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Ma se, con l’abbattimento di tutte le distanze, il mondo diventa sempre
più piccolo, si verificherà, al suo interno, una maggior coesione o una
maggior frammentazione?
E’ proprio questo uno dei punti che considero nella prima parte del mio
lavoro, ovvero se l’intensificazione delle comunicazioni, resa possibile in
particolar modo dai telefoni cellulari e dalla loro onnipresenza, determini
o meno dei cambiamenti nei rapporti sociali. Sempre nella prima parte, in
cui si è anche ritenuto opportuno inquadrare da un punto di vista
cronologico l’evoluzione della telefonia mobile, viene descritto un
fenomeno la cui crescita è diretta conseguenza della rapida ed
entusiastica adozione del telefono cellulare: si tratta degli SMS, o
messaggi di testo, i quali, nonostante i loro molteplici aspetti
contraddittori, non si può dire che non abbiano modificato le modalità di
comunicazione e quelle di costruzione e mantenimento delle relazioni
sociali.
Una possibile classificazione e differenziazione delle varie tipologie di
utilizzo tra differenti fasce d’età, è trattata nell’ultimo capitolo della prima
parte, capitolo in cui scelgo di utilizzare due termini, quali micro -
coordinazione ed iper – coordinazione, per definire due diverse visioni
riguardo l’utilità e utilizzo del cellulare, la prima caratterizzante le persone
adulte e gli anziani, la seconda invece caratterizzante i ragazzi in età
adolescenziale.
Nella seconda parte del mio elaborato si intende prendere in esame il
fenomeno “cellulare” nell’ambito di due Paesi molto diversi: uno
mediterraneo come l’Italia e l’altro scandinavo, quale è la Finlandia.
Mi è sembrato, infatti, interessante fare un confronto tra due realtà
culturali tanto distinte; la scelta della Finlandia è stata dettata, oltre che
dalla motivazione geografico - culturale appena ricordata, anche dalla
mia esperienza personale in tale Paese, grazie al programma
comunitario Socrates.
Nell’ultima parte del mio lavoro, ho elaborato un questionario riguardante
l’uso e la percezione del telefonino da somministrare a studenti
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universitari e, rimanendo coerente all’idea di confronto tra Italia e
Finlandia, dopo averlo tradotto in inglese, con l’aiuto di persone
conosciute nel periodo in cui mi trovavo in Finlandia, l’ho sottoposto
anche a studenti delle Università di Helsinki e di Vaasa.
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PARTE PRIMA
Analisi degli effetti sociali
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Capitolo 1
UNA BREVE STORIA DELLA TELEFONIA MOBILE
1
1.1 Come nasce la tecnologia del "telefono portatile"
Anche se il cellulare è entrato nell'uso quotidiano in tempi relativamente
recenti, la sua tecnologia ha già attraversato tre generazioni nella sua
evoluzione.
Ognuna di queste fasi evolutive si caratterizza per un mutamento
tecnologico.
Dai primi sistemi analogici sviluppati dai Bell Laboratories alla fine degli
anni 80 e diffusisi in tutto il mondo con standard tra loro differenti, si è
infatti passati alla tecnologia digitale che ha rappresentato il momento di
esplosione del "fenomeno cellulare" nel mondo.
Il terzo grande cambiamento è invece recentissimo, ed è legato all'arrivo
dei cellulari "Internet oriented", quei dispositivi che diventeranno terminali
multifunzionali dedicati non solo alla comunicazione, ma anche alla
possibilità di fornire Internet sul display del telefonino.
1
Per lo svolgimento di questo capitolo, si è fatto riferimento al materiale esaminato nei
seguenti siti Internet: www.globalfox.it, www.telefonino.net, http://web.tiscali.it,
www.edilweb.com.
Inoltre è stato consultato il testo: Grossi F., Web Marketing & New Media, GTC editrice,
Udine, 2001.
6
1.2 Agli albori: la preistoria della comunicazione mobile
La telefonia mobile deve le sue origini ad esigenze militari: la ricerca
nell'ambito della comunicazione tra i reparti degli eserciti spinse gli Stati
Uniti, fin dal lontano 1921, a condurre i primi esperimenti di trasmissione
radio-mobile.
In questa proto-fase, la telefonia mobile passò da una comunicazione
unidirezionale (si potevano mandare messaggi, ma non riceverli), ad un
primo stadio di maturità, grazie alla realizzazione di strumenti bi-
direzionali.
La scintilla tecnologica, necessaria al passaggio da questa fase, che si
potrebbe definire prototipale, a una reale maturità, scoccò però solo
nell’anno 1935 con l'invenzione della modulazione di frequenza.
Grazie allo sviluppo di sistemi di comunicazione FM fu possibile
realizzare, agli inizi degli anni 40 e sempre negli Stati Uniti, i primi sistemi
di telefonia mobile che coprivano appena un territorio cittadino e
consentivano di effettuare chiamate da mezzi in movimento. Il vero limite
di questa soluzione, di per sé molto ingegnosa, era però rappresentato
dal fatto che ad ogni utente doveva essere assegnata una frequenza.
A causa delle richieste in continua espansione da parte di polizia, vigili
del fuoco e forze di pronto intervento, per l'utenza privata rimanevano
poche frequenze libere, saturate in brevissimo tempo dalle allargate e
crescenti necessità. E' in questo periodo che viene concepita la telefonia
cellulare, anche se la fase di sperimentazione di questa tecnologia durerà
a lungo. Le ricerche partirono dallo scienziato D. H. Ring dei Bell
Laboratories americani, il quale per primo introdusse il concetto di
apparecchio cellulare: la sua opinione era che usando ripetitori a largo
spettro, localizzati in aree di piccole dimensioni, si sarebbe aumentata la
capacità di traffico delle reti di telecomunicazione.
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Solo nell’anno 1979 i Bell Laboratories riuscirono a dimostrare le geniali
idee di Ring e decisero di applicarle.
Nei laboratori americani vennero creati trasmettitori che consentivano ai
segnali di propagarsi su brevi distanze. Le frequenze utilizzate dai singoli
ripetitori avevano una interferenza minima con quelli delle aree vicine.
La suddivisione di una determinata zona in tante piccole aree chiamate
"celle", ciascuna servita da un trasmettitore, è considerata la chiave del
sistema radio-cellulare che deve proprio a questa suddivisione il proprio
nome. Soltanto agli inizi degli anni '80 iniziò la costruzione delle prime reti
di telefonia mobile di tipo cellulare.
Il Motorola Dynatac del 1973, con i suoi 1130 grammi di
peso è veramente lontano dai telefoni a cui siamo abituati.
Senza display e senza nessuna funzione particolare (se non
la possibilità di parlare, ascoltare e comporre i numeri di
telefono) utilizzava 30 schede elettroniche per funzionare.
Per ricaricare la batteria, che garantiva un'autonomia di soli
35 minuti in conversazione, occorrevano oltre 10 ore.
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1.3 La telefonia cellulare: lo sguardo tecnico
Il concetto di telefonia cellulare, come suggerito dal termine, indica come
il territorio venga diviso in tante celle dotate di stazioni radio che
trasmettono su un determinato numero di canali. Le frequenze utilizzate
da una cella sono differenti da quelle della cella limitrofa, in modo da
evitare interferenze.
Per aumentare la qualità del servizio, ogni cella utilizza una potenza di
trasmissione ridottissima, in grado di coprire solo il proprio territorio. Ogni
cella ha una dimensione differente, inversamente proporzionale alla
densità di popolazione o alla presenza di ostacoli naturali in grado di
attenuare il segnale. La copertura delle zone del territorio dipende dalla
propagazione del segnale radio: per questa ragione ai margini della cella
il segnale si attenua e si avverte il fenomeno, da tutti noi ormai ben
conosciuto e subito, della "mancanza di copertura".
Si usano due termini tecnici per analizzare la suddivisione del territorio in
celle: l'handover e l'interferenza cocanale. L'handover analizza il
concetto di "passaggio da una cella ad una contigua": in tale operazione
il telefono si sintonizza su una nuova frequenza, solitamente la meglio
ricevuta tra quelle della stazione radio della nuova cella. Questa
operazione di passaggio è necessaria per evitare le cadute della
comunicazione quando si telefona in movimento. Vista la sempre
maggior diffusione dei cellulari, gli operatori hanno dovuto ridurre le
dimensioni delle celle; nel fare ciò è però aumentata la probabilità di un'
un'interferenza tra i canali (chiamata interferenza cocanale) e
conseguentemente, il numero degli handover.
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1.4 La nascita: l'era dell'analogico
Il primo sistema cellulare fu introdotto sul mercato USA a partire dal
1983, data nella quale inizia l'attività AMPS (Advanced Mobile Phone
Standard). L'AMPS era un sistema a portata nazionale le cui licenze
venivano assegnate su una base territoriale, città per città. In Italia le
sperimentazioni erano partite nel 1973 con un sistema di telefonia
radiomobile basato su frequenze fisse lanciato dalla Sip e chiamato RTMI
(Radio Telefono Mobile Integrato). RTMI operava nella banda dei 160
MHz con 32 canali bidirezionali.
Le sue caratteristiche erano limitate: non si poteva chiamare direttamente
l'abbonato, ma si passava per un operatore telefonico, e la
comunicazione cadeva quando si passava da una cella all'altra (non
esisteva l'handover automatico). Dopo pochi anni nelle due maggiori città
italiane, Roma e Milano, il sistema si saturò in seguito ad una domanda
superiore a quella prevista. Già nel 1985 fece la sua comparsa in Italia il
sucessore dell'RTMI, chiamato RTMS (Radio Telephone Mobile System),
operante sulla frequenza dei 450MHz con 200 canali radio. RTMS usava
terminali (telefoni) installati su veicoli (come l'RTMI) ma anche mobili (il
primo esempio di telefonia portatile), e superava le limitazioni del
precedente grazie all'handover automatico ed alla chiamata senza
operatore. Progettato per servire circa 40.000 utenti, aveva lo scopo di
condurre la nazione all'adozione del sistema di telefonia mobile digitale
europeo operante sulla banda dei 900 MHz, quello che ora conosciamo
con il nome di GSM. L' RTMS doveva durare fino al 1995 ma già nel 90
la situazione era satura; fece quindi la propria comparsa il TACS (Total
Access Communication System).
In Italia, la rete RTMS ha cessato di esistere alla fine dell’anno 1996.
Il TACS fu sviluppato in Inghilterra come evoluzione del sistema
americano AMPS (Advanced Mobile Phone Standard) e del suo
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equivalente europeo, l'NMT (Nordic Mobile Phone) introdotto nei paesi
Scandinavi a partire dal 1981. E’ caratteristico del sistema TACS il
basarsi su 1000 canali centrati nella banda 890-960 MHz;
successivamente, si è evoluto nello standard E-TACS (1320 canali nella
banda 872-950 MHz).
Avendo alla base una tecnologia analogica, il TACS aveva il limite di
essere eccessivamente immerso nella realtà nazionale, in quanto i
terminali TACS, infatti, funzionavano solo all'interno dei confini della
singola nazione di origine dell’operatore.
Il TACS rappresentò il primo grande boom della telefonia cellulare. I
terminali di tipo palmare, leggeri e compatti (a differenza di quelli
necessari per i precedenti sistemi) e l'introduzione delle prime tariffe
differenziate (gli abbonamenti di tipo "family") rappresentarono volani per
la diffusione dei cellulari nel nostro paese. La rete E-TACS è ancora
attiva in Italia, gestita solamente dalla Tim-Italia: questa tecnologia non
ha però futuro: già ora la penetrazione sul mercato dei cellulari E-TACS è
bassissima e la rete potrebbe essere dimessa secondo alcuni operatori
entro il 2005. Unico pregio di questa tecnologia è un dato per puristi: la
voce non subisce digitalizzazioni e risulta più calda e pulita della voce dei
terminali GSM.
Il vero problema della tecnologia TACS e E-TACS sta nell'insicurezza
della trasmissione: questo tipo di cellulare può essere facilmente
intercettato e clonato. Da un lato, la conversazione tra due utenti può
essere ascoltata, dall’altro possono essere duplicate le caratteristiche
della SIM card, facilitando in maniera enorme gli autori di truffe e raggiri.
Ascoltare le chiamate, che non sono cifrate come nel GSM, è fin troppo
semplice: le comunicazioni basate sulla rete E-TACS possono essere
intercettate con un apposito radio scanner effettuando analisi delle
frequenze con passo di sintonia 12.5 kHz a partire dai 937 MHz.
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1.5 Dall'analogico al digitale
Tra il 1982 ed il 1985 maturò la scelta di passare ad uno standard digitale
comune pan-europeo, in netta antitesi con la tecnologia dei sistemi
cellulari analogici come AMPS e TACS.
Con la compatibilità dei dispositivi e delle reti in tutta Europa si voleva
non solo fornire un servizio aggiuntivo agli utilizzatori, ma costringere i
produttori di dispositivi e ripetitori ad entrare in concorrenza tra loro in
modo da abbattere di molto i costi.
Il compito passò nelle mani del Groupe Spécial Mobile (GSM), un gruppo
di studio interno alla Conférence Européenne des Postes et des
Télécommunications (CEPT), che giunse all'ipotesi di riservare alla nuova
tecnologia cellulare digitale due bande di frequenza: 890-915 e 935-960
MHz.
L'acronimo GSM divenne poi contrazione di Global System for Mobile
communications, con l'impegno di iniziare ad operare dal 1 luglio 1991.
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1.6 L'era del GSM
Il GSM divenne in breve lo standard del mercato e rappresentò la chiave
di volta per trasformare il cellulare in un oggetto di “culto”.
Il servizio fondamentale del sistema GSM rimane quello della
comunicazione telefonica ma, a differenza dei precedenti, è possibile
fornire servizi avanzati per gli utenti. GSM lavora in modalità digitale: la
voce viene codificata in sequenze di bit che vengono inoltrate attraverso
la rete radio-telefonica; la trasmissione è criptata per assicurare
comunicazioni sicure (anche se la sicurezza non può essere
completamente garantita perché l'algoritmo di codifica è infatti di pubblico
dominio, disponibile a tutti), e riconvertita in segnale vocale al momento
della ricezione.
In aggiunta, il GSM offre anche la possibilità di ricevere e trasmettere dati
a velocità fino a 9600 bps (bit per secondo), come accade per gli SMS.
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1.7 Le fasi del GSM
La tecnologia GSM fu studiata per consentire una crescita della
tecnologia telefonica mobile. Nella prima versione della rete GSM
operava alla frequenza di banda 890-915 / 935-960 MHz a 124 canali
radio duplex, ognuno dei quali ha un'ampiezza di 200 khz, la sua naturale
evoluzione modificò questi standard per venire incontro alle esigenze
soprattutto dell'utenza residente nelle aree densamente abitate. Il nuovo
standard, chiamato DCS1800 (Digital Cellular System) fu presto definito
GSM 1800 o DualBand. Il DCS utilizza le medesime specifiche di GSM
ed è quindi completamente compatibile con questo, ma opera attorno ai
1800 MHz con frequenze di lavoro più alte che permettono un raggio
d'azione più corto ed una migliore propagazione del segnale all'interno
degli edifici (ottima soluzione per le zone ad alta densità abitativa).