e di
interpretazione delle informazioni sarà sempre utile per la maggior parte
degli investitori privati. Alcuni problemi possono però derivare dalla
coesistenza del “vecchio” modello distributivo con quello costituito dalla
rete dei promotori. Un problema può essere riscontrato nel target
territoriale. La banca che si è già diffusa in una determinata area corre il
pericolo che le azioni di sviluppo degli sportelli e dei promotori si
sovrappongono e comportino una concorrenza interna dannosa o un
disorientamento del cliente. Le banche che intendono puntare sull’Internet
banking in generale hanno due alternative: da un lato l’integrazione del
canale in questione con quelli preesistenti, dall’altro la netta
differenziazione dei canali stessi e in particolare di Internet. Mentre nel
secondo caso si tratta di dar vita ad un’unità di business a sé stante, il
problema sarà probabilmente quello di fornirle una dote in termini di
risorse economiche e tecnologiche, ma soprattutto di management,
adeguata alle esigenze di un posizionamento confacente alle attese della
casa madre, nel primo caso si devono affrontare le scelte che conseguono a
quella fondamentale di dar vita a un sistema caratterizzato dalla
multicanalità.
Per creare un canale che non sia complementare agli altri esistenti sullo
stesso mercato, si può dar vita ad uno specifico brand, per affermare il
V
quale, al mercato fortemente competitivo come questo, si richiede da parte
dei responsabili di poter operare con una sufficiente autonomia di gestione
oltre che di notevoli sforzi economici. Il contesto italiano è caratterizzato
da pochi soggetti che offrono servizi esclusivamente on line. La banca che
decide di puntare comunque su Internet scegliendo la strategia
dell’integrazione dei canali, essendo la scelta più diffusa in Italia, deve
porsi in grado di dare una risposta chiara ed efficace a problematiche
chiave quali sono quelle relative a una coerente e unitaria gestione
organizzativa dei clienti, dei prodotti e dei canali: ciò comporta dei
cambiamenti significativi nella struttura delle aziende interessate, nei
meccanismi di integrazione preesistenti e nelle responsabilità assegnate alle
figure professionali. Accanto alle problematiche di natura organizzativa
poi, la strategia di integrazione all’interno di un sistema di multicanalità
implica anche complessità di natura sia tecnologica che gestionale. Il primo
elemento è relativo all’esigenza di garantire al cliente, in ogni momento e
per ogni canale, l’allineamento dei propri dati operativi; quanto al secondo
fattore, si fa riferimento all’acquisizione e al trattamento, a scopi di
marketing, di tutte le informazioni rese disponibili dal cliente attraverso
l’utilizzo dei diversi canali attivati dalla banca.
La necessità di fornire ai consumatori un servizio sempre più completo è
oramai innegabile: se i gestori di trading on line italiani sono lontani da
quelli americani, i segnali di miglioramento non sono pochi, primo fra tutti
il fatto che l’offerta diventa sempre più personalizzata Già da parecchio
tempo ci si è orientati a fornire alla propria clientela non solo tutti gli
strumenti finanziari ma anche la possibilità di effettuare investimenti in
tutte le piazze mondiali con commissioni sempre più basse.
Altri due fattori dai quali non si può prescindere sono la qualità del
servizio e il prezzo. Dare una valutazione obiettiva sull’entità dei costi da
VI
sostenere per implementare i canali tecnologici è molto difficile. I problemi
sono molti e riconducibili essenzialmente alle diverse configurazioni che
possono essere adottate per produrre e distribuire servizi con questi nuovi
canali, alle continue modificazioni dei prezzi del settore informatico, e
all’impossibilità di trarre conclusioni univoche dalle esperienze bancarie,
(per una certa ritrosia degli istituti stessi a fornire commenti e dati). I costi
variano in base all’utilizzo o meno di risponditori automatici, all’utilizzo di
un network privato o di una rete pubblica, allo sviluppo interno o esterno di
un software, allo sviluppo di programmi inediti oppure all’acquisto di
‘pacchetti’ sul mercato, all’esistenza dei servizi in outsourcing, al grado di
impiego delle risorse umane, ecc. Comunque, nonostante queste diverse
situazioni, possiamo concludere che la banca virtuale consente risparmi di
costi molto elevati rispetto allo sportello tradizionale: il costo unitario delle
transazioni è inferiore e il costo del mantenimento delle infrastrutture
limitato. Per una banca tradizionale che si “aggiorna”e che implementa
canali virtuali, la diminuzione dei costi stimata non è immediata. Infatti, c’è
il problema di ridurre l’occupazione e/o utilizzare il personale per attività
che richiedono un grado di specializzazione diverso e che quindi
comportano costi di aggiornamento delle capacità professionali alla nuova
realtà, con la necessità di assumere dipendenti qualificati. Molto
interessante è mettere in luce l’effetto che l’adozione di soluzioni virtuali
ha sulla struttura dei costi: viene ridotta l’incidenza delle immobilizzazioni
materiali (aumentando quelle intangibili) e viene ridotto anche il consumo
di personale di contatto. Per contro l’investimento iniziale è molto elevato,
sia in termini di dotazioni informatiche, sia in termini di sforzi di
formazione per la preparazione o la riconversione del personale. La
clientela che si avvicina ai canali virtuali è attirata soprattutto da un modo
più comodo e rapido per interagire con la banca, ma non è disposta a
VII
sopportare gli stessi costi come se svolgessero la transazione in modo
tradizionale: come conseguenza si assiste ad una battaglia tariffaria per
conquistare i nuovi segmenti della clientela. Sotto il profilo economico
esiste un altro pericolo per le banche che adottano i canali virtuali accanto a
quelli tradizionali: lo spostamento della clientela; se questo si verifica, il
risultato è la contrazione netta dei profitti, perché a parità di volumi si
applicano prezzi inferiori. L’attivazione di nuovi canali avrà successo se ci
sarà la capacità di acquisire nuova clientela al di fuori del tradizionale
raggio di insediamento. Diventa molto difficile definire politiche di
sviluppo territoriale perché è evidente che la relazione fra i canali virtuali e
la localizzazione della clientela è molto più labile di quella degli sportelli
tradizionali. Forte è il rischio che l’azione di sviluppo della banca sui canali
virtuali abbia successo proprio negli ambiti geografici di tradizionale
insediamento perché il suo marchio è già noto e affermato.
Per verificare che un operatore on line sia in grado di gestire la propria
clientela nel rispetto dei principi fissati dalla legge ci sono diversi fattori:
quelli di natura contrattuale come sottoscrizione e recesso, di natura tecnica
come intasamento linee, velocità e assistenza e infine quelli di natura
operativa, come i servizi on line, la struttura societaria e la
personalizzazione. Può non esistere alcun tipo di rapporto fisico con la
società in quanto il potenziale cliente scarica dal sito della società il
contratto e lo rinvia ad esso firmato una volta che ha aderito e ha preso
coscienza di tutto: si tratta di un intermediario virtuale. Tutto ciò porta
sicuramente ad una riduzione del rapporto umano favorendo, l’avvento di
questi strumenti, la possibilità da parte del risparmiatore di gestire il
proprio portafoglio in maniera autonoma o comunque di ridurre al minimo
l’intervento da parte degli operatori. L’avvento di questi strumenti ha
VIII
portato la necessità di una nuova disciplina ed un’attenzione particolare alla
sicurezza delle operazioni.
Non meno importanti sono i problemi gestionali e organizzativi che si
creano per la banca con l’avvento di questi nuovi canali e nuovi
risparmiatori a fronte comunque dei possibili vantaggi come una riduzione
dei costi di produzione dei servizi, l’acquisizione di nuovi spazi di mercato
e una migliore efficienza e efficacia nelle operazioni. L’evoluzione dei
canali distributivi e del comportamento dei risparmiatori ha portato la
diffusione del trading on line. Chi si affaccia al trading on line potrebbe
essere un normale investitore già abituato a effettuare transazioni in azioni,
passando attraverso l’esperienza della banca telefonica e facendo visita ai
siti che forniscono tale servizio per avere delle informazioni che
fungeranno da supporto alle sue decisioni. In questa evoluzione un posto
importante viene assunto dal promotore che rappresenta oramai l’unico
tradizionale rapporto umano all’interno della struttura e quindi rappresenta
uno dei canali distributivi più importanti nel nuovo modo di fare banca.
Aumenterà il numero di alleanze tra le aziende di credito e tra queste e
soggetti non necessariamente legati al mercato finanziario. Le risposte
strategiche delle aziende di credito potranno essere diverse: esse potranno
puntare sulla multicanalità, o si orienteranno verso un’offerta
maggiormente basata su logiche di servizio e cercheranno di rapportarsi
alla clientela in modo diverso, più concreto rispetto al passato.
Con l’evoluzione del nuovo concetto di banca si è passati da un modello
tradizionale di distribuzione caratterizzato dallo sportello come canale
principale e un minimo sviluppo dei canali secondari ad una multicanalità
integrata dove il canale di principale distribuzione è rappresentato dai
promotori e da Internet per arrivare a ritrovare a ritroso i Call Centre e i
punti vendita/assistenza, cioè le vecchie filiali. La situazione italiana può
IX
essere comparata alla realtà del mercato statunitense vissuta a metà degli
anni novanta. In entrambi i casi il trading on line ha focalizzato la sua
attenzione su una specifica categoria di prodotto e un preciso segmento di
mercato.
Tutti questi aspetti sono approfonditi nei successivi capitoli. Inoltre, alla
luce di queste considerazioni ho cercato di avere un riscontro pratico
nell’esperienza vissuta all’interno di Banca Primavera constatando che
l’evoluzione della figura del risparmiatore e l’evoluzione del concetto di
banca si stanno muovendo di pari passo,inoltre la struttura bancaria sempre
più multicanale riesce ad essere al passo con le esigenze e i bisogni della
nuova figura del risparmiatore.
1
Capitolo 1
L’evoluzione del concetto di
risparmio in Italia
Sommario: 1.1 Introduzione 1.2 Il risparmio nell’ordinamento italiano 1.3 Gli anni
’80 e la nuova concezione del risparmio. 1.3.1 Mutamenti nella formazione del ri-
sparmio. 1.3.2 Primi spostamenti verso la Borsa. 1.3.3 La trasformazione del sistema
finanziario;il nuovo risparmiatore 1.4 Gli anni ’90 e i mutamenti delle scelte finan-
ziarie delle famiglie. 1.4.1 Mutamenti nella composizione della ricchezza e del porta-
foglio 1.4.2 Verso nuovi strumenti finanziari 1.4.3 Crollo dei titoli di stato e riscoper-
ta del mercato azionario 1.4.4 Boom dei fondi comuni d’investimento. 1.5-I muta-
menti nelle scelte dei risparmiatori dalla crisi del 1999 al 2002: la depressione e i
primi mutamenti nelle scelte di portafoglio 1.5.1- Caratteristiche dei nuovi impieghi
del risparmio nel 2001 1.5.2 Le scelte di portafoglio delle famiglie italiane nel 2001
1.1 Introduzione
Il mercato finanziario italiano negli anni recenti ha subito profonde modificazioni
e per tutto il ventesimo secolo si sono susseguiti nuovi prodotti e nuovi processi pro-
duttivi. Di cambiamento radicale nel comportamento del risparmiatore si può iniziare
a parlare all’inizio degli anni ottanta quando, in seguito alla progressiva riduzione del
rendimento dei BOT, si assiste ad un aumento dell’investimento in borsa e ad una
maggiore diversificazione con la possibilità di scegliere tra più strumenti finanziari,
sia perché la borsa si sta sviluppando in modo sempre più massiccio e sia perché
l’investimento immobiliare diventa sempre più costoso
1
. Mentre dal lato dell’offerta
si assiste alla nascita di nuove forme di impiego del risparmio che ha portato ad una
concorrenza tra le banche e tra queste e i nuovi intermediari finanziari. Per molti anni
la logica del risparmiatore è stata ancorata al binomio “mattone-deposito banca-
rio”ma man mano si è trasformata ed ha portato ad una diversificazione del portafo-
1
Mario Deaglio, Guido Di Stefano,Marco Onado,Walter Giorgio Scott, Dal mattone alla finanza, gli
italiani e il risparmio:quattro anni di indagini centro Einaudi-BNL, Il Sole24ore, Milano1982
2
glio, prima grazie al diffondersi dei titoli del debito pubblico e poi, con l’ingresso sul
mercato dei fondi comuni e un rinnovato interesse per l’investimento azionario. Gli
intermediari finanziari e soprattutto le banche hanno assecondato questo sviluppo
promuovendo una strategia che ha mirato ad occupare nuovi spazi operativi nel cam-
po dell’intermediazione dei titoli con la creazione di società di gestione di fondi co-
muni di diretta emanazione bancaria. Parallelamente la tradizionale attività bancaria
si è orientata sempre di più verso la diversificazione dei prodotti e servizi offerti nei
vari segmenti di mercato ponendo la maggiore attenzione verso frange più mature ed
esigenti della propria clientela.
2
Tutto ciò deve essere correlato da una più approfon-
dita conoscenza e analisi del comportamento dei risparmiatori.
1.2 Il risparmio nell’ordinamento italiano
Molto importante è specificare che nel nostro ordinamento il risparmio è conside-
rato un bene meritevole di una protezione intensa e significativa che solo i poteri
pubblici possono garantire. Esso infatti si pone come mezzo rivolto a fornire i capita-
li occorrenti allo sviluppo produttivo del paese, come una componente essenziale del
sistema economico e rispetto al quale si rende necessaria una politica complessiva di
tutela. La ricchezza delle nazioni è il frutto dell’ingegno, dell’abilità e delle azioni
degli uomini. Lo sviluppo economico è fondato sul risparmio e sull’accumulazione
di capitale, sulla capacità di destinare una parte di ciò che annualmente si produce ad
accrescere la possibilità di creare nuova ricchezza nel futuro. Nella grande crisi che
si ebbe negli anni trenta il livello del reddito di alcuni grandi paesi si era ridotto in
una misura mai sperimentata fino ad allora, la disoccupazione era cresciuta enor-
memente e la produzione industriale si era quasi dimezzata. Inoltre negli anni qua-
ranta la guerra avrebbe portato alla distruzione fisica dei capitali e l’inflazione a-
vrebbe immiserito il valore della ricchezza finanziaria. Allora possiamo anche dire
che non è casuale che nel 1936 viene promulgata in Italia una legge bancaria
3
volta a
fornire alle autorità monetarie nuove possibilità di controllo e poteri più ampi in ma-
teria di autorizzazione all’esercizio del credito, di salvaguardia alla stabilità, di inter-
2
Ibidem.
3
Riforma della legge bancaria ecc..=riferimenti
3
venti sul sistema creditizio e di gestione delle crisi. Le finalità originarie di tale legge
bancaria erano presumibilmente quelle di tutelare allo stesso modo tutte le forme del
risparmio raccolto tra il pubblico. Peraltro possiamo aggiungere che sia nella stessa
legge sia soprattutto nella prassi attuativa il risparmio bancario e la sua tutela furono
privilegiati sotto il profilo normativo rispetto al risparmio tout-court. D'altronde c’e
da considerare una situazione originaria di estrema modestia del mercato azionario
(coincidente in toto con la borsa valori) e al ruolo poi assegnato al sistema creditizio
di propulsore della ricostruzione economica, post-bellica. La stessa disciplina costi-
tuzionale di cui il risparmio è oggetto è stata costantemente interpretata come più di-
rettamente rivolta al mercato creditizio e non a quello mobiliare.
Vero è anche che l’articolo 47 della Costituzione inserito dal costituente nella trama
della disciplina generale dei rapporti economici di cui al titolo III parte prima della
nostra carta, privilegia la tutela del risparmio in rapporto alla direzione statale del
settore creditizio ma è anche vero che complessivamente esprime un riconoscimento
al surplus monetario in tutte le sue forme, infatti: “La Repubblica incoraggia e tutela
il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credi-
to. Fornisce l’accesso al risparmio popolare, alla proprietà dell’abitazione, alla pro-
prietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi
complessi produttivi del Paese
La diversificazione operativa e geografica degli intermediari, l’evoluzione e
l’interdipendenza dei mercati hanno fatto emergere nel tempo nuove esigenze, nuovi
strumenti e possibili rischi, sistemici e individuali. Le modifiche normative interve-
nute nel corso degli anni hanno assecondato lo sviluppo del nostro sistema finanzia-
rio, garantendo, nello stesso tempo, il necessario adeguamento della regolamenta-
zione e dei controlli, graduandoli rispetto alle diverse tipologie di operatori. Si è con-
solidata una nuova disciplina del mercato mobiliare e dei soggetti che in esso opera-
no. Sono stati, inoltre, rafforzati gli strumenti a difesa dei risparmiatori e dei fruitori
di servizi di investimento
4
. La vigilanza si esplica attraverso l’esame del rispetto, da
4
Dlgs 23-7-96 n.415 (decreto Eurosim) con il quale è stata recepita la direttiva 93/22 CEE del
10/05/93 relativa ai servizi di investimento del settore dei valori mobiliari e la direttiva 93/6 CEE del
15/03/93 relativa all’adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti creditizi. Poi
nel 98 c’è stato il Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, D.Lgs. n.58
del 24 febbraio 1998 e infine il decreto eurosim che ha abrogato la legge del 2-1-91 n.1 cioè la ”disci-
plina dell’attività di intermediazione mobiliare e dell’organizzazione dei mercati mobiliari”
4
parte di tutti gli operatori, di regole volte al raggiungimento di questi obiettivi di ca-
rattere generale. I controlli hanno come obiettivo di accertare la sana e prudente ge-
stione delle istituzioni creditizie; tali controlli non entrano nel merito delle singole
operazioni che, in armonia con il carattere imprenditoriale riconosciuto agli interme-
diari, rimane di loro esclusiva competenza e responsabilità. L’operatività sui mercati
e le regole degli scambi sono di competenza soprattutto delle autorità di controllo di-
verse dalla banca centrale e gli effetti del mercato sulla formazione e sull’allocazione
del risparmio costituiscono materia fondamentale di politica economica: la legge
continua a cogliere i nessi fondamentali e a coordinarli.
Tra i paesi industrializzati l’Italia conserva un primato positivo costituito dalla sua
elevata capacità di risparmio. La quota di reddito risparmiato si aggirava, agli inizi
degli anni novanta, intorno ad un quarto del reddito nazionale; mentre le imprese so-
no esposte finanziariamente in misura non differente di quanto si rileva altrove, le
famiglie italiane sono molto meno indebitate. Il lato negativo dell’Italia è che una
parte più rilevante rispetto ad altri stati del risparmio privato viene assorbita per il fi-
nanziamento del disavanzo pubblico. Un debito pubblico elevato tende a pesare sul
valore della moneta e, a parità di altre condizioni, ad innalzare i tassi di interesse di
mercato. Le economie in cui le famiglie e più in generale il settore privato sono mol-
to indebitati sono esposti maggiormente a crisi di stabilità o a crisi degli intermediari,
mentre quando l’indebitamento è concentrato nel settore pubblico allora il rischio
maggiore è l’inflazione.
1.3 Gli anni ‘80 e la nuova concezione del risparmio
Le prospettive di risparmio in Italia hanno subito mutamenti straordinari agli inizi
degli anni ottanta. In questo periodo c’è stata una stretta coincidenza fra gli obiettivi
di riequilibrio del bilancio pubblico e di abbattimento dell’inflazione e le finalità di
sostenere il risparmio, qualificandone però al tempo stesso gli usi. Nel corso del 1984
l’Italia ha compiuto molti progressi, riportando dopo undici anni, il tasso
d’incremento dei prezzi al di sotto di valori a due cifre e iniziando a limare il rappor-
to fra fabbisogno pubblico e reddito. Dal 1981 i tassi reali d’interesse sono passati da
valori fortemente negativi a valori positivi. Si è così tornati a remunerare il risparmio
5
finanziario. Da questo momento il fabbisogno pubblico è stato coperto in misura pre-
valente con emissione di titoli piuttosto che attraverso la stampa di moneta. Questo
innalzamento dei tassi di interesse ha determinato per le finanze statali un maggior
onere per il servizio del debito, però nel contempo ha evitato che i redditi delle fami-
glie si volgesse ancora di più al consumo, e che il risparmio e la ricchezza finanziaria
venissero deviati verso usi speculativi, beni di rifugio, o verso l’estero
5
. Nella prima
metà degli anni ottanta i tassi di interesse a breve termine dei principali paese indu-
strializzati si sono collocati mediamente su valori prossimi al 4%; nella media furono
inferiori al 2% alla metà degli anni sessanta e negativi nel decennio successi-
vo(TAB.1)
6
. All’aumento dei tassi di interesse reali hanno contribuito sicuramente
fattori diversi: gli orientamenti delle politiche monetarie a causa del persistere di
pressioni inflazionistiche dal lato dei costi, e alcuni cambiamenti anche se positivi,
nella regolamentazione e nella struttura dei mercati finanziari. Ma non possiamo tra-
scurare fra le cause di fondo la contrazione del risparmio pubblico, specialmente per
gli oneri che faceva ricadere sulle politiche monetarie di controllo dell’inflazione.
TAB.-1-Tassi di interesse reali in Italia
1960/64 1965/69 1970/74 1975/79 1980/84 1985/90
Breve termine - - -1.4 -2.7 1.8 6.1
Lungo termine 1.3 4.4 -0.4 -2.0 1.4 4.4
Fonte: dati elaborati dalla Banca d’Italia nel Bollettino Economico n°18,Tav.4 .I valori sono stati calcolati considerando la dif-
ferenza tra tasso di interesse nominale (a breve: di mercato; a lungo sulle obbligazioni pubbliche ) e variazioni dei prezzi al con-
sumo nei 12 mesi precedenti.
Il passaggio da rendimenti reali negativi a rendimenti reali positivi, il radicale rin-
novamento del mercato dei titoli a reddito fisso, la nuova vita della Borsa, dove per
la prima volta compaiono i fondi di investimento, non hanno lasciato indifferente la
dinamica della nostra economia e della nostra società e, questi nuovi prodotti finan-
ziari si vendono ormai in uffici aperti ovunque. Questi elementi, apparentemente di
contorno, contribuiscono a spiegare una profondissima e sottilissima trasformazione
5
Dr.CARLO A. CIAMPI,Governatore della Banca d’Italia, 60° Giornata Mondiale del Risparmio,
Associazione fra le Casse di Risparmio italiane. Milano 11 ottobre 1984, Bollettino Economico otto-
bre 1985 n°3, Banca d’Italia, Roma.
6
LAMBERTO DINI, Risparmio e investimenti nell’economia mondiale: ruolo dei mercati e degli in-
termediari finanziari, Incontri di Rocca Salimbeni, Siena 29 novembre 1991, Bollettino Economico
n°18, Banca d’Italia,Roma.
6
interna che stava mutando la concezione del risparmio. Tradizionalmente il risparmio
era un concetto residuale, rappresentato dalla differenza tra reddito e consumo; il ri-
sparmiatore degli anni cinquanta e sessanta voleva definire l’impiego dei suoi capita-
li in modo da non doverci pensare più
7
. (nel senso che l’italiano medio risparmia e
basta non come afferma Modigliani in base alla speranza di vita) Negli anni ottanta si
passa da questo atteggiamento negativo ad una visione assolutamente positiva: ri-
sparmiare comincia a significare costruire un patrimonio mediante scelte appropriate,
messe in atto giorno dopo giorno. Il risparmio, quindi, acquista così una dimensione
“politica” molto più importante del passato: non si identifica più con gli interessi di
una classe di rentiers dal comportamento statico, la cui fine era già stata prevista da
Keynes
8
.
TAB.-2-Evoluzione del saldo finanziario delle famiglie italiane
1.1.1.1.1 saldi finanziari propensione al ri-
sparmio
Mld. % del Pil % Reddito lordo di-
sponibile
1995
157.025 8.9 18.2
1996
144.945 7.7 17.9
1997
129.189 6.6 15.7
1998
82.279 2.1 14.7
1.3.1 Mutamenti nella formazione del risparmio
La motivazione ereditaria del risparmio da sempre componente forte del rispar-
miatore italiano inizia a modificarsi, anche se non è del tutto scomparso. Infatti tale
motivazione riscuoteva ancora un largo consenso e secondo le indagini Einaudi-BNL
trovarono d’accordo il 48,2% degli italiani e in disaccordo il 48,4% .La sorpresa con-
7
Mario Deaglio, Guido Di Stefano,Marco Onado,Walter Giorgio Scott, Dal mattone alla finanza, gli
italiani e il risparmio:quattro anni di indagini centro Einaudi-BNL, Il Sole24ore, Milano1982
8
Jossa Bruno: Macroeconomia. Cedam 1993.