Capitolo 1 - Inquinamento atmosferico -
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2. Introduzione all’inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico puo’ essere definito come la presenza in
atmosfera di sostanze che, nella naturale composizione dell’aria, non
sono presenti o sono presenti ad un livello di concentrazione
inferiore, e che producono un effetto misurabile sull’uomo, sugli
animali, sulla vegetazione o sui materiali.
Le origini del termine atmosfera provengono dal greco “sfera di gas”.
L’atmosfera terrestre, comunemente chiamata aria, e’ un aerosol di
dispersioni di particelle liquide e solide in un involucro gassoso
costituito da una miscela di gas composta da Azoto (N
2
), Ossigeno
(O
2
), Argon (Ar), vapore acqueo, Biossido di Carbonio (CO
2
), e gas
rari.
Gas Formula o simbolo % in volume
Azoto N
2
78.884
Ossigeno O
2
20.947
Argon Ar 0.934
Vapore acqueo H
2
O 0.33
Biossido di carbonio CO
2
0.032
Neo Ne 0.00181
Elio He 0.0005
Metano CH
4
0.0002
Idrogeno H 0.00005
Cripto Kr 0.000011
Xeno Xe 0.000008
Ozono O
3
0.000004
Ossidi di azoto NO,NO
2
,N
2
O Tracce
Monossido di carbonio CO Tracce
Ammoniaca NH
3
Tracce
Biossido di zolfo SO
2
Tracce
Solfuro di idrogeno H
2
S Tracce
Tabella 1: Composizione dell’atmosfera al suolo
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E’ evidente, pertanto, che una qualsiasi immissione significativa in
atmosfera di specie diverse da Azoto e Ossigeno molecolari, sia da
considerarsi inquinamento atmosferico.
L’atmosfera e’ indispensabile alla vita sulla Terra, perche’ contiene
l’ossigeno: tutti gli esseri viventi (sia le piante che gli animali) hanno
bisogno dell’ossigeno per le proprie attivita’ vitali, e lo prelevano
dall’atmosfera attraverso la respirazione. L’uomo, ad esempio,
introduce nei polmoni circa mezzo litro di aria per ogni aspirazione (e
altrettanta ne emette per ogni espirazione). L’ossigeno presente
nell’aria inspirata viene “catturato” dall’ emoglobina del sangue e
trasportato a tutte le cellule del corpo. Se l’aria contiene altre
sostanze oltre a quelle che fanno parte della sua composizione
naturale, anche queste sostanze penetrano nei polmoni con
l’ispirazione provocando spesso effetti dannosi.
2.1 Struttura dell’atmosfera
Solitamente l’atmosfera viene divisa in quattro strati caratterizzati
da differenze nella composizione chimica che producono variazioni
nella temperatura: troposfera, stratosfera, mesosfera e termosfera. La
troposfera e la stratosfera sono separate dalla tropopausa che varia in
altitudine da circa 16 km vicino all’equatore fino a 9 km vicino ai poli.
La stratosfera e la mesosfera sono separate dalla stratopausa che si
trova a circa 50 km. La mesosfera e la termosfera sono separate dalla
mesopausa, a circa a 80 km di altezza. Le caratteristiche fisiche
dell’atmosfera variano decisamente con la quota: se la quota aumenta
diminuisce sia la densità sia la pressione, mentre la temperatura
mostra delle oscillazioni.
La porzione più esterna dell’atmosfera, all’altitudine di 450-500
km, è chiamata esosfera. In questa regione la temperatura è
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approssimativamente di 700 °C, ma può variare da 300°C, durante il
minimo di irradiazione solare, a 1.700 °C al massimo di radiazione
solare.
La parte di atmosfera che ci interessa piu’ da vicino e’ la cosiddetta
troposfera in cui e’ concentrata la maggior quantita’ di aria che
respiriamo e che quindi permette la continuazione della vita. Questa
e’ anche quella maggiormente influenzata dall’inquinamento
atmosferico, eccezione fatta per l’ozonosfera (tratto di stratosfera
posta fra i 20 e i 30 km di altezza) che risente di particolari e piu’
resistenti tipi di inquinanti quali i clorofluorocarburi che partecipano
direttamente alla diminuzione dell’ozono in essa contenuto.
Caratteristica peculiare della troposfera e’ la diminuzione costante
di temperatura con l’altezza (7° per km) che permette la dispersione
degli inquinanti in quota: tant’e’ che in particolari condizioni, ossia
quando la temperatura comincia a crescere con l’allontanarsi dalla
superficie terrestre (stato di inversione termica) gli inquinanti
vengono schiacciati e mantenuti a livello del suolo.
Spesso la natura ha i mezzi per proteggersi dall’inquinamento:
infatti se il fenomeno non supera certi limiti, non sussistono
particolari motivi di preoccupazione perche’ le sostanze estranee
vengono rapidamente diluite e disperse grazie ai venti e alle correnti,
che aumentano fortemente la mobilita’ delle particelle in aria, e le
precipitazioni, che sciolgono e abbattono le sostanze inquinanti. Si
viene quindi a ristabilire col tempo un certo equilibrio.
Se l’immissione di sostanze estranee e’ eccessiva o continuata, o se
concentrata in spazi ristretti, si puo’ avere un ristagno pericoloso di
sostanze nocive a contatto con il suolo tali da rendere vani e inutili i
correttivi naturali.
I fenomeni che concorrono ad inquinare l’aria possono essere
naturali, quali ad esempio le emanazioni vulcaniche, le
decomposizioni di organismi e le polveri sollevate dal vento. Oggi,
tuttavia, le principali cause di inquinamento risiedono nell’ enorme
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sviluppo urbano ed industriale, a causa del quale si assiste al
continuo e rilevante deterioramento ambientale.
3. Inquinanti naturali
Anche se l’inquinamento originato dall’uomo e’ quello che risulta
più imputato nel peggioramento della qualità dell’aria, non bisogna
dimenticare l’importanza dell’inquinamento di origine naturale. Ci
sono molte fonti di inquinanti naturali che spesso assumono più
rilevanza delle loro controparti di origine antropogenica.
Gli inquinanti naturali dell’aria hanno sempre fatto parte della
storia dell’uomo. Le polveri e i vari gas emessi dai vulcani, dagli
incendi delle foreste e dalla decomposizione dei composti organici
entrano in atmosfera ad intervalli più o meno regolari e in qualche
caso a livelli che possono causare degli effetti drammatici a carico del
clima. In ogni caso bisogna sottolineare che gli inquinanti naturali
non rappresentano necessariamente un serio problema come possono
esserlo gli inquinanti generati dalle attività umane perché risultano
spesso notevolmente meno pericolosi dei composti prodotti dall’uomo
e non si concentrano mai sulle grandi città.
Tra le cause naturali di inquinamento è significativo il contributo
dell’erosione, da parte del vento, dei materiali litoidi, con formazione
di polveri aerodisperse che, a volte, possono provocare
movimentazione anche a lunghe distanze di pulviscolo. Un’altra
causa di inquinamento di origine naturale è la respirazione di tutte le
specie viventi, con produzione di biossido di carbonio a scapito
dell’ossigeno atmosferico, bilanciata, nelle ore diurne, dai processi
fotosintetici.
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Vi sono poi le sorgenti naturali di biossido di zolfo che comprendono
i vulcani, le decomposizioni organiche e gli incendi delle foreste.
L’ammontare preciso delle emissioni naturali risulta difficile da
quantificare, ma nel 1983 si stimava che le emissioni di biossido di
zolfo si aggirassero sugli 80-290 milioni di tonnellate (le sorgenti
antropogeniche nel mondo emettevano circa 69 milioni di tonnellate
all’anno).
Le sorgenti naturali di ossidi di azoto includono i vulcani, gli oceani,
le decomposizioni organiche e l’azione dei fulmini. Le stime ipotizzano
un valore variabile fra i 20 e i 90 milioni di tonnellate all’anno per le
sorgenti naturali, mentre, per quelle antropogeniche, un valore
attorno ai 24 milioni di tonnellate.
L’importanza delle sorgenti naturali di particolato è invece minore di
quelle antropogeniche dato che originano particelle di dimensioni tali
da non poter arrecare danni rilevanti all’apparato respiratorio.
Da non trascurare poi le tempeste di sabbia e gli stessi vulcani.
Queste sorgenti solitamente non provocano degli episodi di
inquinamento particolarmente acuto in quanto l’inquinamento in
genere avviene su scala temporale relativamente ridotta. Esistono
comunque le eccezioni: le polveri provenienti dal Sahara possono
viaggiare nell’aria per migliaia di km per poi giungere non solo in
paesi relativamente vicini come l’Italia e la Grecia, ma anche in zone
più remote come il Regno Unito. L’esplosione del vulcano Saint
Helens nel maggio del 1980, per esempio, ha causato un
peggioramento della qualità dell’aria negli Stati Uniti ed in tutto il
Pacifico nord-orientale per mesi dopo la sua eruzione, con
ripercussioni anche sul clima a livello mondiale.
Molti composti organici volatili (VOC) vengono prodotti in natura
dalle piante. L’isoprene è un comune VOC prodotto dalla vegetazione;
alcuni ricercatori ritengono che la sua importanza, nello scatenare
l’asma ed altre reazioni allergiche, sia molto più significativa di altri
composti di origine antropogenica. Le piante inoltre producono i
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pollini (considerati componenti del particolato atmosferico) e tutti
sono a conoscenza degli effetti allergici che possono causare queste
sostanze nei soggetti predisposti.
Infine le radiazioni ionizzanti sono in grado di produrre,
direttamente o indirettamente, la ionizzazione degli atomi e delle
molecole. Questa proprietà ha importanti conseguenze in termini
sanitari, in quanto i danni indotti da queste radiazioni sulle
macromolecole biologiche possono dare origine a processi di
cancerogenesi. Tra le principali sorgenti naturali di esposizione vi
sono la radiazione cosmica e la radiazione terrestre (radionuclidi
presenti nella crosta terrestre). Ricordiamo, per concludere, che il
radon (Rn) rappresenta la principale fonte di esposizione a radiazioni
ionizzanti nell’uomo, soprattutto negli ambienti interni.
4. Inquinanti di origine antropica
Nel corso della storia l’uomo ha sempre utilizzato le risorse a
propria disposizione in modo pressochè indiscriminato, senza curarsi
minimamente delle particolari ricadute ambientali che poteva avere la
sua presenza nell’ambito dei vari cicli naturali. La distruzione e
l’inquinamento ambientale sono sempre andati di pari passo con
l’evoluzione della cosiddetta civiltà. Un tempo la popolazione umana
era comunque molto meno rappresentata e l’impatto ambientale
risultava praticamente ininfluente, almeno in ambito globale. Ora,
purtroppo, l’enorme incremento demografico e l’addensamento
abitativo in alcune specifiche zone, comporta un’azione inquinante a
livello locale e mondiale notevolmente più elevata, estremamente
preoccupante e spesso particolarmente nociva sia per l’uomo che per
l’ambiente.
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L’inquinamento dell’aria di origine antropogenica si sprigiona dalle
grandi sorgenti fisse (industrie, impianti per la produzione di energia
elettrica ed inceneritori), da piccole sorgenti fisse (impianti per il
riscaldamento domestico) e da sorgenti mobili (il traffico veicolare).
L’impatto degli inquinanti sull’uomo pero’ dipende dalla zona di
produzione degli inquinanti e dalla loro dispersione. Le grandi
sorgenti fisse, spesso localizzate lontano dai più grandi centri abitati,
disperdono nell’aria a grandi altezze, mentre il riscaldamento
domestico ed il traffico producono inquinanti che si liberano a livello
del suolo in aree densamente abitate. Come conseguenza, le sorgenti
mobili e quelle fisse di piccole dimensioni contribuiscono in modo
maggiore all’inquinamento dell’aria nelle aree urbane e, quindi,
attentano alla salute pubblica di più di quanto non si potrebbe
supporre facendo un semplice confronto quantitativo fra i vari tipi di
emissioni. L’ inquinamento piu’ preoccupante e’ quello che l’uomo
produce per soddisfare le proprie necessita’ civili ed industriali.
Il primo e più diffuso tipo di inquinamento è quello prodotto dai
processi di combustione che l’uomo utilizza sia per riscaldarsi, sia per
cuocere i cibi, sia per alimentare i propri veicoli e macchinari. In
questo campo si è assistito ad un processo evolutivo per quanto
riguarda i combustibili utilizzati (legna → ligniti e carboni → petrolio
e derivati), con produzione di emissioni costantemente in crescita
quantitativamente, ma di migliori caratteristiche qualitative.
Parallelamente l’evoluzione della società verso forme di aggregazione
maggiore (costruzione di grandi agglomerati urbani), ha portato ad
una concentrazione degli inquinanti in aree ridotte. Va considerato
inoltre che le esigenze della popolazione attuale sono ben maggiori di
quelle dei nostri predecessori, in particolare per quanto riguarda il
riscaldamento, la locomozione, la produzione di beni di consumo.
Altri tipi di inquinanti di origine antropica sono quelli che vengono
prodotti nel corso di particolari cicli tecnologici. Questi composti
vengono liberati in quantità notevolmente inferiori e per questo
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risultano poco rilevanti come impatto globale; in ogni caso, sono
spesso dotati di elevata tossicità, e la loro presenza è particolarmente
importante a livello locale. La strategia di approccio in questo caso è
chiaramente diversa: gli specifici inquinanti di origine industriale
sono infatti da ricercare non dopo la loro diffusione nell’ambiente
(immissioni atmosferiche), ma al momento del loro rilascio (emissioni
atmosferiche). Ad aggravare la situazione, già di per sé deleteria,
connessa alla localizzazione degli inquinanti di origine antropica in
aree limitate, si aggiungono spesso condizioni di impedimento alla
naturale ventilazione, che causano un ulteriore ristagno degli
inquinanti, con la conseguenza di rischio acuto per la salute umana e
per l’ambiente. Altri fattori determinanti del rischio di accumulo di
inquinanti in un’area limitata sono quelli di carattere meteorologico
(stabilità atmosferica, inversione termica, etc.), connessi, oltre che ai
flussi delle masse d’aria, anche alle condizioni morfologiche e al grado
di urbanizzazione.
5. Tipologia di inquinanti
A prescindere dalla loro origine, gli inquinanti vengono distinti in
primari e secondari.
Vengono definiti inquinanti primari gli inquinanti direttamente
emessi dalle sorgenti. I principali inquinanti primari sono quelli
emessi dai processi di combustione di qualunque natura, ovvero gli
idrocarburi incombusti, il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto
(principalmente sotto forma di monossido) ed il materiale particellare.
Nel caso in cui i combustibili contengano zolfo, si ha, inoltre, anche
l’emissione di anidride solforosa.
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A seguito dell’emissione in atmosfera, gli inquinanti primari sono
soggetti a processi di diffusione, trasporto e deposizione, nonché a
processi di trasformazione chimico-fisica che possono portare alla
formazione di nuove specie inquinanti, che spesso risultano più
tossici e di più vasto raggio d'azione degli inquinanti originari. La
dispersione degli inquinanti in atmosfera, determinata dai fenomeni
di diffusione turbolenta e di trasporto delle masse d’aria, come pure
la loro rimozione, determinata dai processi di deposizione, sono
strettamente dipendenti dal comportamento dinamico dei bassi strati
dell’atmosfera. Ne consegue che per lo studio del comportamento
degli inquinanti primari è necessario sia conoscere il profilo
qualitativo, quantitativo e temporale delle emissioni, sia avere
informazioni sui processi meteorologici che regolano il
comportamento dinamico della bassa troposfera (classi di stabilità,
direzione ed intensità del vento).
Si definiscono inquinanti secondari quelle specie inquinanti che si
formano a seguito di trasformazioni chimico-fisiche degli inquinanti
primari, ovvero delle specie chimiche direttamente emesse in
atmosfera dalle sorgenti. Fra i processi di formazione di inquinanti
secondari, particolare importanza è assunta dalla serie di reazioni
che avvengono fra gli ossidi di azoto e gli idrocarburi in presenza di
luce solare. Questa catena di reazioni porta all’ossidazione del
monossido di azoto (NO) a biossido di azoto (NO
2
), alla produzione di
ozono (O
3
) ed all’ossidazione degli idrocarburi, con formazione di
perossiacetilnitrato (PAN), formaldeide, acido nitrico, nitrati e
nitroderivati in fase particellare, e centinaia di altre specie chimiche
minori. L’insieme dei prodotti di queste reazioni viene definito come
smog fotochimico, che rappresenta una delle forme di inquinamento
più dannose per l’ecosistema. L’uso del termine smog è dovuto alla
forte riduzione della visibilità che si determina nel corso degli episodi
di inquinamento fotochimico, dovuta alla formazione di un grande
numero di particelle di notevoli dimensioni.
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6. Diffusione
La concentrazione degli inquinanti nell’aria è determinata da diversi
fattori:
• dalla quantità dei contaminanti presenti nelle emissioni;
• dal numero e dal concentramento delle sorgenti inquinanti;
• dalla distanza dai punti di emissione;
• dalle trasformazioni chimico-fisiche alle quali sono sottoposte
le sostanze emesse;
• dalla eventuale velocità di ricaduta al suolo;
• dalla situazione morfologica delle aree interessate
all’inquinamento;
• dalle condizioni meteorologiche locali e su grande scala.
E’ necessario sottolineare la massima importanza delle condizioni
meteorologiche nella comprensione della nascita, della gravita’ e dello
sviluppo nel tempo di un fenomeno di inquinamento atmosferico.
Per i fenomeni di inquinamento a scala locale, l'influenza maggiore
sul trasporto e la diffusione atmosferica degli inquinanti è dovuta
all'intensità del vento, alle condizioni di turbolenza (meccanica e
termodinamica) dei bassi strati atmosferici ed ad effetti meteorologici
particolari, quali le brezze (di mare o di monte), all'incanalamento del
vento in valli strette o nelle strade delle zone urbane.
Per i fenomeni di inquinamento a grande scala, l'influenza maggiore
sul trasporto e sulla diffusione degli inquinanti è dovuta alle
variazioni del vento con la quota (shear del vento) e alla turbolenza
determinata dalle aree cicloniche e anticicloniche.
In genere, a parità di emissione di inquinanti dalle sorgenti, le
concentrazioni in aria a piccola scala (zone urbane e zone industriali)
sono minori quando il vento è moderato o forte e l'atmosfera è
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instabile nei bassi strati, oppure quando il vento è debole o assente
ma vi è forte insolazione con cielo sereno e Sole alto sull'orizzonte.
Viceversa, le concentrazioni diventano elevate quando vi è inversione
del gradiente termico verticale o in condizioni di alta pressione di
notte e con vento debole, oppure in condizioni di nebbia persistente
che provoca processi di accumulo.
Le concentrazioni degli inquinanti sono elevate in presenza di
inversione termiche. Nei 10 km inferiori dell’atmosfera (troposfera) la
temperatura dell’aria generalmente decresce con l’altezza di circa 7 °C
per km; le masse d’aria più calde, vicine alla superficie terrestre, a
causa della loro minore densità tendono a salire verso l’alto e vengono
sostituite da masse d’aria più fredde provenienti dall’alto. La
conseguenza di questo processo è il rimescolamento degli strati
inferiori della troposfera. In alcuni casi, tuttavia, la temperatura
dell’aria ad una certa altezza e per alcune decine o centinaia di metri,
può avere un andamento crescente con l’altitudine, per poi
cominciare a decrescere di nuovo. Questa zona, nota come strato di
inversione, agisce come un ostacolo sugli strati inferiori di aria più
freddi che, a causa della loro maggiore densità, non possono
attraversarla. In queste condizioni, gli inquinanti prodotti al suolo
non vengono rapidamente miscelati con l’intera troposfera, ma
restano confinati nel volume di aria al di sotto dello strato di
inversione, con conseguente aumento della loro concentrazione.
Un primo tipo di inversione termica che è spesso causa di eventi di
inquinamento nei siti urbani è l’inversione di tipo radiativo.
L’inversione radiativa è generata dal rapido raffreddamento sia della
superficie terrestre che dello strato di aria immediatamente al di
sopra di questa, dovuto all’emissione di radiazione infrarossa subito
dopo il tramonto. Durante le notti limpide, in condizione di alta
pressione, questo raffreddamento può essere così rapido che lo strato
d’aria adiacente alla superficie terrestre diviene più freddo dello strato
immediatamente superiore, con formazione di uno strato di
Capitolo 1 - Inquinamento atmosferico -
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inversione in genere a quote piuttosto basse (50 metri). Questa
condizione persiste fino a che il riscaldamento mattutino della
superficie e dell’aria al di sopra di essa risulta sufficiente a "rompere"
lo strato di inversione.
Un altro tipo di inversione termica è quella generata dalla brezza di
mare, ovvero dallo spostamento orizzontale delle masse d’aria che si
trovano al di sopra di una superficie più calda, quale il mare nelle ore
notturne, verso una massa d’aria o una superficie più fredda, quale
la Terra. Questo tipo di inversione ha in genere un’altezza maggiore di
quella di tipo radiativo (poche centinaia di metri) e la sua intensità e
persistenza è spesso la causa dell’insorgere di fenomeni di
inquinamento fotochimico di notevole intensità. L’inversione ha
termine quando il riscaldamento mattutino della superficie terrestre è
sufficientemente intenso per generare una efficace spinta verso l’alto
delle masse d’aria sovrastanti; in caso contrario, l’inversione può
persistere in quota anche per diversi giorni, innescando un fenomeno
di smog fotochimico, che si prolunga, con intensità crescente, per più
giorni consecutivi (multi-day smog episode).
7. Problemi causati dall’inquinamento atmosferico
Con l’avvento dell’era industriale, lo sviluppo delle tecnologie
produttive e dei mezzi di locomozione, l’inquinamento atmosferico ha
assunto caratteristiche tali da compromettere il complesso equilibrio
della biosfera. Molti sono i fenomeni di contaminazione che
riguardano l’intero pianeta; fra questi i piu’ discussi sono:
• smog fotochimico
• piogge acide
• buchi d’ozono
• aumento dell’effetto serra
Capitolo 1 - Inquinamento atmosferico -
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7.1 Smog fotochimico
Il termine smog deriva dall’unione di due parole inglesi: smoke
(fumo) e fog (nebbia). Inizialmente questa parola faceva riferimento
esclusivamente ad un tipo di inquinamento particolarmente diffuso
nel passato: lo smog industriale. Questo smog, di colore grigio-
nerastro, era frequente nelle ore prossime all'alba, in condizioni di
bassa insolazione, bassa velocità del vento e temperatura prossima a
0°C; quindi era più comune nella stagione autunnale ed invernale.
Veniva prodotto quando il fumo ed il biossido di zolfo liberati nel
corso della combustione del carbone si combinavano con la nebbia ed
era talmente tossico da provocare decine di migliaia di morti ogni
anno. A partire dagli anni ’50, pero’, l’utilizzo di altri combustibili
fossili e di altre fonti energetiche, come il nucleare o l’idroelettrica, ha
ridotto di molto la frequenza e la gravità dei fenomeni di smog
industriale.
Lo smog fotochimico, oggi, è un particolare inquinamento dell’aria
che si produce nelle giornate caratterizzate da condizioni
meteorologiche di stabilità e di forte insolazione. Gli ossidi di azoto
(NO
x
) e i composti organici volatili (VOC), emessi nell’atmosfera da
molti processi naturali e antropogenici, vanno incontro ad un
complesso sistema di reazioni fotochimiche indotte dalla luce
ultravioletta,presente nei raggi del Sole; il tutto porta alla formazione
di ozono (O
3
), perossiacetilnitrato (PAN), perossibenzoilnitrato (PBN),
aldeidi e centinaia di altre sostanze. Tali inquinanti secondari
vengono indicati col nome collettivo di smog fotochimico perché sono
generati da reazioni chimiche catalizzate dalla luce e costituiscono la
componente principale dello smog che affligge molte città ed aree
industrializzate. Questo particolare smog si può facilmente
individuare per il suo caratteristico colore che va dal giallo-arancio al
marroncino, colorazione dovuta alla presenza nell’aria di grandi
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quantità di biossido di azoto. I composti che costituiscono lo smog
fotochimico sono sostanze tossiche per gli esseri umani, per gli
animali ed anche per i vegetali, e inoltre sono in grado di degradare
molti materiali diversi per il loro forte potere ossidante.
Affinche’ questo fenomeno si manifesti si devono verificare delle
precise condizioni ambientali. Se questi requisiti persistono, allora si
realizzano un gran numero di reazioni chimiche che comportano la
formazione dello smog fotochimico. Queste condizioni comprendono:
• la presenza della luce solare che funge da catalizzatore
• una temperatura di almeno 18°C, necessaria perché molte
delle reazioni del processo di formazione dello smog
fotochimico richiedono specifiche energie di attivazione
(garantite dalla temperatura relativamente alta)
• la presenza di composti organici volatili (VOC)
• la presenza di ossidi di azoto
I VOC costituiscono un gruppo di composti organici che evaporano
rapidamente all’aria nelle normali condizioni di pressione e
temperatura. Questo gruppo comprende sostanze come il benzene,
l’etanolo ed il tricloroetano e miscele come la benzina e la trementina.
La loro presenza nell’aria è dovuta principalmente alla combustione
incompleta dei combustibili fossili, all’evaporazione di solventi e di
carburanti ed alla combustione del materiale vegetale.
Gli ossidi di azoto vengono emessi principalmente nel corso dei
processi di combustione, con le emissioni degli autoveicoli che
utilizzano i combustibili fossili, con la combustione di legna e gas in
stufe e cucine e con l’incenerimento dei rifiuti. Una parte significativa
di NO
x
deriva anche dagli incendi boschivi, dall’azione dei fulmini e
dai vari processi microbiologici.
In ogni caso, le emissioni naturali di VOC e di NO
x
sono in genere
diffuse in zone estese, tanto che i danni provocati da questi
inquinanti risultano secondari.