2
La possibilità di accedere a un’enorme quantità e varietà di informazioni
richiede necessariamente, per non risultare inutilizzabile, un filtro attraverso il quale
selezionare solo i dati di effettivo interesse. Da questo assunto nasce la
personalizzazione dei servizi informativi, che mira a individuare le preferenze di
particolari fasce di utenti sempre più definite, fino ad arrivare a soddisfare le
necessità del singolo individuo.
I location based services nascono per poter selezionare in modo del tutto
trasparente all’utente, una serie di contenuti rispondenti in modo assolutamente
preciso alle esigenze espresse attraverso l’uso del terminale mobile: disporre di
indicazioni dettagliate riguardo l’ubicazione di un dispositivo portatile, significa
poter offrire servizi altamente personalizzati, limitando al minimo il grado di
coinvolgimento dell’utente nel processo di selezione delle informazioni
2
.
Ovunque ci si trovi, tanto in un luogo familiare quanto in una città
sconosciuta, diventa possibile ricevere indicazioni riguardo qualsiasi cosa sia stia
cercando - sia un ristorante o un servizio di assistenza, un albergo o un collega di
lavoro – in modo rapido ed efficace.
Per raggiungere un grado di sviluppo tale da permettere l’implementazione
di servizi di tipo location based, i network cellulari hanno percorso una serie di step
evolutivi, dalle prime reti analogiche di ridotta estensione, fino alle recenti reti
digitali in banda larga.
Il primo capitolo traccia un breve resoconto sulla questione, esaminando
anche le nuove possibilità dischiusesi di pari passo allo sviluppo delle reti.
2
Per operare in modo ottimale e del tutto trasparente all’utente, il sistema deve essere anche in grado
di rilevare le caratteristiche hardware e software del device.
3
Il secondo capitolo passa in rassegna le diverse tecnologie sottostanti al
processo di rilevamento della posizione di un terminale mobile, da quelle di tipo
satellitare a quelle basate sui network cellulari, a quelle che lavorano appoggiandosi
all’uno e all’altro sistema. Per ognuna delle soluzioni presentate vengono indicati
vantaggi e svantaggi – costi di implementazione, grado di precisione, ecc…- e
vengono indicate quelle su cui sembrano orientarsi gli operatori di telefonia mobile.
Il terzo capitolo affronta il problema della raccolta dei dati necessari a
realizzare un servizio location based, analizzando i principali sistemi utilizzati per
interfacciare l’application server – attorno al quale ruota tutto il processo di
creazione dei contenuti del servizio – con il centro di localizzazione che contiene le
informazioni relative alla posizione dei terminali, ed evidenziando l’attuale
mancanza di uno standard. Successivamente viene sollevata la questione delle
difficoltà nel realizzare presentazioni adatte ad essere visualizzate sugli schermi di un
parco terminali eterogeneo, in cui coesistono dispositivi dalle dotazioni hardware e
software estremamente varie, analizzando la struttura dello standard CC/PP
3
, con il
quale è possibile raccogliere dati sia sulle caratteristiche del device, sia sulle
preferenze dell’utente.
Infine, l’ultimo capitolo, offre una panoramica, suddivisa per categorie, dei
location based services attualmente disponibili e di prossima introduzione, indicando
i livelli di precisione nella localizzazione auspicabili per ottenere servizi realmente
efficaci all’interno dei diversi contesti di applicazione. Viene inoltre fatto cenno al
problema del rispetto della privacy generato dal trattamento di dati di natura
strettamente personale e ai principi fissati dalle norme che regolano la materia.
3
Composite Capabilities and Preferences Profile
4
——1——
Sviluppo dei sistemi di telefonia mobile
La telefonia mobile ha ormai raggiunto in tutto il mondo, e in special modo
in Italia, un livello di diffusione difficilmente immaginabile solo fino a pochi anni fa,
dovuto ad un’esplosione del tasso di crescita che non è paragonabile a quello di
nessun altro tipo di tecnologia.
Sebbene i primi passi nello sviluppo di un sistema radiomobile siano stati
mossi negli Stati Uniti attorno agli anni ’40
1
, bisogna attendere i primi anni ’80 per
vedere nascere le prime reti di tipo cellulare, la cui caratteristica peculiare è quella di
sfruttare trasmettitori di potenza ridotta in grado di coprire aree di estensione
relativamente limitata. La struttura generale di questo tipo di network prevede che il
territorio venga suddiviso in “celle” di dimensioni variabili, in ognuna delle quali è
presente un trasmettitore che opera su canali differenti da quelli utilizzati dalle celle
attigue, per evitare interferenze. Quando il terminale mobile passa da una cella ad
un’altra compie un’operazione definita handover durante la quale si sintonizza su
una nuova frequenza in modo del tutto trasparente all’utente, evitando interruzioni
nell’eventuale conversazione in corso.
1
Si trattava di sistemi dalle capacità estremamente limitate: ad ogni utente veniva assegnata una
specifica frequenza e la copertura era limitata al territorio cittadino.
5
L’Italia entra nel mondo della comunicazione mobile fin dagli anni ’70 con
un sistema denominato RTMI
2
, operante a 160 MHz, che presentava numerose e
pesanti limitazioni, come il fatto di poter chiamare da mobile a fisso solo passando
attraverso un operatore, la caduta di linea nel passaggio di cella e una disponibilità
scarsissima di canali, ben presto saturata dalla domanda. Nel 1985 nasce così un
nuovo network, l’RTMS
3
, che introduceva l’handover automatico, eliminava la
necessità di intermediari nello stabilire la comunicazione e incrementava
sensibilmente il numero di canali disponibili. Il nuovo sistema a 450 MHz, progettato
inizialmente per circa 40.000 utenti, sarebbe dovuto essere sufficiente a soddisfare le
esigenze italiane fino al 1995, anno in cui era stata prevista l’introduzione del
sistema paneuropeo GSM
4
, ma le stime si rivelarono ben presto errate. Quando
neppure il potenziamento della rete fu sufficiente a coprire le crescenti richieste del
mercato si decise di introdurre un network intermedio prima del passaggio al digitale.
La scelta della tecnologia da adottare cadde sullo standard a 900 MHz ETACS
5
, già
sperimentato in Gran Bretagna, reso attivo dalla SIP a partire dal 1990
6
.
Il nuovo standard porta con sé anche una nuova generazione di dispositivi
di comunicazione mobili: ai limitanti telefoni veicolari e agli scomodi e ingombranti
dispositivi a “valigetta” si affiancano finalmente i terminali palmari.
Il numero di utenti continua a crescere in maniera considerevole, soprattutto
sulla spinta dei nuovi piani di abbonamento per le famiglie introdotti dal 1993: il
telefono cellulare si avvia a diventare oggetto del consumo di massa.
2
Radio Telefono Mobile Integrato
3
Radio Telephone Mobile System
4
Global System for Mobile communication
5
Extended Total Acces Comunication System
6
http://www.ecn.org/crypto/etere/storia.htm
6
Dall’analogico al digitale
Un sistema di comunicazione mobile analogico di tipo ETACS, pur
introducendo significative innovazioni presentava ancora alcuni aspetti problematici.
In primo luogo era eccessivamente calato in una dimensione nazionale: un terminale
italiano era totalmente inutilizzabile nel resto del mondo. In secondo luogo dal punto
di vista della sicurezza le carenze erano enormi: un cellulare poteva senza troppe
difficoltà essere clonato, attraverso la copia dell’identificativo con il quale il
terminale si connette alla rete, e utilizzato per truffe e raggiri. Inoltre qualsiasi
comunicazione che utilizzi una rete ETACS può essere intercettata utilizzando un
apposito radio scanner. Questi problemi vengono finalmente risolti con la nascita di
un network GSM.
L’introduzione di una rete cellulare di tipo digitale paneuropea ha avuto
luogo in Italia in via sperimentale nel 1990, con l’installazione delle prime centrali a
Roma da parte della SIP, per poi partire ufficialmente nel 1992 con una copertura che
si estendeva lungo gli assi Torino – Venezia e Milano – Napoli, ma affonda le sue
radici nel decennio precedente. L’anno di nascita del progetto è il 1982, data in cui
venne istituito un gruppo di studio denominato GSM, acronimo di Groupe Spècial
Mobile, successivamente divenuto Global System for Mobile Communication. Il
GSM si afferma presto come standard per la comunicazione mobile in Europa e non
solo: reti dello stesso tipo vengono implementate in molti Paesi anche al di fuori del
continente
7
.
7
http://www.ericsson.it/technology/GSM/
7
La radicale innovazione rispetto al passato consiste, analizzando il
terminale mobile, nell’introduzione della SIM
8
card, una piccola scheda che contiene
un chip in cui sono memorizzati i dati identificativi del cliente che ha sottoscritto
l'abbonamento, i servizi ed una memoria per la rubrica dei numeri telefonici. È alla
SIM card che spetta il compito di dialogare con la rete e in sua assenza il telefono è
utilizzabile solo per chiamare il 112, numero di emergenza nazionale.
In un network GSM il segnale non viaggia più in forma analogica, ma la
voce viene convertita in una sequenza di bit che si trasmette nell’etere in modo
sicuro, perché criptata attraverso un particolare algoritmo che garantisce la
riservatezza della conversazione. Il cellulare diventa così uno strumento in grado di
trasferire dati in maniera sicura e, sebbene la velocità raggiungibile sia piuttosto
modesta
9
, questa nuova caratteristica sarà la base sulla quale verranno costruiti tutti
quei servizi che col tempo andranno ad affiancarsi alla semplice possibilità di
comunicare attraverso la voce, allargando in maniera considerevole l’orizzonte di
utilizzo del network cellulare.
8
Subscriber Identity Module
9
È possibile inviare e ricevere dati ad una velocità massima di 9600 bps
8
Evoluzione della comunicazione digitale
La rete GSM ha subito e tuttora sta subendo tutta una serie di innovazioni
necessarie a supportare crescenti richieste di banda dovute al continuo aumento del
numero di clienti
10
e allo sviluppo di un certo numero di servizi sempre più evoluti,
completi e complessi.
La prima versione del network GSM operava utilizzando frequenze vicine
ai 900 MHz, ma l’esigenza di offrire un maggior numero di canali, specie nelle zone
più densamente abitate, portò all’introduzione nel 1997 di un nuovo standard
completamente compatibile con quello in uso, denominato DCS
11
1800, operante a
1800 MHz
12
.
Le frequenze utilizzate hanno tutte un’ampiezza pari a 200 Khz e ognuna
viene ulteriormente suddivisa logicamente in otto parti: ad ogni canale viene
assegnata una precisa un’unità di tempo, detta timeslot, all’interno della quale
trasmettere.
Quando si stabilisce una comunicazione al telefono cellulare viene
assegnata una frequenza sulla quale operare e, all’interno di questa, uno specifico
timeslot. In ogni cella della rete è presente una Base Station, di solito composta da tre
gruppi di antenne, ognuno dei quali copre un angolo di 120°, costantemente in
contatto con tutti i terminali presenti all’interno del suo raggio di azione attraverso
canali di controllo dedicati. Questo continuo scambio di informazioni è necessario
perché la Base Station deve, tra le altre cose, gestire il traffico voce in entrata e in
uscita e l’handover tra celle contigue.
10
In Italia, dove il mercato è pressoché saturo, le SIM attive sono olte 58 milioni (Fonte: Osservatorio
PeC)
11
Digital Cellular System
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In alcuni Paesi, come ad esempio negli USA, lo standard GSM opera a 1900 MHz