V
di laurea e alle capacità del suo compilatore. Il suggerimento di concentrare
l’attenzione sulla figura di Pierre Leroux si è rivelato il giusto compromesso tra
l’impostazione originaria del progetto e le necessità di portare a compimento il
lavoro. Il percorso intellettuale di Leroux è, tra le esperienze in cui l’eredità
sansimoniana si è mantenuta in vita, una delle testimonianze più istruttive. La sua
vicenda mostra infatti un dialogo continuo con l’orizzonte teorico del sansimonismo,
segno che quest’ultimo era ben lungi dall’aver esaurito la propria attualità durante gli
anni della monarchia borghese. La sua natura di intellettuale autodidatta, ostracizzato
dai templi del sapere contro cui si è posto in aperta polemica, conforta l’opinione di
una fioritura del sansimonismo negli ambienti “altri” dalla cultura ufficiale. Infine il
fatto che abbia abbandonato la Famiglia non appena la deriva mistica e sensuale
impressale da Enfantin si è imposta come nuovo caposaldo dogmatico, rende ragione
della sopravvivenza di uno spirito sansimoniano al di là della cerchia ristretta dei
suoi fanatici epigoni. È in qualità di sansimoniano eretico che il Leroux fuoriuscito si
riappropria consapevolmente di una tradizione che aveva assorbito nei panni del
seguace ispirato dalla fede. Dopo lo scisma del 1831 la rilettura diventa un momento
essenziale allo sviluppo del sansimonismo, che può mantenere la propria spinta vitale
solo entrando in contatto con nuovi orizzonti. Il caso di Leroux è in questo senso
emblematico. Il patrimonio teorico del sansimonismo sopravvive in lui in una
fusione sintetica con l’impianto del repubblicanesimo, istanza che non separa
l’emancipazione materiale delle classi povere dalla partecipazione politica diretta e
universalistica. In questo modo, nello sconvolgimento seguito al Febbraio ’48,
Leroux può ancora appellarsi come intellettuale e come deputato all’universo
sansimoniano, epurato da ogni carattere autoritario e combinato alle nuove
implicazioni politiche del movimento proletario e socialista.
Nell’improntare questa ricerca al decennio degli anni Trenta si vuole seguire un
cammino di elaborazione propriamente teorica del sansimonismo, seguendo gli anni
cruciali della formazione e dell’affermazione del Leroux pensatore. La sua figura
merita interesse anche perché egli rappresenta una delle personalità più attive nel
panorama della pubblicistica francese. Spirito versatile, dotato di una mirabile
capacità di stringere rapporti di collaborazione, Leroux si impone come intellettuale
completo che affianca alla riflessione solitaria e allo studio l’impegno per la
promozione del dibattito e dell’allargamento della sfera dell’opinione pubblica. In
ogni esperienza editoriale alla quale partecipa si può riscontrare la fiducia riposta nei
mezzi di informazione come strumenti per l’educazione civica delle masse. Il grande
progetto di una nuova sistemazione dei saperi in vista di un’enciclopedia ad uso del
VI
XIX sec. – trait d’union ideale tra i lavori di Leroux durante tutto il corso degli anni
Trenta e il sogno del maestro Saint-Simon – concretatosi infine nei lavori per
l’Encyclopédie Nouvelle, rappresenta l’esito di una concezione del ruolo delle
pubblicazioni periodiche al servizio dell’emancipazione umana, che si afferma
attraverso l’elevazione culturale e morale di tutti i cittadini.
La storia di Pierre Leroux in questo decennio è la storia delle sue iniziative
pubblicistiche. Se si fa eccezione per l’anno 1831, durante il quale Leroux è
impegnato come missionario del verbo sansimoniano, Leroux è costantemente alla
direzione di un gruppo redazionale. Le sue riflessioni vivono negli scritti affidati alle
colonne delle sue riviste: l’analisi del suo pensiero è inseparabile dalla sua attività nel
mondo della stampa.
Con questo studio si scandiscono le fasi dello sviluppo intellettuale di Leroux
seguendo le differenti esperienze giornalistiche alle quali prende parte. L’andamento
cronologico nella ricostruzione delle riflessioni discende come necessità dalla scelta
di considerare in parallelo questi due aspetti della produzione di Leroux ed è altresì
raccomandato da lui stesso, quando nel 1851, in occasione della stampa in volume
delle sue opere
1
, medita a ritroso sul proprio percorso durante il ventennio della
Monarchia di Luglio.
Si prendono le mosse dall’anno che inaugura il ventennio orléanista, il 1830, che
conduce Leroux e il giornale da lui fondato, il Globe, dall’impasse teorica e politica
delle vecchie credenze ad una nuova tendenza delle idee, la religione sansimoniana.
La rivoluzione di Luglio gioca un ruolo centrale nell’economia di questo primo
capitolo. Davanti allo spettacolo delle barricate Leroux matura la decisione di
abbandonare il credo liberale e, dopo aver assunto la direzione unica del giornale, ne
fa dapprima il bollettino del popolo in armi durante le Tre Gloriose e in seguito
l’organo di un riformismo radicale d’ispirazione repubblicana. Attraverso l’analisi
delle cronache parlamentari degli ultimi mesi del regno di Carlo X, dei giorni della
rivoluzione e degli editoriali del nuovo corso leroussiano si cerca di far emergere la
voce di Leroux dal coro degli articolisti. Da collaboratore anonimo egli diventa, con
l’esplosione della piazza parigina, l’anima incontrastata del Globe.
Il secondo capitolo verte su un altro anno cruciale nella biografia leroussiana, il
1831, anno sansimoniano. Leroux ha ceduto il Globe a Enfantin che lo ha
1
Nell’introduzione all’edizione delle proprie opere nel 1851, Leroux medita sulla genesi della sua
filosofia e riconosce che il metodo cronologico è l’unico che renda ragione del percorso seguito dai
suoi pensieri dai primi abbozzi sino alla sistematizzazione definitiva. « Chaque pensée m’est venue à
son heure et a été engendrée par celle qui l’avait précédée. L’ordre chronologique est donc ici non
seulement convenable, mais nécessaire », in P. Leroux, Introduction a Œuvres (1825-1850), Slatkine
reprints, Genève, 1978, t. I, p. XII.
VII
trasformato nel giornale della dottrina sansimoniana. Pur rivestendo ancora incarichi
di responsabilità in qualità di direttore nominale, Leroux abbandona l’attività
giornalistica per consacrarsi all’apostolato in provincia. In questo periodo si cementa
il sodalizio tra Leroux e Reynaud, da cui prende avvio una collaborazione ed una
comunanza intellettuale quasi decennale. Con la missione a Lione i due mettono per
la prima volta in discussione le conseguenze politiche e sociali della dottrina di
Saint-Simon, entrando in contatto diretto con la situazione materiale delle classi
operaie del Midi.
Oltre al piacere di raccontare le vicende non così consuete di una missione apostolica
in una provincia dell’Europa contemporanea, l’attenzione rivolta alle predicazioni di
Leroux e Reynaud ha consentito di fare accenno ad un’altra rivoluzione, dai caratteri
tanto diversi da quella del Luglio ’30, la rivolta dei canuts lionesi, che impadronitisi
della città nel novembre 1831, gettano per qualche tempo nel panico tutta la Francia,
toccata direttamente dalla prima rivoluzione proletaria di tutto l’occidente. Nelle loro
rivendicazioni per il diritto al lavoro e la riforma della proprietà, le orazioni dei due
apostoli sansimoniani hanno esercitato un ascendente non trascurabile.
Con la cronaca dettagliata di questi due anni si conclude la prima parte del lavoro,
dedicata al rinvenimento delle esperienze inaugurali di tutta la traiettoria biografica
di Leroux durante i vent’anni del regno di Luigi Filippo. I due seguenti capitoli sono
consacrati rispettivamente alle due opere che vengono intraprese dopo l’abiura della
dottrina sansimoniana, la Revue Encyclopédique, rivista di approfondimento teorico e
di elaborazione di un piano di lavori enciclopedico, e l’Encyclopédie Nouvelle, il
tentativo di realizzare in concreto il progetto di una sistemazione sintetica dei saperi
umani. Questa seconda parte assume Leroux come soggetto assoluto della
trattazione, attraverso una disamina analitica degli articoli della rivista e delle voci
dell’enciclopedia. Attraverso la ricostruzione degli sviluppi del suo pensiero si
giunge alla messa in chiaro della portata religiosa, filosofica e politica della dottrina
che solo con gli anni Quaranta assumerà un ordinamento sistematico.
Concludendo il lavoro si è voluto apporre un breve epilogo, dove si dà sommaria
indicazione del peso di tali assunzioni teoriche alla luce della vicenda biografica
successiva, che consacrerà Leroux come rappresentante del popolo rivoluzionario dai
banchi dell’Assemblea Provvisoria.
Infine un’appendice raccoglie una serie di inediti manoscritti, rinvenuti grazie alle
ricerche compiute sul Fonds Enfantin, alla biblioteca dell’Arsenal, della città di
Parigi. Si tratta di curiosi documenti, utili per gettare uno sguardo sulla vita vissuta
dell’uomo, spesso nascosto dietro le vesti del pensatore.
VIII
Tutta la mia gratitudine per Cinzia e Luciano, i miei genitori, che con sostegno vivo e
partecipe mi hanno accompagnato fino a questo traguardo.
Un pensiero particolare anche per Silvia, cui spesso non ho saputo contraccambiare la
grande generosità.
Voglio infine ringraziare i componenti del seminario bolognese su Marx, l’amico Edi,
che ha saputo sopportarmi anche nei giorni più neri, e Angela, dolce compagna lontana.
2
CAPITOLO I
1830. PIERRE LEROUX E IL GLOBE
Trasformazioni di un giornale,
evoluzione di un pensiero
Plus de criticisme impuissant!
[Globe, 1 agosto 1830]
3
1. Le finalità di un giornale letterario durante la Restaurazione
Se il XIX sec. è considerato il secolo della stampa, buona parte del merito di tale
nomea spetta a quelle esperienze editoriali che, scoprendo la potenza pervasiva
dell’informazione pubblica nella vita della società moderna, si sono messe al servizio
della sua affermazione. Nella Francia della prima metà dell’Ottocento l’impresa del
Globe rappresenta una testimonianza mirabile per la storia degli albori della
pubblicistica contemporanea. L’intenzione di proporsi ancora come organo di
discussione dotta e elitaria, si lega progressivamente alla preoccupazione per una
ampia diffusione – potenzialmente accessibile a tutti gli alfabetizzati. Il giornale
diventa un organo dalla duplice funzione: promuove l’elaborazione dei contenuti
culturali e, rendendoli di dominio pubblico, si incarica della formazione civile e
dell’elevazione intellettuale del lettore. L’apertura all’innovazione teorica fornita dal
dibattito intellettuale è connessa ad un programma civile e pedagogico.
È opportuno chiamare in causa fin dalle prime battute il protagonista di questo
lavoro, Pierre Leroux, dacché quest’uomo incarna, attraverso la storia della sua
evoluzione giovanile, la natura doppia del suo giornale, il Globe. Non soltanto la
lettura del periodico, ma la collaborazione in qualità di tipografo per la sua
realizzazione materiale e la frequentazione della redazione, diventano per lui la
palestra in cui l’uomo si forma come intellettuale e come cittadino.
Il 15 settembre 1824 il Globe nasce come journal littéraire. Presentarsi come tale è
l’espediente per sfuggire all’autorizzazione preliminare cui tutti i giornali politici
sono obbligati dalla legge sulla stampa del 1822
2
. Nella classe dei giornali letterari
della Francia durante la Restaurazione vanno ricondotti tutti i periodici estranei
all’informazione sugli eventi politici e alla cronaca parlamentare, anche quelli non
consacrati esclusivamente alla critica letteraria. I trascorsi stessi dei due direttori,
Leroux e Dubois, figure sospette e pericolose, perché legate in passato agli ambienti
carbonari, inducono saggiamente alla scelta della moderazione. Meglio stornare
l’attenzione dall’agone politico e dedicarsi alla discussione “alta” sulle idee.
Il gruppo dei collaboratori appartiene alla giovane generazione di intellettuali nata
durante o dopo la Rivoluzione, che incarna le istanze di rinnovamento culturale in
una Francia caduta nell’oscurantismo reazionario della Restaurazione. Per costoro
2
Per i dettagli della legge si rimanda a G. de Bertier de Sauvigny, La Restauration, Flammarion,
Paris, 1955, p. 249.
4
l’ancien régime rappresenta un capitolo concluso della storia antica, una realtà
estranea alla loro esperienza di giovani e del tutto contraria alla sensibilità di uomini
di cultura, formatisi per lo più all’Università Imperiale. Molti di loro provengono
dall’Ecole Normale e si sono istruiti al magistero di Victor Cousin e di Théodore
Jouffroy. Se l’occupazione specifica dei più è stato lo studio delle lettere e la critica
poetica, nelle pagine del Globe tali discipline non sono affrontate come attività
erudite fini a se stesse. Di frequente è percepibile l’invito ad una riforma generale del
sapere e ad una sua trasmissione diffusa: solo se la cultura si rinnova e diventa un
dominio accessibile anche ai “non addetti ai lavori” è possibile rilanciare la Francia
in quella corsa verso il progresso che il ritorno della monarchia dinastica ha
fortemente rallentato.
Oramai la fiducia nello strumento della cospirazione segreta, in cui molti tra i
collaboratori avevano riposto grandi speranze di rinnovamento politico e morale, è
tramontata. Il fallimento dei moti e delle agitazioni nati nella clandestinità delle
vendite della Carboneria conduce ad un ripensamento dei mezzi della battaglia
politica. Le repressioni da parte del governo inducono ulteriormente, come cause
esterne, a rivedere le proprie finalità e i propri metodi di opposizione. Per il gruppo
di uomini raccolti attorno a Dubois e Leroux, la scelta è limpida. Il rinnegamento
dell’attività sediziosa conduce al trasferimento dello scontro politico sul terreno
apparentemente neutro del dibattito culturale. Alla clandestinità dei ritrovi e ai
linguaggi cifrati si preferiscono le libere riunioni di redazione e la pubblicità della
carta stampata. Questa virata negli orientamenti e nei mezzi non è vissuta dagli
uomini del Globe né come una scelta dettata dalla rassegnazione, né come un ripiego
malvisto: il mutamento dei tempi comporta un cambiamento nelle forme e negli
obbiettivi strategici
3
.
Si è finora parlato del gruppo
4
dei globistes: va precisato che esso rappresenta un
risultato, più che una premessa della fondazione del giornale. I punti di comunanza
delineati tra i collaboratori non devono spingere ad ignorare le profonde specificità di
3
« Le fait est que pour Dubois et pour ses amis, après les cruels déboires du combat politique, les
travaux littéraires et les études sérieuses représentaient autre chose qu’un refuge ou une consolation.
C’était au contraire une manière de poursuivre la lutte, par des voies différentes et dans une arène plus
vaste : non point directement pour renverser le pouvoir ; mais pour hâter dans les esprits et dans les
mœurs les progrès de cette réforme, grâce à laquelle, à terme, la liberté serait conquise » in J.-J.
Goblot, La jeune France libérale. Le Globe et son groupe littéraire (1824-1830), Plon, Paris, 1995, p.
59.
4
È lo stesso Goblot, op. cit., a suggerire fin dal titolo della sua fondamentale opera sul Globe,
un’equazione tra l’esperienza giornalistica e la costituzione di un gruppo raccolto intorno alla
redazione.
5
ciascuno. Un significativo divario divide ad esempio Leroux, operaio stampatore che
ha dovuto interrompere i propri studi dopo il liceo, e il colto e raffinato Sainte-Beuve
oppure Alexandre Bertrand, carbonaro bretone, medico e scienziato e Théodore
Jouffroy, professore di filosofia che sempre si è tenuto lontano dalla attività politica.
La redazione si compone sostanzialmente di un’anima accademica, universitaria,
egemonizzata dai normalisti e di un’altra meno definita, in cui convergono le
esperienze più eterogenee, solitamente di provenienza provinciale.
Come si è riusciti a superare e armonizzare in un collettivo differenze tanto vistose?
Due sono le ragioni fondamentali. La prima è di carattere generico: appartenere alla
generazione di chi negli anni Venti aveva intorno ai venticinque anni rappresentava
molto di più che sentirsi semplicemente coetanei
5
. Le esperienze storiche che hanno
segnato l’infanzia di costoro giocano su di essi il ruolo di un’eredità pesante che deve
essere portata a termine nel segno di un rinnovamento morale e civile. Il compito è
immane: può essere portato a compimento solo grazie al concerto di tutti quanti si
sentano depositari di tale nobile missione. Entrare in comunicazione e in rapporti di
collaborazione coi propri compagni è al tempo una necessità per ciascuno, perché il
progetto generazionale appaia realizzabile, e la grande occasione di un’epoca, che ha
la fortuna di contare su un’inaudita coincidenza di intenti che accomuna un’intera
generazione.
La seconda ragione attiene allo specifico progetto del Globe e segnatamente al
grande impegno profuso da Dubois. Se si è costituito un gruppo letterario intorno al
periodico, il merito è suo. Fin dall’inizio ha imposto al variegato aggregato di uomini
scadenze di incontro fisse. Seppure l’occasione sia stata spesso rappresentata da una
semplice cena in un ristorante in rue Saint-Benoît, non di meno è stata un efficace
strumento per cementare uno spirito di gruppo e rendere collegiale la discussione
interna al giornale. Solo in questo modo è stato possibile un accordo preliminare
sugli scopi della redazione e la condivisione appassionata del progetto. Se si può
parlare di un gruppo, lo si può dunque fare solo in relazione agli obbiettivi che esso
ripone nell’opera collettiva che dal 15 settembre 1824 arricchisce di una voce nuova
il panorama della pubblicistica francese.
Si è detto che il giornale nasce come foglio letterario; pur con tutte le riserve
espresse, è la critica della letteratura che nel primo tempo assorbe la maggior parte
delle energie dei collaboratori. Il punto di partenza è un’analisi della situazione
5
Op. cit., p. 55.
6
attuale della critica letteraria. Oramai è stata investita da una crisi affaristica senza
precedenti: le recensioni non sono più il frutto di una libera analisi del critico, ma il
loro valore è commisurato alla parcella che lo scrittore, o il suo editore hanno pagato
all’articolista. La critica letteraria è dunque diventata l’anticamera del mercato
librario: realtà tanto più disgustosa se se ne è palesata la corruzione. Quand’anche
non sia investita da tale piaga, sono comunque delle ragioni extra-letterarie a
informarla: motivazioni ideologiche, legate all’appartenenza partitica inficiano
l’autonomia e la serenità di giudizio.
La riforma della critica letteraria può essere considerata il primo obbiettivo
dichiarato del Globe
6
. Accanto all’appello per l’assoluta indipendenza dei recensori,
condizione indispensabile per un serio lavoro analitico, il giornale elabora un
impianto teorico dal quale discendono i suoi giudizi. Tutti i collaboratori propendono
per una letteratura spontanea e portatrice di novità, lontana dai rigidi schemi della
maniera, che impongono l’imitazione adorata dei modelli del passato. Al tempo
stesso stigmatizzano la deriva di quanti, in nome del gusto moderno, perdono di vista
i fondamenti di quello nazionale, riassumibili tutti nel rispetto per la lingua francese,
la lingua di Racine e di Voltaire
7
. Dunque il Globe assume una posizione mediana tra
il classicismo e l’esasperazione esterofila dei giovani novatori; una posizione che si
potrebbe nominare romanticismo moderato ad ispirazione liberale. Con quest’ultimo
aggettivo non si vuole chiamare in causa alcuna accezione politica, ma cogliere la
preminenza che i globistes accordano all’individualità dello scrittore e alla sua
completa autonomia nella scelta dei soggetti e delle forme. L’ideale letterario
propugnato dal periodico consiste in una liberazione dell’arte dalle regole in cui una
tradizione superata la vuole ancora irretire, per consegnarla al genio e all’originalità
del singolo artista. Solo se la letteratura si affranca dalla oppressione dell’autorità
degli antichi può aspirare a diventare l’espressione dell’umanità moderna e a dare
voce allo spirito dei tempi. L’attenzione del Globe alle forme letterarie inedite – si
prenda come esempio la favorevole accoglienza riservata alla novità del romanzo
storico – è un’ulteriore conferma a questa concezione di letteratura che si è tentato
brevemente di delineare.
Il cambio del sottotitolo cui si assiste a partire dal 15 agosto 1826 sancisce
6
« Le temps est venu pour une réforme qui doit tout à la fois retirer la critique du commerce et des
passions politiques, ramener la justice avec l’indépendance, et satisfaire à cette sérieuse curiosité de
l’utile qui travaille tous les esprits » in GL., t. I, n° 1 (15-IX-1824). L’articolo, una sorta di prospectus
inaugurale, non è firmato, ma c’è unanimità tra i commentatori nell’attribuirne la paternità a Dubois.
7
Ibidem.
7
ufficialmente una piega che il giornale ha già assunto da qualche tempo. L’antico
journal littéraire è ora diventato journal philosophique et littéraire: le questioni
filosofiche prevalgono ora su quelle legate alla critica letteraria
8
.
Dal punto di vista filosofico il Globe si fa interprete delle nuove direzioni che la
filosofia ha intrapreso grazie ai corsi universitari di Royer-Collard e Cousin. Non si
tratta di una filosofia già costituita, di un sistema che bisogna diffondere: si è davanti
al tentativo di sperimentare vie innovative per raggiungere un’inedita definizione
degli obbiettivi e dell’essenza stessa della filosofia. « La vérité est en concours »
9
.
Con questo motto si riassume la ricerca filosofica del giornale, che apre un vivace
dibattito pubblico dallo scambio di vedute contrastanti. Di fatto è Cousin
l’interlocutore privilegiato, è lui che indirizza la posizione del Globe verso una forma
di spiritualismo razionale
10
. Il primo termine intende l’avversione ad ogni tendenza
ateistica legata alla filosofia sensista degli epigoni ideologues. Il secondo designa la
polemica con gli “uomini del passato”: quei pensatori che legittimano le verità della
fede col ricorso del principio di autorità. In entrambi risiede una concezione della
ragione umana come facoltà indipendente: autonoma dall’apparato sensorio della
corporeità – e ugualmente dalla sfera psicologica sentimentale – e non legittimata ad
intervenire nella regione delle certezze dogmatiche. Il suo campo di sovranità è
l’intendimento, la conoscenza per concetti. Lo scopo della nuova filosofia consiste
pertanto nel conciliare le eterne verità della religione con un impianto razionale che
promuova il libero uso delle facoltà intellettuali. Occorre dimostrare la verità della
religione attraverso la ragione, occorre conciliare la scienza e la fede.
Anche in ambito filosofico il Globe assume una posizione moderata, di mediazione
tra due opposti estremismi. Dietro questa diplomazia non va cercato lo spettro
dell’immobilismo, tanto estraneo all’impostazione del giornale, ma la necessità di
mirare all’innovazione senza eccedere nella esasperazione dei toni. Ma c’è di più:
l’atteggiamento di restare al centro di due o più opzioni, mediandole in una sintesi
sincretica è il carattere fondamentale del metodo della filosofia eclettica
11
, di cui il
Globe diventa ben presto portavoce.
8
Il giornale subirà un ulteriore cambio di sottotitolo a partire dal 5 aprile 1827. D’ora in poi sarà
recueil philosophique et littéraire.
9
Cfr. J.-J. Goblot, La jeune France libérale…, cit., p. 215.
10
La formula spiritualisme rationnel è frutto della penna di Goblot, op. cit., p. 216.
11
« Dans l’arène philosophique, les éclectiques occuperont donc la position d’un arbitre ou d’un
médiateur : placés entre les tenants de doctrines contraires, ils s’emploieront à persuader les uns et les
autres qu’il y a entre eux plus de malentendus que de véritables contradictions, et que peut-être ils ne
sont pas si loin, au fond, d’être d’accord », op. cit., p. 231.
8
Ma l’adozione di questo nuovo impianto non è finalizzato solamente alla
soddisfazione delle esigenze speculative: esso è considerato l’unica opzione
filosofica che sia in grado di dare ragione dell’autentico statuto della libertà umana e
della sua conciliazione con le istituzioni civili esistenti. Anche in questo frangente si
vede funzionare il dispositivo teorico della mediazione tra gli opposti. Il sensismo di
matrice illuminista o nega la libertà umana, schiacciandola sul determinismo della
catena delle cause naturali, per cui l’uomo è una macchina biologica e la sua vita
volitiva è un fenomeno riconducibile all’azione degli stimoli esterni e alla reazione
che questi producono sulla sua sensibilità sensoria; oppure fa della libertà un
principio cieco, incontrollato, esplicabile soltanto a partire dalla constatazione di
un’istintualità affinata. Quest’ultima accezione della libertà nega ogni forma di
morale, dacché se l’uomo è in grado solo di riconoscere i propri bisogni, la cui
soddisfazione è l’unica massima che regola la sua condotta, gli è impedito di scoprire
la realtà etica del suo simile, dell’altro.
D’altra parte la suola teocratica impone la morale negando la libertà. Terrorizzata
dalle conseguenze eversive del libero arbitrio, fonda la morale sull’obbedienza, sul
rispetto servile dell’autorità della Scrittura e dell’antichità. Queste posizioni sono
inconciliabili con quanti, come i globistes, si dichiarano amis de la liberté
12
.
L’obbiettivo teorico che il giornale si propone di perseguire – e che rappresenta il
filo rosso di tutte le riflessioni ospitate nel Globe – consiste nella difesa del principio
della libertà in ogni campo: in arte, come nella ricerca speculativa, in religione, come
in giurisprudenza. La battaglia per le libertà condurrà ben presto il giornale a uscire
dalle serene dimore della speculazione per impegnarsi sempre di più nelle
rivendicazioni nel campo della politica; ma per ora basti comprendere verso quale
concezione di libertà il periodico si orienti e perché essa sia conciliabile con la
morale. La libertà è una caratteristica fondamentale della natura umana: raggiunta
l’età matura l’individuo è depositario di prerogative inviolabili, la prima delle quali è
il libero esercizio del suo pensiero. Nessuna forma autoritaria esterna, quindi
nemmeno la Chiesa cattolica, può imporre dei vincoli o dei divieti all’uso
dell’intelligenza.
Il fondamento della libertà risiede nella costituzione stessa del singolo, ma la sua
applicazione si realizza come esercizio di diritti. Il concetto di diritto trascende
l’individualità del depositario della libertà e chiama in causa una dimensione
12
Op. cit., p. 165.
9
interrelazionale, quella che attiene a tutta la comunità degli individui e che regola e
limita il campo dei diritti personali. Da una aggregato di soggetti liberi si passa ad
una società di aventi diritti. L’accezione di libertà come diritto consente la
convivenza civile e al tempo stesso consente di dirigere uno sguardo sull’elemento
istitutore dei diritti – un tema che sarà fondamentale negli sviluppi politici del Globe.
La carta costituzionale, patto primordiale tra i cittadini e il corpo politico, sancisce i
diritti degli individui, ne afferma l’inderogabilità e al tempo stesso ne traccia i
confini. Essa è l’insostituibile ossatura di ogni comunità politica, la garanzia di una
corretto rapporto tra i soggetti e, in prospettiva, il solido fondamento di una morale
basata sul rispetto dell’altro.
Si è cercato di delineare l’impianto dottrinario del Globe a partire da un rapido
sguardo all’indietro incentrato sulle problematiche che ne hanno principalmente
assorbito i lavori, almeno fino al 1827. Tuttavia si è finora sottaciuto l’aspetto che
più di ogni altro ha caratterizzato il periodico e che ne ha decretato l’originalità. Fin
dalla nascita si propone programmaticamente di offrire al pubblico tutte le notizie
che attengono alle arti, alle scienze, all’industria comparse in qualunque angolo della
terra. Affiancata all’idea di dare voce ad una dottrina che viene costituendosi nel
seno dei collaboratori, sta quindi questa propensione a farsi bollettino scientifico, a
carattere documentario
13
.
L’informazione di tutte le notizie deve essere esaustiva ma non specialistica: il
compito del giornale è tenere aggiornato il lettore, mirando ad offrirgli un quadro
sinottico delle nuove scoperte piuttosto che una spiegazione analitica di ciascuna di
esse.
La conseguenza futuribile di questo progetto culturale è il tendenziale abbattimento
delle frontiere nazionali: le innovazioni scientifiche e letterali sono un patrimonio
comune di tutte le nazioni: l’impegno per la loro diffusione è contemporaneo alla
coltivazione di un ideale cosmopolitico. Quanto Dubois dice in proposito è altamente
istruttivo:
Les peuples sont aujourd’hui unis par les intérêts ; la civilisation
entretient entre eux un utile échange de connaissances comme de
produits ; avec les nuances qui les distinguent, tous marchent, à l’ombre
de la paix vers un but commun, le perfectionnement de leur état social et
13
« Donner toutes les nouvelles étrangères, littéraires, industrielles, morales, sans toutefois entrer dans
des discussions trop profondes, au moins sur tout ce qui regarde les sciences », in GL., t. I, n° 1 (15-
IX-1824).
10
les jouissance du travail. Rien de ce qui se fait chez l’un n’est étranger à
l’autre : il y trouve exemple et profit. C’est donc une grande utilité que de
propager dans un pays le connaissance de tous les autres.
14
Viene qui prospettata una comunità di stati fondata sulla comunanza degli interessi
per il progresso delle scienze e delle arti: se non si tratta di un progetto di
costituzione politica, quanto meno è il riconoscimento di una convergenza negli
obbiettivi delle nazioni e l’appello ad una armonizzazione della loro corsa verso il
grande fine universalmente ambito: la civilizzazione. Questo ideale è ricondotto ai
suoi due più grandi frutti: il miglioramento delle condizioni di vita di ciascuno e la
conquista di un grado tecnico tale che consenta di piegare vantaggiosamente il lavoro
alle esigenze dell’uomo. Lo scambio delle conoscenze e la condivisione degli
avanzamenti della scienza sono i presupposti fondamentali in vista di questo scopo.
Essi impongono che tra le nazioni cadano le barriere protezionistiche che alimentano
i segreti industriali e l’isolamento dei talenti per un loro sfruttamento particolaristico,
e soprattutto che le istanze di convivenza pacifica siano da tutte accolte come
inviolabili. La voce del Globe si alza per ricordare all’Europa a che punto oramai la
comunanza scientifica tra gli stati sia iscritta nel suo destino storico e per spronare la
Francia a non attardarsi su posizioni antiprogressive.
La dimensione cosmopolita del progetto è inscindibile dal suo carattere
enciclopedico: la raccolta delle informazioni scientifiche e artistiche costituisce un
quadro, costantemente in aggiornamento, espressione del grado raggiunto dallo
sviluppo di ogni singola disciplina e dell’insieme delle scienze in generale. Solo
dominando la conoscenza è possibile creare i presupposti per una sua corretta
applicazione ai fini della civilizzazione: questo significa che l’impegno in direzione
di un’opera enciclopedica risulta preliminare all’ideale del progresso della civiltà, ma
al tempo stesso è la risultante della condivisione scientifica attuale tra le nazioni.
L’enciclopedia quale il Globe la prospetta tiene una posizione mediana tra un dato di
fatto che ne sta alla base – la comunanza di interessi che stringe gli Stati in un
consorzio intellettuale – e una prospettiva futuribile: l’associazione pacifica delle
nazioni tesa alla promozione dei risultati scientifici per il bene umano
15
.
14
Ibidem.
15
Ecco come Pierre Leroux riassume questo impianto programmatico del Globe, quando, nel 1831,
l’oramai quotidiano è diventato la gazzetta dei sansimoniani.
« La première idée, la conception du Globe, lorsqu’il fut fondé il y a près de sept ans […] consistait à
recueillir et à présenter au public français tous les travaux scientifiques, littéraires et philosophiques
de quelque importance dans le grand mouvement pacifique qui commençait à emporter de concert les
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La ricerca enciclopedica risponde alla missione pedagogica cui il giornale è
consacrato. Riferire i risultati dei lavori scientifici e artistici degni di nota, senza
entrare in dettegli specialistici risponde evidentemente ad una intenzione divulgativa.
Perché queste nuove scoperte prendano piede in Francia e si impongano come
espressione della nuova tendenza delle idee, è indispensabile che escano dallo
scrigno delle accademie e che si riversino nel pubblico. Si è giunti così ad abbordare
l’ultima questione di questa disamina dei caratteri generali del nostro giornale: chi
sono i lettori del Globe, quale la loro estrazione.
In una lettera a Jouffroy dell’estate 1824 Dubois dichiara chiaramente il referente
naturale del giornale nascituro: « ‘L’aristocratie manque d’un journal, elle nous
adoptera, quoique populaires’ »
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. L’aristocrazia cui il direttore fa riferimento non è
certo la nobiltà tradizionalista che ancora coltivava il culto dell’ancien régime e si
nutriva della cultura della controrivoluzione; con aristocrazia qui si vuole intendere
la frangia illuminata di questa classe e l’alta borghesia coltivata dagli studi elevati.
Alla sua nascita il giornale si rivolge dunque ad un pubblico elitario; ben presto si
assiste al tentativo di allargarne il bacino di utenza. L’intenzione dell’estate del 1825
di trasformare il Globe in quotidiano, arricchendolo di una rubrica sugli eventi
mondani e di spettacolo corrobora tale decisione redazionale. Le ragioni non vanno
ricondotte esclusivamente a considerazioni di natura economica, legate ad un
incremento degli introiti; è lo stesso progetto del giornale, quello della divulgazione
enciclopedica delle novità scientifiche e più in generale della veicolazione di una
nuova sensibilità culturale a esigere uno spettro più ampio di lettori. Nel torno di
qualche anno il periodico comincia a circolare tra le giovani generazioni di
intellettuali e riesce ad aprirsi un varco anche al di fuori del territorio francese
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.
Il lettore tipo del Globe resta tuttavia un appartenente agli strati medio alti della
società, dotato di una buona preparazione, e dal gusto affinato per le “alte” letture.
nations civilisées du monde. Le titre même du journal avait été choisi en rapport avec ce caractère
d’investigation encyclopédique. Par des extraits de voyages, par des traductions et des analyses
d’ouvrages étrangères, par des études de toute espèce sur le passé, le Globe cherchait à mettre sous les
mains de ses lecteurs les principaux éléments des questions ; à leur représenter les travaux antérieurs
et l’état de la science contemporaine sur chaque point de controverse ; à leur apporter les solutions les
plus larges et les plus conciliantes. Une telle pensée tendait évidemment à l’association générale des
peuples dans les domaines de la science, de la philosophie et de l’art. », in FRANCE. Profession de
foi, GL., t. X, n° 18 (18-I-1831).
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Lettera citata in J.-J. Goblot, La jeune France libérale…, cit., p. 76.
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Il successo di pubblico del Globe in Europa è l’elemento che più ha influito nella sua fortuna.
Goethe lo leggeva assiduamente e lo raccomandava ai propri conoscenti come il più maturo tentativo
di istituire una nuova letteratura europea.