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I quattro secoli che sono trascorsi dall’arrivo delle prime persone d’origine
africana in territorio americano
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sono stati un lungo e tragico susseguirsi di
gravissime privazioni dei diritti umani. Sebbene nel 1865, al termine della Guerra
Civile, il presidente Lincoln abbia sancito, con l’introduzione nella costituzione
americana del Tredicesimo Emendamento, l’abolizione della schiavitù in tutto il
territorio nazionale, il fenomeno del razzismo non è affatto scomparso, anzi, dopo
l’emancipazione si è perfino rafforzato. I membri della comunità afroamericana non
sono certo rimasti inerti a tutto questo e nel corso degli anni hanno lottato con forza e
determinazione perché avvenisse un riconoscimento effettivo, e non solo teorico, dei
loro diritti.
Il primo dopoguerra e gli anni Venti del Novecento hanno rappresentato una
delle fasi cruciali di questa lunga lotta combattuta dai neri, ma non solo, in nome
dell’uguaglianza sociale e per abbattere definitivamente le barriere della
discriminazione razziale. Durante la Prima Guerra mondiale si era diffuso negli Stati
Uniti un clima di fiducia e speranza nei principi e nelle istituzioni democratiche che
aveva coinvolto anche la minoranza nera. Molti uomini di colore, combattendo nelle
file dell’esercito americano una guerra in favore della libertà e
dell’autodeterminazione dei popoli, erano tornati in patria vittoriosi e fermamente
convinti che la loro grande prova di coraggio e patriottismo avrebbe finalmente
garantito a tutta la comunità nera il riconoscimento dei propri diritti civili ed un
generale miglioramento della propria condizione economica e sociale. Tuttavia
l’immediata ripresa dei linciaggi e delle brutalità ai danni degli afroamericani fece
svanire in poco tempo tali certezze. La grande delusione andò comunque ad
alimentare un clima di tensione sociale che favorì l’emergere all’interno della
2
I primi fra loro a raggiungere le colonie americane arrivarono a Jamestown, Virginia, nel 1619 a
bordo di una fregata olandese. In un primo momento essi non vennero utilizzati come schiavi, bensì
come servi a riscatto. Perciò dopo un determinato periodo di tempo riconquistarono la propria libertà.
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minoranza nera di numerosi movimenti di protesta e di lotta. Vennero fondate
associazioni ed organizzazioni che pur lottando per lo stesso obiettivo affrontarono la
questione razziale da prospettive differenti e talvolta antitetiche. Gli esponenti
riformisti della comunità afroamericana optarono per una strategia “integrazionista” e
proposero una politica di collaborazione con i bianchi in modo da favorire un rapido
inserimento dei neri nel sistema politico ed economico statunitense allora vigente.
Diversamente, una parte della minoranza di colore fu convinta dal trionfo della
rivoluzione bolscevica che il modello comunista rappresentasse la soluzione ideale per
ottenere il riconoscimento dei propri diritti e l’emancipazione economica dalla
schiavitù capitalista.
All’interno di questo vivace panorama politico si distinse per originalità e
controversia la vicenda del nazionalista nero Marcus Garvey, un giamaicano che
fondò e fu leader indiscusso della Universal Negro Improvment Association
(Associazione per il Miglioramento Universale dei Neri). Anche se le attività e gli
obiettivi della sua associazione erano di carattere internazionale ed i suoi sostenitori
sparsi in diversi continenti del mondo, fu negli Stati Uniti che Garvey riscosse
maggior successo. L’UNIA si impose in brevissimo tempo come il primo grande
movimento di massa nero della storia statunitense -alcuni storici sostengono che
l’associazione nei periodi di massima adesione annoverasse tra le sue file sei milioni
di membri ed altrettanti simpatizzanti- ed il suo leader in meno di un decennio, tra il
1918 e il 1927, riuscì ad influenzare il pensiero di molti afroamericani come pochi
altri uomini riuscirono a fare nel corso di un’intera vita. Giunto negli Stati Uniti nel
pieno del processo d’immigrazione d’intere famiglie di colore dalla realtà rurale del
Sud a quella industriale del Nord, Garvey vi trovò il clima ideale per diffondere tra i
neri un messaggio fondato su concetti d’orgoglio, solidarietà ed autodeterminazione
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razziale il cui eco risuona tuttora in alcuni ambienti politici afroamericani. Il suo
contribuito è stato determinante per lo sviluppo nella comunità nera statunitense di
una consapevolezza di razza che se in passato ha permesso ai neri un generale
miglioramento della propria condizione oggi costituisce il fondamento ideologico di
quei movimenti che si battono in favore dell’uguaglianza sociale. Il presidente
dell’UNIA propose agli afroamericani e a tutte le popolazioni nere del mondo una
duplice soluzione per risolvere il problema della discriminazione razziale: da una
parte la gestione diretta d’imprese ed attività commerciali in modo da garantirsi
l’indipendenza economica dai bianchi, dall’altra la creazione nel continente africano
di un grande stato libero ed indipendente dalle potenze coloniali europee. Tuttavia la
crociata nazionalista e separatista finì per condurre Garvey verso un declino rapido e
spettacolare quanto fu la sua stessa ascesa. Le sue contraddittorie scelte politiche lo
isolarono e lo contrapposero agli altri capi carismatici della comunità afroamericana,
mentre la sua retorica, a tratti violenta ed aggressiva, attirò l’attenzione delle autorità
coloniali europee e del Ministero della Giustizia statunitense. Nel 1925 Garvey venne
arrestato per frode postale e due anni dopo deportato dagli Stati Uniti. Fu quello un
duro colpo per l’UNIA, che si sfaldò in pochissimo tempo, ma soprattutto per il suo
presidente che dopo aver tentato più volte di rilanciare il movimento nel 1940 morì in
solitudine e dimenticato da tutti.
Ciò non sorprende se si pensa che anche nel corso degli anni Venti, nonostante
la popolarità tra la comunità afroamericana e la capacità d’attirare nel bene e nel male
le attenzioni dell’opinione pubblica statunitense, Garvey era completamente ignorato,
oltre che dagli studiosi bianchi, anche dagli intellettuali neri. Quelle rarissime volte
che quest’ultimi si riferivano al giamaicano era per sottolinearne l’opportunismo o
altri aspetti negativi. Così quando nel 1925 Alain Locke pubblicò in The New Negro
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uno studio sulla nuova immagine dell’individuo afroamericano, solo un piccolo
accenno venne fatto riguardo il ruolo certamente determinante del movimento
nazionalista nero. Dopo la deportazione del giamaicano le cose cominciarono a
cambiare. Nel 1927 il docente di Harvard Benjamin G. Brawley iniziò a discutere di
Garvey e del suo movimento nel testo scolastico A Short History of the American
Negro. Lo stesso Brawley nello studio sulla letteratura afroamericana proposto nel
1937 con la pubblicazione di The Negro Genius sottolineò l’influenza di Garvey sulla
letteratura del cosiddetto “Harlem Renaissance”. Nel 1930 l’autore afroamericano
James Weldon Johnson riconobbe apertamente in Black Manhattan l’importanza di
Garvey e del suo messaggio d’orgoglio razziale nel processo di rinascita della
comunità nera statunitense, così come fece nell’opera The Negro, Too, in American
History (1938) anche Merl R. Eppse.
Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta grazie all’interesse di alcuni
intellettuali di colore proseguì l’opera di rivalutazione del garveysmo. Lo storico Joel
A. Rogers dedicò al presidente dell’UNIA uno dei capitoli del suo libro World’s Great
Men of Color (1946), mentre Arna Bontemps e Jack Conroy scrissero del giamaicano
in una sezione del loro studio, They Seek a City, sulle rinnovate aspirazioni della
comunità afroamericana. L’importanza del garveysmo fu rilevata anche dall’illustre
storico John Hope Franklin che già nella prima edizione dell’opera From Slavery to
Freedom (1947) affermò: “its significance lies in the fact that it was the first mass
movement among African Americans and that it indicated the extent to which they
entertained doubts concerning the hope for first-class citizenship in the only homeland
they knew.”
3
3
J. Hope Franklin -A.A. Moss, From Slavery to Freedom, Alfred A.Knopf, NY 1947, p. 397.
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Nonostante rispetto agli anni Venti l’interesse degli storici per il garveysmo
fosse certamente cresciuto, fino alla metà degli anni Cinquanta alla vicenda
dell’UNIA e del suo presidente non vennero dedicati studi approfonditi. Il prolungato
silenzio fu interrotto solo nel 1955 dallo studioso americano E. David Cronon con la
pubblicazione di Black Moses: The Story of Marcus Garvey and the Universal Negro
Improvment Association.
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Il libro venne presentato nella sua prima edizione quando
erano ancora molto pochi gli studiosi interessati alla storia della popolazione nera del
Nuovo Mondo. Lo stesso autore ne era consapevole tanto da sentirsi obbligato nella
prefazione a giustificare in qualche modo questo suo particolare interesse per la
materia.
Il vero e proprio dibattito storiografico su Garvey ed il garveysmo ha preso piede
solo a metà negli anni Sessanta in coincidenza, e non è un caso, con tre importanti
momenti storici: l’inizio del processo di decolonizzazione del continente africano, la
conquista dell’indipendenza delle popolazioni di colore delle isole caraibiche ed,
infine, l’affermazione negli Stati Uniti di leader nazionalisti neri, Malcolm X su tutti,
che nei loro discorsi si rifacevano all’orgoglio razziale ed ai progetti separatisti tipici
della politica di Garvey.
Da allora l’interesse degli studiosi di tutto il mondo nei confronti del presidente
dell’UNIA è progressivamente aumentato. In Giamaica la sua immagine, per lungo
tempo pubblicamente denigrata dal governo, è stata totalmente rivalutata tanto che
oggi Garvey è considerato il vero padre dell’indipendenza nazionale. A Kingston, la
capitale, gli è stata intitolata una strada ed è stata collocata una sua statua all’interno
del parco pubblico. Nel 1964, in occasione del rientro in patrie delle sue spoglie, gli è
stato riconosciuto il titolo onorifico di eroe nazionale.
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Per ogni ulteriore informazione sulle opere citate si rimanda alla relativa sezione bibliografica.
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Egli, inoltre, è un venerato profeta dei numerosi seguaci del movimento politico-
religioso del Rastafarianesimo.
Negli Stati Uniti l’interesse nei confronti di Garvey e della sua politica è invece
improvvisamente rinato nel momento in cui i portavoce del Black Power hanno
iniziato a ricordare nei loro discorsi il nome del presidente dell’UNIA e ad elogiarne
la strategia politica. Fondamentale è stato anche il contributo di Amy Jacques Garvey,
la seconda moglie del giamaicano, che, oltre ad aver mantenuto per molti anni intensi
rapporti di collaborazione con i nazionalisti neri dell’Africa e del continente
americano, ha reso possibile, grazie alla pubblicazione di Garvey and Garveysm e di
Black Power in America nel 1968, una conoscenza più approfondita del pensiero del
marito.
La stessa Amy Jacques Garvey ha curato la pubblicazione di The Philosophy
and Opinions of Marcus Garvey, un’opera che per anni è rimasta l’unica raccolta di
scritti e discorsi del nazionalista nero disponibile sul mercato. Tuttavia oggi la sua
validità è messa in forte discussione dagli studiosi per il suo carattere
intenzionalmente propagandistico e apologetico. Il primo dei due volumi venne
pubblicato infatti nel momento in cui, agli inizi del 1923, Garvey era impegnato nella
ricerca di sostegno per la sua battaglia legale contro il governo statunitense. Per dare
un’immagine il più liberale possibile del giamaicano era necessario quindi non
includere nella raccolta i discorsi e gli articoli dal carattere più radicale. La strategia
revisionista venne adottata anche per la pubblicazione, nell’autunno del 1925, del
secondo volume. Allora Garvey, che stava scontando i cinque anni di detenzione nel
carcere di Atlanta, non poteva permettersi passi falsi se voleva ottenere la
commutazione della pena. Egli stesso, come ha ricordato la moglie in Garvey and
Garveysm, volle inviare copie gratuite del testo a Senatori e Deputati del Congresso
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nel tentativo di suscitare l’interesse del mondo politico americano. E’ evidente
pertanto che l’intera opera presenta dei difetti che bisogna attentamente valutare ogni
qualvolta si prende in considerazione i suoi contenuti.
A partire dal 1983, grazie all’incommensurabile lavoro di Robert Hill, lo
studio su Garvey e l’UNIA ha potuto compiere grandi passi avanti. Hill, infatti, in
qualità di direttore del progetto di ricerca del Centro di Studi Africani dell’Università
della California The Marcus Garvey and Universal Negro Improvment Association
Papers, ha curato la mastodontica raccolta di tutto il materiale su Garvey e la sua
associazione allora disponibile. Sono stati recuperati più di trentamila fra documenti
d’archivio e manoscritti originali provenienti da diverse fonti e concernenti la vita del
nazionalista giamaicano dalla nascita sino alla morte; attualmente sono stati pubblicati
dodici dei venti volumi previsti. Ogni volume contiene lettere e manoscritti di Garvey,
pamphlet, rapporti dell’FBI, trascrizioni di discorsi, articoli di giornale, dispacci
diplomatici e tutto quant’altro si riferisce direttamente o indirettamente al pensiero e
all’azione del giamaicano. Inoltre nel primo volume è stata inserita da Hill una
preziosa introduzione allo studio del garveysmo.
Nonostante il gran lavoro di Hill, è necessario sottolineare che ancora oggi il
materiale originale sui cui lavorare per dare una corretta valutazione di Garvey non è
sufficiente. La mancanza di fonti dirette rende lo studio su Garvey e l’UNIA ancora
molto difficile. Il Dipartimento della giustizia statunitense ha infatti sequestrato, e
successivamente distrutto, tutti i registri dell’associazione nel momento della
condanna del giamaicano. Altro materiale è andato perso inoltre in seguito ai contrasti
interni all’organizzazione, mentre la maggior parte dei documenti personali di Garvey
è andata distrutta durante i bombardamenti su Londra del 1941 e 1942.
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Comunque gli studiosi del movimento garveysta sono numerosi ed in aumento.
Il più prolifico fra tutti è certamente il professore di storia e cultura afroamericana
Tony Martin. Egli, a partire dal 1976, ha pubblicato una collana di libri per The New
Marcus Garvey Library che oggi costituiscono un punto di riferimento essenziale per
chi voglia studiare la travagliata storia del nazionalista giamaicano e della sua
associazione. Martin non ha indirizzato la sua ricerca in un’unica direzione ma in
diverse, evidenziando così aspetti che altri storici non hanno indagato. Così se in
Race First ha saputo ben delineare i fondamenti ideologici della politica garveysta, in
altre opere come Literary Garveysm e The Poetical Works of Marcus Garvey ha
voluto sottolineare il contributo diretto di Garvey nel processo di “rinascimento” della
cultura nera in atto negli anni Venti del Novecento. Probabilmente in alcune occasioni
l’analisi storica di Martin manca d’obiettività e tende a sottovalutare gli errori del
presidente dell’UNIA; ciò non toglie tuttavia il valore del contributo di questo
studioso alla storia del garveysmo.
Un altro dei principali studiosi del movimento garveysta è Rupert Lewis.
Nell’opera Anti-Colonial Champion egli ha voluto sottolineare tutte le espressioni del
carattere anti-coloniale dell’azione di Garvey. Particolare attenzione ha posto sulla
carriera politica del presidente dell’UNIA una volta rientrato in patria nel 1927.
Lewis, inoltre, ha pubblicato Marcus Garvey: Africa, Europe, the Americas e Marcus
Garvey: His Work and Impact. Questi libri raccolgono i contributi degli storici e degli
studiosi che hanno partecipato a due conferenze internazionali su Garvey e il
garveysmo: la prima organizzata nel 1973 dall’African Association Studies of the West
Indies e la seconda ospitata nel 1987 dall’University of West Indies in occasione del
centenario della nascita del presidente dell’UNIA.
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Il dibattito storiografico sul garveysmo è in continua evoluzione ma non ha
ancora interessato studiosi europei e più specificatamente italiani. Anche se molto
spesso la vicenda del nazionalista giamaicano è accennata nelle opere biografiche su
più recenti e conosciuti politici afroamericani, come Malcolm X e Martin Luther
King, oggi il suo nome è per lo più sconosciuto agli storici e nessun libro che lo
riguardi è stato pubblicato nel nostro paese. Questa analisi rappresenta dunque la
prima indagine in lingua italiana su questo protagonista della storia afroamericana.
Pertanto si deduce che per l’elaborazione di questa tesi sono state consultate
soprattutto opere in lingua inglese. Per quanto concerne le fonti dirette, sono stati di
fondamentale importanza i primi quattro volumi della già citata collana curata da
Robert Hill. Questi testi sono stati scelti perché prendendo in considerazione il
periodo tra il 1887 e il 1924 ci hanno consentito di ricavare interessanti informazioni
sul periodo di maggior impatto del garveysmo. Di particolare utilità per l’analisi del
periodo giovanile di Garvey, del rapporto con i genitori e della fondazione dell’UNIA
si è rivelato lo scritto autobiografico The Negro’s Greatest Enemy redatto nel
settembre del 1923 durante la sua detenzione in carcere. Per comprendere appieno
tutti gli aspetti del sistema organizzativo su cui si reggeva l’associazione,
dall’organizzazione delle divisioni all’elezioni dei suoi rappresentanti, si è dimostrato
invece un valido punto di riferimento la Constitution and Book of Laws. D’altra parte
i numerosi articoli di giornale scritti dallo stesso Garvey, pubblicati per la maggior
parte sul Negro World, e le trascrizioni dei suoi discorsi sono state molto utili per
comprendere tutti gli aspetti della sua strategia politica; di pari interesse ed importanza
per rendersi conto del modo con il quale il governo statunitense e le autorità coloniali
agissero e si ponessero nei confronti del nazionalista giamaicano sono stati i rapporti
degli agenti investigativi federali.
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L’altra fonte diretta adottata per l’elaborazione di questa tesi è stata l’opera in
due volumi curata da Amy Jacques Garvey Philosophy and Opinions of Marcus
Garvey. E’ necessario rilevare in ogni modo che le già notate lacune di quest’opera e
il fatto che la maggior parte del suo materiale sia stato inserito anche nel lavoro di
Robert Hill ci hanno portato ad un suo moderato impiego.
Essenziale per una corretta interpretazione storica di Garvey e della sua
associazione è stato comprendere l’evoluzione generale del contesto politico,
economico e sociale statunitense nel periodo bellico e negli anni Venti. Utili in questo
senso si sono rivelati tre testi: The Limits of Liberty, American History 1607-1980 di
Maldwin A. Jones, The Great Republic: A History of the American People di John L.
Thomas e Anxious Decades. America in Prosperity and Depression di Micheal E.
Parrish.
5
Per la più specifica analisi della realtà afroamericana e dei diversi movimenti
politici neri degli anni Venti ci si è avvalsi invece dello studio di John Hope Franklin
e Alfred Moss Jr. From Slavery to Freedom – A History of African American.
L’esame ed il confronto tra le diverse posizioni dei maggiori esponenti politici neri
contemporanei di Garvey è stato fondamentale per riuscire a inquadrare correttamente
la posizione del nazionalista all’interno del movimentato scacchiere politico
afroamericano del tempo. A questo scopo sono stati utilizzati due testi: Black Leaders
of the Twentieth Century pubblicato nel 1982 da J. Hope Franklin e August Meier, e
African American Political Thought edito da Cary D. Wintz.
Per la comprensione più specifica della vicenda di Garvey e della sua
associazione sono state impiegate numerose opere monografiche. Una delle più
interessanti e complete è stata certamente The World of Marcus Garvey pubblicata nel
5
Tutte le tre opere sopraccitate sono state tradotte e pubblicate in italiano: The Limits of Liberty nel
1984 con il titolo di Storia degli Stati Uniti d’America (Bompiani); The Great Republic nel 1988 con il
titolo di La nascita di una potenza mondiale (il Mulino); Anxious Decades nel 1995 con il titolo L’età
dell’ansia (il Mulino).
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1986 dalla studiosa statunitense Judith Stein. L’autrice, a differenza d’altri storici, non
ha voluto considerare lo sviluppo del movimento nazionalista solamente come un
fenomeno a sé stante, ma piuttosto come un processo inserito nel generale contesto
economico, politico e sociale delle comunità nere di tutto il mondo. A suo avviso,
infatti, le dinamiche di sviluppo dell’UNIA e del suo programma appaiono alquanto
caotiche se non vengono prima comprese le peculiarità che contraddistinsero la
situazione nelle differenti zone d’espansione dell’associazione garveysta. L’indagine
storica della Stein, inoltre, non ha voluto tralasciare, per lo stesso motivo di cui sopra,
l’analisi della situazione politica ed economica mondiale precedente e contemporanea
a Garvey. La studiosa statunitense ha sapientemente osservato: “Underlyng the
UNIA’s politics was a profound social upheavel that affected all parts of the black
word. This phenomenon cannot be reduced to racism.”
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Oltre all’apprezzabile lavoro di Judith Stein, è necessario sottolineare che per
l’elaborazione di questa tesi sono stati di grande validità i numerosi e già citati volumi
pubblicati da Tony Martin per la Majority Press. Marcus Garvey: Hero, un testo fatto
apposta per introdurre gli studenti delle scuole superiori allo studio del garveysmo, ha
fornito indicazioni schematiche sulla travagliata vita di Garvey; Race First è servito a
delineare i dogmi fondamentali della dottrina garveysta e a chiarire quali furono i
rapporti tra i nazionalisti neri e gli altri schieramenti politici del tempo; African
Fundamentalism e Literary Garveysm ci hanno aiutato nella comprensione
dell’influenza dell’UNIA nel processo di risveglio culturale della comunità
afroamericana.
Nel trattare del complesso rapporto tra nazionalismo nero e sinistra politica
statunitense ci siamo avvalsi del contributo dell’opera di Philip S. Foner e James A.
6
Judith Stein, The World of Marcus Garvey, Race and Class in Modern Society, Louisiana State
University Press, Baton Rouge, 1986, p. 4.
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Allen American Communism and Black Americans, A Documentary History, 1919-
1929. Importante per la comprensione della strategia politica del partito comunista
americano e delle diverse organizzazioni sindacali sono state le opere di Malcolm
Sylvers Politica e ideologia del comunismo statunitense e Sinistra politica e
Movimento operaio negli Stati Uniti.
Il contributo di questo materiale bibliografico è stato necessario per realizzare
un’indagine approfondita sulla storia della Universal Negro Improvment Association e
il pensiero di Marcus Garvey. Abbiamo scelto però di concentrare la nostra attenzione
su un periodo limitato di tempo, ovvero dal 1916 al 1927, perché è stato in questo
particolare momento storico che l’organizzazione garveysta riuscì ad assumere un
ruolo importante all’interno del panorama politico afroamericano e a coinvolgere nei
suoi ambiziosi progetti ampi strati della minoranza nera statunitense. In questo lasso
di tempo Garvey, seppur interessandosi alle condizioni della popolazione nera di tutto
il mondo, visse negli Stati Uniti ed operò principalmente dal quartier generale di New
York . Egli diventò il massimo rappresentante di quella fazione “separatista” della
comunità afroamericana che, non credendo nella possibile integrazione dei neri in una
società come quella americana dominata economicamente e politicamente dai bianchi,
si scontrò duramente con i neri di idee liberali o di stampo socialista. Perciò l’analisi
della sua breve ma intensa esperienza statunitense ci porterà ad indagare
indirettamente anche sulle condizioni della minoranza nera negli anni Venti e sulle
soluzioni proposte dagli altri leader afroamericani al problema tragico della questione
razziale.
I cinque capitoli che compongono questa tesi sono strutturati affinché, giunti alla
conclusione, si possiedano sufficienti elementi per stabilire l’importanza ed il valore
storico del movimento garveysta e del suo leader. La prima parte del nostro studio è
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stato perciò dedicata alla biografia di Garvey. La vita del giamaicano è stata tutta un
continuo susseguirsi d’eventi che lo hanno portato dal piccolo centro rurale di
St.Ann’s Bay ai grandi palcoscenici della politica internazionale. Egli nacque in
Giamaica, diventò una personalità importante negli Stati Uniti e morì in Inghilterra.
Nel secondo capitolo, nel delineare i fondamenti del pensiero di Garvey, abbiamo
voluto rilevarne le influenze ideologiche e il continuo processo di mutamento che esso
subì nel corso degli anni. Indispensabile è stato comprendere la sua personale
interpretazione della religione, della cultura e della storia. Il terzo capitolo è stato
invece dedicato all’attività propagandistica dell’UNIA, in particolare al settimanale
Negro World, e alle vicende della Black Star Line, l’impresa commerciale il cui
destino segnò anche il fallimento più generale dell’associazione. La politica pan-
africana è stata argomento del quarto capitolo; qui si è trattato specialmente del
tentativo di “colonizzazione” della Liberia e della penetrazione dell’ideologia
garveysta nell’ambiente politico sudafricano. Nell’ultimo capitolo abbiamo
approfondito quali furono le relazioni tra Garvey e gli altri leader della comunità nera
statunitense del tempo per capire quale sia la collocazione più corretta del
nazionalista giamaicano all’interno del panorama politico afroamericano. La prima
parte della conclusione è stata invece riservata all’analisi del difficile rapporto tra il
governo statunitense e l’UNIA. In questo modo abbiamo voluto sottolineare quanto
l’azione repressiva delle autorità americane abbia contribuito al crollo repentino del
movimento di massa. L’importanza storica e l’influenza odierna del garveysmo sono
stati temi affrontati nella seconda e conclusiva parte.