Introduzione
ambientali come uno strumento che permette lo studio e la comprensione di
fenomeni in altro modo non investigabili. Il telerilevamento fornisce una visione
sinottica e un’osservazione ripetuta e regolare del territorio, oltre ad una disponibilità di dati
aggiornata in tempo reale e alla precisione geometrica di un pixel (superficie
elementare che costituisce l’immagine).
La vegetazione, nell’ambito degli studi del territorio, è un indicatore delle
condizioni di tutto l’ecosistema, dallo stress ambientale alle sue evoluzioni locali
regionali e globali. Un drastico cambiamento delle condizioni vegetali comporta
gravi conseguenze sull’economia, l’ambiente e la salute umana.
Con l’intento di monitorare i cambiamenti della vegetazione e
comprenderne gli effetti sull’ambiente, già da tempo la comunità scientifica usa il
telerilevamento per misurare densità e condizioni della vegetazione sulla
superficie terrestre.
Le condizioni della vegetazione e la sua evoluzione nel tempo e nello
spazio risultano strettamente legate ad eventi idrologici estremi, sia siccitosi che
alluvionali. Nello studio delle aree a rischio di siccità, ad esempio, parametro da
stimare è l’evapotraspirazione potenziale, strettamente correlata allo stress della
vegetazione; nella creazione di modelli idrologici di bacino, invece, assume un
ruolo di rilevante importanza l’uso del territorio: a variazioni di usi del suolo ( e
quindi di densità vegetativa) corrispondono coefficienti di deflusso diversi nelle
stime dei fenomeni di piena.
Questi eventi incidono su vaste aree territoriali e necessitano quindi di
studi a scala regionale.
Obbiettivo del lavoro di tesi è uno studio dell’evoluzione della vegetazione
sulla provincia di Cosenza attraverso l’uso di immagini satellitari. A questo scopo
è stato selezionato un set di dati di un anno da cui sono stati estratti alcuni indici
di vegetazione.
Introduzione
Sull’area di studio scelta, storicamente segnata da eventi idrologici estremi
e dunque ad elevato rischio ambientale come tutto il territorio regionale, sono
state selezionate delle sezioni trasversali sulle quali sono state effettuate indagini
approfondite: confronti tra diversi indici di vegetazione per investigare le
relazioni tra usi del suolo e dati telerilevati; analisi di dati provenienti da sensori
differenti – sia per risoluzione geometrica che radiometrica- e verifica di un
comune andamento dell’informazione; studi stagionali sull’evoluzione della
vegetazione.
A scala più piccola e con un’immagine più dettagliata (bacino torrente
Turbolo) è stata verificata l’informazione satellitare con misure di campo e foto-
interpretazione, verificando le correlazioni tra indici di vegetazione e usi del
suolo e, pertanto, investigando la possibilità di utilizzare direttamente i dati
satellitari come parametri idrologici.
Nello presente lavoro le fasi di gestione dell’immagine satellitare sono
state attentamente implementate e controllate al fine di ottenere un set annuale
di coperture di vegetazione mensili attendibili della provincia di Cosenza, oltre
che sperimentare e testare tecniche di analisi per confronti spaziali e temporali sugli
indici di vegetazione.
CAPITOLO 1. IL TELERILEVAMENTO
1.1 Definizioni e Origini del telerilevamento
Il telerilevamento è la scienza e l’arte di ottenere informazioni su un
oggetto, un’area o un fenomeno, attraverso l’analisi di dati acquisiti da un sensore
non in diretto contatto con l’oggetto, l’area, o il fenomeno investigato.
La superficie terrestre, infatti, attraverso l’energia elettromagnetica che
emana, può fornire informazioni sulle proprietà fisiche chimiche e biologiche del
suolo, dell’acqua e della vegetazione costituenti l’ecosistema terrestre.
Il telerilevamento nasce nel 1840 quando tramite le mongolfiere si
acquisiscono le prime immagini del territorio con la macchina fotografica da
poco inventata; in Germania nel 1891 Ludwig Rahrmann riceve un attestato per
un “New or Improved Apparatus for Obtaining Bird’s Eye Photographic
Views”: si tratta delle prime foto a “ volo d’uccello” scattate da una macchina
fotografica (apparatus) montata su un piccolo missile e recuperata tramite un
paracadute.
Capitolo 1. Il telerilevamento
Ma probabilmente alla fine del diciannovesimo secolo la piattaforma più
nuova è la rinomata flotta di piccioni “reporter” che opera come novità in
Europa.
Fig. 1. “Piccioni reporter” . Fonte: Planetek Italia.
La fotografia aerea diventa uno strumento strategico riconosciuto durante
la Prima Guerra Mondiale e lo è a pieno nella Seconda. L'entrata ufficiale dei
sensori nello spazio comincia con l'inclusione di piccole macchine fotografiche
automatiche a bordo dei missili tedeschi V-2 lanciati dalle stazioni di “ White
Sands Proving Ground” in New Mexico tra il 1946 e il 1950. Benché
generalmente di scarsa qualità le fotografie prodotte in questi primi lanci spaziali
dimostrano l’importanza e le potenzialità del “rilevamento” dallo spazio.
Nel 1960, con l’avvento dei satelliti meteorologici si ottengono le prime
indistinte immagini della superficie terrestre dal satellite TIROS-1 e nel corso
Capitolo 1. Il telerilevamento
degli anni sessanta con le missioni Mercurio, Gemini e Apollo il futuro del
telerilevamento dallo spazio si delinea con maggiore chiarezza.
La missione Gemini prevede i primi esperimenti fotografici a scopi di
indagine geologica e acquisisce fotografie ad una scala di 1:2.400.000: alla fine del
programma 1100 fotografie di alta qualità sono a disposizione per studi
ambientali e l’importanza del telerilevamento dallo spazio è scientificamente
riconosciuta. Durante la missione Apollo 9 vengono acquisiti 140 sets di
immagini in soli quattro giorni usando per la prima volta un “array” di quattro
macchine fotografiche e introducendo il concetto di fotografia multispettrale.
Ma il telerilevamento raggiunge una completa maturità con l’introduzione
del concetto di sistematicità: l'acquisizione periodica di immagini sulla Terra
garantirà una copertura fotografica sistematica e ripetitiva dell’intera superficie
terrestre.
Nel 1972 viene lanciato il Landsat-1, primo satellite espressamente
dedicato al monitoraggio di terre e oceani con lo scopo di mappare risorse
culturali e naturali.
A partire dal 1980 il Landsat è stato privatizzato ed in diverse nazioni, tra
cui Francia, Stati Uniti, Russia e Giappone, ha avuto inizio un utilizzo più vasto e
commerciale del telerilevamento, oggi strumento scientifico e tecnologico
indispensabile per indagare le superfici terrestri e l’atmosfera.
Per meglio comprendere l’innovazione e il “salto” di prospettiva che si
compie con l’immagine da satellite, è utile confrontare quest’ultima con
l’immagine “tradizionale”, per lo più orizzontale o obliqua.
In figura 2 è riportata un’immagine del centro Nord dello Utah, ripreso
dal Landsat-1 quindici giorni dopo il lancio (7 Agosto 1972).
Capitolo 1. Il telerilevamento
Fig. 2. Landsat 1, TM image, Nord dello Utah, Agosto 1972. Fonte: Planetek
Italia.
Ben visibili nell’immagine la vegetazione rigogliosa (in rosso brillante)
delle montagne del Wasatch e i deserti (nei toni di grigio) dello Utah occidentale.
Domina la scena in alto il Grande Lago Salato e sulla sua propaggine orientale la
città di Salt Lake City, più a sud il Lago Utah.
In figura 3 è invece riportata una veduta quasi orizzontale della città di Salt
Lake City e del Fronte Wasatch ad Est, ripresa da aereo.
Fig. 3. Immagine Aerea, Salt Lake City, Utah. Fonte: Planetek Italia.
Capitolo 1. Il telerilevamento
1.2 Lo spettro elettromagnetico
Secondo la teoria elettromagnetica se in un punto dello spazio vuoto o di
un mezzo dielettrico è presente un campo magnetico variabile, ad esempio per
effetto di una corrente di intensità variabile nel tempo, questo genera un campo
elettrico variabile, le cui linee di forza si richiudono attorno alle linee del campo
magnetico. A sua volta il campo elettrico generato crea un nuovo campo
magnetico, ugualmente variabile: ha così origine una serie di campi concatenati ai
quali si dà il nome di campi elettromagnetici.
Grazie a questa interdipendenza, il campo elettrico ed il campo magnetico
possono essere considerati come due aspetti di un’unica grandezza fisica, il
campo elettromagnetico, in grado di propagarsi a distanza indefinita dalla
sorgente; tale fenomeno è indicato anche col termine di radiazione elettromagnetica.
Le onde elettromagnetiche costituiscono una delle modalità più comuni ed
importanti di propagazione dell’energia associata al campo elettromagnetico e
sono caratterizzate: dalla velocità di propagazione smc /103
8
⋅≅ (nel vuoto); dalla
lunghezza d’onda λ, che rappresenta la distanza tra i due punti di un’onda che ne
definiscono un ciclo completo; dalla frequenza ν, che indica il numero di cicli
completi compiuti dall’onda nell’unità di tempo; dall’’intensità S, legata
all’ampiezza dell’onda, che rappresenta la quantità di energia trasportata
dall’onda che attraversa nell’unità di tempo una superficie unitaria ortogonale alla
direzione di propagazione. Tali grandezze sono tra loro correlate tramite le
seguenti equazioni, dove T= periodo dell’onda :
;cT=λ ;/1 ν=T νλ /c=
Capitolo 1. Il telerilevamento
Fig. 4. Rappresentazione di un’onda elettromagnetica piana.
Nel telerilevamento è uso comune identificare le onde elettromagnetiche
dalla collocazione della loro lunghezza d’onda nello spettro elettromagnetico.
Quest’ultimo è definito come l’insieme continuo delle onde
elettromagnetiche ordinate secondo la loro frequenza e lunghezza d’onda ed è
suddiviso nelle seguenti regioni:
DENOMINAZIONE SIGLA FREQUENZA LUNGHEZZA D’ONDA
Frequenze estremamente
basse
ELF
(Extremely Low Frequency)
30-300 Hz 10000 – 1000 km
Frequenze vocali
VF
(Voice Frequency)
0.3-3 kHz 1000 – 100 km
Frequenze bassissime
VLF
(Very Low Frequency)
3-30 kHz 100 – 10 km
Frequenze
basse
LF
(Low Frequency)
30-300 kHz 10 – 1 km
Frequenze
medie
MF
(Medium Frequency)
0.3-3 MHz 1 km – 100 m
Alte
frequenze
HF
(High Frequency)
3-30 MHz 100 – 10 m
R
A
D
I
O
F
R
E
Q
U
E
N
Z
E
(
R
F
)
Frequenze
altissime
VHF
(Very High Frequency)
30-300 MHz 10 – 1 m
onde
decimetriche
UHF
(Ultra High Frequency)
0.3-3 GHz 1 m – 10 cm
onde
centimetrich
e
SHF
(Super High Frequency)
3-30 GHz 10 – 1 cm
M
I
C
R
O
O
N
D
E
(
M
W
)
onde
millimetrich
e
EHF
(Extra High Frequency)
30-300 GHz 1 cm – 1 mm
Infrarosso
IR
(Infra Red)
0.3-385 THz 1000 – 0.78 µm
Luce visibile LV 385-750 THz 0.78 – 0.4 µm
Ultravioletto
UV
(Ultra Violet)
750-3000
THz
400 – 100 νm
Radiazioni ionizzanti (X, gamma) >3000 THz <100 νm
Capitolo 1. Il telerilevamento
Occorre tenere presente che, in realtà, le classi in cui è suddiviso lo spettro
elettromagnetico non hanno limiti superiori o inferiori ben definiti, ma
rappresentano intervalli di frequenza per i quali esiste un insieme comune di
tecniche sperimentali, di applicazioni, di sorgenti e di mezzi di rilevazione.
Fig. 5. Spettro delle onde elettromagnetiche.
1.3 Principi fisici
Qualunque corpo, se a temperatura superiore dello zero assoluto, emette
radiazioni elettromagnetiche proprie che dipendono dalla temperatura del corpo
e dalle caratteristiche fisiche-chimiche-geometriche della sua superficie, mentre
riflette, assorbe o trasmette le radiazioni elettromagnetiche provenienti
dall’esterno.
La legge generale dell’emissione elettromagnetica fu enunciata da Planck
nel dicembre del 1900 nella forma:
1
2
52
−
=
−
kT
ch
e
hc
W
λ
λ
λπ
[ ]
12 −−
⋅ mcmW µ
con:
W
λ
=potenza radiante per unità di superficie e di lunghezza d’onda
λ=lunghezza d’onda [µm]
T= temperatura assoluta [K]
Capitolo 1. Il telerilevamento
π=3.1415
[ ]
110
1099.2
−
⋅= cmsc (velocità della luce nel vuoto)
[ ]
234
1062.6 Wsh
−
⋅= (costante di Planck)
[ ]
123
1038.1
−−
⋅= WsKK (costante di Boltzmann)
e=2.7182
La legge di Planck così espressa è valida per una superficie di corpo nero o
corpo ideale capace di assorbire, cioè, tutte le radiazioni elettromagnetiche su di
essa incidenti e di emettere energia elettromagnetica in modo continuo su tutto
lo spettro con massimo rendimento.
Integrando la legge di Planck su tutto lo spettro si ottiene la potenza
radiante per unità di superficie di corpo nero, il cui valore è oggetto della legge di
Stefan-Boltzmann:
∫
∞=
=
==
2
1
0
4
λ
λ
λ
σλ TdWW [ ]
2−
⋅ cmW
dove:
σ=5.67*10
-12
[W cm
-2
K
-4
] (costante di Stefan-Boltzmann)
La legge di Planck è una funzione dotata di un massimo di potenza per le
varie temperature, ma prima ancora che fosse definita, nel 1893 Wien enunciò la
legge che mette in relazione la lunghezza d’onda corrispondente al massimo di
energia emessa da una superficie (λ
max
) con il suo valore di temperatura (T):
T
2890
max
=λ
dove T (espressa in gradi Kelvin) è la temperatura assoluta di corpo nero.
Per ogni valore di temperatura, dunque, esiste una lunghezza d’onda a cui
è associato il picco di emissione.