4
In un suo articolo
3
il sociologo tedesco Ralf Dahrendorf sottolinea
proprio l’importanza di una rilettura in chiave socio-economica del
romanzo. In occasione di una nuova edizione in lingua inglese con una
traduzione integrale, Dahrendorf non solo celebra Fallada come
narratore in grado di fornirci un efficace reportage della sua epoca, ma
lo associa anche a quegli studiosi, come Siegfrid Krakauer e Theodor
Geiger che si occuparono degli studi sulla classe media, quella dei
piccoli impiegati, rimasti schiacciati dalla crisi economica seguita alla
prima guerra mondiale. Il quadro che Fallada ci propone è quello di una
società in fermento, dove il partito nazionalsocialista già muove i primi
passi, in cui l’antisemitismo è già una preoccupante realtà, mentre il
protagonista e la sua piccola famiglia lottano quotidianamente per
mantenere quel piccolo spazio di benessere personale lontano dai
grandi rivolgimenti di un presente foriero di gravi preoccupazioni.
Tutto ciò scompare, se il lettore si accosta alla versione italiana del
romanzo, pubblicata nel 1933 a testimonianza del grande successo
ottenuto dal romanzo, con il titolo E adesso pover’uomo?. Nella
prefazione, il traduttore Bruno Revel anticipa al lettore italiano la sua
scelta di tralasciare alcune parti o ingentilire alcune espressioni “in
considerazione dell’orecchio latino più pudico e musicale”
4
,
3
Ralf Dahrendorf, “The Little man’s view”, Times Literary Supplement, 04-10-1996, p.
14
4
Hans Fallada, E adesso pover’uomo?, Milano, Mondadori, 1936, p. 9.
5
dichiarazione che agli occhi di un lettore del Duemila appare
palesemente anacronistico.
Mediante la scelta di parti emblematiche del romanzo che hanno subito
tagli o con il ripristino di capitoli addirittura non tradotti, è dimostrabile
che Hans Fallada e il suo “piccolo uomo” Johannes Pinneberg hanno
ancora un messaggio valido e attuale da comunicare, contrariamente a
quanto finora si potesse credere. Chi ha avuto accesso alla sola
traduzione italiana può infatti convincersi che E adesso pover’uomo? sia
la banale narrazione della vicenda di una giovane coppia alle prese con
problemi economici; in realtà, il romanzo nasconde tra le pieghe di una
vicenda solo apparentemente semplice l’appassionata analisi sociale di
un periodo, quello del primo dopoguerra e della Repubblica di Weimar,
che rappresenta un punto cruciale nella storia tedesca del Novecento:
una breve ed intensa parentesi democratica, a cavallo tra una
monarchia di stampo conservatore che aveva portato ad una guerra
rovinosa, e una dittatura che sfocerà nella tragedia di un nuovo grande
conflitto e dell’olocausto.
Dal punto di vista ideologico e culturale il periodo in questione
rappresentò per la Germania un nuovo banco di prova per una cultura
che fu “creazione di emarginati, spinti dalla storia sulla scena per un
breve, vertiginoso, fragile momento”
5
.
5
Peter Gay, La cultura di Weimar, Bari, Dedalo 2002, p. 27.
6
Dagli espressionisti ai protagonisti del Kabarett, dalle riviste di Walden
e Pfempfert al cinema di Lang, dal teatro di Reinhardt alla musica di
Schönberg, tutto contribuì alla creazione di un universo culturale che si
infranse nell’arco di poco più di un decennio contro l’ideologia nazista.
Il romanzo di Fallada contiene tutte queste istanze di rinnovamento
culturale e di delusione per gli esiti in cui esse incorsero, ma
nell’edizione italiana del 1933 esse non emergono, se non brevemente e
a fatica.
Bruno Revel, consapevole della parzialità della sua versione, giustifica la
scelta di eliminare parti della narrazione con la frase: “là alcune cose
hanno corso, qui no”
6
. Con essa intende quindi sottolineare la palese
differenza tra i climi culturali italiano e tedesco. L’Italia dell’anno XI
dell’era fascista era maggiormente attratta dalla storia del giovane
Pinneberg, costretto a lottare contro un destino avverso, che dai
fermenti politico-economici che pervadevano la sua nazione.
La ricerca di una motivazione a questa e ad altre scelte del precedente
traduttore italiano mi ha indotto a tradurre ex novo alcune parti di E
adesso pover uomo?, riportando nel contempo aspetti legati alla
mutazione nel tempo delle tecniche traduttive.
6
Hans Fallada, op. cit. p. 10.
7
Il mio studio ha cercato di focalizzare i principali problemi che un
lettore incontra in una traduzione realizzata settant’anni prima, sia dal
punto di vista culturale sia da quello puramente linguistico, e quanto
essi possano incidere sulla corretta ricezione di un’ opera letteraria in
un paese straniero, non a causa del diaframma costituito dalla lingua
stessa, ma anche e soprattutto per differenze ideologiche e culturali.
Accanto alla traduzione dei capitoli secondo me più significativi, trova
spazio una parte dedicata all’evolversi delle tecniche di traduzione in
funzione de tema dell’ ”invecchiamento” di quest’ultima e una scelta
degli esempi più significativi che derivano dal confronto della traduzione
di Bruno Revel del 1933 con la mia proposta attuale; essa non vuole e
non può definirsi una soluzione, ma semplicemente una provocazione
che tenti di riportare alla luce il messaggio di un romanzo forse non
ancora compreso appieno dai lettori italiani.
8
I. HANS FALLADA E LA SUA EPOCA
Hans Fallada, pseudonimo di Rudolf Dietzen, nasce il 21 luglio del 1893
a Greifswald, una cittadina della Pomerania, figlio del magistrato
Wilhelm Dietzen e di sua moglie Elisabeth, nata Lorenz.
I primi anni della sua vita trascorrono quindi serenamente vista la
relativa agiatezza della famiglia. Del 1899 è il trasferimento a Berlino, e
l’inizio dei problemi mentali del giovane Rudolf, accomunati ad una
grande difficoltà nell’instaurare relazioni sociali e affettive. Nel 1909 si
trasferisce a Lipsia per frequentare il Ginnasio, dove inizia la sua
pericolosa dipendenza da alcool e droga, culminata due anni dopo con
l’internamento in una clinica psichiatrica dopo un mortale duello con il
suo migliore amico, probabilmente un tentativo di doppio suicidio.
Uscito dalla clinica nel 1913 senza conseguire nessun titolo di studio,
Fallada si dedica ad una serie di occupazioni tra cui un tirocinio come
assistente agricolo. Gli anni della guerra lo avvicinano alla letteratura.
Scartato all’arruolamento per la prima guerra mondiale, inizia a
collaborare a giornali come correttore di bozze, un’attività intervallata
da frequenti internamenti in case di cura per liberarsi dalla dipendenza
di droghe ed alcool.
9
Nel 1920 appare il suo primo romanzo Il giovane Goedeschal,
7
fortemente intriso delle tematiche espressioniste, a cui fa seguito, nel
1923, Anton und Gerda. Nello stesso anno lo scrittore viene accusato di
appropriazione indebita ai danni della ditta agricola in cui lavora come
contabile ed è condannato a due anni di carcere, a cui fanno seguito
altri fermi per ubriachezza.
Nel 1929 sposa Anna Issel, descritta in alcuni suoi romanzi sotto lo
pseudonimo di “Lämmchen” e dalla quale ha tre figli. Inizia un periodo
di relativa serenità per lo scrittore, che può dedicarsi alla letteratura
descrivendo le condizioni della piccola borghesia schiacciata dalla crisi
economica. Il suo linguaggio, volutamente modesto e privo di
virtuosismi, rispecchia proprio la visione del mondo di un particolare
gruppo sociale, desideroso di un piccolo benessere personale ma
lontano dai grandi rivolgimenti storici del momento.
Il suo primo grande successo è Contadini, Bonzi e bombe
8
nel 1931, a
cui fa seguito l’anno seguente E adesso pover’uomo?.
9
I riconoscimenti
anche per questo romanzo non tardano ad arrivare: traduzioni in tutta
Europa (quella italiana è del 1933, appena un anno dopo), e
contemporaneamente il successo sul grande schermo: nello stesso
anno, in Germania, esce il film omonimo per la regia di Fritz
7
Titolo originale Der Junge Goedeschal , trad. di Bianca Ugo. Milano, Elettra, 1936.
8
Titolo originale Bauern, Bonzen und Bomben, trad. di Luciano Inga Pin. Milano,
Baldini e Castoldi, 1956.
9
Titolo originale Kleiner Mann, was nun?, trad. di Bruno Revel. Milano, Mondadori,
1933.
10
Wendhausen e le musiche eseguite dai Comedian Harmonists. L’anno
successivo compare ad Hollywood il film di Frank Borzage
10
. In questi
ultimi due romanzi l’autore inizia ad usare lo pseudonimo di Hans
Fallada, ispirandosi alla fiaba dei fratelli Grimm Die Gänsemagd
11
: si
tratta del nome di un saggio cavallo parlante, che a causa di questa sua
prodigiosa facoltà viene decapitato; la sua testa, appesa alla porta di
una città, continua però a dire tristi verità.
Grazie al benessere economico raggiunto con le sue due opere Fallada si
trasferisce con la famiglia a Carwitz, nel Mecklenburg, dove scrive il
maggior numero di opere narrative, spaziando da romanzi prettamente
realistici ad autobiografie e persino a libri per bambini, come Chi c’è
stato una volta…”
12
, un romanzo sulla condizione carceraria,
Aspettavamo un bimbo
13
, entrambi del 1934. Con “Das Märchen von
Stadtschreiber, der einmal aufs Land flog“ (1935) e “Hoppenpoppel, wo
bist du?“ (1936) Fallada rinuncia ad una chiara presa di posizione in
questioni politiche, probabilmente per continuare indisturbato la sua
attività letteraria e non essere vittima della censura attuata dal
Ministero della Propaganda Nazionalsocialista.
10
Frank Borzage (1893-1962), regista degli anni Venti e Trenta, sensibile narratore di
casi individuali e fine osservatore della vita di coppia. Si dedicò molto alla traduzione
cinematografica di romanzi. Oltre a Little Man, What now? del 1933, si ricordano A
farewell to arms (1932) tratto da Ernest Hemingway e No greater Glory (1933),
trasposizione cinematografica de I ragazzi della via Paal di Ferenc Molnàr.
11
La guardiana di oche, in Jacob Grimm, Le fiabe del focolare, Torino, Einaudi, 1951,
pp. 380-385.
12
Titolo originale Wer einmal aus dem Blechnapf frißt, trad. di Bruno Revel. Milano,
Mondadori, 1935.
13
Titolo originale Wir Hatten mal ein Kind. Trad. di Bruno Revel, Milano, Mondadori,
1938.
11
La prolificità dello scrittore è veramente sorprendente nel periodo che va
dal 1935 sino all’inizio del 1943, quando riesce a pubblicare anche più
libri in uno stesso anno.
14
Alla fine del 1943 Fallada si trasferisce in Francia con l’ incarico
ufficiale di Sonderführer des Reichsarbeitsdiensts, ma nel 1944 fa
ritorno a casa ed iniziano i problemi coniugali che lo portano alla
separazione e ad un tentativo di uxoricidio punito con l’internamento in
una casa di cura. Di questo anno sono i romanzi Il Bevitore
15
,
pubblicato postumo nel 1950, e Fridolino, tasso birichino
16
Dopo aver ricoperto per un breve periodo la carica di Sindaco della
cittadina di Feldberg in Mecklenburg, Fallada si sposta a Berlino, dove
collabora come giornalista alla “Tägliche Rundschau”. Inizia
nuovamente una vita all’insegna di alcool e stupefacenti, incoraggiato
anche dall’incontro e dal matrimonio con Ursula Boltzenthal, anch’essa
alcolizzata. Le sue ultime opere, scritte quando ormai la sua vita si
altalena tra ricoveri ed improvvisi momenti creativi, sono Der Alpdruck
14
Wizzel Kien, der Narr von Schalkenmaren (1935); Vecchio cuore và alla ventura
(1936), titolo originale Altes Herz geht auf die Reise, trad. di Bruno Revel, Milano,
Mondadori, 1938; Wolf unter Wolfen (1937); Das Eiserne Gustav (1938); Geschichten
aus der Murkelei (1938); Dies Herz, das Dir gehört (1939); Tutto da rifare pover’uomo
(1940), titolo originale Kleiner Mann, grosser Mann, alles vertauscht, trad. di Bruno
Revel, Milano Verona, Mondadori, 1940; Senza Amore (1940), titolo originale Der
ungeliebte Mann, trad. di Bruno Revel, Milano, Mondadori, 1942; Zwei zarte
Lämmchen weiß wie Schnee (1940); Damals bei uns daheim (1941); Le donne e il
sognatore (1942), titolo originale Ein Mann will hinauf, Milano, Baldini e Castoldi,
1957; Der Jungherr von Strammin (1943) e Heute bei uns zu Haus (1943).
15
Titolo originale Der Trinker, trad. di Laura Garella e Mario Granata, Roma, Editrice
Mediterranea, 1952.
16
Titolo originale Fridolin, der freche Dachs, con tavole a colori di Giovanni Benvenuti,
Milano, Corticelli, 1956.
12
(1946) e il famoso Ognuno muore solo
17
(1946), che sembra profetizzare
la triste fine dell’autore. Muore infatti il 5 febbraio 1947 in un ospedale
berlinese in seguito ad un’ennesima crisi causata da un eccesso di
droga.
Molti degli episodi e dei particolari dei romanzi di Fallada sono
riconoscibili come eventi della sua biografia: ad esempio, il protagonista
di Kleiner Mann, was nun? è contabile in un’azienda di cereali, e nella
descrizione delle carceri di Wer einmal aus dem Blechnapf frißt si
intuisce una personale conoscenza delle strutture detentive.
Questa tendenza a fornire una testimonianza obiettiva della società si
riconduce al particolare clima letterario che si sviluppò tra la fine degli
anni Venti e l’inizio degli anni Trenta in Germania e che assunse il
nome di “Neue Sachlichkeit”, la cosiddetta “nuova oggettività”. Nata
dieci anni dopo la fine della prima guerra mondiale, la Neue
Sachlichkeit si propone come una nuova forma di realismo che rinuncia
e rifiuta gli astratti furori dell’espressionismo.
La concretezza entra a far parte della nuova letteratura. All’uomo
assoluto dell’espressionismo si sostituisce l’uomo comune, immerso fin
troppo banalmente nella realtà quotidiana del suo tempo. Il disoccupato
e il reduce sono i nuovi eroi-antieroi di quello che non fu mai un
movimento con un programma preciso, bensì un’esigenza, un sentire
comune che aveva per oggetto la descrizione accurata della realtà, non
17
Titolo originale Jeder stirbt für sich allein, trad. di Chiara Coisson, Torino, Einaudi,
1995.
13
senza aspetti che riconducono più al reportage che alla letteratura vera
e propria.
Il genere letterario più praticato dai cultori della Neue Sachlichkeit fu
quindi il romanzo, che programmaticamente, già nello stesso titolo,
rifiutava di fatto l’astrattismo espressionista. Al posto di titoli come Der
Sohn di Walter Hasenclever troviamo Berlin Alexanderplatz di Alfred
Döblin, dal valore quasi documentario o “giornalistico”, mentre i
protagonisti riacquistano un’identità anagrafica precisa: “non più il
cassiere e il detenuto, il padre o il figlio, ma […] Franz Biberkopf
18
o
Johannes Pinneberg“
19
, esseri umani uguali ad altri esseri umani, che
vivono e si muovono nelle strade delle città immortalate in molte
pellicole dell’epoca
20
. La grande metropoli tentacolare è l’altra
protagonista assoluta dei romanzi: i tram, le rotaie, i nastri d’asfalto su
cui corrono le auto divengono quasi un organismo vivente, che si
contrappone alla sempre più marcata disumanizzazione dell’uomo
comune dotato di dignità e consapevolezza solo se “catalogato”
all’interno di un sistema. Johannes Pinneberg si sente parte della
società fino a quando non viene licenziato.
18
Il protagonista del già citato Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin
19
Ladislao Mittner, Storia della letteratura tedesca, vol. III, tomo secondo, Dal fine
secolo alla Sperimentazione, Einaudi, Torino, 1971 p. 1305
20
Die Strasse (1923), Die Freudlose Gasse (1925), Berlin, Symphonie einer Grossstadt
(1927) o Asphalt (1929), per citarne alcuni.
14
La sua condizione di disoccupato gli toglie anche la dignità di uomo, che
egli cerca di conservare non togliendosi il simbolo della sua passata
appartenenza alla classe media: il colletto della camicia, anche se
ormai logoro e consunto. Tutto questo non lo salva dall’ultima
umiliazione: un poliziotto lo getta giù dal marciapiede; perché un
povero disoccupato non ha più il diritto di osservare una vetrina senza
suscitare sospetto. Mentre il piccolo dramma si svolge, sullo sfondo ci
sono le lotte tra comunisti e nazionalsocialisti, un anticipo di una
tragedia ben più grande.
21
E adesso pover’uomo raccolse immediati consensi, tanto da venire
tradotto quasi immediatamente anche in un grande numero di paesi
non europei. In Italia la prestigiosa Collana “Medusa” di Mondadori lo
annoverò tra i suoi successi, ed anche i romanzi successivi vennero
accolti con un buon successo di pubblico. Negli ultimi anni in Italia non
si è assistito ad alcun tentativo di occuparsi di una nuova edizione di
qualcuna di queste opere, ormai quasi tutte fuori commercio, per
permettere una riscoperta di questo autore.
21
Come si è visto, gli elementi della Neue Sachlichkeit sono presenti in E adesso
pover’uomo?, anche se Mittner, parlando di Fallada stesso dichiara che questo
romanzo “alla Neue Sachlichkeit seppe opporre una nuova Herzlichkeit”, una sincera
partecipazione alle vicende dei suoi personaggi. Tacciato spesso di essere uno scrittore
troppo “popolare”, non bisogna dimenticare che fu proprio in questa sua “popolarità”
che risiedette la sua forza, e la chiave del successo delle sue opere fu forse proprio la
facilità con cui molti lettori si identificavano con i problemi dei protagonisti dei suoi
romanzi.
15
Nei paesi di lingua anglosassone, al contrario, si è verificato un nuovo
rilancio di Fallada e dei suo romanzi: si è già citata la rinnovata
traduzione in Inglese
22
, e sul sito internet www.amazon.com è possibile
acquistarne una copia senza difficoltà. Non resta che auspicare in un
prossimo futuro che questa probabilità venga data anche ai lettori
italiani.
22
Hans Fallada, Little Man, What now?, trad. di Susan Bennet, Libris, 1996.