2
elementi che hanno caratterizzato l’evoluzione dei sistemi
produttivi-gestionali e delle strutture produttive aziendali.
L’obiettivo di questo lavoro vuole essere dunque non solo la
trattazione dei diversi processi di produzione che si sono
susseguiti in un arco temporale abbastanza ampio, con
particolare riferimento all’industria manifatturiera, ma anche
la conferma che la sperimentazione di scelte tecnologiche
innovative realizzino per le imprese moderne reali
cambiamenti competitivi; questa indagine è stata svolta in
riferimento soprattutto all’analisi delle peculiarita’ di tali
fenomeni nella realta’ del Mirs, un particolare processo
produttivo del gruppo Pirelli.
La metodologia del lavoro di tesi ha privilegiato lo studio
della rilevante letteratura sul tema validata da un indagine
empirica su una realta’ di impresa eccellente, la Pirelli.
L’analisi teorica è svolta attraverso l’approfondimento di
contributi sull’ evoluzione dei sistemi produttivi fordisti fino
a quelli post-fordisti; in particolar l’analisi delle nuove
3
opportunita’ tecnologiche, lo studio delle nuove esigenze
produttive e i limiti incontrati dalle imprese nell’applicazione
degli stessi sono stati compiuti grazie ad una ricerca su
riviste del settore e via internet. La ricerca empirica del caso
Pirelli è stata svolta con l’ausilio di dati ed informazioni tratti
dalla documentazione ufficiale e da interviste.
Il presente lavoro si svolge attraverso 4 capitoli; il primo
capitolo effettua una panoramica sui processi produttivi nel
tempo: seguendo un preciso ordine temporale, infatti, sono
stati analizzati i fattori che hanno caratterizzato la prima fase
della produzione manifatturiera, proseguendo poi per quello
che ha caratterizzato lo scenario fordista e le cause di quel
necessario cambiamento che ha portato all’adozione di altre
forme di organizzazione produttiva tutte coniate con l’unico
termine di post-fordismo.
Nel secondo capitolo è trattato in modo piu’ approfondito il
problema dell’identificazione dei diversi modelli di
flessibilita’ dei sistemi produttivi (“produzione snella”),
4
specificando in modo particolare le opportunita’ che puo’
offrire e i risvolti di natura gestionale che ne conseguono.
Il terzo capitolo analizza i nuovi processi produttivi,
focalizzando altresi’ l’attenzione sulle potenzialita’ offerte
dai concetti introdotti di minifabbrica ed e-manufacturing. In
primo luogo vengono evidenziati caratteristiche le
competenze che le aziende necessariamente devono
possedere per implementare le nuove scelte logistico-
produttive; successivamente sono tracciate alcune linee guida
per individuare le modalita’ tecniche con le quali vengono
svolti i nuovi processi ( dove il termine linee guida è
significativo poiche’ la realta’ operativa d’impresa è talmente
complessa che risulta impossibile schematizzarla con
precisione, per cui è possibile individuare solo dei macro-
modelli ai quali le imprese si approssimano).
Il processo produttivo di pneumatici Mirs in Pirelli è, invece,
il focus del quarto capitolo; riprendendo il discorso aperto nel
terzo capitolo, si approfondiscono i motivi, i fattori
5
influenzanti e i vantaggi riscontrati dopo la sperimentazione
del Mirs, il quale d’altra parte ha richiesto una reale
rivisitazione non soltanto del processo logistico-produttivo,
ma di tutto il sapere e gli strumenti aziendali.
Con l’ultimo capitolo è stato fatto, dunque, un tentativo di
adattare e di confermare empiricamente nell’impresa Pirelli i
modelli e le situazioni descritte nei capitoli precedenti.
6
Capitolo I
L’evoluzione delle tecnologie di produzione: dal
fordismo al post fordismo
1.1 Evoluzione dei modelli di produzione
Il nostro tempo è contrassegnato da una serie di mutazioni
strutturali nei sistemi di produzione, che ha caratterizzato il
passaggio dal sistema fordista al sistema post-fordista
1
.
Si tratta di due termini che identificano la contrapposizione
di due modi di produzione: il sistema fordista basato sulla
standardizzazione e sulla riduzione delle varietà; quello post-
fordista basato invece sulla “lean production” (produzione
snella). Con tale distinzione fordista/post-fordista
si intende
quindi specificare un preciso modello di produzione.[Rullani
1995,p.51]
1
Tale processo di sviluppo e’ visto come successione di fasi;ma la circostanza che le
varie tipologie di impresa siano riportate secondo un ordine tecnologico,non deve far
pensare che ci sia un sistema evolutivo a stadi:nella realta’coesistono tipologie di
imprese diverse e non modelli rigidi. Lanzara R. “Le strategie di flessibilita’
produttiva” Giappichelli,1998.
7
Durante questo secolo si sono affermati 3 modi di
produzione:
1. Il modello di produzione artigianale;
2. Il modello di produzione fordista;
3. Il modello di produzione post- fordista;
Figura 1. Sistemi industriali: l’evoluzione
Fonte: Merli G. “L’azienda dinamica” Isedi 1992
Il primo si è sviluppato nel corso dei secoli ed ha mantenuto
la sua vitalità sia specializzandosi, sia orientandosi verso
segmenti di mercato particolari. Il secondo si è sviluppato
inizialmente nell’industria soprattutto negli Stati Uniti
durante la prima decade di questo secolo insieme a varie
Produzione
artigianale
Produzione
di massa
Produzione
snella
Produzione
flessibile
Azienda
virtuale
8
forme di automazione ed è ancora vivo in molte aziende al
giorno d’oggi. Il terzo ed ultimo ha avuto origine in
Giappone negli anni ’50 nell’industria automobilistica, lo
stesso comparto dove si era precedentemente affermata la
produzione di massa. La sua diffusione risale all’epoca della
crisi del petrolio, protrattasi fino agli anni ’70: solo in tale
contesto si poterono valutare compiutamente gli enormi
vantaggi di questo tipo di produzione rispetto alle altre forme
di organizzazione produttiva. Esso non solo ha saputo
rispondere nel modo migliore ai cambiamenti di scenario
economico, ma soprattutto ha risposto alle nuove aspettative
dei consumatori.
L’industria artigiana si è sviluppata dal 1880 fino a circa il
1920 dopodichè si è evoluta verso forme industriali per
corrispondere alle esigenze della produzione di massa.
Uno degli elementi che caratterizzava la produzione artigiana
alla fine del secolo scorso era costituito dall’attenzione verso
9
il cliente: questo svolgeva una parte attiva nel processo di
progettazione del prodotto.
La produzione artigianale raggiunge il suo massimo sviluppo
attorno al 1905 quando la produzione, a cominciare dalle
officine Ford, comincia ad assumere caratteri di produzione
di massa. L’organizzazione artigianale del lavoro diventa
gradualmente incapace di gestire le esigenze di una domanda
crescente e nel 1920 rimangono solo alcune fabbriche
focalizzate su piccole nicchie che operano con questo tipo di
organizzazione
2
.
Tra il 1905 e il 1925 Henry Ford sviluppa i principi della
produzione di massa destinati a dominare l’industria delle
automobili sia in Usa che in Europa fino agli anni Ottanta.
Ford fissa nella progettazione le basi della produzione di
massa, portandola al suo massimo sviluppo e creando
2
Alcuni degli elementi fondamentali della produzione artigianale, tuttavia,
riappariranno in alcune fasi successive della storia dell’automobile, specialmente
nell’industria giapponese. Furlanetto L. “Organizzazione snella” (1999) Franco
Angeli.
10
un’organizzazione molto personalizzata con una forte
integrazione verticale e centralizzando tutte le decisioni
3
.
Vale la pena descrivere i risultati ottenuti dai modelli di
produzione fordista .
In primo luogo la produzione fordista si caratterizzava per
la presenza di lavoratori non specializzati che impiegano
macchine dedicate e facili da usare per realizzare grosse
quantità di prodotti a gamma limitata. Il concetto dominante
è quello di “economie di scala” che viene implementato
grazie a un sistema a produzione continua a grandi lotti. Le
materie prime, lo spazio e il tempo sono risorse abbondanti.
L’obiettivo principale è il contenimento dei costi
privilegiando gli alti volumi a discapito della qualità. In
secondo luogo in tale sistema si presumeva di poter
controllare la domanda di varietà espressa dal consumatore
finale e ciò a causa del forte divario di costo tra prodotti
3
Negli anni ’30 sorgono le prime iniziative per la produzione di massa delle
automobili in Europa: la Wolkswagen a Wolfsburg e la Fiat a Torino. Nonostante il
rallentamento allo sviluppo causato dalla seconda guerra mondiale, alla fine degli
anni ’50, operano un numero considerevole di aziende europee.
11
differenziati e di massa (il che si rendeva possibile con la
drastica riduzione dei costi di coordinamento)
4
.[Filippini,
1998].
Il grosso svantaggio invece di questi sistemi deriva invece
dal fatto che, se si esce dal campo di variabilità
preventivamente ammesso, il costo di adattamento a nuove
condizioni diventa assai elevato esattamente come
conseguenza della riduzione preventiva del campo di
variabilità ammesso per le unità produttive intermedie. Le
soluzioni fordiste determinano dunque una totale dipendenza
dei sistemi produttivi dalla possibilità di rispettare le
condizioni di funzionamento previste al momento della
progettazione. Il modello di produzione fordista entra in crisi
negli gli anni Settanta e da allora si evolve verso un modello
chiamato per convenienza post-fordista
5
.
4
La soluzione di controllare la varietà a partire del prodotto finito ha, però, vantaggi e
svantaggi. Tra i primi vi è la relativa facilità con la quale si mantiene sotto controllo
l’intero sistema produttivo, una volta che sia definito l’output.
5
Rispetto al taylor-fordismo, il post-fordismo è qualcosa che va oltre anziché
qualcosa d’altro: infatti il passaggio in atto si deve sia al successo sia alla crisi del
modello taylor-fordiano. Calabrese G. “Automazionr flessibile e industria” Franco
Angeli (1990).
12
L’inizio si può far coincidere con il primo shock petrolifero
e con la nascita del sistema Toyota
6
, avvenuto nel 1973,
anche se i primi segnali di crisi erano comparsi già in
precedenza nell’industria automobilistica, quella stessa che
aveva trainato lo sviluppo capitalistico per tutto il Novecento
[Furlanetto, 2002]. Alle radici della crisi stavano le crescenti
rigidità nei rapporti che l’impresa intratteneva con il mercato
e con il lavoro.
Il passaggio fondamentale dal mondo post-fordista riguardo’
il modo di rendere il più possibile indipendenti le singole
fasi, progettando la varietà dei prodotti finiti a partire da
componenti modulari e da interfaccia compatibili
7
. Nasce
dunque un nuovo paradigma produttivo e gestionale che si
candida come alternativa alla produzione di massa
americana: la “produzione snella”. Essa utilizza lavoratori
6
Per la trattazione del “Toyota production system” si rimanda al II capitolo.
7
Si può riflettere su come questo accada considerando i diversi modi con cui sono
trattati i sistemi logistici attualmente rispetto al passato. Nei modelli tradizionali di
produzione, i sistemi di manipolazione dei materiali erano progettati a cascata a
partire dal disegno del prodotto finito. Attualmente il prodotto è progettato tenendo
conto del mercato. Bertavelli F. “Sistemi a produzione snella: evoluzione e
prospettive” Logistica e Management (1997).
13
polifunzionali impiegati in una produzione a piccoli lotti e a
valore aggiunto, per offrire grandi varietà di prodotti a prezzi
contenuti e soprattutto di qualità; nasce un contesto di risorse
scarse ed è per questo che si pone molta attenzione al
contenimento di ogni tipo di spreco, sia esso di tempo, di
spazio o di altro.
Le imprese si specializzano in moduli produttivi aumentando
sia la focalizzazione attorno a specifiche competenze
produttive e di mercato
8
sia la flessibilita’
9
dell’impresa.
Nel nuovo contesto le nuove potenzialità tecnologiche
rendono possibile affrontare in modo diverso il problema
chiave del fordismo: come meccanizzare le operazioni
complesse. Usando le nuove tecnologie della comunicazione
8
La comunanza delle interfacce, assieme alla riduzione di alcune irreversibilità
consentita dai principi dell’automazione flessibile , è la premessa per la realizzazione
della produzione modulare, attuata a livello di sistema economico o di rete di imprese.
Gaio L. “Standardizzazione: un concetto da dimenticare nell’epoca del post-
fordismo?”
9
La flessibilita’ costituisce la capacita’ di sviluppare il proprio business attraverso
un continuo adeguamento di strategie, prodotti, processi e criteri di gestione alle
evoluzioni del sistema competitivo, in modo da cogliere di volta in volta le
opportunita’ che il mercato presenta. Essa dovra’ pertanto rappresentare una
caratteristica di fondo di tutto l’assetto aziendale. Bertavelli F. , Pizzamiglio G.
“Sistemi a produzione snella:evoluzioni e prospettive” Logistica & Management
Novembre 1997.
14
a rete è possibile impiegare un regolatore
della complessità (Rullani, 1995) che differisce
sensibilmente da quello del fordismo, ossia procede
attraverso la scomposizione della complessità in moduli
virtuali realizzata attraverso l’impiego di rappresentazioni
che stanno al posto degli oggetti materiali rappresentati
10
.
Si possono così definire “prodotti virtuali”, “filiere virtuali”,
“cicli virtuali” e persino “aziende virtuali” (aggregati di
operazioni messe di volta in volta a sistema da un centro
progettuale), ossia sistemi integrati di operazioni che
ricompongono in modo flessibile, adatto ai vari casi, moduli
elementari espressi in forma virtuale.
Quindi quando le condizioni ambientali esterne e interne
all’impresa si indirizzano verso livelli di complessità
crescenti e sempre meno controllabili, si fanno strada nuove
vie della produzione industriale. Per cui l’allargamento dei
10
Scomporre la complessità in moduli virtuali (invece che materiali) ha il grande
vantaggio di moltiplicare (nello spazio e nel tempo) le combinazioni dei moduli.
Questo modo di essere flessibili risponde all’imperativo chiave del post-fordismo.
Bartezzagli E. “Organizzare e gestire l’organizzazione della fabbrica” Franco Angeli
(1996).
15
mercati, da locali a globali, l’aumento delle barriere
all’entrata di tipo tecnologico, la crescente varietà e al tempo
stesso la riduzione dei cicli di vita dei prodotti impongono
modelli di sviluppo fortemente incentrati sull’innovazione di
prodotto, processo e infrastruttura.
Tutto ciò richiede un impegno concreto per l’adeguamento
dei sistemi produttivi alle nuove esigenze e questo può
avvenire ricorrendo a tecniche gestionali e metodologie di
progettazione innovative volte all’aumento dell’efficienza
globale dell’impresa.
11
I Quest’ultimo punto, in particolare,
si realizza attraverso la possibilità di produrre
economicamente a lotti piccoli, il che richiede fra l’altro la
disponibilità di macchinari e impianti facilmente
riconfigurabili, in grado cioè di garantire tempi (e costi) di
riattrezzaggio (set up) bassi.
11
“Si tratta di porre in atto una trasformazione che è possibile oltre che necessaria:
una trasformazione che certo richiede un forte impegno e una forte impegno e una
forte volontà ma che appare oggi essenziale” (Giovanni Agnelli, in Introduzione a
“La macchina che ha cambiato il mondo”. Womack Jones, Roos, Editore Rizzoli,
1991).